Avvento e Natale (C) 2012/2013

Parola che si fa vita

Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)

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"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


1a domenica di Avvento (2 dicembre 2012)
Vegliate in ogni momento (Lc 21,36)

2a domenica di Avvento (9 dicembre 2012)
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio! (Lc 3,6)

3a domenica di Avvento (16 dicembre 2012)
E noi, che cosa dobbiamo fare? (Lc 3,14)

4a domenica di Avvento (23 dicembre 2012)
Beata colei che ha creduto (Lc 1,45)

Natale del Signore (25 dicembre 2012)
Non temete: vi annuncio una grande gioia (Lc 2,10)

Santa Famiglia (30 dicembre 2012)
Questo è il mio comandamento: che ci amiamo gli uni gli altri (1Gv 3,23)

Maria Madre di Dio (1° gennaio 2013)
Giornata mondiale della pace
Beati gli operatoti di pace

Epifania del Signore (6 gennaio 2013)
Siamo venuti ad adorare il Signore (Mt 2,2)

Battesimo del Signore (13 gennaio 2013)
Tu sei il Figlio mio: l'amato (Lc 3,22)


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1a domenica di Avvento (2 dicembre 2012)
Vegliate in ogni momento (Lc 21,36)

Le parole di Gesù in questa domenica invitano alla vigilanza: è vicino il giorno ed è necessario essere svegli. Questo invito ci fa vedere che esiste una verità profonda nella nostra vita: è la verità di Dio che si dona e fa da fondamento alla nostra esistenza, trasformandoci dal di dentro. È necessario quindi essere vigilanti per non sprecare le occasioni. Si dice che il cristiano è uomo e donna di speranza: vigilanza e preghiera sono due atteggiamenti di speranza, così da essere discepoli di Gesù, vigilanti e impegnati nel vivere il suo Comandamento Nuovo.
Attenzione è il primo nome dell'Avvento, perché la coscienza viene facilmente sedotta e la spiritualità annacquata, con il risultato di una mediocrità imperante, fatta di abitudine, di lamentela e di abbandono di progetti significativi. Il Vangelo oggi ci suggerisce di vegliare pregando. Pregare è fare il pieno di ossigeno, è volare alto, è evitare il soffocamento della banalità. A chi pone tutto nella mani di Dio, Egli dona la forza di stare sveglio, cioè di vedere e vivere la realtà con occhi ben aperti: Ogni momento, perché ogni istante è gravido di futuro; nessun momento è neutro.

Testimonianza di Parola vissuta

La malattia di papà condizionava il clima familiare, creando fra tutti una forte tensione.
Chiedevo a Dio la guarigione completa di papà così da tornare ad essere la famiglia di sempre. ma la situazione non cambiava, anzi sembrava peggiorasse. Non vedere esaudite le mie preghiere, pian piano mi ha allontanato da Dio.
Un vicino di casa, sapendo della mia situazione, ha iniziato ad invitarmi con il suo gruppo di amici. Mi trovavo bene con loro, il modo di stare insieme mi dava pace. Quando ho raccontato che non credevo più in Dio perché non ascoltava le mie preghiere, loro mi hanno ascoltato in un grande silenzio. Poi mi hanno proposto, se ero contento, di chiedere, insieme a Gesù il bene che Lui desiderava per la mia famiglia. Sono tornato a casa con una pace nuova in me.
Prima di entrare, ancora un piccolo dubbio, ma, appena aperta la porta, ho trovato papà ad accogliermi con un grande sorriso. Ho capito che dovevo chiedere a Dio l'amore per iniziare ad amare io per primo, quanti mi erano accanto.

(R.U.)

