Tempo ordinario (A) [2] - 2014


Parola che si fa vita

Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)

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"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


Santissima Trinità (15 giugno 2014)
Dio ha tanto amato il mondo (Gv 3,16)

Corpus Domini (22 giugno 2014)
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo (Gv 6,51)

Santi Pietro e Paolo (29 giugno 2014)
Tu sei Pietro (Mt 16,18)

14a domenica del tempo ordinario (6 luglio 2014)
Sono mite e umile di cuore (Mt 11,29)

15a domenica del tempo ordinario (13 luglio 2014)
Ecco, il seminatore uscì a seminare (Mt 13,3)

16a domenica del tempo ordinario (20 luglio 2014)
Il regno dei cieli è simile al lievito (Mt 13,33)

17a domenica del tempo ordinario (27 luglio 2014)
Il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto.(Mt 13,44)

18a domenica del tempo ordinario (3 agosto 2014)
Voi stessi date loro da mangiare (Mt 14,16)

19a domenica del tempo ordinario (10 agosto 2014)
Uomo di poca fede, perché hai dubitato? (Mt 14,31)

Assunzione della Beata Vergine Maria (15 agosto 2014)
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente (Lc 1,49)

20a domenica del tempo ordinario (17 agosto 2014)
Donna, grande è la tua fede! (Mt 15,28)

21a domenica del tempo ordinario (24 agosto 2014)
Ma voi, chi dite che io sia? (Mt 16,15)

22a domenica del tempo ordinario (31 agosto 2014)
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso (Mt 16,24)

23a domenica del tempo ordinario (7 settembre 2014)
Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro (Mt 18,20)

Esaltazione della santa Croce (14 settembre 2014)
(24a domenica del tempo ordinario)
Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo (Gv 3,14)

25a domenica del tempo ordinario (21 settembre 2014)
Sei invidioso perché io sono buono? (Mt 20,15)

26a domenica del tempo ordinario (28 settembre 2014)
Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? (Mt 21,31)

27a domenica del tempo ordinario (5 ottobre 2014)
La pietra scartata è diventata la pietra d'angolo (Mt 21,42)

28a domenica del tempo ordinario (12 ottobre 2014)
Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze (Mt 22,9)

29a domenica del tempo ordinario (19 ottobre 2014)
A Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio (Mt 22,21)

30a domenica del tempo ordinario (26 ottobre 2014)
Maestro, qual è il grande comandamento? (Mt 22,36)

Tutti i Santi (1° novembre 2014)
Commemorazione dei fedeli defunti (2 novembre 2014)
(31a domenica del tempo ordinario)
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia (Mt 5,7)

Dedicazione della Basilica Lateranense (9 novembre 2014)
(32a domenica del tempo ordinario)
Parlava del tempio del suo corpo (Gv 2,21)

33a domenica del tempo ordinario (16 novembre 2014)
Consegnò loro i suoi beni (Mt 25,14)

Cristo Re - 34a domenica del tempo ordinario (23 novembre 2014)
Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete il regno preparato per voi (Mt 25,34)




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Santissima Trinità (15 giugno 2014)
Dio ha tanto amato il mondo (Gv 3,16)

Gesù ci rivela l'amore di Dio manifestandolo come Padre, colmandoci del suo Spirito, affinché possiamo camminare verso di lui con fede, speranza e amore. Di certo noi cristiani sappiamo che il Dio nel quale crediamo è un Dio in tre Persone, è la Trinità. Ci si fa il segno della croce, si ascoltano preghiere trinitarie a cui si risponde con un Amen devoto, ma senza coglierne il senso profondo. Ecco allora il Vangelo di questa domenica che ci aiuta a guardare al vero volto di Dio.
Il mondo nel quale viviamo è segnato dal peccato. Eppure il mondo è "oggetto" dell'amore di Dio. Contro ogni logica, il mondo è amato e cercato da Dio. In Gesù, Dio stesso si fa presente all'uomo. Non c'è distanza tra Dio e la creatura. Il Figlio manifesta ciò che ha udito dal Padre; nella sua persona si ha un accesso vivente all'amore di Dio. La parola del Vangelo ci apre alla riconoscenza: siamo infinitamente amati tanto che il Padre ci ha donato il Figlio. Nello stesso tempo questa parola ci ricorda che anche noi, perché creati ad immagine di Dio, siamo fatti per amare e che l'amore è "dare", diventare dono. Proprio come Gesù.

