Gaudium et spes – Parte I – Capitolo IV




Costituzione Pastorale "Gaudium et spes"
sulla Chiesa nel mondo contemporaneo
7 dicembre 1965


Commento mediante il Catechismo della Chiesa Cattolica


PARTE I
LA CHIESA E LA VOCAZIONE DELL'UOMO

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Capitolo IV
LA MISSIONE DELLA CHIESA NEL MONDO CONTEMPORANEO


Mutua relazione tra Chiesa e mondo (n. 40)
     [40a] Dialogo fra Chiesa e mondo: dignità della persona e significato dell'attività
     [40b] La Chiesa società visibile e comunità spirituale
              cammina insieme con l'umanità
     [40c] La Chiesa diffonde sul mondo la luce e la vita divina
     [40d] Per preparare le vie al Vangelo il mondo può fornire un aiuto prezioso

Aiuto che la Chiesa intende offrire agli individui (n. 41)
     [41a] La Chiesa svela all'uomo il senso della sua propria esistenza
     [41b] L'uomo desidera sempre sapere il senso della sua vita, attività e morte
     [41c] Il Vangelo proclama la libertà dei figli di Dio
              e respinge ogni schiavitù del peccato
     [41d] Giusta autonomia dell'uomo restituita alla sua dignità e consolidata
     [41e] In forza del Vangelo la Chiesa proclama i diritti umani

Aiuto che la Chiesa intende dare alla società umana (n. 42)
     [42a] La famiglia dei figli di Dio completa l'unione della famiglia umana
     [42b] La missione affidata alla Chiesa è d'ordine religioso
              e non politico, economico o sociale
     [42c] La Chiesa riconosce e promuove unità, progresso, sana socializzazione,
              solidarietà civile ed economica
     [42d] La vera unione sociale discende dall'unione di menti, cuori, fede e carità
     [42e] Per la sua universalità la Chiesa può costituire un legame strettissimo
              tra comunità e nazioni
     [42f] Superare ogni dissenso tra nazioni e razze
              e consolidare le legittime associazioni umane
     [42g] Gran rispetto per il vero, buono e giusto che l'umanità crea
              nelle sue istituzioni

Aiuto che la Chiesa intende dare all'attività umana per mezzo dei cristiani (n. 43)
     [43a] Compiere fedelmente i doveri terreni guidati dallo spirito del Vangelo
     [43b] Non si crei un'opposizione artificiale tra le attività professionali e sociali
              e la vita religiosa
     [43c] Ai laici spettano propriamente gli impegni e le attività temporali
     [43d] Spetta alla loro coscienza inscrivere la legge divina nella vita terrena
     [43e] Mantenere sempre la mutua carità e curare in primo luogo il bene comune
     [43f] Laici: animare il mondo con spirito cristiano e testimoniare Cristo
              in ogni circostanza
     [43g] Vescovi e preti: pervadere tutte le attività terrene dei fedeli
              con la luce del Vangelo
     [43h] Sacerdoti: studio assiduo, responsabilità,
              eliminare ogni motivo di dispersione
     [43i] Ricordare l'umana debolezza di coloro cui è affidato il Vangelo
     [43l] Purificarsi e a rinnovarsi perché Cristo risplenda chiaramente
              sul volto della Chiesa

L'aiuto che la Chiesa riceve dal mondo contemporaneo (n. 44)
     [44a] La Chiesa non ignora quanto ricevuto da storia ed evoluzione
              del genere umano
     [44b] Esperienza, progresso, scienza, cultura svelano la natura dell'uomo
              e aprono nuove vie alla verità
     [44c] L'adattamento della predicazione della parola rivelata rimane la legge
              di ogni evangelizzazione
     [44d] Il popolo di Dio ascolti, discerna, interpreti i linguaggi del nostro tempo
              e li giudichi alla luce della parola di Dio
     [44e] La Chiesa riceve con gratitudine aiuti da uomini di ogni grado e condizione
     [44f] La Chiesa confessa che molto giovamento le è venuto da oppositori,
              quanti l'avversano e perseguitano

Cristo, l'alfa e l'omega (n. 45)
     [45a] La Chiesa ha di mira solo il fine del regno di Dio e la salvezza
              dell'intera umanità
     [45b] Il Signore è: fine della storia, centro del genere umano, gioia d'ogni cuore, pienezza di ogni aspirazione
     [45c] Disegno del Padre: ricapitolare in Cristo tutte le cose del cielo e della terra
     [45d] Io vengo e porto con me il premio, per retribuire ciascuno
              secondo le sue opere




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Capitolo IV

 

La missione della Chiesa nel mondo contemporaneo

 


n. 40 - Mutua relazione tra Chiesa e mondo


Dialogo fra Chiesa e mondo: dignità della persona e significato dell'attività

[GS 40a] Tutto quello che abbiamo detto a proposito della dignità della persona umana, della comunità degli uomini, del significato profondo, costituisce il fondamento del rapporto tra Chiesa e mondo, come pure la base del dialogo fra loro (81). In questo capitolo, pertanto, presupponendo tutto ciò che il Concilio ha già insegnato circa il mistero della Chiesa, si viene a prendere in considerazione la medesima Chiesa in quanto si trova nel mondo e insieme con esso vive ed agisce.

(81) Cf. PAOLO VI, Encicl. Ecclesiam Suam, III: AAS 56 (1964), pp. 637-659.
(CCC 747) Lo Spirito Santo, che Cristo, Capo, diffonde nelle sue membra, edifica, anima e santifica la Chiesa, sacramento della comunione della Santissima Trinità e degli uomini. (CCC 737) La missione di Cristo e dello Spirito Santo si compie nella Chiesa, Corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo. Questa missione congiunta associa ormai i seguaci di Cristo alla sua comunione con il Padre nello Spirito Santo: lo Spirito prepara gli uomini, li previene con la sua grazia per attirarli a Cristo. Manifesta loro il Signore risorto, ricorda loro la sua parola, apre il loro spirito all'intelligenza della sua morte e risurrezione. Rende loro presente il mistero di Cristo, soprattutto nell'Eucaristia, al fine di riconciliarli e di metterli in comunione con Dio perché portino "molto frutto" (Gv 15,5.8.16).


La Chiesa società visibile e comunità spirituale
cammina insieme con l'umanità

 

[GS 40b] La Chiesa, procedendo dall'amore dell'eterno Padre (82), fondata nel tempo dal Cristo redentore, radunata nello Spirito Santo (83), ha una finalità salvifica ed escatologica che non può essere raggiunta pienamente se non nel mondo futuro. Ma essa è già presente qui sulla terra, ed è composta da uomini, i quali appunto sono membri della città terrena chiamati a formare già nella storia dell'umanità la famiglia dei figli di Dio, che deve crescere costantemente fino all'avvento del Signore. Unita in vista dei beni celesti e da essi arricchita, tale famiglia fu da Cristo «costituita e ordinata come società in questo mondo» (84) e fornita di «mezzi capaci di assicurare la sua unione visibile e sociale» (85). Perciò la Chiesa, che è insieme «società visibile e comunità spirituale» (86) cammina insieme con l'umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena; essa è come il fermento e quasi l'anima della società umana (87), destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio.

(82) Cf. Tt 3,4: «philanthropia».
(83) Cf. Ef 1,3.5-6.13-14.23.
(84) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, cap. I, n. 8: AAS 57 (1965), p. 12 [pag. 129ss].
(85) CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, cap.  II, n. 9: AAS 57 (1965), p. 14 [pag. 133ss]; cf. n. 8: AAS, l.c., p. 11 [pag. 129ss].
(86) CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, cap.  I, n. 8: AAS 57 (1965), p. 11 [pag. 129ss].
(87) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, cap. cap. IV, n. 38: AAS 57 (1965), p. 43 [pag. 209ss] con la nota 120.
(CCC 746) Per la sua morte e Risurrezione, Gesù è costituito Signore e Cristo nella gloria (At 2,36). Dalla sua pienezza, egli effonde lo Spirito Santo sugli Apostoli e sulla Chiesa. (CCC 738) In questo modo la missione della Chiesa non si aggiunge a quella di Cristo e dello Spirito Santo, ma ne è il sacramento: con tutto il suo essere e in tutte le sue membra essa è inviata ad annunziare e testimoniare, attualizzare e diffondere il mistero della comunione della Santa Trinità (sarà questo l'argomento del prossimo articolo): "Noi tutti che abbiamo ricevuto l'unico e medesimo spirito, cioè lo Spirito Santo, siamo uniti tra di noi e con Dio. Infatti, sebbene, presi separatamente, siamo in molti e in ciascuno di noi Cristo faccia abitare lo Spirito del Padre e suo, tuttavia unico e indivisibile è lo Spirito. Egli riunisce nell'unità spiriti che tra loro sono distinti… e fa di tutti in se stesso un'unica e medesima cosa. Come la potenza della santa umanità di Cristo rende concorporei coloro nei quali si trova, allo stesso modo l'unico e indivisibile Spirito di Dio che abita in tutti, conduce tutti all'unità spirituale" [San Cirillo di Alessandria, Commentarius in Joannem, 11, 11: PG 74, 561].


