…Avevamo scelto Gesù Cristo come centro della nostra vita


Il diaconato in Italia n° 178
(gennaio/febbraio 2013)

TESTIMONIANZE


…Avevamo scelto Gesù Cristo come centro della nostra vita
di Anna Fenderico

Mi chiamo Anna Fenderico, sono un'insegnante di religione sposata al diacono napoletano Nando Di Tommaso, ordinato 25 anni fa. Siamo impegnati, come coppia, nella pastorale della famiglia animando a livello catechetico in parrocchia, da quasi 20 anni, un gruppo di sposi condividendo con loro situazioni ed eventi, cercando una risposta che apra il futuro alla speranza. Con questi sposi condividiamo anche l'esperienza caritativa di un servizio a favore della vita nascente e di aiuto alle famiglie in difficoltà.
A livello decanale siamo impegnati nel P.U.F. (Progetto Unitario di Formazione), io come docente e mio marito come direttore e abbiamo la corresponsabilità della pastorale familiare insieme ad una coppia di amici, Omelia e Roberto Amodio (anche lui diacono) e a livello diocesano facciamo parte dell'equipe che collabora con l'Ufficio Famiglia.
Il cammino del ministero diaconale di Nando mi colloca, come sposa, in una situazione delicata, perché mi sono venuta a trovare impegnata in 4 ambiti: l'ambito personale, dovendo verificare quotidianamente la mia chiamata personale, coniugale e di compagna di un ministro di Dio; l'ambito coniugale, poiché il sacramento dell'ordine arriva in una storia costruita in due già col sacramento del matrimonio; l'ambito spirituale, dovendo crescere, con lo sposo, nella via della santità; l'ambito familiare, la preoccupazione, come moglie di un ministro ordinato, si aggiunge alle preoccupazioni della vita coniugale nella sua ordinarietà che, lo sappiamo bene, ha già molti disagi.
La chiamata al diaconato ha avuto un impatto sulla coppia, ha comportato degli aggiustamenti della vita familiare ma in questo, noi spose, siamo state aiutate dalle preghiere e dagli incoraggiamenti del card. Corrado Ursi che ci incontrava spesso e dal lavoro certosino di d. Ugo Grazioso, l'allora guida e mentore dei diaconi permanenti; con lui abbiamo seguito un percorso che ci ha aiutato a comprendere il senso del ministero dei nostri compagni di vita e di come potevamo aiutare i nostri sposi nel loro impegno pastorale.
Inoltre a livello personale siamo stati aiutati in questo dalla nostra storia personale perché la nostra storia d'amore si è innestata su un cammino spirituale già forte; entrambi catechisti già dall'adolescenza ed entrambi guidati dallo stesso padre spirituale: d. Bruno Forte.
A livello coniugale siamo stati favoriti dalla nostra complicità ed intimità e dal fatto che entrambi avevamo scelto di fare di Cristo Gesù il centro della nostra vita; entrambi eravamo consapevoli che la vocazione alla santità apertasi col battesimo riceveva una ulteriore definizione e rafforzamento col sacramento del matrimonio ed entrambi desideravamo impegnarci a favore delle famiglie; gli stessi miei studi universitari di Teologia erano finalizzati a questo impegno.
La vocazione di Nando al ministero del diaconato è nata in un cammino spirituale di coppia, di riflessione e approfondimento comune sul Concilio Vaticano II e attraverso la paziente guida del padre spirituale che ci ha guidato con saggezza e forza, nelle nostre scelte quotidiane. Sono stata sempre convinta che il sacramento dell'ordine del mio sposo è un dono di grazia ricevuto non solo per sé, ma a beneficio:
a) della famiglia, in quanto ciascun membro, e secondo le possibilità di ognuno, è chiamato a vivere la diaconia - servizio nella sua dimensione profetica, in una missione tanto più efficace perché svolta non tanto in chiesa ma nel mondo, sia esso scuola, lavoro o semplicemente il condominio di casa;
b) della comunità perché questo sacramento determina per il diacono una ulteriore specificazione della vocazione iniziata con il battesimo, conferendo un carattere proprio che deve necessariamente esprimersi nella dimensione del servizio a Cristo e alla Chiesa; il diacono è nella chiesa il segno sacramentale di Cristo Servo e deve sensibilizzare il popolo di Dio al servizio e alla carità intesa innanzitutto come dono di accoglienza e di amore per il prossimo.
Come sposa ho cercato di essere sempre presente a tutti gli incontri di formazione del collegio diaconale e ai ritiri spirituali a cui partecipa mio marito per confrontarmi con le altre spose dei diaconi e rafforzare il vincolo di amicizia con quelle coppie che vivono la nostra stessa esperienza di vita e perché sono consapevole che bisogna, come sposi, crescere insieme e vivere, nel limite del possibile, le stesse esperienze, perché solo così il rapporto nuziale tra me e Nando si rafforza e diventa sempre di più segno sacramentale di quel rapporto che lega Cristo alla sua Chiesa ed imprime alla pastorale della chiesa quel carattere sponsale che la rende sempre più "comunità familiare" tra gli uomini e Dio.

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