La diaconia al servizio della Chiesa


Il diaconato in Italia n° 179
(marzo/aprile 2013)

RIFLESSIONI


La diaconia al servizio della Chiesa
di Maria Concetta Bottino

Vivere il servizio e a servizio del popolo di Dio, per entrare in pieno nella communitas, implica, innanzitutto, a mio avviso, la capacità di sentire la propria vita, la propria presenza tra gli altri, non già come una vita di relazione tra persone unite da un possesso, dalla proprietà dell'appartenersi, quanto, al contrario, da un "debito", cioè da un "di meno", inteso come ciò che devo agli altri. Esso pertanto comporta una precisa volontà di donare se stessi, offrire la propria presenza, a chi il Signore ci permette di incontrare nel cammino, fino a consegnare la propria vita. Già, con-segnare, dunque, si dispiega nel segnare con gli altri, il mio cammino che diviene nostro.
Il mio intento, nel presente contributo, sarà quello di mettere in risalto, in ordine alla diaconia, il servizio del popolo di Dio, reso anche da chi, pur non accedendo all'ordine inferiore della gerarchia del ministero ecclesiale, scorge nella filigrana della propria storia, della propria vita donata agli altri nel servizio, la presenza di Dio. Il monito di san Policarpo, rivolto ai diaconi «misericordiosi, attivi, camminanti nella verità del Signore, il quale si è fatto servo di tutti» (cf. LG 29) non è dunque rivolto ai soli diaconi "ordinati" per l'imposizione delle mani del vescovo, ma a tutto il popolo di Dio e a ciascuno che, nel servizio reso secondo la vita donata, rende visibile l'unico tratto del volto di Cristo. Non si serve nella Chiesa se non per amore al Cristo. Il ministero è espressione d'amore (cf. C. Naro, Ministero ordinato e trasmissione della fede, Omelie, p. 57). Tuttavia, la fedeltà a questo amore non è possibile in forza delle stesse capacità dell'uomo, non può essere fondata sulla pretesa dell'uomo.
Per meglio chiarirei quale sia il vero ruolo del servizio nella Chiesa, trovo emblematica la pagina del Vangelo di Marco, laddove Gesù così si esprime con i suoi: «e quando fu in casa chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?" Ed essi tacevano. Per la via avevano infatti discusso, tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i dodici e disse loro: "Se uno vuoi essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti"» (Mc 9,33-35). In fondo, ciò che ci viene richiesto non è altro che l'annuncio dell'amore di Dio, negli ambienti in cui si esercitano i propri servizi. E l'imperativo di Gesù è chiarissimo: «chi vuoi essere il primo sia l'ultimo e servo di tutti». Non ci viene richiesto di compiere grandi realizzazioni economiche, progetti straordinari, o togliere interamente l'ingiustizia da questo mondo per il buon governo della società. Semplicemente e primariamente la Chiesa ci chiede di dire il Vangelo. E il Vangelo, se vissuto radicalmente, cambia la persona e la società.
Per entrare nella communitas, e servire Cristo, ancora, dovremmo porci una domanda! È quella stessa risuonata all'orecchio di Caino dopo l'omicidio di Abele: «Dov'è tuo fratello?». Chiederci, in definitiva se e quanto sono custode dell'altro; come dono il mio volto? Offro la mia presenza? Sono responsabile? Solo in questa consapevolezza inizia il riconoscimento dell'altro, il riconoscimento della fraternità nel servizio al popolo di Dio. È nella prossimità che determino lo spazio e il tempo in cui dare ascolto all'altro. E, l'ascolto è tempo donato, nell'attesa dell'altro. Del resto, che cosa noi possiamo offrire, che non abbiamo già ricevuto? Quello che siamo e ciò che di buono abbiamo lo dobbiamo a Dio, da lui lo abbiamo ricevuto.
Allora se già l'amore umano è capace di far compiere grandi cose e riempire la vita, quanto di più l'amore di Dio, la consapevolezza che nel servizio siamo resi oggetti del suo amore, ancora di più saremo resi capaci di provare una gioia che salva ed una pace interiore che colma tutte le aspirazioni del nostro essere. Bisogna, in definitiva, essere consapevoli del compito cui siamo chiamati, a vario titolo nella nostra vita di credenti, per capire il dono che riceviamo, "consacrandoci" al servizio del popolo di Dio, per edificare la Chiesa, nell'inesauribile ricchezza del suo dono.

(M. C. Bottino è docente di Religione Cattolica presso la scuola Teologica di base e la scuola Media, Palermo)

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