Testimonianza di Parola vissuta

Avevo meritato la borsa di studio che alla fine dell'anno scolastico veniva assegnata ai "primi" della classe. Mi ero accorto, però, che un mio compagno ne aveva bisogno più di me, ma essendo arrivato secondo, non ne aveva diritto. Senza di essa non avrebbe potuto continuare gli studi. Mi sono detto: "Io ho imparato a fidarmi di Dio, della sua provvidenza che mi ha sempre aiutato; adesso è il momento di amare concretamente il mio compagno". Così sono andato dal preside per proporre uno scambio: prendere io il secondo posto e offrire il primo a quel ragazzo. Tutto doveva avvenire nella massima segretezza. Il preside ha accettato. Grande la mia gioia quando, al momento di iscrivermi al corso seguente, mio padre ha ricevuto una somma inaspettata proprio per i miei studi! Adesso ero sicurissimo di aver fatto la volontà di Dio.

Emanuel, Colombia

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Corpus Domini (22 giugno 2014)
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo (Gv 6,51)

Gesù ha moltiplicato i pani e poi si è allontanato da una popolarità improvvisa. Il "giorno dopo", nella "sinagoga di Cafarnao", Gesù si presenta come pane vivo, disceso dal cielo, guidando anche noi oggi a interpretare il segno antico della manna come promessa di un cibo diverso e più efficace per avere la vita di Dio in noi.
La festa del Corpus Domini ci aiuta a cogliere il mistero profondo dell'Eucaristia. Celebrare l'Eucaristia significa lasciarsi trasformare in persone e comunità eucaristiche. Gesù è il pane vivo: chi ne mangia in maniera degna e consapevole si lascia trasformare in "persona viva": siamo trasformati in altri Gesù, diventiamo prolungamento dell'umanità del Cristo nella storia che ci è donata di vivere. E anche per noi le radici sono nel Cielo, non soltanto come meta, ma anche come sorgente del nostro stile di vita. Siamo chiamati anche noi, sullo stile di Gesù, ad essere pane per chi incontriamo.

Testimonianza di Parola vissuta

La mia esperienza è iniziata due anni fa. Anche a distanza di tempo, ne ricordo chiaramente le circostanze. Era la Messa di mercoledì delle Ceneri; la nostra chiesa era colma di genitori e figli e io ero lì "liberamente costretta" per accompagnare mia figlia che all'epoca frequentava la prima media. Nella sua omelia don Stefano suggeriva ai fedeli vari modi per vivere meglio il Tempo Quaresimale. Ed io, con una ferma risoluzione che tuttora mi stupisce, ho accolto una di quelle proposte: la S. Messa nei giorni feriali. Ricordo di aver vissuto intensamente quella Quaresima ma quando è arrivata la Pasqua, quell'appuntamento quotidiano con il Signore mi era diventato cosi caro, desiderato e atteso che mi sono ritrovata a rinviare di settimana in settimana la sua scadenza.
Ho scoperto di essere, spiritualmente parlando, simile a quelle piante che necessitano di annaffiature quotidiane per mantenersi rigogliose. Ogni giorno la S. Messa mi ricarica, mi rinvigorisce. Il Signore mi rigenera con la Sua misericordia e il Suo perdono, mi nutre e mi fortifica con l'Eucarestia, mi istruisce e mi guida con la sua Parola. È diventata punto di partenza e di riferimento di ogni giornata: orienta i miei pensieri, ispira le mie intenzioni ed azioni, lentamente educa il mio sguardo sulla realtà.
La Parola mi accompagna nel corso della giornata e la preghiera è diventa più assidua e frequente, come un tenersi in contatto, in collegamento con una persona cara dopo un breve ma intenso incontro. Soprattutto si è rivelata per me, invece che l'ennesimo impegno da fare incastrare nel puzzle fra tanti altri doveri e compiti, quello che dà senso, direzione e pienezza a tutte le altre attività. Non si tratta quindi di inserire un'esperienza di fede nell'itinerario della vita quotidiana ma piuttosto di vivere la vita quotidiana come esperienza di fede. Perché la fede non è un adempimento di precetti né una pratica religiosa. È il rapporto con Dio che scaturisce dai sacramenti e dalla preghiera ed è dimensione costitutivo di ogni cristiano, parte integrante della sua identità.

