"Benedicimi, o padre"


Il diaconato in Italia n° 176/177
(settembre/dicembre 2012)

TESTIMONIANZA


"Benedicimi, o padre"
di Marco Ricci

Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna (2Tm 4,2). Per un figlio non è facile descrivere in poche righe la figura del proprio papà e ancor più per me, in quanto, mi è stato chiesto di ricordare la sua figura come diacono permanente che ha servito la Chiesa di Napoli per 28 anni.
Parlare del suo ministero diaconale significa per me, innanzitutto, ricordare don Antonio Cozzolino, parroco del SS. Rosario di Ercolano e Bruno Adamo, mio padrino di battesimo e cresima, ed Enzo Gasser che, con papà, sono stati i primissimi diaconi della Chiesa di Napoli e d'Italia. La mia chiamata al sacerdozio non è stata per nulla condizionata dalla sua scelta diaconale ma, sicuramente, la sua testimonianza di vita cristiana e il suo servizio diaconale hanno segnato il mio cammino di fede.
Ricordo con grande nostalgia quando da piccolo lo accompagnavo spesso volentieri in parrocchia o lo aspettavo la sera tardi quando rientrava dagli incontri di formazione a Capodimonte. La vita di papà è stata sempre scandita dalla preghiera e dalla messa quotidiana o alla sera o al mattino quando non andava a scuola, il giovedì era sempre in adorazione e il venerdì dedicava sempre del tempo ad una lettura spirituale. Non trascurava mai la Liturgia delle Ore e sin da piccolo ha insegnato a me e mio fratello a pregare le Lodi e i Vespri che, sempre, pregava con mamma. Forte era anche il suo amore per la Madonna, pregava ogni giorno il Rosario e portava lo scapolare della Madonna del Carmine di cui portava il nome ed era tanto devoto (era nato pure il 16 luglio).
La confessione mensile con don Giuseppe Matrone, parroco di S. Maria a Pugliano, era un appuntamento fisso che, per non saltare, segnava in agenda e ancora oggi io, sacerdote e parroco, metto in pratica come stimolo a non saltare questo importante appuntamento con la misericordia di Dio. Il suo impegno in parrocchia è sempre stato caratterizzato da un grande spirito di sacrificio ed impegno ed era sempre presente a tutte le attività e, quando era costretto ad assentarsi, avvertiva una sorta di rimorso e, addirittura, a volte, si prendeva pure dei permessi dalla scuola. Per quasi 20 anni il 4° giovedì di ogni mese si recava presso le Figlie di Nostra Signora dell'Eucarestia per l'Adorazione, la preghiera del Vespro e la Benedizione Eucaristica. Ogni occasione per papà era buona per annunciare il Vangelo: a casa, a scuola, in parrocchia, per la strada e sempre con il sorriso ed un grande umorismo che lo caratterizzava. Molto si è prodigato per la zona più degradata della parrocchia, non facendo mai mancare alle persone le catechesi per l'iniziazione cristiana e la comunione domenicale agli ammalati e agli anziani.
Forte era anche la sua attenzione per i poveri e, ogni mese, una parte del suo stipendio era destinata a tal fine (questa è una cosa che ho scoperto dopo la sua morte mettendo ordine in alcuni suoi documenti). Non perché era il mio papà, ma credo che lui veramente vivesse il servizio diaconale secondo lo spirito del Vangelo. Diceva sempre che il diacono è al servizio della Parola e della Carità e non è un chierichetto con la stola che deve farsi vedere sull'altare nelle celebrazioni liturgiche; ricordo che ogni volta che c'era qualche solenne celebrazione in cattedrale o in parrocchia con il vescovo o il cardinale, lui fuggiva e si metteva da parte lasciando spazio agli altri. Pure nel giorno in cui mi sono stati conferiti i ministeri e le ordinazioni diaconale e presbiterale, papà non ha mai voluto assistere all'altare ma si è seduto trai banchi in preghiera. Solo il giorno della mia prima messa l'ho convinto ad assistermi all'altare e forte mi è battuto il cuore quando, al momento del Vangelo, lui, il mio papà ha detto: «Benedicimi, o padre...».
Ora sicuramente, come il servo buono e fedele, celebra la Liturgia del Cielo tra gli angeli, i santi e i suoi cari amici diaconi della prima ora. Grazie papà.

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