La Chiesa diffonde sul mondo la luce e la vita divina

[GS 40c] Tale compenetrazione di città terrena e città celeste non può certo essere percepita se non con la fede; resta, anzi, il mistero della storia umana, che è turbata dal peccato fino alla piena manifestazione dello splendore dei figli di Dio. Ma la Chiesa, perseguendo il suo proprio fine di salvezza, non solo comunica all'uomo la vita divina; essa diffonde anche in qualche modo sopra tutto il mondo la luce che questa vita divina irradia, e lo fa specialmente per il fatto che risana ed eleva la dignità della persona umana, consolida la compagine della umana società e conferisce al lavoro quotidiano degli uomini un più profondo senso e significato. Così la Chiesa, con i singoli suoi membri e con tutta intera la sua comunità, crede di poter contribuire molto a umanizzare di più la famiglia degli uomini e la sua storia.
(CCC 748) "Cristo è la luce delle genti, e questo sacro Concilio, adunato nello Spirito Santo, ardentemente desidera che la luce di Cristo, riflessa sul volto della Chiesa, illumini tutti gli uomini, annunziando il Vangelo a ogni creatura" [Conc. Vat. II, Cost dogm. Lumen gentium, 1]. Con queste parole si apre la "Costituzione dogmatica sulla Chiesa" del Concilio Vaticano II. Con ciò il Concilio indica che l'articolo di fede sulla Chiesa dipende interamente dagli articoli concernenti Gesù Cristo. La Chiesa non ha altra luce che quella di Cristo. Secondo un'immagine cara ai Padri della Chiesa, essa è simile alla luna, la cui luce è tutta riflesso del sole. (CCC 749) L'articolo sulla Chiesa dipende anche interamente da quello sullo Spirito Santo, che lo precede. "In quello, infatti, lo Spirito Santo ci appare come la fonte totale di ogni santità; in questo, il divino Spirito ci appare come la sorgente della santità della Chiesa" [Catechismo Romano, 1, 10, 1]. Secondo l'espressione dei Padri, la Chiesa è il luogo "dove fiorisce lo Spirito" [Sant'Ippolito di Roma, Traditio apostolica, 35]. (CCC 750) Credere che la Chiesa è "Santa" e "Cattolica" e che è "Una" e "Apostolica" (come aggiunge il Simbolo niceno-costantinopolitano) è inseparabile dalla fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Nel Simbolo degli Apostoli professiamo di credere la santa Chiesa ("Credo […] Ecclesiam"), e non nella Chiesa, per non confondere Dio con le sue opere e per attribuire chiaramente alla bontà di Dio tutti i doni che egli ha riversato nella sua Chiesa [Catechismo Romano, 1, 10, 22].


Per preparare le vie al Vangelo il mondo può fornire un aiuto prezioso

[GS 40d] Inoltre la Chiesa cattolica volentieri tiene in gran conto il contributo che, per realizzare il medesimo compito, han dato e danno, cooperando insieme, le altre Chiese o comunità ecclesiali. Al tempo stesso essa è persuasa che, per preparare le vie al Vangelo, il mondo può fornirle in vario modo un aiuto prezioso mediante le qualità e l'attività dei singoli o delle società che lo compongono. Allo scopo di promuovere debitamente tale mutuo scambio ed aiuto, nei campi che in qualche modo sono comuni alla Chiesa e al mondo, vengono qui esposti alcuni principi generali.
(CCC 811) "Questa è l'unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica" [ Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8]. Questi quattro attributi, legati inseparabilmente tra di loro [Cf. Sant'Offizio, Lettera ai vescovi d'Inghilterra (14 settembre 1864): DS, 2888], indicano tratti essenziali della Chiesa e della sua missione. La Chiesa non se li conferisce da se stessa; è Cristo che, per mezzo dello Spirito Santo, concede alla sua Chiesa di essere una, santa, cattolica e apostolica, ed è ancora lui che la chiama a realizzare ciascuna di queste caratteristiche. (CCC 812) Soltanto la fede può riconoscere che la Chiesa trae tali caratteristiche dalla sua origine divina. Tuttavia le loro manifestazioni storiche sono segni che parlano chiaramente alla ragione umana. "La Chiesa" - ricorda il Concilio Vaticano -, a causa della sua eminente santità […], della sua cattolica unità, della sua incrollabile stabilità, è per se stessa un grande e perenne motivo di credibilità e una irrefragabile testimonianza della sua missione divina" [Concilio Vaticano I: DS 3013].

n. 41 - Aiuto che la Chiesa intende offrire agli individui


La Chiesa svela all'uomo il senso della sua propria esistenza

[GS 41a] L'uomo d'oggi procede sulla strada di un più pieno sviluppo della sua personalità e di una progressiva scoperta e affermazione dei propri diritti. Poiché la Chiesa ha ricevuto la missione di manifestare il mistero di Dio, il quale è il fine ultimo dell'uomo, essa al tempo stesso svela all'uomo il senso della sua propria esistenza, vale a dire la verità profonda sull'uomo. Essa sa bene che soltanto Dio, al cui servizio è dedita, dà risposta ai più profondi desideri del cuore umano, che mai può essere pienamente saziato dagli elementi terreni.
(CCC 813) La Chiesa è una per la sua origine: "Il supremo modello e il principio di questo mistero è l'unità nella Trinità delle Persone di un solo Dio Padre e Figlio nello Spirito Santo" [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 2]. La Chiesa è una per il suo Fondatore: "Il Figlio incarnato, infatti, [...] per mezzo della sua croce ha riconciliato tutti gli uomini con Dio, [...] ristabilendo l'unità di tutti i popoli in un solo popolo e in un solo corpo" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 78]. La Chiesa è una per la sua "anima": "Lo Spirito Santo, che abita nei credenti e tutta riempie e regge la Chiesa, produce quella meravigliosa comunione dei fedeli e tanto intimamente tutti unisce in Cristo, da essere il principio dell'unità della Chiesa" [Unitatis redintegratio, 2]. È dunque proprio dell'essenza stessa della Chiesa di essere una: "Che stupendo mistero! Vi è un solo Padre dell'universo, un solo Logos dell'universo e anche un solo Spirito Santo, ovunque identico; vi è anche una sola Vergine divenuta Madre, e io amo chiamarla Chiesa" [Clemente d'Alessandria, Paedagogus, 1, 6, 42: PG 8, 300].


L'uomo desidera sempre sapere il senso della sua vita, attività e morte

[GS 41b] Sa ancora che l'uomo, sollecitato incessantemente dallo Spirito di Dio, non potrà mai essere del tutto indifferente davanti al problema religioso, come dimostrano non solo l'esperienza dei secoli passati, ma anche molteplici testimonianze dei tempi nostri. L'uomo, infatti, avrà sempre desiderio di sapere, almeno confusamente, quale sia il significato della sua vita, della sua attività e della sua morte. E la Chiesa, con la sua sola presenza nel mondo, gli richiama alla mente questi problemi. Ma soltanto Dio, che ha creato l'uomo a sua immagine e che lo ha redento dal peccato, può offrire a tali problemi una risposta pienamente adeguata; cose che egli fa per mezzo della rivelazione compiuta nel Cristo, Figlio suo, che si è fatto uomo. Chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, diventa anch'egli più uomo.
(CCC 814) Fin dal principio, questa Chiesa "una" si presenta tuttavia con una grande diversità, che proviene sia dalla varietà dei doni di Dio sia dalla molteplicità delle persone che li ricevono. Nell'unità del popolo di Dio si radunano le diversità dei popoli e delle culture. Tra i membri della Chiesa esiste una diversità di doni, di funzioni, di condizioni e modi di vita; "nella comunione ecclesiastica vi sono legittimamente delle Chiese particolari, che godono di proprie tradizioni" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 13]. La grande ricchezza di tale diversità non si oppone all'unità della Chiesa. Tuttavia, il peccato e il peso delle sue conseguenze minacciano continuamente il dono dell'unità. Anche l'Apostolo deve esortare a "conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace" (Ef 4,3).


Il Vangelo proclama la libertà dei figli di Dio
e respinge ogni schiavitù del peccato

[GS 41c] Partendo da questa fede, la Chiesa può sottrarre la dignità della natura umana al fluttuare di tutte le opinioni che, per esempio, abbassano troppo il corpo umano, oppure lo esaltano troppo. Nessuna legge umana è in grado di assicurare la dignità personale e la libertà dell'uomo, quanto il Vangelo di Cristo, affidato alla Chiesa. Questo Vangelo, infatti, annunzia e proclama la libertà dei figli di Dio, respinge ogni schiavitù che deriva in ultima analisi dal peccato (88) onora come sacra la dignità della coscienza e la sua libera decisione, ammonisce senza posa a raddoppiare tutti i talenti umani a servizio di Dio e per il bene degli uomini, infine raccomanda tutti alla carità di tutti (89).

(88) Cf. Rm 8,14-17. (89) Cf. Mt 22,39.
(CCC 815) Quali sono i vincoli dell'unità? "Al di sopra di tutto la carità, che "è il vincolo di perfezione" (Col 3,14). Ma l'unità della Chiesa nel tempo è assicurata anche da legami visibili di comunione: la professione di una sola fede ricevuta dagli Apostoli; la celebrazione comune del culto divino, soprattutto dei sacramenti; la successione apostolica mediante il sacramento dell'Ordine, che custodisce la concordia fraterna della famiglia di Dio [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 2; Id., Lumen gentium, 14; CIC, canone 205].