N.M.C., Verona

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Santi Pietro e Paolo (29 giugno 2014)
Tu sei Pietro (Mt 16,18)

Il testo del Vangelo della Solennità dei Ss. Pietro e Paolo, all'inizio riporta le opinioni che circolavano sull'identità di Gesù e alla fine espone il compito futuro dell'apostolo Pietro. Al centro colloca la confessione di fede di Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Pietro è dichiarato beato perché in lui si era manifestata l'azione rivelatrice del Padre; alla beatitudine segue una promessa che fa leva sul nome stesso: Pietro, pietra. Il suo nome diventa rivelatore della sua funzione e missione nella Chiesa. Pietro è una pietra di fondazione; anche se poi a costruire la Chiesa è il Signore stesso.
Anche noi siamo chiamati per nome da Dio, per mostrare con le opere il suo volto di amore, misericordia, perdono, ascolto, condivisione. Ad ognuno è poi affidata una missione secondo il proprio stato di vita; ma in tutte le vocazioni l'importante è lo stile, che deve mostrare al mondo un Dio amore. Siamo servi, siamo pietre poste a fondamento della comunità.

Testimonianza di Parola vissuta

Lavoro presso un centro di protesi e riabilitazione. Squilla il telefono: una signora chiede la disponibilità di organizzare il soggiorno di Vladimir e della sua mamma in arrivo dalla Croazia. Il piccolo ha bisogno di una protesi alla gamba. Vladimir e la madre sono completamente affidati a me. La lingua, le difficoltà organizzative per l'intervento, alcuni imprevisti… sono tutte occasioni per suscitare tra amici e conoscenti gesti di generosità. C'è chi provvede all'alimentazione, chi all'assistenza e ai trasporti. Sembra che diamo qualcosa, invece riceviamo molto di più. L'amore ha annullato anche il muro della lingua.

F.B., Italia

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14a domenica del tempo ordinario (6 luglio 2014)
Sono mite e umile di cuore (Mt 11,29)

Il Vangelo di questa domenica ci presenta anzitutto una lode di Gesù al Padre; poi, un detto che rivela il rapporto che egli ha con il Padre in quanto Figlio e sulla presenza dei suoi discepoli in tale misterioso rapporto; infine, un invito a tutti coloro che si sentono oppressi perché entrino alla sua scuola di vita. E precisamente alla scuola del suo cuore mite e umile.
La prima caratteristica dell'umiltà di Gesù è la sua obbedienza al Padre: Gesù non agisce in base ad un suo progetto, ma nell'obbedienza al volere paterno. È il contrario dell'agitazione di chi deve perseguire a tutti i costi i propri disegni, ma si affida alla paternità di Dio nel suoi confronti. Per questo Gesù incoraggia e invita chi vuole essere discepolo ad andare da lui: sarà il suo cuore umile e mite a fare da maestro.
A questo sono invitati tutti gli affaticati nel vivere la fede, chi sta per cedere di fronte alle difficoltà, chi trova affanno nella vita. E impareranno a fare come lui, esser come lui miti e umili di cuore, sapendo che i miti erediteranno la terra e godranno di una grande pace (Sal 37).

Testimonianza di Parola vissuta

Gli scontri sempre più violenti all'interno del Paese avevano suscitato in me un grande senso di rivolta e di rabbia. Soffrivo per la mia impotenza davanti a tante ingiustizie e dolori. Innocenti uccisi, famiglie cacciate da casa, villaggi in rovina. Avevo l'impressione di allontanarmi da Dio, come se sperimentassi una specie di morte interiore.
La sera, parlando con mia moglie del mio stato d'animo, lei mi ha proposto di fare ancora uno sforzo di volontà e di andare all'alba ad accogliere alcune famiglie rifugiate che avevano lasciato il loro villaggio devastato. Siamo andati e una di queste famiglie con tre bambini è venuta a stare con noi.
La pace è di nuovo tornata nel mio cuore.