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2a domenica di Avvento (9 dicembre 2012)
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio! (Lc 3,6)

Nel nostro cammino di Avvento l'evangelista Luca ci ricorda che il centro della storia, quello che dà valore e senso a tutti gli avvenimenti storici, del mondo e personali, non è il potere politico, neppure quello religioso, ma la Parola di Dio che arriva a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Al suo appello alla conversione segue un'istruzione rivolta al popolo che interroga: cambiare vita vuol dire praticare la fraternità e la giustizia (Lc 3,10-14). Giovanni vive la sua missione con intensità e invita tutti alla conversione, al cambiamento di mentalità. Questo messaggio si fa udire nel deserto da voci e, di riflesso, da cuori contorti e accidentati, che bisogna raddrizzare in vista della venuta del Signore. Egli viene per tutti: Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
E questa salvezza viene offerta a ciascuno proprio nella sua fragilità, debolezza, limite, peccato e morte. La parola di Dio è scesa; ma anche oggi essa attende il terreno del nostro cuore per fecondarlo. Il santo Curato d'Ars sosteneva che la più grande sventura per un credente è il lasciare che la propria anima di intorpidisca. Per questo egli sostava per ore davanti al tabernacolo e, nello stesso tempo, era attento a tutti. "Il mio segreto è semplice – affermava – dare tutto e non conservare niente".

Testimonianza di Parola vissuta

Da un'intervista all'attrice Claudia Koll, dopo la sua conversione.

... La cosa che mi colpiva innanzitutto era che Dio avesse risposto al mio grido. Mi dicevo: ma il Signore ha pensato proprio a me, che vengo da una vita dissoluta, ma lui mi è Padre. Chi era questo Padre che pur in una vita sfasciata, si piegava su di me e mi aiutava, non mi girava le spalle? Allora ho detto: "Ti voglio conoscere". Così si è generato tutto un cammino alla ricerca di Dio. Innanzitutto ho sentito il bisogno di tornare in chiesa e di starci sempre di più perché lì respiravo la presenza di Dio, lo riconoscevo e soprattutto sentivo la pace. Ho cominciato a partecipare alla santa Messa anche ogni giorno. Spiritualmente ero molto provata perché ero in peccato mortale. Lo spirito è come una pianta alla quale non è stata data acqua e secca; nel partecipare alla Messa sentivo subito il beneficio. Sentivo che recuperavo le forze perché quando si è morti spiritualmente si è morti fisicamente. Lo capisce chi soffre di depressione che non ha voglia di reagire, di fare niente, è come impedito a vivere. Ecco, io sentivo che partecipando alla Messa ricevevo la vita. Era la Parola che ascoltavo che mi liberava e mi apriva al mondo della conoscenza di Dio. Ho incominciato a cercare Dio nella sua Parola e poi nell'Eucaristia e piano piano ho ripreso le forze spirituali e il Signore mi ha portata in un cammino di conversione profonda.
Man mano che diventavo consapevole dei miei peccati, li confessavo e subito chiedevo a Dio la grazia di cambiare.
Il Signore mi sostiene con la sua grazia e ho la consapevolezza che se dovessi andare fuori strada Lui è il Buon pastore e mi viene a prendere. Ho consapevolezza della misericordia di Dio che non permetterà che io mi perda. Spesso rifletto sul fatto che posso cadere nelle scelte che devo prendere. So però che se continuo a fare un cammino onesto, cercando la verità, cercando di essere retta nelle mie intenzioni, se continuo a pregare, ad andare alla Messa, a fare la Comunione, a confessarmi, posso anche sbagliare, perché è umano, ma so che il Signore non mi abbandona.

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3a domenica di Avvento (16 dicembre 2012)
E noi, che cosa dobbiamo fare? (Lc 3,14)

Oggi la parola del Vangelo ci fa conoscere l'annuncio da parte del Battista, uomo libero, tutto rivolto e preoccupato della conversione di chi lo ascolta. Ogni battezzato è invitato ad agire in conformità a quello che il Signore attende, in quanto la conversione non consiste solo nel fare penitenza, digiuni, elemosine, preghiere; è il cuore che è chiamato a ritornare a Dio. Per questo il Battista non insiste tanto sul fare, quanto sull'essere.
"E noi, che cosa dobbiamo fare?": da questa domanda nasce la scelta di comportamento di chi si sente interpellato in prima persona a dare una risposta con la propria vita alla proposta di salvezza. Non viene proposto l'eroismo ma la misericordia, il concreto amore del prossimo, la legalità, la sobrietà. Giovanni invita a svuotare il proprio cuore perché Gesù lo riempia del suo amore. Giovanni Battista toglie le zavorre che appesantiscono i nostri passi, invitandoci ad un'esistenza sobria e solidale, alla correttezza professionale, all'onestà e al rispetto delle regole ispirate al bene comune.

