Le sfide del pensiero digitale



Il diaconato in Italia n° 173
(marzo/aprile 2012)

RIQUADRI


Le sfide del pensiero digitale
di Marco Ponzi - INTERVISTE


Un nuovo modo di evangelizzare?
La Chiesa deve certamente imparare ad annunciare Cristo secondo il linguaggio più facilmente e più direttamente comprensibile dall'uomo al quale si rivolge. Oggi si tratta dell'uomo dell'era digitale, della cultura digitale. E il papa ha orientato la nostra riflessione in questo senso, ricordandoci che «occorre avere il coraggio di ripensare in modo più profondo, come è avvenuto in altre epoche, il rapporto tra la fede, la vita della Chiesa e i mutamenti che l'uomo sta vivendo» e chiedendoci un rinnovato impegno nell'aiutare «quanti hanno responsabilità nella Chiesa a essere in grado di capire, interpretare e parlare il nuovo linguaggio dei media in funzione pastorale». In sostanza, ci ha chiesto di pensare quali sfide il cosiddetto pensiero digitale pone alla fede e alla teologia, e quali sono le domande e le richieste che ne derivano.
- Siete riusciti a trovare delle risposte?
Più che altro abbiamo individuato le realtà sulle quali è necessario intervenire per trovare risposte adeguate. L'accento è stato posto innanzitutto sull'attenzione pastorale da dedicare agli operatori del mondo della comunicazione. Si tratta di un aspetto fondamentale. Strettamente collegata è poi la questione della formazione di futuri sacerdoti, catechisti e laici impegnati, capaci di esercitare la loro missione nel mondo digitale. Il papa, nel messaggio [2010] per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, pose proprio l'accento sulla necessità di provvedere a una pastorale appropriata per il mondo della cultura digitale. Il punto fondamentale è cogliere le dimensioni più profonde dei processi comunicativi che via via emergono.
La persona umana, come soggetto comunicativo, si esprime infatti attraverso un'attrezzatura tecnica che veicola un nuovo linguaggio, un modo nuovo di capire il mondo. È questo che va approfondito nei centri formativi della Chiesa, che già adesso vede tanti episcopati in prima linea. Dopo l'incontro delle università cattoliche del mondo organizzato qui a Roma lo scorso anno, abbiamo avviato noi stessi una serie di riunioni continentali proprio per incentivare questa attività formativa. Siamo già stati in Spagna, Thailandia e Stati Uniti. Prossime mete l'America latina e l'Africa. Si può ben parlare, dunque, di una "rete" di formazione vasta e articolata, alla quale il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali cerca, in molti modi, di dare il proprio contributo. Puntare forte sulla formazione è il nostro primo obiettivo.


(Dall'intervista a C.M. Celli, presid. Pontificio Consiglio Comunicazioni Sociali,
L'Osservatore romano 18 marzo 2011)




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