Dono di carità o dovuto per giustizia?



Il diaconato in Italia n° 172
(gennaio/febbraio 2012)

FOCUS


Dono di carità o dovuto per giustizia?
di Vincenzo Alampi

«Una sola famiglia umana, una sola famiglia di fratelli e sorelle in società che si fanno sempre più multietniche e interculturali, dove anche le persone di varie religioni sono spinte al dialogo, perché si possa trovare una serena e fruttuosa convivenza nel rispetto delle legittime differenze».
Queste parole del santo Padre, nel suo messaggio per la Giornata mondiale 2011 del migrante e del rifugiato, ribadiscono l'esigenza di un'accoglienza degli immigrati che rispetti le differenze, coniugando solidarietà e sicurezza. Siamo tutti consapevoli che la crisi economica sta colpendo duramente l'Italia e specialmente la nostra Piana del Tauro. La crisi, purtroppo, è un fenomeno che riguarda tanto gli italiani che gli stranieri immigrati con un'aggravante per questi ultimi che hanno molto meno tutele e la perdita del lavoro coincide con la perdita del diritto di soggiornare sul territorio dello Stato e la conseguente caduta nell'irregolarità.
Il problema è anzitutto umano. Bisogna ripartire - ha detto il papa, più volte - «dal cuore del problema. Bisogna ripartire dal significato della persona. Bisogna guardare il volto dell'altro e scoprire che egli ha un'anima, una storia e una vita: è una persona e Dio lo ama come ama me».
Il problema che il nostro Paese ha affrontato con gli sbarchi a Lampedusa facendone un caso nazionale ed europeo, in misura ridotta, la provincia di Reggio Calabria e la Caritas Diocesana di Oppido Mamertina - Palmi ha saputo affrontarlo, pur con pochissimi mezzi finanziari e senza alcuna struttura di accoglienza nel suo territorio e ne ha fatto una occasione di crescita sociale, culturale, ma soprattutto umana e spirituale.
La Caritas Diocesana insieme alle Caritas Parrocchiali della Diocesi ha promosso e sostenuto da sempre una cultura dell'accoglienza, dell'ospitalità, dell'integrazione e della solidarietà. Una cultura che ha fatto passare attraverso un'azione educativa sia nei confronti delle realtà ecclesiali, che di quelle laiche, perché non si corra il rischio di offrire «come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia» (ApAct, n. B). In quest'ottica, oggi, vogliamo ricordare e fare nostre, ancora una volta, come ha fatto il nostro padre vescovo mons. Luciano Bux, le parole del santo Padre Benedetto XVI, il quale all'Angelus in piazza San Pietro, domenica 10 gennaio 2010, riferendosi ai fatti di Rosarno, ha ribadito che l'immigrato è un essere umano, differente per provenienza, cultura e tradizioni, ma è una persona da rispettare e con diritti e doveri, in particolare nell'ambito del lavoro dove è più facile la tentazione dello sfruttamento, ma anche nell'ambito delle condizioni concrete di vita».
Anche per questo la Caritas Diocesana di Oppido Palmi che ha sempre sollecitato un incontro tra le istituzioni e le organizzazioni di volontariato che operano nelle zone interessate dal fenomeno migratorio, ha accolto favorevolmente l'invito del Prefetto di Reggio Calabra a partecipare ad un coordinamento provinciale per l'immigrazione per fare il punto e trovare qualche buona soluzione della situazione degli immigrati stagionali nella provincia, ma soprattutto nella zona di Rosarno, alla luce anche dei numerosissimi arrivi di quest'anno. Arrivi che non coincidono con i posti di lavoro disponibili che, sempre a causa della crisi, sono sempre meno. Sono tantissime, infatti, le aziende agricole che a causa dei prezzi non remunerativi degli agrumi preferiscono lasciarli sugli alberi o arrangiarsi con manodopera familiare. Un coordinamento importante, allora, quello sollecitato dalla Caritas e promosso dal Prefetto, anche per tenere desta e alta l'attenzione su questi luoghi e per contribuire a fare ognuno la propria parte per una accoglienza umana e civile degna di questo nome. Sollecitati dalla Caritas Diocesana e dalle organizzazioni di volontariato, il prefetto di Reggio Calabria, si è impegnato, insieme alla Regione Calabria, alla Provincia di Reggio Calabria, alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco, al sindaco di Rosarno e al sindaco di San Ferdinando, a trovare le risorse per aumentare i posti letto nel Campo di Accoglienza dei containers e a riprendere un progetto avviato dalla precedente Commissione Straordinaria di Rosarno per favorire l'integrazione dei migranti nella realtà sociale ed economica del territorio con la costruzione già programmata di centocinquanta moduli abitativi in un immobile confiscato alla mafia e alcuni servizi previsti di qualificazione e riqualificazione in agricoltura e nell'artigianato e di orientamento nel mondo del lavoro, ma soprattutto, vista l'emergenza, a installare una tendopoli per alleviare le terribili condizioni in cui vivono i migranti della zona.
