Tempo ordinario (A) [1] - 2014



Parola che si fa vita

Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)

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"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


2a domenica del Tempo ordinario (A) (19 gennaio 2014)
Ecco colui che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29)

3a domenica del Tempo ordinario (A) (26 gennaio 2014)
Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino (Mt 4,17)

Presentazione del Signore - 4a dom. del T. ord. (A) (2 febbraio 2014)
I miei occhi hanno visto la tua salvezza (Lc 2,30)

5a domenica del Tempo ordinario (A) (9 febbraio 2014)
Vedano le vostre opere buone (Mt 5,16)

6a domenica del Tempo ordinario (A) (16 febbraio 2014)
Sia il vostro parlare "Sì,sì", "No, no" (Mt 5,37)

7a domenica del Tempo ordinario (A) (23 febbraio 2014)
Siate perfetti come il Padre vostro celeste (Mt 5,48)

8a domenica del Tempo ordinario (A) (2 marzo 2014)
Non preoccupatevi del domani (Mt 6,34)


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2a domenica del Tempo ordinario (A) (19 gennaio 2014)
Ecco colui che toglie il peccato del mondo (Gv 1,29)

La liturgia di oggi presenta Gesù come agnello che toglie il peccato del mondo. Giovanni Battista sa scorgere nel profondo della persona di Gesù l'essenza della sua missione e sa vedere ciò che gli altri non vedono; ha gli occhi puntati per cogliere con attenzione il nuovo di ogni giorno. Per questo è capace di andare oltre ciò che appare e scopre la vera identità di Gesù, proclamandolo l'Agnello che toglie il peccato del mondo. Per Giovanni quell'incontro è novità assoluta, tanto che esulta di gioia e ne dà pubblica testimonianza. Egli è capace di riconoscere Cristo perché è un uomo che ha impostato la vita sulla ricerca dell'essenziale.
Cogliamo in questo episodio evangelico un duplice invito. Innanzitutto come Giovanni puntiamo alla ricerca dell'essenziale e non dell'effimero, alla ricerca di ciò che soddisfa le esigenze del cuore più dei sensi, alla ricerca di un valore assoluto più che lasciarsi modellare dalla pubblicità del consumo. E inoltre essere come Gesù che prende su di sé il peccato per toglierlo.
Essere come san Francesco che pregava: "... dov'è odio, fa' ch'io porti l'amore; dov'è offesa , che io porti il perdono; dov'è discordia, ch'io porti l'unione. Dov'è dubbio, che io porti la fede. Dov'è errore, che io porti la verità... O Signore, fa' di me uno strumento della tua pace".

Testimonianza di Parola vissuta

Ci sembra d'aver sperimentato che, per noi, la Parola di Dio è chiave per ogni situazione. Racconto qualcosa di un nostro grande dolore.
Uno dei nostri figli ha improvvisamente preso una decisione molto discutibile nei confronti della sua famiglia e ci ha messi di fronte al fatto compiuto, sollevando anche il malumore e le critiche dei fratelli. Ci ha poi fatto sapere che sarebbe venuto da noi per spiegarci tutto. Mio marito ed io eravamo preparati. Anche con un cuore "a pezzi" non volevamo giudicarlo e fargli pesare la nostra delusione e il nostro dolore.
Insieme abbiamo affidato al buon Dio questo figlio e la sua famiglia. Lo abbiamo accolto con l'affetto di sempre e lo abbiamo ascoltato profondamente. Lui, senza giustificarsi, ci ha raccontato ogni cosa. I suoi fratelli si sono meravigliati del nostro atteggiamento d'accoglienza e a loro volta si sono poi mostrati più comprensivi verso di lui. Ora in casa c'è un'altra "aria".