Giusta autonomia dell'uomo restituita alla sua dignità e consolidata

[GS 41d] Ciò corrisponde alla legge fondamentale della economia cristiana. Benché, infatti, il Dio Salvatore e il Dio Creatore siano sempre lo stesso Dio, e così pure si identifichino il Signore della storia umana e il Signore della storia della salvezza, tuttavia in questo stesso ordine divino la giusta autonomia della creatura, specialmente dell'uomo, lungi dall'essere soppressa, viene piuttosto restituita alla sua dignità e in essa consolidata.
(CCC 816) "L'unica Chiesa di Cristo…" è quella "che il Salvatore nostro, dopo la sua risurrezione, diede da pascere a Pietro, affidandone a lui e agli altri Apostoli la diffusione e la guida […]. Questa Chiesa, in questo mondo costituita e organizzata come una società, sussiste ["subsistit in"] nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8]. Il decreto sull'ecumenismo del Concilio Vaticano II esplicita: "Solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, che è lo strumento generale della salvezza, si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza. In realtà al solo collegio apostolico con a capo Pietro crediamo che il Signore ha affidato tutti i beni della Nuova Alleanza, per costituire l'unico corpo di Cristo sulla terra, al quale bisogna che siano pienamente incorporati tutti quelli che già in qualche modo appartengono al popolo di Dio" [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3].


In forza del Vangelo la Chiesa proclama i diritti umani

[GS 41e] Perciò la Chiesa, in forza del Vangelo affidatole, proclama i diritti umani, e riconosce e apprezza molto il dinamismo con cui ai giorni nostri tali diritti vengono promossi ovunque. Questo movimento tuttavia deve essere impregnato dallo spirito del Vangelo e dev'essere protetto contro ogni specie di falsa autonomia. Siamo, infatti, esposti alla tentazione di pensare che i nostri diritti personali sono pienamente salvi solo quando veniamo sciolti da ogni norma di legge divina. Ma per questa strada la dignità della persona umana non si salva e va piuttosto perduta.
(CCC 1700) La dignità della persona umana si radica nella creazione ad immagine e somiglianza di Dio (articolo 1); ha il suo compimento nella vocazione alla beatitudine divina (articolo 2). E' proprio dell'essere umano tendere liberamente a questo compimento (articolo 3). Con i suoi atti liberi (articolo 4), la persona umana si conforma, o non si conforma, al bene promesso da Dio e attestato dalla coscienza morale (articolo 5). Gli esseri umani si edificano da se stessi e crescono interiormente: di tutta la loro vita sensibile e spirituale fanno un materiale per la loro crescita (articolo 6). Con l'aiuto della grazia progrediscono nella virtù (articolo 7), evitano il peccato e, se l'hanno commesso, si affidano, come il figlio prodigo [Lc 15,11-31], alla misericordia del nostro Padre dei cieli (articolo 8). Così raggiungono la perfezione della carità.

n. 42 - Aiuto che la Chiesa intende dare alla società umana


La famiglia dei figli di Dio completa l'unione della famiglia umana

[GS 42a] L'unione della famiglia umana viene molto rafforzata e completata dall'unità della famiglia dei figli di Dio, fondata sul Cristo (90).

(90) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, cap. II, n. 9: AAS 57 (1965), pp. 12-14 [pag. 133ss].
(CCC 360) A motivo della comune origine il genere umano forma una unità. Dio infatti "creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini" (At 17,26; Tb 8,6): "Meravigliosa visione che ci fa contemplare il genere umano nell'unità della sua origine in Dio [...]; nell'unità della sua natura, composta ugualmente presso tutti di un corpo materiale e di un'anima spirituale; nell'unità del suo fine immediato e della sua missione nel mondo; nell'unità del suo "habitat": la terra, dei cui beni tutti gli uomini, per diritto naturale, possono usare per sostentare e sviluppare la vita; nell'unità del suo fine soprannaturale: Dio stesso, al quale tutti devono tendere; nell'unità dei mezzi per raggiungere tale fine; [...] nell'unità del suo riscatto operato per tutti da Cristo" [Pio XII, Lett. enc. Summi Pontificatus; Conc. Ecum. Vat. II, Nostra aetate, 1]. (CCC 361) "Questa legge di solidarietà umana e di carità" [Pio XII, Lett. enc. Summi Pontificatus], senza escludere la ricca varietà delle persone, delle culture e dei popoli, ci assicura che tutti gli uomini sono veramente fratelli. (CCC 778) La Chiesa è ad un tempo via e fine del disegno di Dio: prefigurata nella creazione, preparata nell'Antica Alleanza, fondata dalle parole e dalle azioni di Gesù Cristo, realizzata mediante la sua croce redentrice e la sua risurrezione, essa è manifestata come mistero di salvezza con l'effusione dello Spirito Santo. Avrà il suo compimento nella gloria del cielo come assemblea di tutti i redenti della terra [Ap 14,4].


La missione affidata alla Chiesa è d'ordine religioso
e non politico, economico o sociale

[GS 42b] Certo, la missione propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è d'ordine politico, economico o sociale: il fine, infatti, che le ha prefisso è d'ordine religioso (91). Eppure proprio da questa missione religiosa scaturiscono compiti, luce e forze, che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina. Così pure, dove fosse necessario, a seconda delle circostanze di tempo e di luogo, anch'essa può, anzi deve suscitare opere destinate al servizio di tutti, ma specialmente dei bisognosi, come, per esempio, opere di misericordia e altre simili.

(91) Cf. PIO XII, Discorso a cultori di storia e di arte, 9 marzo 1956: AAS 48 (1956), p. 212: "Il suo Divino Fondatore, Gesù Cristo, non le ha conferito nessun mandato né fissato alcun fine d'ordine culturale. Lo scopo che il Cristo le assegna è strettamente religioso (...). La Chiesa deve condurre gli uomini a Dio, perché si donino a lui senza riserva (...). La Chiesa non può perdere mai di vista questo fine strettamente religioso, soprannaturale. Il senso di ogni sua attività, fino all'ultimo canone del suo Codice, non può che riferirsi ad esso direttamente o indirettamente".
(CCC 751) La parola "Chiesa" ["ekklesìa", dal greco "ek-kalein", chiamare fuori] significa "convocazione". Designa assemblee del popolo [At 19,39], generalmente di carattere religioso. È il termine frequentemente usato nell'Antico Testamento greco per indicare l'assemblea del popolo eletto riunita davanti a Dio, soprattutto l'assemblea del Sinai, dove Israele ricevette la Legge e fu costituito da Dio come suo popolo santo [Es 19]. Definendosi "Chiesa", la prima comunità di coloro che credevano in Cristo si riconosce erede di quell'assemblea. In essa, Dio "convoca" il suo Popolo da tutti i confini della terra. Il termine "Kyriaké", da cui sono derivati "Church", "Kirche", significa "colei che appartiene al Signore". (CCC 752) Nel linguaggio cristiano, il termine "Chiesa" designa l'assemblea liturgica [1Cor 11,18; 14,19.28.34-35], ma anche la comunità locale [1Cor 1,2; 16,1] o tutta la comunità universale dei credenti [1Cor 15,9; Gal 1,13; Fil 3,6]. Di fatto questi tre significati sono inseparabili. La "Chiesa" è il popolo che Dio raduna nel mondo intero. Essa esiste nelle comunità locali e si realizza come assemblea liturgica, soprattutto eucaristica. Essa vive della Parola e del Corpo di Cristo, divenendo così essa stessa corpo di Cristo. (CCC 779) La Chiesa è ad un tempo visibile e spirituale, società gerarchica e corpo mistico di Cristo. È una, formata di un elemento umano e di un elemento divino. Questo è il suo mistero, che solo la fede può accogliere.


La Chiesa riconosce e promuove unità, progresso, sana socializzazione, solidarietà civile ed economica

[GS 42c] La Chiesa, inoltre, riconosce tutto ciò che di buono si trova nel dinamismo sociale odierno, soprattutto il movimento verso l'unità, il progresso di una sana socializzazione e della solidarietà civile ed economica. Promuovere l'unità corrisponde infatti alla intima missione della Chiesa, la quale è appunto « in Cristo quasi un sacramento, ossia segno e strumento di intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano» (92).

(92) CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, cap. I, n. 1: AAS 57 (1965), p. 5 [pag. 115].
(CCC 753) Nella Sacra Scrittura troviamo moltissime immagini e figure tra loro connesse mediante le quali la Rivelazione parla del mistero insondabile della Chiesa. Le immagini dell'Antico Testamento sono variazioni di un'idea di fondo, quella del "popolo di Dio". Nel Nuovo Testamento [Ef 1,22; Col 1,18] tutte queste immagini trovano un nuovo centro, per il fatto che Cristo diventa il "Capo" di questo popolo [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 9], che è quindi il suo corpo. Attorno a questo centro si sono raggruppate immagini "desunte sia dalla pastorizia o dall'agricoltura, sia dalla costruzione di edifici o anche dalla famiglia e dagli sponsali" [Lumen gentium, 6]. (CCC 754) "Così la Chiesa è l'ovile, la cui porta unica e necessaria è Cristo [Gv 10,1-10]. È pure il gregge, di cui Dio stesso ha preannunziato che sarebbe il pastore [Is 40,11; Ez 34,11-31] e le cui pecore, anche se governate da pastori umani, sono però incessantemente condotte al pascolo e nutrite dallo stesso Cristo, il Pastore buono e il Principe dei pastori [Gv 10,11; 1Pt 5,4], il quale ha dato la sua vita per le pecore" [Gv 10,11-15; Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 6]. (CCC 777) La parola "Chiesa" significa "convocazione". Designa l'assemblea di coloro che la Parola di Dio convoca per formare il Popolo di Dio e che, nutriti dal Corpo di Cristo, diventano essi stessi Corpo di Cristo.


