Fondo Famiglia-Lavoro: anche i diaconi impegnati



Il diaconato in Italia n° 172
(gennaio/febbraio 2012)

INTERVISTE


Fondo Famiglia-Lavoro: anche i diaconi impegnati
a cura di Andrea Spinelli

L'intuizione "spirituale" del nostro arcivescovo circa il Fondo Famiglia-Lavoro è certamente stato e rimane un'iniziativa di grande attenzione verso i più disagiati a motivo della crisi economica. Anche i diaconi sono stati coinvolti: abbiamo posto alcune domande a uno di loro, che ha avuto un ruolo importante nel suo decanato. Si tratta di Vincenzo Inchingolo, diacono dal 2006 e residente nel decanato di Cologno-Vimodrone.


Qual è stato il tuo ruolo nell'avviare e nel portare avanti l'iniziativa?
- La crisi economica e finanziaria ha scosso il mondo intero e quindi ha "costretto" a ripensare le condizioni e le forme del bene comune, guardando al futuro con uno sguardo di speranza. In questo contesto si inserisce l'iniziativa del Fondo Solidarietà Famiglia - Lavoro, annunciata dal card. Tettamanzi la notte di Natale del 2008. Ho accolto con molto interesse l'iniziativa, rivolta ad aiutare concretamente chi si trova in situazione precaria per la perdita del posto di lavoro. Sono grato al decano per aver dato l'incarico ad un diacono e di avermi concesso più ampia autonomia nella conduzione del Fondo decanale. Sono stato agevolato in questo dalla mia lunga esperienza professionale, che mi ha permesso di formare e di addestrare in pochissimo tempo tutti gli operatori.

Nella comunità cristiana e anche fuori come è stata vissuta l'iniziativa?
- Il Decanato di Cologno-Vimodrone ha istituito il 23 marzo 2009 il Distretto del Fondo Decanale Famiglia-Lavoro, avvalendosi della collaborazione della Caritas, attraverso i Centri di ascolto parrocchiali, e delle ACLI. È doveroso ringraziare le nostre comunità, le Acli e i gruppi Caritas per il contributo dato. Naturalmente tutti siamo coscienti che quanto raccolto, cifra considerevole, riesce a malapena a dare una boccata d'ossigeno alle gravi situazioni incontrate. La gravità dell'impegno non può essere demandata ai soli operatori della Caritas parrocchiale, ma deve essere percepita e vissuta dall'intera comunità, perché è un'opportunità preziosa per vivere in concreto la carità, animata dalla fede. Certo l'impegno, ci siamo accorti subito, non poteva e non può essere dettato da un facile quanto sterile ottimismo, ma dalla convinzione che anche nei frangenti più difficili è possibile far emergere le risorse migliori dell'intelligenza e della libertà umane, illuminate - per noi cristiani - dalla Parola di Dio e dal Magistero della Chiesa, sorgenti alle quali attingere per individuare itinerari di costruttiva solidarietà con tutte le donne e gli uomini del nostro tempo.

Dunque vuoi dire che la crisi, certo non auspicabile, ha tuttavia "costretto" le comunità cristiane e i singoli a "svegliarsi" e a sentire la necessità del "farsi prossimo"?
- L'attuale crisi finanziaria, che continua a colpire fermamente persone e famiglie, ci svela oggi un volto inedito delle difficoltà che stanno vivendo moltissimi fratelli. Ai tanti poveri già presenti, si aggiungono quei cittadini rimasti inoccupati, disoccupati, a rischio disoccupazione, o comunque collocati in fasce intermedie di reddito a rischio di impoverimento. Sono numerose le situazioni all'interno; delle famiglie, dove può diventare impossibile pagare il mutuo della casa o gli studi per i figli. Gli interventi degli Enti pubblici si sono rivelati insufficienti, pertanto la Chiesa ha sentito il dovere di affiancare proprie iniziative di solidarietà, tese ad aiutare le persone in difficoltà e insieme a scuotere le coscienze di quanti troppo facilmente finiscono per rinchiudersi nel proprio benessere. Penso davvero che l'iniziativa dell'Arcivescovo abbia richiamato innanzi tutto noi cristiani, ma non solo, al dovere della solidarietà come primario e fondante della nostra adesione al Vangelo.

Possiamo dire allora che lo stile del nostro operare non può terminare con l'eventuale risolversi della crisi, ammesso che si verifichi, pur avendo . bisogno di tempi lunghi?
- Il nostro Cardinale ha voluto prolungare l'esperienza del Fondo Famiglia-Lavoro, perché si è reso conto che c'è ancora molto da fare. Tutto ciò, l'esperienza vissuta finora e ancora in corso lo conferma in modo assoluto: esistono i dati relativi agli interventi fatti e alle situazioni, dati che non permettono di demordere. Molte delle attuali difficoltà in cui versano le famiglie e i lavoratori non sono dovute in sé a leggi di natura economica, ma alla volontà di chi era già ricco di esserlo di più. Sono arrivati i tempi in cui si vede che questa impostazione ha mostrato tutti i suoi limiti. Ma siamo pronti a ragionare in modo diverso? Siamo pronti a mettere al centro la persona e la sua dignità? I problemi vanno affrontati in questa prospettiva e le soluzioni, concrete e praticabili, devono essere frutto del coraggio "politico" verso una carità creativa. Tutto ciò l'ho detto, nel Rapporto alla città, il 19 novembre 2010, alla presenza delle autorità civili ed ecclesiali.

Dunque, senza ombra di sentirti a posto e gratificato, il tuo essere diacono ha contribuito a vivere fino in fondo e positivamente l'esperienza?
- Ripeto quanto ho detto: ho accettato subito l'impegno che mi veniva chiesto e che mi sarebbe risultato possibile per la mia esperienza professionale, ma nel contempo ho capito che il decano mi chiedeva di assumere la piena responsabilità proprio perché diacono. Il ministero, già esplicato in varie situazioni, riceveva un ulteriore suggello con l'impegno per il Fondo Famiglia-Lavoro.


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