Anno B – 1a dom. dopo Pentecoste – Santissima Trinità


Enzo Bianchi
ASCOLTATE IL FIGLIO AMATO!
Il vangelo festivo (Anno B)
Edizioni San Paolo, 2008

Anno B - 1a dom. dopo Pentecoste – Santissima Trinità

• Deuteronomio 4,32-34.39-40 • Romani 8,14-17 • Matteo 28,16-20

DIO CON NOI PER SEMPRE

In questa domenica in cui la chiesa celebra il mistero di Dio Padre, Figlio e Spirito santo - mistero che la riflessione teologica ha letto come Tri-unità di Dio - il testo proposto alla nostra meditazione e contemplazione è l'ultima pagina del vangelo secondo Matteo. In questo brano, manifestazione di Gesù risorto e missione della chiesa sono fuse mirabilmente insieme, in modo che appaia come l'evento di salvezza compiuto in Gesù Cristo si prolunga nella fede e nella vita della comunità cristiana.

Su una montagna della Galilea, terra di confine che raccoglieva in sé culture e genti diverse, terra nella quale Gesù aveva iniziato la propria predicazione della buona notizia (cfr. Mt 4,12-17) e aveva chiamato i primi discepoli (cfr. Mt 4,18-22), il Risorto appare come Vivente, e subito viene riconosciuto e adorato dagli Undici. Egli riunisce così nuovamente i discepoli che si erano dispersi durante la sua passione e morte, raduna la sua comunità provata dallo scandalo della croce (cfr. 1Cor 1,23). Ora però non sono più Dodici, quelli che Gesù aveva chiamati a sé e istituiti quale primi suoi inviati alle pecore perdute della casa d'Israele (cfr. Mt 10,6; 15,24), ma solo Undici, perché Giuda ha tradito...

E anche tra questo «resto» ve ne sono alcuni che dubitano; davvero siamo di fronte a una povera comunità, a una chiesa segnata dall'infedeltà e dalla poca fede. Eppure è proprio a questi poveri uomini che Gesù affida la missione di annunciare la buona notizia a tutte le genti; anzi, se in precedenza li aveva inviati al popolo cui era stato promesso il Messia e affidata la benedizione in favore di tutta l'umanità (cfr. Gn 12,3; 18,18; ecc.), ora li invia direttamente a «tutte le genti», a tutte le famiglie degli uomini. Quella che era stata la loro esperienza di essere «battezzati» - immersi nella morte-resurrezione di Gesù - e istruiti da lui, ora gli apostoli sono chiamati a ripeterla fino ai confini del mondo e alla fine della storia!

Ed è in questa missione che consiste la ragion d'essere della chiesa nella storia e nel mondo: si tratta di chiamare tutti gli uomini alla conversione, annunciando il Vangelo, la buona notizia, e battezzando, cioè immergendo nell'acqua, chi aderisce a questo annuncio. È così che le genti provenienti da culture diverse possono diventare discepole di Cristo, possono ascoltare e mettere in pratica ciò che egli ha comandato, fino a giungere nella loro esistenza alla consapevolezza del mistero della Trinità di Dio: ogni cristiano si pone infatti alla sequela di Gesù, il Figlio di Dio, sotto la guida dello Spirito santo e in cammino verso il Padre. Ecco perché il battesimo, l'immersione che porta in sé il sigillo di Dio Padre, Figlio e Spirito santo, del Dio uno e, insieme, comunione di vita, è il segno di questa nuova alleanza stretta sulla base della parola di Gesù, del Vangelo annunciato dai suoi inviati.

Solo Gesù può chiedere e autorizzare tale missione: lui che sull'alta montagna aveva rifiutato di acconsentire alla tentazione di Satana, il quale gli offriva «tutti i regni del mondo con la loro gloria», chiedendogli in cambio l'adorazione (cfr. Mt 4,8-10); lui che il Padre ha esaltato e glorificato con il nome di Signore (cfr. Fil 2,8-11), affidandogli ogni potere in cielo e in terra. Ebbene, questo potere che Gesù ha ricevuto in dono da Dio, senza rapirlo (cfr. Fil 2,6; Gn 3,1-6), accompagna la missione dei discepoli, a condizione che essi rinuncino a ogni potere mondano: o gli evangelizzatori saranno ministri di Gesù, oppure essi lo saranno di Satana, non c'è una terza possibilità...

Il nostro brano, e con esso l'intero vangelo, sfocia sulla grande promessa di Gesù: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Se il Dio vivente, rivelando il proprio Nome a Mosè, aveva detto: «Io sarò con te» (Es 3,12), ora è il Signore Gesù a consegnarci la rivelazione; lo fa non come un nuovo Mosè, bensì come colui che parlava a Mosè, e affidandoci quello che per sempre sarà il suo Nome: egli è il Dio-con-noi, l'Emmanuele, Nome annunciato dall'angelo a Giuseppe prima della sua nascita (cfr. Mt 1,23; Is 7,14), ma che solo ora trova il suo vero compimento. Sì, non dobbiamo temere nulla, perché il Signore Gesù, porta d'accesso al mistero della Trinità di Dio, è con noi per sempre!

----------
torna su
torna all'indice
home