La vera unione sociale discende dall'unione di menti, cuori, fede e carità

[GS 42d] Così essa mostra al mondo che una vera unione sociale esteriore discende dalla unione delle menti e dei cuori, ossia da quella fede e da quella carità, con cui la sua unità è stata indissolubilmente fondata nello Spirito Santo. Infatti, la forza che la Chiesa riesce a immettere nella società umana contemporanea consiste in quella fede e carità effettivamente vissute, e non in una qualche sovranità esteriore esercitata con mezzi puramente umani.
(CCC 755) "La Chiesa è il podere o campo di Dio" [1Cor 3,9]. In quel campo cresce l'antico olivo, la cui santa radice sono stati i patriarchi e nel quale è avvenuta e avverrà la riconciliazione dei Giudei e delle genti [Rm 11,13-26]. Essa è stata piantata dal celeste Agricoltore come vigna scelta [Mt 21,33-43; Is 5,1-7]. Cristo è la vera Vite, che dà vita e fecondità ai tralci, cioè a noi, che per mezzo della Chiesa rimaniamo in lui e senza di lui nulla possiamo fare" [Gv 15,1-5; Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 6]. (CCC 756) "Più spesso ancora la Chiesa è detta l'edificio di Dio [1Cor 3,9]. Il Signore stesso si è paragonato alla pietra che i costruttori hanno rigettata, ma che è divenuta la pietra angolare [Mt 21,42 par.; At 4,11; 1Pt 2,7; Sal 118,22]. Sopra quel fondamento la Chiesa è stata costruita dagli Apostoli [1Cor 3,11] e da esso riceve stabilità e coesione. Questa costruzione viene chiamata in varie maniere: casa di Dio [1Tm 3,15], nella quale abita la sua famiglia, la dimora di Dio nello Spirito [Ef 2,19-22], "la dimora di Dio con gli uomini" (Ap 21,3), e soprattutto tempio santo, rappresentato da santuari di pietra, che è lodato dai santi Padri e che la Liturgia giustamente paragona alla Città santa, la nuova Gerusalemme. In essa, infatti, quali pietre viventi, veniamo a formare su questa terra un tempio spirituale [1Pt 2,5]. E questa Città santa Giovanni la contempla mentre nel finale rinnovamento del mondo essa scende dal cielo, da presso Dio, 'preparata come una sposa che si è ornata per il suo sposo' (Ap 21,1-2)" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 6]. (CCC 757) La Chiesa che è chiamata "Gerusalemme che è in alto" e "madre nostra" (Gal 4,26) [Ap 12,17], viene pure descritta come l'immacolata Sposa dell'Agnello immacolato, [Ap 19,7; 21,2.9; 22,17], Sposa che Cristo "ha amato […] e per la quale ha dato se stesso, al fine di renderla santa" (Ef 5,25-26), che si è associata con patto indissolubile e che incessantemente "nutre e […] cura" (Ef 5,29)" [Conc. Vat. II, Lumen gentium, 6].


Per la sua universalità la Chiesa può costituire un legame strettissimo
tra comunità e nazioni

[GS 42e] Inoltre, siccome in forza della sua missione e della sua natura non è legata ad alcuna particolare forma di cultura umana o sistema politico, economico, o sociale, la Chiesa per questa sua universalità può costituire un legame strettissimo tra le diverse comunità umane e nazioni, purché queste abbiano fiducia in lei e le riconoscano di fatto una vera libertà per il compimento della sua missione.
(CCC 758) Per scrutare il mistero della Chiesa, è bene considerare innanzitutto la sua origine nel disegno della Santissima Trinità e la sua progressiva realizzazione nella storia. (CCC 760) "Il mondo fu creato in vista della Chiesa", dicevano i cristiani dei primi tempi [Erma, Pastor, 8, 1 (Visio 2, 4, 1);  cf. Aristide, Apologia, 16, 7; San Giustino, Apologia, 2, 7: PG 6, 456]. Dio ha creato il mondo in vista della comunione alla sua vita divina, comunione che si realizza mediante la "convocazione" degli uomini in Cristo, e questa "convocazione" è la Chiesa. La Chiesa è il fine di tutte le cose [Sant'Epifanio, Panarion, 1, 1, 5 Haereses, 2,4: PG 41, 181] e le stesse vicissitudini dolorose, come la caduta degli angeli e il peccato dell'uomo, furono permesse da Dio solo in quanto occasione e mezzo per dispiegare tutta la potenza del suo braccio, tutta l'immensità d'amore che voleva donare al mondo: "Come la volontà di Dio è un atto, e questo atto si chiama mondo, così la sua intenzione è la salvezza dell'uomo, ed essa si chiama Chiesa" [Clemente d'Alessandria, Paedagogus, 1, 6, 27, 2: PG 8, 281].


Superare ogni dissenso tra nazioni e razze
e consolidare le legittime associazioni umane

[GS 42f] Per questo motivo la Chiesa esorta i suoi figli, come pure tutti gli uomini, a superare, in questo spirito di famiglia proprio dei figli di Dio, ogni dissenso tra nazioni e razze, e a consolidare interiormente le legittime associazioni umane.
(CCC 761) La convocazione del Popolo di Dio ha inizio nel momento in cui il peccato distrugge la comunione degli uomini con Dio e quella degli uomini tra di loro. La convocazione della Chiesa è, per così dire, la reazione di Dio di fronte al caos provocato dal peccato. Questa riunificazione si realizza segretamente in seno a tutti i popoli: "Chi teme" Dio "e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto" (At 10,35: Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 9; 13; 16). (CCC 762) La preparazione remota della riunione del Popolo di Dio comincia con la vocazione di Abramo, al quale Dio promette che diverrà padre di "un grande popolo" (Gen 12,2; cf. Gen 15,5-6). La preparazione immediata comincia con l'elezione di Israele come Popolo di Dio [Es 19,5-6; Dt 7,6]. Con la sua elezione, Israele deve essere il segno della riunione futura di tutte le nazioni [Is 2,2-5; Mi 4,1-4]. Ma già i profeti accusano Israele di aver rotto l'Alleanza e di essersi comportato come una prostituta [Os 1; Is 1,2-4; Ger 2; ecc]. Essi annunziano un'Alleanza Nuova ed Eterna [Ger 31,31-34; Is 55,3]. "Cristo istituì questo Nuovo Patto" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 9].


Gran rispetto per il vero, buono e giusto che l'umanità crea
nelle sue istituzioni

[GS 42g] Il Concilio, dunque, considera con grande rispetto tutto ciò che di vero, di buono e di giusto si trova nelle istituzioni, pur così diverse, che la umanità si è creata e continua a crearsi. Dichiara inoltre che la Chiesa vuole aiutare e promuovere tutte queste istituzioni, per quanto ciò dipende da lei ed è compatibile con la sua missione. Niente le sta più a cuore che di servire al bene di tutti e di potersi liberamente sviluppare sotto qualsiasi regime che rispetti i diritti fondamentali della persona e della famiglia e riconosca le esigenze del bene comune.
(CCC 775) "La Chiesa è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 1]. Essere il sacramento dell'intima unione degli uomini con Dio: ecco il primo fine della Chiesa. Poiché la comunione tra gli uomini si radica nell'unione con Dio, la Chiesa è anche il sacramento dell'unità del genere umano. In essa, tale unità è già iniziata poiché essa raduna uomini "di ogni nazione, razza, popolo e lingua" (Ap 7,9); nello stesso tempo, la Chiesa è "segno e strumento" della piena realizzazione di questa unità che deve ancora compiersi. (CCC 776) In quanto sacramento, la Chiesa è strumento di Cristo. Nelle sue mani essa è lo "strumento della Redenzione di tutti" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 9], "il sacramento universale della salvezza" [Lumen gentium, 48], attraverso il quale Cristo "svela e insieme realizza il mistero dell'amore di Dio verso l'uomo" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 45]. Essa "è il progetto visibile dell'amore di Dio per l'umanità" [Paolo VI, Discorso al Sacro Collegio dei Cardinali (22 giugno 1973)], progetto che vuole "la costituzione di tutto il genere umano nell'unico Popolo di Dio, la sua riunione nell'unico Corpo di Cristo, la sua edificazione nell'unico tempio dello Spirito Santo" [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 7; Lumen gentium, 17].

n. 43 - Aiuto che la Chiesa intende dare all'attività umana
per mezzo dei cristiani.


Compiere fedelmente i doveri terreni guidati dallo spirito del Vangelo

[GS 43a] Il Concilio esorta i cristiani, cittadini dell'una e dell'altra città, di sforzarsi di compiere fedelmente i propri doveri terreni, facendosi guidare dallo spirito del Vangelo. Sbagliano coloro che, sapendo che qui noi non abbiamo una cittadinanza stabile ma che cerchiamo quella futura (93), pensano che per questo possono trascurare i propri doveri terreni, e non riflettono che invece proprio la fede li obbliga ancora di più a compierli, secondo la vocazione di ciascuno (94). A loro volta non sono meno in errore coloro che pensano di potersi immergere talmente nelle attività terrene, come se queste fossero del tutto estranee alla vita religiosa, la quale consisterebbe, secondo loro, esclusivamente in atti di culto e in alcuni doveri morali. La dissociazione, che si costata in molti, tra la fede che professano e la loro vita quotidiana, va annoverata tra i più gravi errori del nostro tempo. Contro questo scandalo (95) già nell'Antico Testamento elevavano con veemenza i loro rimproveri i profeti e ancora di più Gesù Cristo stesso, nel Nuovo Testamento, minacciava gravi castighi (96).

