Pasqua (A) - 2014


Parola che si fa vita

Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)

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"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


Domenica di Pasqua (A) (20 aprile 2014)
Andate a dire: È risorto dai morti (Mt 28,7)

2adomenica di Pasqua (A) (27 aprile 2014)
Mio Signore e mio Dio (Gv 20,28)

3a domenica di Pasqua (A) (4 maggio 2014)
Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero (Lc 24,31)

4a domenica di Pasqua (A) (11 maggio 2014)
Chiama le sue pecore, ciascuna per nome (Gv 10,3)

5a domenica di Pasqua (A) (18 maggio 2014)
Vado a prepararvi un posto (Gv 14,2)

6a domenica di Pasqua (A) (25 maggio 2014)
Chi ama me, sarà amato dal Padre mio (Gv 14,21)

Ascensione del Signore (A) (1° giugno 2014)
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli (Mt 28,19)

Pentecoste (A) (8 giugno 2014)
Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,22)


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Domenica di Pasqua (A) (20 aprile 2014)
Andate a dire: È risorto dai morti (Mt 28,7)

L'evangelista Matteo racconta che all'alba del primo giorno della settimana le donne si recano a visitare la tomba di Gesù. Aggiunge che ci fu un gran terremoto e che un angelo del Signore scese dal cielo. Sono "particolari simbolici" che ci dicono che l'evento della risurrezione manifesta il giudizio di Dio, segna la fine del vecchio mondo e l'inizio del nuovo; è il gesto definitivo di salvezza che impegna gli uomini ad una risposta di fede.
Matteo sottolinea che il crocifisso è risorto. A ricordarci (= ridare al cuore) che la via dell'amore percorsa fino in fondo e con ostinazione da Gesù è la via che porta alla vita e costruisce il mondo nuovo. L'amore è sembrato sconfitto sulla croce; in realtà, nel Risorto, è vittorioso: "Molte sono le esperienze che possono indurre l'uomo a perdere il senso dell'esistenza e a smarrirsi. L'esperienza, ad esempio, di una vita che promette e non mantiene, l'esperienza della vanità e della stoltezza, del peccato e della violenza. Il mondo nuovo anziché avvicinarsi sembra allontanarsi e la storia continua ad essere in mano ai potenti e ai prepotenti" (Bruno Maggioni). Ebbene la via dell'amore, della dedizione e dell'obbedienza a Dio, porta alla risurrezione. L'uomo, nell'amore dato e ricevuto, trova la sua verità più profonda, è un "vincente" perché è fondato sulla fedeltà dell'amore di Dio.

Testimonianza di Parola vissuta

Sembrava una banale influenza, ma il nostro bambino non riuscì a superarla. Dio volle prenderselo con sé e tutto sembrò caderci addosso. Ci trovammo improvvisamente senza di lui, schiacciati dal dolore. Gli amici cercavano di esserci vicini in tutti i modi, ascoltandoci per ore, e solo questa condivisione pareva alleggerire la sofferenza.
Un giorno Olga, un'amica, ci disse: "Provate a buttarvi ad amare coloro che soffrono. Solo pensando al dolore degli altri, possiamo riuscire a sopportare il nostro". Così abbiamo cominciato, proprio insieme ai nostri amici, a pensare ai bambini più soli ed emarginati, cercando anche di sensibilizzare tante persone della città con contatti personali, convegni, serate-spettacolo. Molti hanno dato qualcosa. Ora con i fondi raccolti è stata avviata una casa-famiglia per accogliere i bambini soli, in attesa di adozione o di affidamento. Certo il dolore riaffiora, le difficoltà non mancano. Ma siamo sostenuti dalla solidarietà che genera solidarietà.

