Servi per la Chiesa degli ultimi



Il diaconato in Italia n° 179
(marzo/aprile 2013)

FOCUS


Servi per la Chiesa degli ultimi
di Francesco Giglio

Quando il Beato Giovanni XXIII indisse il Concilio Vaticano II, nessuno poteva immaginare a quali novità di ministerialità, di evangelizzazione e sviluppo del laicato si apriva la Chiesa di Cristo. Tra le geniali intuizioni ci fu anche il ripristino del "Diaconato permanente" quale gradino proprio e specifico dell'Ordine Sacro. Oggi molte diocesi ricordano questa istituzione e festeggiano o hanno festeggiato il 30° o il 40° di questa avventura ministeriale ed ecclesiale. Palermo prima e Verona poi, hanno ancora una volta rimarcato il valore unico e speciale di questo "servizio" svolto da uomini sposati che, lungi dall'essere "mezzi preti", sono chiamati ad indossare il grembiule, e sull'esempio del Maestro, ad essere "servi". Tutti i documenti del Magistero chiedono, esortano, invitano i diaconi ad essere e a rispondere coraggiosamente (e in spirito di servizio) alla specifica chiamata del Signore.
Ma è importante capire per quale Chiesa vengono ordinati. Certamente per quella Chiesa che è accanto a chi è povero, malato, carcerato, abbandonato, emarginato. Portatore di gioia e di speranza, prediligendo il ruolo di ministro dell'accoglienza, dell'invito, della disponibilità e del servizio. Propositore di offerte alla comunità ecclesiale in sintonia con i laici, associazioni, movimenti, gruppi, consacrati, consacrate e sacerdoti; contribuisce così a costruire quella Chiesa "comunione e comunità" in cui fiorisce la solidarietà fraterna, la condivisione di ciò che si è e che si possiede, è empatia per le gioie e le sofferenze degli altri.
Nel nome di Cristo, essere quindi, una Chiesa "profezia di speranza"; una comunità ospitale che si prende cura di tutti; rendere un servizio dal volto umano; accompagnare i nostri fratelli e le nostre sorelle in questo cammino terrestre con amore e competenza verso la pienezza della vita; educare alla speranza che non delude; essere propositivi nella progettualità ai diversi livelli parrocchiali, diocesani, regionali e nazionali. Fedele alla sua missione, la Chiesa fa sue «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dell'uomo contemporaneo» ed invita tutti, ma in modo speciale i diaconi, ad essere ministri in questa Chiesa dove si intersecano cammini diversi, dove convivono generosità ed egoismo, richiami materialistici e desiderio di spiritualità, proclamazione di diritti ed ingiustizie di fatto per offrire a tutti la luce e l'orientamento del Vangelo per rendere sempre ragione della speranza di cui siamo portatori. Nell'affrontare questa stupenda avventura terrena ci assista la Vergine Maria, Madre della Chiesa e serva del Signore «che ha ben compreso e dimostrato con la sua vita che la resa incondizionata alla sovranità di Dio può fornire i mezzi per intendere e realizzare il servizio all'uomo».

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