(93) Cf. Eb 13,14.
(94) Cf. 2Ts 3,6-13; Ef 4,28.
(95) Cf. Is 58,1-12.
(96) Cf. Mt 23,3-33; Mc 7,10-13.
(CCC 1701) "Cristo […], proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22]. E' in Cristo,"immagine del Dio invisibile" (Col 1,15) [2Cor 4,4 ] che l'uomo è stato creato ad "immagine e somiglianza" del Creatore. E' in Cristo, Redentore e Salvatore, che l'immagine divina, deformata nell'uomo dal primo peccato, è stata restaurata nella sua bellezza originale e nobilitata dalla grazia di Dio [Gaudium et spes, 22]. (CCC 1702) L'immagine divina è presente in ogni uomo. Risplende nella comunione delle persone, a somiglianza dell'unità delle persone divine tra loro.


Non si crei un'opposizione artificiale tra le attività professionali e sociali
e la vita religiosa

[GS 43b] Non si crei perciò un'opposizione artificiale tra le attività professionali e sociali da una parte, e la vita religiosa dall'altra. Il cristiano che trascura i suoi impegni temporali, trascura i suoi doveri verso il prossimo, anzi verso Dio stesso, e mette in pericolo la propria salvezza eterna. Gioiscano piuttosto i cristiani, seguendo l'esempio di Cristo che fu un artigiano, di poter esplicare tutte le loro attività terrene unificando gli sforzi umani, domestici, professionali, scientifici e tecnici in una sola sintesi vitale insieme con i beni religiosi, sotto la cui altissima direzione tutto viene coordinato a gloria di Dio
(CCC 1710) "Cristo […] svela pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22]. (CCC 1711) Dotata di un'anima spirituale, d'intelligenza e di volontà, la persona umana fin dal suo concepimento è ordinata a Dio e destinata alla beatitudine eterna. Essa raggiunge la propria perfezione nel cercare ed amare il vero e il bene [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 15]. (CCC 1712) La vera libertà […] è nell'uomo "segno altissimo dell'immagine divina" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 17]. (CCC 1713) L'uomo è tenuto a seguire la legge morale che lo spinge "a fare il bene e a fuggire il male" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 16]. Questa legge risuona nella sua coscienza. (CCC 1714) L'uomo, ferito nella propria natura dal peccato originale, è soggetto all'errore ed incline al male nell'esercizio della sua libertà. (CCC 1715) Chi crede in Cristo ha la vita nuova nello Spirito Santo. La vita morale, cresciuta e maturata nella grazia, arriva a compimento nella gloria del cielo.


Ai laici spettano propriamente gli impegni e le attività temporali

[GS 43c] Ai laici spettano propriamente, anche se non esclusivamente, gli impegni e le attività temporali. Quando essi, dunque, agiscono quali cittadini del mondo, sia individualmente sia associati, non solo rispetteranno le leggi proprie di ciascuna disciplina, ma si sforzeranno di acquistare una vera perizia in quei campi. Daranno volentieri la loro cooperazione a quanti mirano a identiche finalità. Nel rispetto delle esigenze della fede e ripieni della sua forza, escogitino senza tregua nuove iniziative, ove occorra, e ne assicurino la realizzazione.
(CCC 897) "Col nome di laici si intendono qui tutti i fedeli a esclusione dei membri dell'ordine sacro e dello stato religioso riconosciuto dalla Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col Battesimo e costituiti popolo di Dio, e nella loro misura resi partecipi della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, per la loro parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo cristiano" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 31]. (CCC 898) "Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. […] A loro quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le realtà temporali, alle quali essi sono strettamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo, e crescano e siano di lode al Creatore e al Redentore" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 31].


Spetta alla loro coscienza inscrivere la legge divina nella vita terrena

[GS 43d] Spetta alla loro coscienza, già convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Dai sacerdoti i laici si aspettino luce e forza spirituale. Non pensino però che i loro pastori siano sempre esperti a tal punto che, ad ogni nuovo problema che sorge, anche a quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta, o che proprio a questo li chiami la loro missione; assumano invece essi, piuttosto, la propria responsabilità, alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del Magistero (97).

(97) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Mater et Magistra: IV AAS 53 (1961), pp. 456-457 e I: l.c., pp. 407, 410-411.
(CCC 899) L'iniziativa dei cristiani laici è particolarmente necessaria quando si tratta di scoprire, di ideare mezzi per permeare delle esigenze della dottrina e della vita cristiana le realtà sociali, politiche ed economiche. Questa iniziativa è un elemento normale della vita della Chiesa: "I fedeli laici si trovano sulla linea più avanzata della vita della Chiesa; grazie a loro, la Chiesa è il principio vitale della società. Per questo essi soprattutto devono avere una coscienza sempre più chiara non soltanto di appartenere alla Chiesa, ma di essere la Chiesa, cioè la comunità dei fedeli sulla terra sotto la guida dell'unico capo, il Papa, e dei Vescovi in comunione con lui. Essi sono la Chiesa" [Pio XII, Discorso ai nuovi Cardinali (20 febbraio 1946); citato da Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 9].


Mantenere sempre la mutua carità e curare in primo luogo il bene comune

[GS 43e] Per lo più sarà la stessa visione cristiana della realtà che li orienterà, in certe circostanze, a una determinata soluzione. Tuttavia, altri fedeli altrettanto sinceramente potranno esprimere un giudizio diverso sulla medesima questione, come succede abbastanza spesso e legittimamente. Ché se le soluzioni proposte da un lato o dall'altro, anche oltre le intenzioni delle parti, vengono facilmente da molti collegate con il messaggio evangelico, in tali casi ricordino essi che nessuno ha il diritto di rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione l'autorità della Chiesa. Invece cerchino sempre di illuminarsi vicendevolmente attraverso un dialogo sincero, mantenendo sempre la mutua carità e avendo cura in primo luogo del bene comune.
(CCC 900) I laici, come tutti i fedeli, in virtù del Battesimo e della Confermazione, ricevono da Dio l'incarico dell'apostolato; pertanto hanno l'obbligo e godono del diritto, individualmente o riuniti in associazioni, di impegnarsi affinché il messaggio divino della salvezza sia conosciuto e accolto da tutti gli uomini e su tutta la terra; tale obbligo è ancora più pressante nei casi in cui solo per mezzo loro gli uomini possono ascoltare il Vangelo e conoscere Cristo. Nelle comunità ecclesiali, la loro azione è così necessaria che, senza di essa, l'apostolato dei Pastori, la maggior parte delle volte, non può raggiungere il suo pieno effetto [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 33].


Laici: animare il mondo con spirito cristiano e testimoniare Cristo
in ogni circostanza

[GS 43f] I laici, che hanno responsabilità attive dentro tutta la vita della Chiesa, non solo son tenuti a procurare l'animazione del mondo con lo spirito cristiano, ma sono chiamati anche ad essere testimoni di Cristo in ogni circostanza e anche in mezzo alla comunità umana.
(CCC 904) "Cristo […] adempie la sua funzione profetica… non solo per mezzo della gerarchia, […] ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni" dotandoli "del senso della fede e della grazia della parola" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 35]: "Istruire qualcuno per condurlo alla fede è il compito di ogni predicatore e anche di ogni credente" [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 71, 4, ad 3].


Vescovi e preti: pervadere tutte le attività terrene dei fedeli
con la luce del Vangelo

[GS 43g] I vescovi, poi, cui è affidato l'incarico di reggere la Chiesa di Dio, devono insieme con i loro preti predicare il messaggio di Cristo in modo tale che tutte le attività terrene dei fedeli siano pervase dalla luce del Vangelo. Inoltre i pastori tutti ricordino che essi con la loro quotidiana condotta e con la loro sollecitudine (98) mostrano al mondo un volto della Chiesa, in base al quale gli uomini si fanno un giudizio sulla efficacia e sulla verità del messaggio cristiano. Con la vita e con la parola, uniti ai religiosi e ai loro fedeli, dimostrino che la Chiesa, già con la sola sua presenza, con tutti i doni che contiene, è sorgente inesauribile di quelle forze di cui ha assoluto bisogno il mondo moderno.

(98) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, cap. III, n. 28: AAS 57 (1965), pp. 34-35 [pag. 185ss].
(CCC 886) "I Vescovi, singolarmente presi, sono il principio visibile e il fondamento dell'unità nelle loro Chiese particolari" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 23]. In quanto tali "esercitano il loro pastorale governo sopra la porzione del Popolo di Dio che è stata loro affidata", [Ib.] coadiuvati dai presbiteri e dai diaconi. Ma, in quanto membri del Collegio episcopale, ognuno di loro è partecipe della sollecitudine per tutte le Chiese, [Conc. Ecum. Vat. II, Christus Dominus, 3] e la esercita innanzi tutto "reggendo bene la propria Chiesa come porzione della Chiesa universale", contribuendo così "al bene di tutto il corpo mistico che è pure il corpo delle Chiese" [Lumen gentium, 23]. Tale sollecitudine si estenderà particolarmente ai poveri [Gal 2,10], ai perseguitati per la fede, come anche ai missionari che operano in tutta la terra.