W.K., Austria

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3a domenica del Tempo ordinario (A) (26 gennaio 2014)
Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino (Mt 4,17)

Gesù è proclamato dalla liturgia di oggi come luce del mondo. Il simbolo della luce diventa quasi l'immagine della vita stessa. Nel Vangelo di questa domenica convertirsi al Signore è descritto come passare dalle tenebre alla luce. Testimoniare Gesù con la vita e annunciare il suo Vangelo è come portare la luce, come diffondere la luce a tutti.
Convertirsi, come dice una preghiera della liturgia, è far sì che "ogni nostra attività abbia da Dio il suo inizio e in Dio il suo compimento". Convertirsi è fare di Gesù, della sua Parola, la sorgente del nostro agire, che per questo è "posato" sulla roccia.
L'evangelista Matteo ci dice anche che siamo chiamati a conversione perché "il Regno dei cieli è vicino". Questa espressione indica il farsi incontro di Dio ad ogni uomo, il rivelarsi del suo amore che salva, l'irrompere nel presente della nostra vita dell'amore divino che si offre a giusti e peccatori, con particolare predilezione per gli ultimi, i poveri e i sofferenti.
Proprio perché scopro che Dio mi ama immensamente, sono chiamato a convertirmi, a cambiare cioè non solo gli atteggiamenti, ma la stessa mentalità, ad attuare quel ritorno a Dio che è trasformazione profonda della propria esistenza. Dentro e attorno a noi.

Testimonianza di Parola vissuta

Ho 32 anni, sono un ingegnere, sposato con Claire. Aspettiamo il nostro secondo figlio. Provengo da una famiglia cattolica non praticante. Da bambino sono cresciuto senza pormi il problema dell'esistenza di Dio. Ma Dio si è fatto strada nella mia vita quando sono diventato padre. Avevo promesso ai miei suoceri che avrei fatto battezzare nostro figlio alla nascita.
Io non ero non sposato né battezzato. Mia moglie era una fervente cattolica. Mi chiedevo se questa situazione poteva essere accolta nella Chiesa.
Ero pieno di pregiudizi. Claire ha contattato la parrocchia di Fontainebleau, che ci ha consigliato una preparazione al battesimo di nostro figlio, frequentando una cellula di evangelizzazione. Inizialmente pensavo di lasciar fare questa preparazione a mia moglie, ma poi mi sono ricordato della promessa. Così abbiamo iniziato insieme.
Temevo e pensavo: che cosa diranno di noi? Invece la preparazione è stata la svolta della mia conversione. Siamo stati accolti nel modo più fraterno possibile e non ci siamo mai sentiti giudicati. Nel piccolo gruppo tutti condividevano con semplicità ciò che Dio aveva fatto per loro e ciò che loro erano felici di fare per Dio.
Dio aveva aperto il loro cuore, perché non avrebbe potuto aprire anche il mio? Così ho iniziato a camminare verso Dio. Grazie a questi incontri iniziava in me una vita nuova, incominciavo a leggere la Bibbia, a fare attenzione agli altri, ad invocare lo Spirito Santo, a partecipare alla Messa in parrocchia dove potevo incontrare le persone con le quali avevo cantato, pregato e condiviso durante l'incontro settimanale.

Mathieu Pinelli, Francia (da Zenit)

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Presentazione del Signore (2 febbraio 2014)
I miei occhi hanno visto la tua salvezza (Lc 2,30)

Questa domenica ci fa vivere la solennità della Presentazione di Gesù al Tempio, luogo della presenza di Dio. In quel momento Gesù attua in pienezza l'incontro tra lo spazio finito della terra e l'infinito di Dio, tra il tempo e l'eterno, perché Egli è la salvezza preparata per tutti i popoli. Attorno a Gesù che entra nel tempio si stringe la comunità del popolo di Dio: Maria, Giuseppe, Simeone e Anna.
Simeone, descritto come uomo giusto e pio, prende tra le braccia il bambino Gesù ed esclama: I miei occhi hanno visto la tua salvezza. Egli è l'uomo dell'attesa, è l'uomo della fede profonda, della fiducia e dell'abbandono in Dio. La vita quotidiana non gli impedisce di tenere lo sguardo fisso verso l'orizzonte. La fiamma dello Spirito Santo lo rende sempre vivo, forte, aperto al futuro. Gli occhi di Simeone non vedono più le tenebre davanti a sé, ma l'aurora della vita, la "salvezza" di Dio. Vedono Gesù, il Dio che salva.
Lasciamoci guidare, come Simeone, dallo Spirito Santo, allenandoci ad ascoltare la sua voce. Nello stesso tempo ci invita a chiamare Dio per nome: è il nostro Salvatore. Quel Dio che ci faceva paura perché Santissimo, può essere nominato in ogni luogo di perdizione e di disperazione perché è il Salvatore.