Chi vi parla ha più volte ricordato l'esperienza di Drosi di Rizziconi dove la Caritas si è fatta garante con i proprietari di case sfitte e li ha affittate per gli immigrati della zona con ottimi risultati di integrazione non solo lavorativo, ma anche umana e sociale.
È un'attenzione nuova legata all'efficiente organizzazione della Caritas e dei volontari che hanno sviluppato un'ottima capacità di fornire assistenza e servizi nel campo dell'accoglienza, dell'alloggio, del lavoro, della salute, della tutela dell'identità culturale e, soprattutto, dell'amicizia. Nelle sedi delle Caritas, infatti, oltre alle mense gratuite e alla distribuzione di alimenti e vestiario, con gli immigrati si stabiliscono rapporti di amicizia vera e sincera che va al di là di ogni altro rapporto. A questo compito di grande carità, nella Diocesi di Oppido - Palmi, il vescovo ha destinato quattro diaconi tra cui il direttore della Caritas Diocesana. La carità è il ministero più tipico del diacono ed in effetti il diaconato ha le sue radici nell'organizzazione ecclesiale della carità.
Benedetto XVI, nell'enciclica Caritas in Veritate, lo ricorda come principio fondamentale: «La carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa» (n. 2). Questo è, quindi, il campo naturale per i diaconi e per questo i poveri immigrati di Rosarno, che sono i poveri tra i più poveri, sono tra i più amati, come si ama Gesù Cristo.
Sono piccole cose, rispetto a quello che si potrebbe fare con un maggiore impegno delle Istituzioni Pubbliche a tutti i livelli e rispetto al fenomeno che si sta riproponendo quest'anno nelle due zone di Rosarno e Drosi di Rizziconi, ma sono segni e testimonianze che qualcosa si può fare per costruire una società più giusta e fraterna. Sono piccole cose, ma danno il segno agli immigrati che qualcosa si muove e loro hanno qualche interlocutore a cui rivolgersi.
Per questo un messaggio forte che vogliamo, ancora una volta, far valere come diaconi che ogni giorno spendono il loro tempo accanto a questi fratelli, come Caritas che si impegna con forza, è quello della giustizia e della solidarietà umana, civile e sociale e dell'impegno che devono avere le Istituzioni Pubbliche interessate che mai più devono sorgere ghetti nei nostri territori. Un messaggio forte che chiede, ancora una volta, ai rappresentanti delle Istituzioni pubbliche interessate di saper promuovere iniziative per politiche di integrazione piena, per l'inserimento dignitoso degli immigranti nelle realtà locali e comprensoriali specialmente nel lavoro, nell'istruzione scolastica, nella sanità, nella socialità, nella tutela dell'identità culturale e religiosa, con un impegno nuovo giusto, pacifico, solidale e strutturato. Quello che chiediamo come diaconi che vivono ogni giorno il dramma dei fratelli immigrati e come Caritas sono progetti e servizi non improvvisati per l'emergenza, ma programmati per l'ordinario, il quotidiano e il lungo termine. Chiediamo una giusta politica dei prezzi agricoli per far sì che i produttori abbiano più garanzia per i loro prodotti anche con la tenuta dei prezzi e possano assumere legalmente e serenamente la mano d'opera specialmente immigrata. Chiediamo di conseguenza una giusta retribuzione ai braccianti immigrati e un contratto di lavoro con l'assicurazione e i contributi previdenziali ed assistenziali; una dignitosa abitazione con luce elettrica, acqua corrente, e servizi igienici. Chiediamo di ripartire «dal cuore del problema, dal significato della persona». Ripartire da Rosarno, da Drosi, dalla Piana del Tauro, dalla Calabria e da tutti i ghetti d'Italia abitati da questi fratelli per una cultura dell'altro, per una nuova civiltà dell'amore.

(V. Alampi è diacono e direttore Caritas Diocesana,
Oppido Palmi)




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