Sacerdoti: studio assiduo, responsabilità,
eliminare ogni motivo di dispersione

[GS 43h] Con lo studio assiduo si rendano capaci di assumere la propria responsabilità nel dialogo col mondo e con gli uomini di qualsiasi opinione. Soprattutto però abbiano in mente le parole di questo Concilio: «Siccome oggi l'umanità va sempre più organizzandosi in unità civile, economica e sociale, è tanto più necessario che i sacerdoti, unendo sforzi e mezzi sotto la guida dei vescovi e del sommo Pontefice, eliminino ogni motivo di dispersione, affinché tutto il genere umano sia ricondotto all'unità della famiglia di Dio» (99).

(99) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, cap. III, n. 28: AAS, l.c., pp. 35-36 [pag. 185ss].
(CCC 767) "Compiuta l'opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra, il giorno di pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare continuamente la Chiesa" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 4]. Allora "la Chiesa fu manifestata pubblicamente alla moltitudine [ed] ebbe inizio attraverso la predicazione la diffusione del Vangelo" [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 4]. Essendo "convocazione" di tutti gli uomini alla salvezza, la Chiesa è missionaria per sua natura, inviata da Cristo a tutti i popoli, per farli discepoli [Mt 28,19-20; Ad gentes, 2; 5-6]. (CCC 731) Il giorno di pentecoste (al termine delle sette settimane pasquali), la pasqua di Cristo si compie nell'effusione dello Spirito Santo, che è manifestato, donato e comunicato come Persona divina: dalla sua pienezza, Cristo, Signore, effonde a profusione lo Spirito [At 2,33-36].


Ricordare l'umana debolezza di coloro cui è affidato il Vangelo

[GS 43i] Benché la Chiesa, per la virtù dello Spirito Santo, sia rimasta la sposa fedele del suo Signore e non abbia mai cessato di essere segno di salvezza nel mondo, essa tuttavia non ignora affatto che tra i suoi membri sia chierici che laici (100), nel corso della sua lunga storia, non sono mancati di quelli che non furono fedeli allo Spirito di Dio. E anche ai nostri giorni sa bene la Chiesa quanto distanti siano tra loro il messaggio ch'essa reca e l'umana debolezza di coloro cui è affidato il Vangelo.

(100) Cf. S. AMBROGIO, De virginitate, cap. VIII, n. 48: PL 16, 278.
(CCC 846) [Fuori della Chiesa non c'è salvezza] Come bisogna intendere questa affermazione spesso ripetuta dai Padri della Chiesa? Formulata in modo positivo, significa che ogni salvezza viene da Cristo-Capo per mezzo della Chiesa che è il suo corpo: Il santo Concilio "insegna, appoggiandosi sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione, che questa Chiesa pellegrinante è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo, presente per noi nel suo corpo, che è la Chiesa, è il Mediatore e la Via della salvezza; ora egli, inculcando espressamente la necessità della fede e del Battesimo, ha insieme confermata la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano mediante il Battesimo come per la porta. Perciò non potrebbero salvarsi quegli uomini, i quali, non ignorando che la Chiesa cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù Cristo fondata come necessaria, non avessero tuttavia voluto entrare in essa o in essa perseverare" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 14]. (CCC 847) Questa affermazione non si riferisce a coloro che, senza loro colpa, ignorano Cristo e la Chiesa: "Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, e tuttavia cercano sinceramente Dio, e sotto l'influsso della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di Dio, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 16].


Purificarsi e a rinnovarsi perché Cristo risplenda chiaramente
sul volto della Chiesa

[GS 43l] Qualunque sia il giudizio che la storia dà di tali difetti, noi dobbiamo esserne consapevoli e combatterli con forza, perché non ne abbia danno la diffusione del Vangelo. Così pure la Chiesa sa bene quanto essa debba continuamente maturare imparando dall'esperienza di secoli, nel modo di realizzare i suoi rapporti col mondo. Guidata dallo Spirito Santo, la madre Chiesa non si stancherà di «esortare i suoi figli a purificarsi e a rinnovarsi, perché il segno di Cristo risplenda ancor più chiaramente sul volto della Chiesa» (101).

(101) CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, cap. II, n. 15: AAS 57 (1965), p. 20 [pag. 149ss].
(CCC 848) "Benché Dio, attraverso vie a lui note, possa portare gli uomini, che senza loro colpa ignorano il Vangelo, alla fede, senza la quale è impossibile piacergli [Eb 11,6], è tuttavia compito imprescindibile della Chiesa, ed insieme sacro diritto, evangelizzare" [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 7] tutti gli uomini. (CCC 1260) "Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22; Id., Lumen gentium, 16; Id., Ad gentes, 7]. Ogni uomo che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e compie la volontà di Dio come la conosce, può essere salvato. E' lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità. (CCC 1268) I battezzati sono divenuti "pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo" (1Pt 2,5). Per mezzo del Battesimo sono partecipi del sacerdozio di Cristo, della sua missione profetica e regale, sono "la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui" che li "ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (1Pt 2,9). Il Battesimo rende partecipi del sacerdozio comune dei fedeli.

n. 44 - L'aiuto che la Chiesa riceve dal mondo contemporaneo


La Chiesa non ignora quanto ricevuto da storia ed evoluzione
del genere umano

[GS 44a] Come è importante per il mondo che esso riconosca la Chiesa quale realtà sociale della storia e suo fermento, così pure la Chiesa non ignora quanto essa abbia ricevuto dalla storia e dall'evoluzione del genere umano.
(CCC 31) Creato a immagine di Dio, chiamato a conoscere e ad amare Dio, l'uomo che cerca Dio scopre alcune "vie" per arrivare alla conoscenza di Dio. Vengono anche chiamate "prove dell'esistenza di Dio", non nel senso delle prove ricercate nel campo delle scienze naturali, ma nel senso di "argomenti convergenti e convincenti" che permettono di raggiungere vere certezze. Queste "vie" per avvicinarsi a Dio hanno come punto di partenza la creazione: il mondo materiale e la persona umana. (CCC 32) Il mondo: partendo dal movimento e dal divenire, dalla contingenza, dall'ordine e dalla bellezza del mondo si può giungere a conoscere Dio come origine e fine dell'universo. San Paolo riguardo ai pagani afferma "Ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità" (Rm 1,19-20) [At 14,15; 14,17;  17,27-28; Sap 13,1-9]. E sant'Agostino dice: "Interroga la bellezza della terra, del mare, dell'aria rarefatta e dovunque espansa; interroga la bellezza del cielo [...] interroga tutte queste realtà. Tutte ti risponderanno: guardaci pure e osserva come siamo belle. La loro bellezza è come un loro inno di lode ["confessio"]. Ora, queste creature, così belle ma pur mutevoli, chi le ha fatte se non uno che è bello ["Pulcher"] in modo immutabile?" [Sant'Agostino, Sermo  241, 2: PL 38, 1134].


Esperienza, progresso, scienza, cultura svelano la natura dell'uomo
e aprono nuove vie alla verità

[GS 44b] L'esperienza dei secoli passati, il progresso della scienza, i tesori nascosti nelle varie forme di cultura umana, attraverso cui si svela più appieno la natura stessa dell'uomo e si aprono nuove vie verso la verità, tutto ciò è di vantaggio anche per la Chiesa. Essa, infatti, fin dagli inizi della sua storia, imparò ad esprimere il messaggio di Cristo ricorrendo ai concetti e alle lingue dei diversi popoli; inoltre si sforzò di illustrarlo con la sapienza dei filosofi: e ciò allo scopo di adattare il Vangelo, nei limiti convenienti, sia alla comprensione di tutti, sia alle esigenze dei sapienti.
(CCC 852) Le vie della missione. "Lo Spirito Santo è il protagonista di tutta la missione ecclesiale" [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 21]. È lui che conduce la Chiesa sulle vie della missione. Essa continua e sviluppa nel corso della storia la missione del Cristo stesso, inviato a portare la Buona Novella ai poveri; "sotto l'influsso dello Spirito di Cristo, la Chiesa deve procedere per la stessa strada seguita da Cristo, la strada cioè della povertà, dell'obbedienza, del servizio e del sacrificio di se stesso, fino alla morte, da cui uscì vincitore con la sua risurrezione" [Conc. Vat. II, Ad gentes, 5]. È così che "il sangue dei martiri è seme di cristiani" [Tertulliano, Apologeticum, 50, 13: PL 1, 603]. (CCC 853) Ma anche in questo nostro tempo sa bene la Chiesa "quanto distanti siano tra loro il messaggio ch'essa reca e l'umana debolezza di coloro cui è affidato il Vangelo" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 43]. Solo applicandosi incessantemente "alla penitenza e al rinnovamento" [Id., Lumen gentium, 8; 15] e "camminando per l'angusta via della croce", [Id., Ad gentes, 1] il popolo di Dio può estendere il regno di Cristo [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 12-20]. Infatti, "come Cristo ha compiuto la sua opera di Redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza" [Lumen gentium, 8].


L'adattamento della predicazione della parola rivelata rimane la legge
di ogni evangelizzazione

[GS 44c] E tale adattamento della predicazione della parola rivelata deve rimanere la legge di ogni evangelizzazione. Così, infatti, viene sollecitata in ogni popolo la capacità di esprimere secondo il modo proprio il messaggio di Cristo, e al tempo stesso viene promosso uno scambio vitale tra la Chiesa e le diverse culture dei popoli (102).