Testimonianza di Parola vissuta

Un giorno il sindaco ci ha chiesto di partecipare ad un'azione, denominata "Agenda 2000", nella quale erano impegnati tutti i gruppi della città nell'intento di capire come gestire l'inquinamento dell'ambiente o il risparmio dell'acqua... A me, in quanto sacerdote, affidano un gruppo misto che si occupa dell'inquinamento mentale e spirituale. Dopo qualche tempo ho chiesto al sindaco di fare lui una preghiera alla processione del Corpus Domini, proprio al centro della città. La processione si è fermata davanti al Comune e lui, con le sue parole, ha affidato la città alla guida e alla protezione di Dio. In quel momento è sceso un grande silenzio e una gioia immensa ha preso le persone, quando tutti, in piazza hanno cantato il Te Deum. È successo qualcosa di straordinario, di particolare. Si capiva che la religione, la fede ha a che fare con le case, le strade, la vita pubblica, la vita privata, con ciascuno di noi. E questo ci ha responsabilizzati tutti.

Wolfgang S., parroco, Germania

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4a domenica di Avvento (23 dicembre 2012)
Beata colei che ha creduto (Lc 1,45)

L'episodio della visita di Maria ad Elisabetta rappresenta una piccola conclusione delle due "annunciazioni" riportate da san Luca, quella di Zaccaria e quella di Maria. Inoltre diventa l'occasione del primo incontro tra il Precursore e il Messia. Con questo incontro cominciano a realizzarsi le promesse di salvezza di Dio. Elisabetta accoglie Maria e proclama la sua beatitudine, che dà un significato profondo alla sua maternità. Maria è colei che ha creduto nell'efficacia della Parola di Dio. Se la maternità è un dono unico e speciale a Maria, la sua fede è un modello universale per tutti i credenti: Maria è presentata come esempio di fede e modello di docilità alla Parola, è beata perché ha detto il suo sì per il concepimento del Figlio di Dio e per aver creduto a questo annuncio. In Maria si coniugano fede e opere.
Quella di Maria è la prima beatitudine, quella fondamentale (quella che sarà pronunciata anche dal Risorto: "Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno" Gv 20,29): la fede nella promessa, che permette al Signore di vivere oggi nel credente che lo ascolta. Chiediamo al Signore che il nostro cuore sia terreno buono che accoglie la Parola come essa è veramente, quale "parola di Dio che opera in voi che credete" (1Ts 2,13). In un inno della Chiesa orientale, Maria è chiamata la "tutta-orecchi". Sia così anche per noi.

Testimonianza di Parola vissuta

Quando sono rimasta incinta della quarta figlia, abitavamo in una piccola casa che non aveva spazio nemmeno per un altro lettino. Provavo una grande sospensione e paura per il futuro, anche perché la nostra situazione economica era molto difficile. Mi dicevo però di non preoccuparmi, ma di gettare ogni sollecitudine nel cuore del Padre, che pensa persino agli uccelli dell'aria… Così mio marito ed io abbiamo chiesto a Lui ciò che serviva per questo nuovo figlio, abbandonandoci nelle sue mani.
Alcuni giorni dopo una vicina di casa che aveva saputo della mia gravidanza, è arrivata portandomi il corredo della sua nipotina e persino la culla e il materasso! Era veramente il centuplo promesso dal Vangelo. Sopportando con pazienza la disapprovazione dei nostri famigliari ed amici per ogni bambino che nasceva, abbiamo sempre sperimentato la paternità di Dio, che in mille modi ha provveduto alle nostre necessità, sia per la nascita degli altri tre figli, sia per la ristrutturazione della nostra casa. Oggi i figli più grandi incominciano a lavorare e nulla veramente ci è mai mancato.