E.G., Russia

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2a domenica di Pasqua (A) (27 aprile 2014)
Mio Signore e mio Dio (Gv 20,28)

L'esperienza pasquale ci accompagna ogni giorno; è un'esperienza profonda di incontro con Gesù, dialogo amoroso con Colui che può donarci la vita. L'incontro avviene con gli occhi del cuore, che fa palpitare di vero amore e converte.
Il Vangelo di questa domenica è il passaggio dalla paura alla gioia e al coraggio della fede. Il racconto ci presenta dapprima i discepoli in preda alla paura, poi ce li mostra pieni di fede e di slancio. Fra di loro c'è anche Tommaso; il Risorto lo invita a non essere incredulo, ma credente. Questo è un invito carico di bontà ad entrare in un'altra dimensione. Tommaso reagisce con una parola stupenda, la più solenne professione di fede che incontriamo nel Vangelo: Mio Signore e mio Dio.
E la fede nel Risorto vince la paura, condizione indispensabile per aprirsi al dono della gioia e della pace. Sì, perché la pace e la gioia fioriscono solo nella libertà e nel dono di sé. È Gesù Risorto che ci rende vincitori sulla paura, ci dà il coraggio della verità, della fedeltà alla sua Parola e della testimonianza.

Testimonianza di Parola vissuta

Un paio di settimane fa, di prima mattina, squilla il telefono in canonica: un papà sessantenne, dopo lunga malattia, è arrivato ormai alla fine. Faccio più in fretta che posso, ma quando arrivo è spirato da pochi minuti. Celebro egualmente l'Unzione degli Infermi, circondato da un clima di disperazione che mi imbarazza, non trovando parole e gesti adeguati.
La tentazione è quella di uscire subito, dopo le condoglianze di rito; vedo invece seduta in un angolo della stanza la figlia, giovane mamma, e mi siedo accanto a lei, prendendole la mano e stringendola forte. Questo gesto rilassa un po' anche me e passiamo così lunghi minuti, circondati dal trambusto di familiari e parenti che via via affollano la casa.
Non ricordavo di averle detto nulla di specifico, anche se, qualche giorno dopo, al primo incontro dei catechisti rivedo con sorpresa proprio lei, la figlia. Con un sorriso radioso mi viene incontro e mi spiega il motivo della sua presenza; era stata invitata da un'amica lì presente e aveva acconsentito ad iniziare il cammino come aiuto-catechista. Ma ciò che più mi ha colpito è stata la 'scintilla' del suo sì: "Mentre eravamo seduti accanto al papà, ricordi?, tu mi hai detto: 'Riuscirai a vincere il dolore se ti butti subito ad amare'. E qualche giorno dopo, alla richiesta della mia amica, ho cercato di mettere in pratica le tue parole... e ho sentito una gioia immensa. Eccomi qui!".
L'ho abbracciata forte, ringraziando lo Spirito Santo di questa luce che mi aiuta a rimanere sempre nell'amore, cercando così di donarlo a quanti incontro.

d.A.

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3a domenica di Pasqua (A) (4 maggio 2014)
Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero (Lc 24,31)

Oggi il Vangelo offre al nostro ascolto il noto episodio dei due discepoli di Emmaus. Essi compiono un cammino fisico perché si spostano da un luogo all'altro; ma il loro è soprattutto un cammino spirituale, perché maturano un nuovo rapporto con Gesù. Passano dalla presunzione di conoscere tutto di Lui ad una conoscenza autentica, tanto che l'evangelista Luca sente il bisogno di scrivere che "i loro occhi si aprirono e lo riconobbero".
Gesù insegna a capire il mistero della vita e la risurrezione, partendo dalla sofferenza e dalla morte. Fa questo avvicinando i due alla Scrittura e permettendo loro di accostarla in modo diverso. Camminando con i due, Gesù li aiuta a compiere quel passo decisivo che permette di scorgere la luce della vita.
Al termine del cammino, accetta l'invito a restare perché la sua missione non è ancora conclusa. Egli vuole ricordare che il cammino inizia con le Scritture e culmina nell'azione sacramentale dello spezzare il pane. I due prima lo vedevano e non lo riconoscevano, ora lo riconoscono e non lo vedono più. Ma ormai insieme con Gesù avevano imparato a "camminare nella storia", guardando con gli occhi di Dio. E questo basta.