(102) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, cap. II, n. 13: AAS 57 (1965), p. 17 [pag. 143ss].
(CCC 1) Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura bontà, ha liberamente creato l'uomo per renderlo partecipe della sua vita beata. Per questo, in ogni tempo e in ogni luogo, egli è vicino all'uomo. Lo chiama e lo aiuta a cercarlo, a conoscerlo, e ad amarlo con tutte le forze. Convoca tutti gli uomini, che il peccato ha disperso, nell'unità della sua famiglia, la Chiesa. Per fare ciò, nella pienezza dei tempi ha mandato il Figlio suo come Redentore e Salvatore. In lui e mediante lui, Dio chiama gli uomini a diventare, nello Spirito Santo, suoi figli adottivi e perciò eredi della sua vita beata. (CCC 2) Affinché questo appello risuonasse per tutta la terra, Cristo ha inviato gli Apostoli che aveva scelto, dando loro il mandato di annunziare il Vangelo: "Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,19-20). Forti di questa missione, gli Apostoli "partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano" (Mc 16,20). (CCC 3) Coloro che, con l'aiuto di Dio, hanno accolto l'invito di Cristo e vi hanno liberamente risposto, a loro volta sono stati spinti dall'amore di Cristo ad annunziare ovunque nel mondo la Buona Novella. Questo tesoro ricevuto dagli Apostoli è stato fedelmente custodito dai loro successori. Tutti i credenti in Cristo sono chiamati a trasmetterlo di generazione in generazione, annunziando la fede, vivendola nell'unione fraterna e celebrandola nella liturgia e nella preghiera [At 2,42].


Il popolo di Dio ascolti, discerna, interpreti i linguaggi del nostro tempo
e li giudichi alla luce della parola di Dio

[GS 44d] Allo scopo di accrescere tale scambio, oggi soprattutto, che i cambiamenti sono così rapidi e tanto vari i modi di pensare, la Chiesa ha bisogno particolare dell'apporto di coloro che, vivendo nel mondo, ne conoscono le diverse istituzioni e discipline e ne capiscono la mentalità, si tratti di credenti o di non credenti. È dovere di tutto il popolo di Dio, soprattutto dei pastori e dei teologi, con l'aiuto dello Spirito Santo, ascoltare attentamente, discernere e interpretare i vari linguaggi del nostro tempo, e saperli giudicare alla luce della parola di Dio, perché la verità rivelata sia capita sempre più a fondo, sia meglio compresa e possa venir presentata in forma più adatta.
(CCC 790) I credenti che rispondono alla Parola di Dio e diventano membra del Corpo di Cristo, vengono strettamente uniti a Cristo: "In quel Corpo la vita di Cristo si diffonde nei credenti che attraverso i sacramenti vengono uniti in modo arcano ma reale a Cristo che ha sofferto ed è stato glorificato" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7]. Ciò è particolarmente vero del Battesimo, in virtù del quale siamo uniti alla morte e alla risurrezione di Cristo [Rm 6,4-5; 1Cor 12,13], e dell'Eucaristia, mediante la quale "partecipando realmente al Corpo del Signore" "siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi" [Lumen gentium, 7]. (CCC 791) L'unità del corpo non elimina la diversità delle membra: "Nell'edificazione del Corpo di Cristo vige la diversità delle membra e delle funzioni. Uno è lo Spirito, il quale per l'utilità della Chiesa distribuisce i suoi vari doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza e alle necessità dei servizi" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7]. L'unità del Corpo mistico genera e stimola tra i fedeli la carità: "E quindi se un membro soffre, soffrono con esso tutte le altre membra; se un membro è onorato, ne gioiscono con esso tutte le altre membra" [Lumen gentium, 7]. Infine, l'unità del Corpo mistico vince tutte le divisioni umane: "Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più né giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Gal 3,27-28).


La Chiesa riceve con gratitudine aiuti da uomini di ogni grado e condizione

[GS 44e] La Chiesa, avendo una struttura sociale visibile, che è appunto segno della sua unità in Cristo, può essere arricchita, e lo è effettivamente, dallo sviluppo della vita sociale umana non perché manchi qualcosa nella costituzione datale da Cristo, ma per conoscere questa più profondamente, per meglio esprimerla e per adattarla con più successo ai nostri tempi. Essa sente con gratitudine di ricevere, nella sua comunità non meno che nei suoi figli singoli, vari aiuti dagli uomini di qualsiasi grado e condizione.
(CCC 795) Cristo e la Chiesa formano, dunque, il "Cristo totale" ["Christus totus"]. La Chiesa è una con Cristo. I santi hanno una coscienza vivissima di tale unità: "Rallegriamoci, rendiamo grazie a Dio, non soltanto perché ci ha fatti diventare cristiani, ma perché ci ha fatto diventare Cristo stesso. Vi rendete conto, fratelli, di quale grazia ci ha fatto Dio, donandoci Cristo come Capo? Esultate, gioite, siamo divenuti Cristo. Se egli è il Capo, noi siamo le membra: siamo un uomo completo, egli e noi. […] Pienezza di Cristo: il Capo e le membra. Qual è la Testa, e quali sono le membra? Cristo e la Chiesa" [Sant'Agostino, In Johannis evangelium tractatus, 21, 8: PL 35, 1568]. "Redemptor noster unam se personam cum sancta Ecclesia, quam assumpsit, exhibuit - Il nostro Redentore presentò se stesso come unica persona unita alla santa Chiesa, da lui assunta" [San Gregorio Magno, Moralia in Job, Praefatio, 6, 4: PL 75, 525]. "Caput et membra, quasi una persona mystica - Capo e membra sono, per così dire, una sola persona mistica" [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 48, 2, ad 1]. Una parola di Santa Giovanna d'Arco ai suoi giudici riassume la fede dei santi dottori ed esprime il giusto sentire del credente: "A mio avviso, Gesù Cristo e la Chiesa sono un tutt'uno, e non bisogna sollevare difficoltà" [Santa Giovanna d'Arco, Dictum:  Procès de condamnation].


La Chiesa confessa che molto giovamento le è venuto da oppositori,
quanti l'avversano e perseguitano

[GS 44f] Chiunque promuove la comunità umana nell'ordine della famiglia, della cultura, della vita economica e sociale, come pure della politica, sia nazionale che internazionale, porta anche non poco aiuto, secondo il disegno di Dio, alla comunità della Chiesa, nella misura in cui questa dipende da fattori esterni. Anzi, la Chiesa confessa che molto giovamento le è venuto e le può venire perfino dall'opposizione di quanti la avversano o la perseguitano (103).

(103) Cf. GIUSTINO, Dialogus cum Triphone, cap. 110: PG 6, 729; ed. Otto, 1897, pp. 391-393: "...ma quanto più ci vengono inflitte queste pene, tanto più altri diventano fedeli e pii per il nome di Gesù". Cf. TERTULLIANO, Apologeticus, cap. L, 13: PL 1, 534; Corpus Christ., ser. lat. I, p. 171: "Diventiamo anzi sempre di più ogni volta che siamo mietuti da voi: il sangue dei Cristiani è seme!"). Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, cap. II, n. 9: AAS 57 (1965), p. 14 [pag. 133ss].
(CCC 796) L'unità di Cristo e della Chiesa, Capo e membra del Corpo, implica anche la distinzione dei due in una relazione personale. Questo aspetto spesso viene espresso con l'immagine dello sposo e della sposa. Il tema di Cristo Sposo della Chiesa è stato preparato dai profeti e annunziato da Giovanni Battista [Gv 3,29]. Il Signore stesso si è definito come lo "Sposo" (Mc 2,19) [Mt 22,1-14; 25,1-13]. L'Apostolo presenta la Chiesa e ogni fedele, membro del suo corpo, come una Sposa "fidanzata" a Cristo Signore, per formare con lui un solo Spirito [1Cor 6,15-17; 2Cor 11,2]. Essa è la Sposa senza macchia dell' Agnello immacolato [Ap 22,17; Ef 1,4; 5,27]; che Cristo ha amato e per la quale ha dato se stesso, "per renderla santa" (Ef 5,26), che ha unito a sé con una Alleanza eterna e di cui non cessa di prendersi cura come del suo proprio corpo [Ef 5,29]. "Ecco il Cristo totale, capo e corpo, uno solo formato da molti. […] Sia il capo a parlare, o siano le membra, è sempre Cristo che parla: parla nella persona del capo ["ex persona capitis"], parla nella persona del corpo ["ex persona corporis"]. Che cosa, infatti, sta scritto? "Saranno due in una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa" (Ef 5,31-32). E Cristo stesso nel Vangelo: "Non sono più due, ma una carne sola" (Mt 19,6). Difatti, come ben sapete, queste persone sono sì due, ma poi diventano una sola nell'unione sponsale. [...] Dice di essere "sposo" in quanto capo, e "sposa" in quanto corpo" [Sant'Agostino, Enarratio in Psalmum 74, 4: PL 37, 948-949].

n. 45 - Cristo, l'alfa e l'omega


La Chiesa ha di mira solo il fine del regno di Dio e la salvezza
dell'intera umanità

[GS 45a] La Chiesa, nel dare aiuto al mondo come nel ricevere molto da esso, ha di mira un solo fine: che venga il regno di Dio e si realizzi la salvezza dell'intera umanità. Tutto ciò che di bene il popolo di Dio può offrire all'umana famiglia, nel tempo del suo pellegrinaggio terreno, scaturisce dal fatto che la Chiesa è «l'universale sacramento della salvezza» (104) che svela e insieme realizza il mistero dell'amore di Dio verso l'uomo.