Testimonianza di Parola vissuta

Quando mi sono sposata avevo forte nel cuore una frase del Papa all'incontro delle famiglie: "Donne siate fonti di vita e non di morte". Un anno dopo sono rimasta incinta. Grande gioia ma, nel secondo mese di gravidanza è stato scoperto un problema genetico nel feto: la sindrome di Down. Il medico mi ha consigliato l'aborto. Spaventata ho sentito la forza di dire immediatamente: "No!". E al medico che mi guardava sorpreso ho detto che solo Dio poteva decidere chi doveva vivere o morire. Se lui ci aveva mandato Gloria, noi l'amavamo come era. Gloria è nata bene ed era bella, non sembrava malata. L'abbiamo portata a casa. Quando pareva che tutto fosse passato, il terzo giorno è stata male. Ricoverata d'urgenza, poco dopo è morta.
Abbiamo vissuto momenti di ribellione… Avevamo il conforto dei nostri amici e insieme chiedevamo a Dio di trasformare questo dolore in amore, e di miracoli attorno a noi ne abbiamo visti tanti: un'amica che aveva perso il bambino dopo il parto, nella veglia per Gloria ci ha confidato d'essersi sentita curata da questo trauma; un amico alcolizzato, vedendo il nostro impegno per salvare la vita della bambina, ha sentito la forza di lasciare l'alcolismo.
Oggi, molti interrogativi sono rimasti, ma sappiamo di aver compiuto il nostro ruolo di genitori. Essere riusciti ad avere Gloria anche per pochi giorni con noi, ci ha portati a vivere in una dimensione nuova.

A. e P., Brasile

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5a domenica del Tempo ordinario (A) (9 febbraio 2014)
Vedano le vostre opere buone (Mt 5,16)

Il discorso della montagna, di cui fa parte il brano evangelico di questa domenica, non è destinato ad individui tra loro isolati, ma a persone che sono disponibili a farsi comunità per essere luce del mondo e sale della terra. La comunità è vista come la nuova famiglia di Dio, nella quale si fa l'esperienza dell'amore paterno di Dio, da accogliere e testimoniare.
Essere sale e luce ci è possibile per il dono della luce che è Gesù. Ci dice che la Comunità cristiana è chiamata a diventare un punto di riferimento per il cammino dell'umanità e che il suo compito non è di illuminare se stessa, ma ciò che la circonda. La Comunità potrà fare ciò se essa pone la Parola di Dio al centro del proprio vivere e così rendere visibile la bellezza della luce divina, che permetta agli uomini di intuire qualcosa del volto splendido del Padre.
Quanto è preziosa e impegnativa la nostra testimonianza se aiutiamo gli altri a scoprire la luminosità del volto di Dio!

Testimonianza di Parola vissuta

Sono sposata, ho due figli adolescenti e insegno diritto alle scuole superiori. Con alcuni colleghi abbiamo dato vita a un centro di aiuto allo studio per i ragazzi che ricevono un sostegno nel metodo di studio o attraverso ripetizioni gratuite. Proprio nella gratuità sta la forza del nostro intervento, perché i ragazzi vedono adulti che hanno un interesse reale verso di loro: e questa è la scintilla che li fa appassionare alla vita e allo studio. L'anno scorso insegnavo in una cittadina che dista circa un'ora da casa mia; quando andavo al Point era una giornata faticosa, avendo la prima ora di lezione e non potendo tornare a casa per pranzo ero ugualmente contenta di andare al centro perché trovavo un clima sereno tra studenti e insegnanti, che venivano con passione senza mai lamentarsi.
L'insegnante d'inglese era contenta perché poteva aiutare gli altri in una cosa che sapeva fare. Un docente di informatica diceva che attraverso questo gesto guarda diversamente i ragazzi al mattino a scuola. È un'opera che dà significato a tutta la mia giornata e mi ha portato nel lavoro a mettermi in gioco al punto da farmi appassionare alla didattica.
A volte mi capita di accompagnare a casa dei ragazzi che abitano dalle mie parti. Dobbiamo attraversare la città e parliamo di tutto, anche delle difficoltà. È cambiato il modo di guardarci, ne è nata una stima reciproca, veniamo con facilità introdotti nella realtà semplicemente studiando insieme e condividendo la vita. Tra noi insegnanti è aumentata la stima e siamo sempre più appassionati al nostro lavoro, al punto di creare alcuni progetti come i laboratori di scrittura: i ragazzi sono stati entusiasti e adesso riescono a svolgere i temi con più facilità.