L.F., Brasile

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Natale del Signore (25 dicembre 2012)
Non temete: vi annuncio una grande gioia (Lc 2,10)

Gesù, discendente di Davide ed espressione della speranza e delle promesse dell'Antico Testamento, viene al mondo a Betlemme, lontano dalle grandi vie della storia della Terra, in un mangiatoia.
Un angelo, segno della forza e della presenza di Dio fra gli uomini, rompe il silenzio e proclama l'autentico Vangelo: è nato per voi un salvatore! È indirizzato ai pastori sperduti, a coloro che sono lontani, a degli anonimi. Ad essi e a tutti i piccoli della terra è indirizzata questa bella notizia. È data ai pochi per i molti, per tutto il popolo.
Questa è la gioiosa novità del Natale: Dio ci ha salvati. Ma il mondo inquieto non lo sa, ha dimenticato Dio che si dona. Dio ancora una volta viene come nostro Salvatore. Sapremo sussultare di gioia? Dio ci ha già salvati: e noi ci lasceremo salvare? O tra pochi giorni assieme agli addobbi natalizi, deporremo anche questa certezza per affrontare nuovamente da soli il nostro quotidiano?
In questa nascita c'è la forza e l'originalità di un nuovo inizio: per ciascuno, per ogni famiglia e comunità, per il mondo intero.

Testimonianza di Parola vissuta

Sto facendo lezione nella mia nuova classe, una prima elementare di 26 bimbi vivacissimi. Appena conquistata faticosamente la loro attenzione sento bussare alla porta: è la bidella che mi avverte di una telefonata. Si tratta della mamma di Paolo, separata burrascosamente dal marito e con il quale è in perenne litigio. Entrambi i genitori in questi giorni si stanno contendendo il figlio con mosse discutibili, e tempestano di telefonate anche noi insegnanti.
Avrei tutti i motivi per rispondere che non posso andare al telefono, che sto facendo lezione e che immagino già di cosa si tratti. Ma in quel momento tra i legittimi ragionamenti di un'insegnante interrotta nel suo lavoro, si fa strada luminosa, la frase che cerco di vivere in questo periodo: "Fammi parlare sempre come fosse l'ultima parola che dico". È un'occasione di vigilare! Sorrido alla bidella, le affido la classe e vado al telefono con cuore nuovo. Ascolto ciò che già immaginavo… ma fino in fondo, senza giudicare, senza far pesare il "disturbo" arrecato. Alla fine riesco a dire alla mamma di Paolo che la capisco, che comprendo il suo stato d'animo, ma che credo che, per il bene di Paolo, si può mettere da parte l'orgoglio ferito e il rancore, e agire unicamente per il bene del bambino. Quando un paio d'ore più tardi passo nel corridoio, la bidella si avvicina e mi dice: "Sai, ha ritelefonato quella mamma, … mi ha detto solo di dirti Grazie".

(B.P., Italia)

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Santa Famiglia (30 dicembre 2012)
Questo è il mio comandamento: che ci amiamo gli uni gli altri (1Gv 3,23)

Il brano che costituisce la seconda lettura della liturgia della Parola di questa domenica, richiama la gratuità del nostro essere figli di Dio, non solo come condizione temporanea, ma come stato definitivo del cristiano, reso figlio nel Figlio. I frutti della figliolanza divina sono la comunione, l'intimità e la speranza di una totale appartenenza a Dio quando lo si contemplerà faccia a faccia. Gli effetti poi di questo dono del Padre sono l'amore reciproco e l'osservanza dei comandamenti.
Sappiamo che il comandamento dell'amore fraterno è all'origine del cristianesimo. Per imparare ad amare Giovanni ci invita a guardare all'esempio di Cristo, che ha dato la vita per i fratelli.
Per noi l'amore si manifesterà nella vita di ogni giorno davanti alle necessità altrui. In definitiva il termometro dell'amore è la capacità di donare. L'amore infatti non consiste in belle parole, ma nell'azione efficace per rimediare alle necessità altrui. Essere dono: nell'ascolto, nella condivisione, nell'attenzione, nella simpatia. Essere dono perché l'altro, ogni altro, è della mia famiglia, appartiene a me e io gli appartengo. Insieme siamo della famiglia dell'umanità. Solo così potremo pregare con verità il Padre nostro.