Testimonianza di Parola vissuta

L'amministrazione capitolina, istituendo un "servizio speciale per gli immigrati", aveva chiesto a noi dipendenti la disponibilità ad esso. Avevo dato il mio assenso, ma avendo cercato di sapere, nell'edificio dove lavoro, chi altri avesse aderito all'invito, mi ero trovata di fronte a tanta avversione e a pregiudizi. Per molti colleghi, infatti, gli immigrati erano dei concorrenti per un lavoro o una casa.
A questo punto ho cercato di mettere in evidenza il valore dell'accoglienza del diverso da noi. Ma il muro da abbattere era alto. Con alcuni, che sapevo cristiani, ho focalizzato il discorso su un passo di san Paolo: "Accoglievi l'un l'altro come Cristo ha accolto voi…" (Rm 15,7). Tre colleghi hanno convenuto su questo dovere: "Forse ora siamo messi veramente alla prova come cristiani ed è tempo di testimoniarlo", dicevano.

A.F., Roma

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4a domenica di Pasqua (A) (11 maggio 2014)
Chiama le sue pecore, ciascuna per nome (Gv 10,3)

Oggi ascoltiamo Gesù, il pastore buono. Questa immagine faceva riferimento all'esperienza di Israele, popolo in origine nomade ed esprimeva il rapporto di Dio con il suo popolo. Parallelamente essa serviva anche ad indicare il comportamento dei capi religiosi, chiamati ad essere guide del popolo.
Gesù oggi riprende questa immagine del pastore buono e l'applica a se stesso. Il rapporto tra pastore e pecore è fatto di mutua intesa: lui cammina avanti, conoscendo il sentiero che porta ai pascoli, e le pecore stanno dietro, nell'atteggiamento di chi segue volentieri fidandosi. C'è un legame profondo tra pecore e pastore. Egli le chiama, ciascuna per nome.
Gesù instaura con ognuno di noi un rapporto unico. Ai suoi occhi nessuno di noi è un numero. Per ciascuno di noi Gesù ha un messaggio che risponde alle nostre attese, ai nostri interrogativi; per ciascuno Gesù traccia un percorso di luce, un sentiero di grazia. Come è importante vivere in profondità il rapporto con Gesù! Attraverso di Lui possiamo entrare nel mistero d'amore che trasfigura la nostra esistenza.

Testimonianza di Parola vissuta

Un ammalato che visito in ospedale, mi ha raccontato la sua esperienza di quanto sia importante per lui la "parola data". Dopo la morte di suo padre, ha ereditato una campagna di 30 ettari di uliveto. Non potendo condurla ha deciso di venderla. Ha fatto il preliminare e ha ricevuto la caparra. Dopo qualche giorno si è presentato un altro signore, offrendogli molto di più e disposto anche a rifondere il doppio della caparra se avesse rescisso il preliminare con il primo acquirente. La quantità maggiore di soldi lo sollecitava… Ne ha parlato con la mamma che gli ha risposto: "Tuo padre non è mai venuto meno alla parola data, figuriamoci ad una scrittura".
È bastato questo per eliminare ogni dubbio, rimanendo fedele al patto. Insieme abbiamo capito meglio l'Amore di Dio Padre che ci ha donato il suo Figlio e non ha ritirato mai la sua Promessa, perché la sua Parola è sempre fedele. Ciò che più di ogni cosa mi fa soffrire è la continua menzogna della società in cui stiamo vivendo. Nonostante tutto, voglio continuare a vedere Dio come Gesù mi ripete: "Sei un bugiardo se dici di amare Dio che non vedi, ma non ami il prossimo che vedi".

Totu P.

