A Napoli 40 anni fa



Il diaconato in Italia n° 172
(gennaio/febbraio 2012)

RIQUADRI


A Napoli 40 anni fa



Il diaconato permanente, ricostituito grazie allo Spirito che ha soffiato nel Vaticano II, ha visto la Chiesa di Napoli in prima fila; è stata infatti la diocesi più sollecita ad iniziare in Italia fin dal 1972 questa esperienza di formazione, con l'ordinazione del primo gruppo di diaconi il 29.06.1975 fatta dal venerato Card Corrado Ursi. Un'esperienza pioneristica, che è servita a porre le basi di un servizio diaconale, che gradualmente fa scoprire il valore della sua presenza, la conoscenza e la coscienza della sua identità e fecondità.
Riconoscenti, pertanto, a quanti hanno dissodato il terreno indurito di una tradizione esauritasi nei primi secoli, ora il diaconato è ritornato nell'ordinamento della Chiesa come istituzione sacramentale permanente. Dal 1975 ad oggi questi 36 anni sono stati fecondi, grazie ai sacrifici dei primi diaconi, della cui opera stiamo ora con pazienza e fiducia raccogliendo i frutti, nonostante i limiti e le incertezze, legati a tutte le cose che non hanno la solidità di tradizioni affermate.
Sono ombre che invece di offuscare il cammino devono offrire un motivo in più per incrementare una nuova generazione di diaconi più formati alle nuove attese dei tempi e al bisogno della gente. Guardiamo allora al futuro per far crescere questa eredità, con disponibilità e laboriosità rinnovata, confidando molto nella grazia del Signore. Cresce una sensibilità più convinta verso il diacono, accolto come ministro insignito del primo grado dell'Ordine Sacro con un ruolo distinto dal sacerdote. Questo mutato clima ecclesiale è di grande aiuto per qualificare il suo ministero e incoraggiarlo nel suo servizio.
Il momento attuale segna, quindi, la linea di confine tra un passato da ricordare e un futuro da progettare per un rilancio ecclesiale del diaconato permanente. Ci sono le premesse per aver fiducia in un cambiamento possibile. Ci sono già dei segnali incoraggianti.
Si è potuto constatare, infatti, la maturità di alcuni parroci che, nel presentare gli eventuali aspiranti per la formazione al diaconato, hanno formulato giudizi positivi, ma meditati e ponderati che illustravano le ragioni che li avevano indotti a fare il primo discernimento sulla loro idoneità. I fedeli, superando la prima diffidenza, sono divenuti più accoglienti verso i diaconi, anche quando li vedono accanto alla moglie, soprattutto quando anche la sposa è impegnata nella vita pastorale. La condizione del diacono sposato che esercita un lavoro non fa più meraviglia. La gente riconosce nel suo servizio pastorale quella forma propria di un ministero, che gli appartiene, distinto da quello dal Vescovo e dal sacerdote; non distaccato, ma collegato ad ambedue i gradi per la gloria di Dio e il bene della Chiesa.




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