Testimonianza di Parola vissuta

Allo studio legale dove lavoro, è venuto una sera un giovane muratore che era stato lasciato dalla moglie. Avevano un figlio di quattro anni. L'avvocatessa della signora, senza neppure tentare la riconciliazione, aveva presentato il ricorso per la separazione giudiziale che è più lunga, costosa e traumatica per la prole. Ho telefonato alla collega per capire il perché, ma mi ha risposto di non intromettermi nei rapporti tra lei e la sua cliente.
Intanto le cose precipitavano; quando ho chiesto alla collega di non presentarsi almeno alla prima udienza per tentare di trovare un accordo, mi sono sentito rispondere che non voleva perdere le marche da bollo. Le ho detto, invano, che gliele avrei rimborsate io. "Dunque", mi son detto, " una famiglia vale meno di 69 euro di marche da bollo?".
La notte non sono riuscito a dormire. Ne ho approfittato per pregare per quei giovani sposi e per il loro bambino. Anche ad altri amici avevo chiesto di pregare, perché in quei casi solo Dio può fermare le cose.
Rassegnato, stavo per andare in tribunale per fissare la prima udienza, quando quel giovane mi telefona: si erano riconciliati. Mi è sembrata la risposta alle nostre preghiere.
Poi sono venuti tutti e due col bambino allo studio. Abbiamo parlato dell'amore coniugale. Erano contenti. Lo studio ha avuto un mancato guadagno di mille euro, ma coi colleghi abbiamo festeggiato la più bella vittoria di questi mesi.

(F.C., Italia)

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Maria Madre di Dio (1° gennaio 2013)
Giornata mondiale della pace
Beati gli operatoti di pace

Buon anno! Cosa significa questo augurio? Il cristiano conosce che ogni tempo ha un valore di eternità. Il tempo è stato segnato per l'uomo da un evento straordinario: la venuta di Gesù. Per i cristiani il tempo è sacro: in esso Dio ci viene incontro, donandoci la sua benedizione e operando il nostro bene. Il tempo è dono di Dio, che vuole costruire la storia con noi. Per questo non vi è cosa più bella che vivere il tempo con intensità. Un anno nuovo significa riconoscenza, propositi, attese, impegni, occasioni. È come una terra che ci viene consegnata perché noi la coltiviamo e la facciamo fruttificare come casa di Dio, casa della Pace.
La pace è un frutto, come la musica che ascoltiamo. Diceva papa Benedetto in un incontro: "La musica unisce le persone al di là di ogni divisione; perché la musica è armonia delle differenze, come avviene ogni volta che si inizia un concerto, con il rito dell'accordatura. Dalla molteplicità dei timbri dei diversi strumenti, può uscire una sinfonia. Ma questo non accade magicamente, né automaticamente! Si realizza grazie all'impegno di ogni singolo. Un impegno paziente, faticoso, che richiede tempo e sacrifici, nello sforzo di ascoltarsi a vicenda, evitando eccessivi protagonismi e privilegiando la migliore riuscita dell'insieme. Così è della grande sinfonia della pace tra i popoli, che non è mai del tutto compiuta. Per giungere alla pace bisogna impegnarsi, lasciando da parte la violenza e le armi, impegnarci con la conversione personale e comunitaria, con il dialogo e con la paziente ricerca delle intese possibili". Viviamo quest'anno così!

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Epifania del Signore (6 gennaio 2013)
Siamo venuti ad adorare il Signore (Mt 2,2)

I Magi sono presentati subito in cammino. Essi diventano così segno vivo del cammino di fede del discepolo, che giunge a riconoscere in Gesù, il suo Signore fatto uomo, davanti al quale vogliono prostrarsi in adorazione.
Adorare significa portare la mano alla bocca in segno di meraviglia, quando qualcosa ti sorprende e tu ne intuisci il mistero. Di fronte a questo dici con il cuore: tu sei tutto per me e io sono tuo.
Così, racconta Matteo, è successo ai Magi: in quel bambino essi riconoscono interiormente quanto essi hanno così a lungo e con tenacia cercato. E la loro felicità è la gioia di aver raggiunto la méta della fede che è l'incontro con il Signore della vita. Da questo incontro, che è sempre un incontro adorante, tutto cambia; si aprono strade nuove. L'aver incontrato Cristo infatti inaugura una via nuova: la strada del Vangelo. In fondo capita così anche a noi: le piccole o grandi cose quotidiane illuminate dalla parola di Dio ci portano a cogliere e adorare una Presenza. La presenza dell'amore di Dio che ci accompagna.