Maria, Verona

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6a domenica del Tempo ordinario (A) (16 febbraio 2014)
Sia il vostro parlare "Sì,sì", "No, no" (Mt 5,37)

Certamente in tutta la sua vita Gesù ha letto e messo in pratica la Legge di Mosè, riconoscendola come un dono che il Signore aveva fatto al suo popolo e all'umanità. E tuttavia Gesù si pone nei confronti della Legge come colui che conosce l'intenzione del Legislatore e per questo può interpretarla con autorevolezza per farne per tutti gli uomini una fonte di libertà. A noi che cerchiamo di essere suoi discepoli, chiede però una giustizia superiore, per qualità, a quella degli scribi e dei farisei.
Gesù, per farcelo comprendere, ricorre ad una serie di esempi: alcuni li leggiamo oggi, gli altri domenica prossima. Tra questi ascoltiamo: "Sia il vostro parlare: Sì,sì; No,no; il di più viene dal maligno". E così stronca sul nascere il grave rischio che ci riguarda tutti, quello di una comunicazione doppia, menzognera, che impedisce ogni autentico cammino di dialogo.
Quante volte noi ci arrampichiamo sugli specchi per spiegare: è lecito, per gravi motivi, per non compromettere la causa, e sempre a fin di bene s'intende fare in modo che il sì voglia dire no e viceversa? Ma così ci mettiamo fuori del Vangelo. È sempre il tentativo di abbassare la Parola di Dio alla nostra statura, anziché lasciare che la nostra piccolezza sia innalzata alla Parola. Cerchiamo di "arrenderci" senza condizioni alla "novità" del Cristo. Non abbiamo paura del Vangelo! E ci ritroveremo nuovi.

Testimonianza di Parola vissuta

Dopo un'accurata perizia, ho dichiarato che una macchina industriale considerata guasta, era invece in ottimo stato. Il proprietario, che sperava in un cospicuo risarcimento danni, mi ha accusato di falsa testimonianza, chiamando in suo favore due falsi testimoni. L'accusa nei miei riguardi era veramente grave. Eppure avevo fatto quella perizia con onestà, cercando unicamente la giustizia.
Prima del processo mi affidai a Dio. Avevo molto timore perché il proprietario offeso era noto e potente. Il giudice avrebbe ascoltato separatamente tutti gli imputati. Era la mia ultima chance. Ho portato il fascicolo per la mia difesa e l'ho illustrato. Sono stato ascoltato con attenzione, poi il giudice mi ha dato piena ragione, annullando addirittura il processo. Sono ritornato a casa con il cuore pieno di gratitudine e una speranza: mio figlio, che tra poco nascerà, non vedrà solo intrighi e camorra, ma anche fermenti di giustizia.

I.C., Italia

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7a domenica del Tempo ordinario (A) (23 febbraio 2014)
Siate perfetti come il Padre vostro celeste (Mt 5,48)

In continuità con il brano del Vangelo di domenica scorsa, ascoltiamo oggi le ultime due cosiddette "antitesi" stabilite da Gesù tra l'interpretazione riduttiva della Legge e la novità della sua proposta, che sa risalire all'intenzione stessa di Dio.
Gesù oggi ci parla dell'amore che "va oltre". Si tratta di andare oltre la valutazione della ragione e del torto, oltre il rigido perimetro del dovuto. Gesù innanzitutto lega l'amore alla preghiera per il "nemico": affinché siate figli del Padre. Sì, noi diventiamo figli di Dio nella misura in cui ci comportiamo come Lui, che nel suo amore incondizionato non fa distinzione di persona.
Gesù poi conclude questa parte del discorso con una parola che apre un orizzonte straordinario se sappiamo accoglierla con fede: Siate perfetti come il Padre vostro Celeste. Gesù non esorta ad un ideale astratto di perfezione morale, ma ci invita a guardare a Dio, a imitare il suo amore completo, senza limiti né distinzione. Gesù sa che l'uomo è immagine di Dio: è se stesso se diventa come Lui, il Santo.
Essere cristiani è essere interiormente liberi: liberi di amare come si è amati. E Dio ci ama infinitamente. Cerchiamo di ascoltare la voce dello Spirito, che ci aiuta ad imitare Dio, ad esprimere nelle proprie azioni il modo di agire di Dio.