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5a domenica di Pasqua (A) (18 maggio 2014)
Vado a prepararvi un posto (Gv 14,2)

Gesù ha appena annunciato la sua morte. Agli apostoli, posti di fronte alla prospettiva di una separazione da Lui, nasce in cuore un turbamento. Il Maestro li invita a lottare contro questa agitazione della loro anima, che mette in pericolo la loro stessa fede, chiarendo ulteriormente il senso della sua missione. Egli se ne sta andando con una finalità precisa: vado a prepararvi un posto.
Pietro, che aveva reagito di fronte all'idea di una distanza incolmabile tra lui e il Maestro, ora riceve una promessa grandiosa: dimorare con il Maestro nella casa del Padre, in una comunione eterna ed intima con Gesù e con il Padre. Gesù stesso è la presenza visibile dell'amore di Dio in mezzo agli uomini; se non ci facciamo suoi compagni di viaggio è difficile entrare in questa vera e completa esperienza di amore.
È Gesù la via. Seguendolo, impareremo ad amare, amare sempre e di più, amare sempre per primi. Come ha fatto Lui: fino alla fine. Per occupare quel posto preparatoci non c'è che un solo cammino: quello dell'amore umile, paziente, misericordioso; lo stesso amore di Gesù per noi.

Testimonianza di Parola vissuta

Nella nostra città, tutte le domeniche in alcune parrocchie vengono allestite mense per extra-comunitari e barboni. Un giorno, eravamo un bel gruppetto di amici, ci siamo offerti di dare una mano anche noi ad apparecchiare la sala, accogliere le persone, servire a tavola e ascoltare le loro storie. Alcuni hanno voluto sapere chi eravamo e quando abbiamo detto che il nostro riferimento per fare quello che facevamo era il Vangelo, qualcuno a nome di tutti ha voluto ringraziarci pubblicamente per la nostra compagnia; altri hanno voluto fare una foto con noi.
Uno degli ospiti era così preso dall'atmosfera di famiglia che è rimasto ad aiutarci a sparecchiare e pulire fino alle tre del pomeriggio. Vedere nella gioia persone così spesso sole e nel dolore ci ha dato una felicità ancora più grande.

A., Padova

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6a domenica di Pasqua (A) (25 maggio 2014)
Chi ama me, sarà amato dal Padre mio (Gv 14,21)

Siamo nel contesto dell'Ultima Cena, dove Gesù ci comunica le verità più importanti per la nostra vita di discepoli. Egli promette di non lasciare orfani i suoi, impegnandosi a chiedere al Padre il dono dello Spirito, che rimanga con loro per sempre. È il modo nuovo della presenza di Gesù, unito così sia al Padre che ai suoi discepoli.
Sì, è la parola di Gesù accolta e vissuta che diventa il segno visibile del vero legame con Lui. Più che gesti straordinari, è richiesto uno stile di vita dove la fede fermenta e dà senso a tutto, dove la speranza è nutrita dall'azione di grazie della preghiera, dove la carità, crescendo, affratella e unisce. Per un cristiano importante è lo stile, il cuore, che vengono prima di ogni azione e di ogni legge.
Dice Papa Francesco, nella sua esortazione apostolica sulla gioia del Vangelo che «la Chiesa "in uscita" è la comunità dei discepoli missionari che prendono l'iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. E allora la comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l'iniziativa e l'ha preceduta nell'amore» (E.G. 24). "Chi ama me, sarà amato dal Padre".

Testimonianza di Parola vissuta

Per strada mi ferma un africano con un borsone: gira casa per casa vendendo roba. Sorridendo mi chiede: "Come sta tuo marito?". "Non sono sposata", rispondo. "Ah, allora il tuo ragazzo, come sta?". "Non ho neanche un ragazzo". Sentendo che studio infermieristica, racconta che fa l'ambulante perché anche sua figlia possa studiare.
Gli chiedo di lui, della sua famiglia. Non mi propone di comprare qualcosa, solo mi stringe forte la mano: "Grazie per questo tempo. Sei una persona buona. E sarai una brava infermiera!".
Momenti come questi ti regalano un po' di buonumore e di motivazione in più, senza chiedere niente in cambio.