Testimonianza di Parola vissuta

Da tempo seguivamo una signora con una figlia disabile. Il marito se ne era andato e vivevano con grossi problemi economici. Era disperata soprattutto perché doveva affrontare da sola la vita. Parlavo con lei a lungo cercando di accogliere il suo dolore senza Perché. Il discorso diventava più sereno e lentamente ritrovava un senso nella fede. L'aiutavo nelle procedure burocratiche necessarie per gli aiuti alla figlia, evitandole lunghe file di attesa.
Andando con mio marito e la bambina a casa sua, un giorno mi sono accorta che mancavano del necessario. Con amici abbiamo raccolto dei generi alimentari che le portavamo una volta al mese. Telefonandole un giorno, ho capito che era di nuovo senza niente. Pensavo di andare al supermercato quando un vicino di casa mi ha portato uno scatolone colmo di generi alimentari e dolci: "... Tanto tu sai a chi darli", mi ha detto. Siamo andati a casa sua con tutta quella buona roba. Con stupore vi abbiamo trovato una giovane ragazza madre che lei seguiva e con la quale la signora ha voluto condividere ogni cosa. Siamo tornati a casa con una lezione di vita.

V.M., Slovenia

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Battesimo del Signore (13 gennaio 2013)
Tu sei il Figlio mio: l'amato (Lc 3,22)

Nel brano evangelico di questa domenica, San Luca presenta Gesù nelle due solidarietà, che muoveranno tutta la sua vita e le sue scelte: quella con Dio, che qui si esprime nella preghiera e quella con l'umanità peccatrice, che si manifesta nell'accomunare il suo battesimo con quello di tutto il popolo.
L'esperienza spirituale di Gesù, inoltre, è un evento di comunicazione tra cielo e terra, tra Dio e la sua creatura. I cieli aperti diventano una parola di conferma. Il Padre si riconosce in quel Figlio e nel modo in cui quel Figlio vuole rendere visibile il suo amore paterno nel mondo. Gesù è chiamato Figlio amato.
Anche per noi questo è avvenuto il giorno del nostro Battesimo, dove il Padre, con infinito e gratuito amore, ha ripetuto a ciascuno: Tu sei il mio figlio amato. Dio intravede in ciascuno il capolavoro che può diventare, se gli rimane fedele.
Accompagnati dall'amore divino ci sentiamo chiamati per nome, impegnati a svolgere quel lavoro che non è affidato a nessun altro, intenti ad occupare nei piani di Dio-amore quel posto che nel mondo da nessun altro sarà occupato. Perché unici e irripetibili.

Testimonianza di Parola vissuta

Mio marito ed io siamo medici ed esercitiamo la professione nel nostro paese. La maggioranza dei filippini sono a livello di povertà. Anche noi abbiamo sperimentato cosa vuol dire essere poveri, e quando ci arrivano i saluti di nostri colleghi che hanno fatto carriera in Occidente, ci vengono ancora dei dubbi se abbiamo fatto bene a restare nel nostro paese.
Due anni fa, con l'aiuto di alcuni amici, abbiamo aperto un modesto ambulatorio privato, dividendo in due la nostra già piccola abitazione. Perché stiamo qui? C'è il bisogno infinito della nostra gente, i volti impauriti dei bambini, i corsi di formazione alla famiglia, l'ambulatorio, l'assistenza agli anziani, ai terminali… Possiamo abbandonare tutto questo? Noi sogniamo una società nuova, ma cominciando a lavorare di persona qui, nel nostro paese.

L.R., Filippine

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