Testimonianza di Parola vissuta

Questa sera sono al lavoro. Abbiamo già messo a letto tutti. Sono appena sceso a portare i sacchi di sporco e sono risalito al piano. Abbiamo 10 minuti per mangiarci qualcosa. Ma in quell'attimo suona il campanello di una stanza. È la solita anziana, quella che suona continuamente e a ripetizione ogni sera, anzi sembra che ci prenda gusto a farlo. Le mie colleghe mi chiedono di sedermi a mangiare perché abbiamo quei dieci minuti e ci andremo dopo (!!!); "Si", ho fame e il mio stomaco me lo richiede; vorrei anche sedermi dieci minuti perché le gambe sento che me lo chiedono… Quante "cose" e quante "voci"!
Con Gesù ho fatto il patto di essere perfetto nell'amore e di ascoltarlo. Ho questa netta sensazione: quel campanello che suona, lo riavverto forte, è LUI CHE CHIAMA, è Gesù che mi chiama. Chi mi chiama è una persona amata infinitamente da Dio, è un raccomandato da Dio… devo onorarlo! Parto diretto per la stanza, le colleghe mi vogliono fermare… (e vi risparmio i loro commenti)… Dico loro che c'è una PERSONA CHE CHIAMA e sento che è importante andarci. Così faccio, fermandomi con quell'anziana signora il tempo giusto per fare ciò che mi è chiesto. Uscendo dalla stanza, la signora mi chiama indietro, vuole che mi si avvicina. Mi dice "grazie" e mi dà "due bacini". Ora posso andare velocemente a mangiarmi qualcosa!

Michele

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8a domenica del Tempo ordinario (A) (2 marzo 2014)
Non preoccupatevi del domani (Mt 6,34)

Nel Vangelo di questa domenica viene delineata l'immagine di Dio come Padre: ci segue amorevolmente da vicino; provvidente, non manca di renderci liberi da ansie e preoccupazioni angoscianti; perché Padre, non ci fa sentire orfani abbandonati a noi stessi, bensì amati e cercati.
Attraverso l'invito a non preoccuparsi Gesù vuole aiutare il suo discepolo a comprendere il significato profondo della vita cristiana: non un attendere inoperoso, ma impegno in una purificazione costante dei desideri del cuore. Gesù ci avverte che alcuni desideri del cuore sono più importanti di altri. È necessario sottrarsi alla tentazione idolatrica della "ricchezza" per dare la priorità al Regno e alla sua giustizia.
Il cristiano sa che lavorare è importante perché è chiamato a "dominare" e a "soggiogare" la terra; sa anche che il produrre la ricchezza lo impegna ad investirla per il bene comune: il suo lavoro è un mezzo per esprimere le proprie qualità e potenzialità, ed è fonte di sostentamento della vita personale, familiare e sociale in uno stile di fraterna condivisione.

Testimonianza di Parola vissuta

Quando ho deciso di aprire una nuova ditta di progettazione ambientale, molti mi hanno avvertito sul fatto che senza relazioni privilegiate con impiegati pubblici sarebbe stato impossibile vincere appalti e avere successo.
Con gli azionisti abbiamo comunque deciso di scegliere la via dei "lavori puliti", partecipando ad appalti pubblici senza fare compromessi, non offrendo agli amministratori favori di nessun tipo, a rischio di non riuscire nell'impresa.
Nel primo grande concorso pubblico in cui siamo risultati vincitori, al momento di firmare il contratto puntualmente è arrivata una richiesta di tangenti, sotto minaccia di non ricevere le informazioni necessarie allo svolgimento del nostro compito. Dopo una discussione impegnativa con il gruppo delle imprese associate al progetto, abbiamo deciso di rifiutare il pagamento.
Non ci sono state conseguenze: abbiamo ottenuto l'appalto, tutti i dati relativi al progetto e concluso il lavoro con successo.

E.C.



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