Marta B., Udine

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Ascensione del Signore (A) (1° giugno 2014)
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli (Mt 28,19)

Il giorno dell'Ascensione non è il giorno dell'allontanarsi di Gesù dai suoi, ma è il giorno della sua signoria d'amore; ha appena affermato di possedere il potere ricevuto dal Padre e lo condivide con tutti gli uomini: è il potere del servizio, il potere dell'amore.
Mounier, un pensatore francese, qualifica l'amore attraverso cinque atti propri della persona: uscire da sé, comprendere-prendere su di sé, dare e darsi senza calcolo, essere fedele.
Andate dice Gesù: uscite da voi stessi, modulatevi sul ritmo del "tu", riconoscendone la singolarità e l'inesauribile ricchezza. Fate discepoli: prendete su di voi e assumete, condividete, fate comunione, in uno stile di donazione gratuita e generosa.
Andate: quello che avete visto e udito, trasmettetelo: tutti possano conoscere l'autentico volto di Dio, tutti possano rispondere al suo amore infinito, tutti possano giungere alla felicità che egli prepara. Andate: la parola affidata diventi una luce che rischiara ogni momento dell'esistenza, così che ogni uomo possa scoprire di essere figlio, infinitamente amato dal Padre celeste.

Testimonianza di Parola vissuta

Nel mio Paese, con l'accendersi delle rivalità tra etnie, tra cristiani e musulmani, sono iniziati saccheggi e stragi da entrambe le parti. Così, nei vari quartieri, si son formate delle truppe di sorveglianza per rendere più sicura la vita di tutti. Io facevo parte di quelle cristiane. Una notte, durante un giro di controllo, ci siamo imbattuti in un gruppo di sorveglianza musulmano. Siamo riusciti ad accerchiarli. I miei compagni erano intenzionati ad ucciderli, ma dentro di me risuonava l'invito di Gesù ad amare anche i nemici. Così ho proposto: "Risparmiamo questi ragazzi: in fondo sono, come noi, figli di Dio!". Dopo un lungo silenzio, la decisione unanime di lasciarli andare.

Samuel, Nigeria

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Pentecoste (A) (8 giugno 2014)
Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,22)

Oggi lo Spirito Santo è il grande festeggiato. È il dono del Risorto, che prolunga la missione di vita inaugurata dalla Pasqua. Gesù ci immerge nello Spirito di Dio, per rinnovare radicalmente la nostra esistenza. Attraverso lo Spirito donato e ricevuto noi diventiamo veramente figli di Dio. Egli ci aiuta a leggere la nostra storia, quella personale di singoli e quella collettiva dei popoli e dell'umanità, come storia sacra, come luogo di una Presenza. Lo Spirito ci fa cogliere il "filo d'oro" che unisce i piccoli frammenti della vita quotidiana e, legandoli insieme, ci fa cogliere il loro senso profondo.
Lo Spirito è principio di vita e di rinnovamento; sempre Egli "rinnova la faccia della terra". Lo Spirito poi sostiene il cammino del cristiano rendendolo missionario: è forza di testimonianza. Vivere nello Spirito significa imparare a diventare "signori" del mondo: non schiavi né delle cose né delle persone; significa imparare ad essere pienamente liberi e capaci di giungere al dono di sé; significa rendere viva, vitale, la propria vita, nella capacità di costruire relazioni significative con se stessi e con gli altri; significa infine essere costruttori di comunione perché lo Spirito è Colui che di molti fa un solo corpo.

Testimonianza di Parola vissuta

In ospedale per prelievi di routine. Al mio turno conquistato con sveglia all'alba e attesa di un'ora, alla cassa automatica, prima dei prelievi vedo che la cifra non è quella che sapevo, ma è cresciuta di € 3,60. In tasca ho soltanto le 70 previste e la macchina non accetta bancomat né carta di credito. Si prospetta l'idea di ritornare un altro giorno: digiuno, fila. Cerco di chiarire con qualcuno ma invano. Intanto alla porta del box l'infermiera incaricata invita il prossimo ad entrare, che sarei io, e le spiego. Mi invita comunque ad entrare e fa il prelievo: "Ecco, il prelievo è fatto e i soldi glieli presto io; me li riporta quando può". Oggetto di quest'atto d'amore, quasi commosso, ricomincio a sentire la vita scorrere nelle vene.

L.B., Udine



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