(104) CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, cap. VII, n. 48: AAS 57 (1965), p. 53 [pag. 233ss].
(CCC 797) "Quod est spiritus noster, id est anima nostra, ad membra nostra, hoc est Spiritus Sanctus ad membra Christi, ad corpus Christi, quod est Ecclesia - Quello che il nostro spirito, ossia la nostra anima, è per le nostre membra, lo stesso è lo Spirito Santo per le membra di Cristo, per il corpo di Cristo, che è la Chiesa" [Sant'Agostino, Sermo 268, 2: PL 38, 1232]. "Bisogna attribuire allo Spirito di Cristo, come ad un principio nascosto, il fatto che tutte le parti del corpo siano unite tanto fra loro quanto col loro sommo Capo, poiché egli risiede tutto intero nel Capo, tutto intero nel corpo, tutto intero in ciascuna delle sue membra" [Pio XII, Lett. enc. Mystici Corporis: DS 3808]. Lo Spirito Santo fa della Chiesa "il tempio del Dio vivente" (2Cor 6,16) [1Cor 3,16-17; Ef 2,21]. "È alla Chiesa che è stato affidato il dono di Dio. [...] In essa è stata posta la comunione con Cristo, cioè lo Spirito Santo, caparra dell'incorruttibilità, confermazione della nostra fede, scala per ascendere a Dio. […] Infatti, dove è la Chiesa, ivi è anche lo Spirito di Dio e dove è lo Spirito di Dio, ivi è la Chiesa e ogni grazia" [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 24, 1: PG 7, 966]. (CCC 905) I laici compiono la loro missione profetica anche mediante l'evangelizzazione, cioè con l'annunzio di Cristo "fatto con la testimonianza della vita e con la parola". Questa azione evangelizzatrice ad opera dei laici "acquista una certa nota specifica e una particolare efficacia, dal fatto che viene compiuta nelle comuni condizioni del secolo" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 35]: "Tale apostolato non consiste nella sola testimonianza della vita: il vero apostolo cerca le occasioni per annunziare Cristo con la parola, sia ai credenti [...] sia agli infedeli" [Id., Apostolicam actuositatem, 6; Id., Ad gentes, 15]. (CCC 906) Tra i fedeli laici coloro che ne sono capaci e che vi si preparano possono anche prestare la loro collaborazione alla formazione catechistica [Cf. CIC canoni 774; 776; 780], all'insegnamento delle scienze sacre [can. 229], ai mezzi di comunicazione sociale [can. 822, § 3].


Il Signore è: fine della storia, centro del genere umano, gioia d'ogni cuore, pienezza di ogni aspirazione

[GS 45b] Infatti il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è stato creato, si è fatto egli stesso carne, per operare, lui, l'uomo perfetto, la salvezza di tutti e la ricapitolazione universale. Il Signore è il fine della storia umana, «il punto focale dei desideri della storia e della civiltà», il centro del genere umano, la gioia d'ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni (105).

(105) CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium,  cap. VII, n. 48: AAS 57 (1965), p. 53 [pag. 233ss].
(CCC 429) Da questa amorosa conoscenza di Cristo nasce irresistibile il desiderio di annunziare, di "evangelizzare", e di condurre altri al "sì" della fede in Gesù Cristo. Nello stesso tempo si fa anche sentire il bisogno di conoscere sempre meglio questa fede. A tal fine, seguendo l'ordine del Simbolo della fede, saranno innanzi tutto presentati i principali titoli di Gesù: Cristo, Figlio di Dio, Signore (articolo 2). Il Simbolo successivamente confessa i principali misteri della vita di Cristo: quelli della sua incarnazione (articolo 3), quelli della sua pasqua (articoli 4 e 5), infine quelli della sua glorificazione (articoli 6 e 7). (CCC 430) Gesù in ebraico significa: "Dio salva". Al momento dell'annunciazione, l'angelo Gabriele dice che il suo nome proprio sarà Gesù, nome che esprime ad un tempo la sua identità e la sua missione [Lc 1,31]. Poiché nessuno "può rimettere i peccati se non Dio solo" (Mc 2,7), in Gesù, il suo Figlio eterno fatto uomo, egli "salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt 1,21). Così, in Gesù, Dio ricapitola tutta la sua storia di salvezza a vantaggio degli uomini.


Disegno del Padre: ricapitolare in Cristo tutte le cose del cielo e della terra

[GS 45c] Egli è colui che il Padre ha risuscitato da morte, ha esaltato e collocato alla sua destra, costituendolo giudice dei vivi e dei morti. Vivificati e radunati nel suo Spirito, come pellegrini andiamo incontro alla finale perfezione della storia umana, che corrisponde in pieno al disegno del suo amore: «Ricapitolare tutte le cose in Cristo, quelle del cielo come quelle della terra» (Ef 1,10).
(CCC 678) In linea con i profeti [Dn 7,10; Gl 3-4; Ml 3,19] e con Giovanni Battista [Mt 3,7-12] Gesù ha annunziato nella sua predicazione il giudizio dell'ultimo giorno. Allora saranno messi in luce la condotta di ciascuno [Mc 12,38-40] e il segreto dei cuori [Lc 12,1-3; Gv 3,20-21; Rm 2,16; 1Cor 4,5]. Allora verrà condannata l'incredulità colpevole che non ha tenuto in alcun conto la grazia offerta da Dio [Mt 11,20-24; 12,41-42]. L'atteggiamento verso il prossimo rivelerà l'accoglienza o il rifiuto della grazia e dell'amore divino [Mt 5,22; 7,1-5]. Gesù dirà nell'ultimo giorno: "Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40). (CCC 679) Cristo è Signore della vita eterna. Il pieno diritto di giudicare definitivamente le opere e i cuori degli uomini appartiene a lui in quanto Redentore del mondo. Egli ha "acquisito" questo diritto con la sua croce. Anche il Padre "ha rimesso ogni giudizio al Figlio" (Gv 5,22) [Gv 5,27; Mt 25,31; At 10,42; 17,31; 2Tm 4,1]. Ora, il Figlio non è venuto per giudicare, ma per salvare [Gv 3,17] e per donare la vita che è in lui [Gv 5,26]. È per il rifiuto della grazia nella vita presente che ognuno si giudica già da se stesso [Gv 3,18; 12,48], riceve secondo le sue opere [1Cor 3,12-15] e può anche condannarsi per l'eternità rifiutando lo Spirito d'amore [Mt 12,32; Eb 6,4-6; 10,26-31].


Io vengo e porto con me il premio, per retribuire ciascuno
secondo le sue opere

[GS 45d] Dice il Signore stesso: « Ecco, io vengo presto, e porto con me il premio, per retribuire ciascuno secondo le opere sue. Io sono l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo, il principio e il fine» (Ap 22,12-13).
(CCC 1021) La morte pone fine alla vita dell'uomo come tempo aperto all'accoglienza o al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo [2Tm 1,9-10]. Il Nuovo Testamento parla del giudizio principalmente nella prospettiva dell'incontro finale con Cristo alla sua seconda venuta, ma afferma anche, a più riprese, l'immediata retribuzione che, dopo la morte, sarà data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede. La parabola del povero Lazzaro [Lc 16,22] e la parola detta da Cristo in croce al buon ladrone [Lc 23,43] così come altri testi del Nuovo Testamento [2Cor 5,8; Fil 1,23; Eb 9,27; 12,23] parlano di una sorte ultima dell'anima [Mt 16,26] che può essere diversa per le une e per le altre. (CCC 1022) Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione [Concilio di Lione II, Professione di fede di Michele Paleologo: DS 856; Concilio di Firenze II, Decretum pro Graecis: DS 1304; Concilio di Trento, Decretum de Purgatorio: DS 1820] o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo [Concilio di Lione II, Professione di fede di Michele Paleologo: DS 857; Giovanni XXII, Bolla Ne super his: DS 991; Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: DS 1000-1001; Concilio di Firenze II, Decretum pro Graecis:  DS 1305], oppure si dannerà immediatamente per sempre [Concilio di Lione II, Professione di fede di Michele Paleologo: DS 858; Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: DS 1002; Concilio di Firenze, Decretum pro Graecis: DS 1306]. "Alla sera della vita, saremo giudicati sull'amore" [San Giovanni della Croce, Avisos y sentencias, 57]. (CCC 1039) Davanti a Cristo che è la Verità sarà definitivamente messa a nudo la verità sul rapporto di ogni uomo con Dio [Gv 12,48]. Il giudizio finale manifesterà, fino alle sue ultime conseguenze, il bene che ognuno avrà compiuto o avrà omesso di compiere durante la sua vita terrena: "Tutto il male che fanno i cattivi viene registrato a loro insaputa. Il giorno in cui Dio non tacerà [...] egli si volgerà verso i malvagi e dirà loro: Io avevo posto sulla terra i miei poverelli, per voi. Io, loro capo, sedevo nel cielo alla destra di mio Padre, ma sulla terra le mie membra avevano fame. Se voi aveste donato alle mie membra, il vostro dono sarebbe giunto fino al capo. Quando ho posto i miei poverelli sulla terra, li ho costituiti come vostri fattorini perché portassero le vostre buone opere nel mio tesoro: voi non avete posto nulla nelle loro mani, per questo non possedete nulla presso di me" [Sant'Agostino, Sermo 18, 4, 4: PL 38, 130-131].



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