J.P. - Libano

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15a domenica del tempo ordinario (13 luglio 2014)
Ecco, il seminatore uscì a seminare (Mt 13,3)

Oggi la parola di Dio ci invita a riflettere sull'origine della nostra fede. Dio si manifesta in molti modi: nel linguaggio della natura creata, attraverso la storia, con la Parola della Scrittura. Parla con i suoi interventi attraverso persone; ci ha parlato in maniera definitiva per mezzo di Gesù. L'esperienza della Parola ascoltata suscita in noi risposte di fede, illumina e guida la nostra vita, richiede di essere comunicata.
Il brano evangelico odierno ci presenta il seminatore. Nonostante la resistenza e persino l'opposizione che la predicazione di Gesù incontra, il seminatore-Dio non si stanca di continuare a chiamare gli uomini con l'azione del suo Figlio, che ci dona in abbondanza la sua Parola. Essa è il fondamento della vita del cristiano e nello stesso tempo nutre la fede. È una parola, quella di Gesù, che arriva a noi in tanti modi e in tempi diversi.
L'importante per noi che ascoltiamo è diventare "terreno buono e accogliente", in modo che la Parola abbia la possibilità di mettere radici e trasformare il deserto della nostra vita in un giardino fiorito. Gesù sa che il nostro cuore non sempre è pronto ad accogliere; per questo getta con abbondanza. Egli ha fiducia e sa che prima o poi un seme troverà un angolino di terreno buono che gli permette di fruttare.

Testimonianza di Parola vissuta

Qualche giorno fa ho parlato agli amici del positivo che mi arriva dal "Foglio della Parola", specialmente dalle esperienze. Ho trovato i miei 7 compagni molto interessati per cui abbiamo chiesto a Mario di poter essere aggiunti al suo gruppo. In particolare uno di noi, Giuseppe, fa la guardia carceraria ad Opera (Milano) tra gli ergastolani, viene dalla Sicilia, e per lunghi periodi vive in isolamento nella caserma.
Lui stesso dice che il vangelo commentato e le esperienze positive gli danno una boccata di ossigeno per lo spirito in mezzo a tante sofferenze.
Assieme ai miei amici ringraziamo per quanto ci viene offerto e incoraggiamo per questo lavoro prezioso.

Vittorio e amici

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16a domenica del tempo ordinario (20 luglio 2014)
Il regno dei cieli è simile al lievito (Mt 13,33)

Dio rispetta sempre i ritmi della crescita e della maturazione di ciascuno. Non è invadente, impositivo, ma rispettoso e propositivo. Il brano evangelico di questa domenica contiene al suo interno ben tre parabole con la spiegazione della prima parabola, quella del buon grano e della zizzania.
Ci soffermiamo sulla parabola del lievito. La quantità di farina usata è notevole, poiché tre misure corrispondono a circa quaranta litri. In ogni caso l'attenzione è posta sul contrasto tra la grande massa di farina e la piccola quantità di lievito, pochezza che non gli impedisce però di diventare una realtà che tutto permea. Il lievito deve perdersi nella pasta, quasi scomparire in essa, perché tutta la miscela sia lievitata. Si insiste così sull'azione del credente nella storia e nella società, a modo di fermento.
Papa Francesco ci parla spesso delle periferie del mondo come scelta di luogo per testimoniare il Vangelo. Allora questa parabola, oltre ad essere una parola di conforto, è anche l'invito ad uno stile missionario, che sa entrare nelle situazioni, vi sa scorgere la presenza di Dio e contribuisce con il proprio amore a farla crescere.

Testimonianza di Parola vissuta

Un giorno, un mio compagno di classe ha cominciato a buttare per aria libri e quaderni, imprecando contro Dio: «Perché non ci sei quando mi servi? Cosa stai a fare lassù?».
Non capivo perché facesse così, finché ho saputo che la sua mamma doveva essere operata di cancro. Gli sono stata vicina, condividendo con lui questo grande dolore, e alla fine, insieme, abbiamo chiesto a Gesù che l'intervento andasse bene.
Anche le altre compagne hanno pregato. La classe sembrava trasformata: questo episodio ci aveva reso più uniti. L'intervento poi è riuscito e tutti ne abbiamo ringraziato Dio.

J.S.-Germania

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17a domenica del tempo ordinario (27 luglio 2014)
Il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto.(Mt 13,44)

Per esprimere il progetto di Dio sull'umanità, la Scrittura parla di regno di Dio. È anche l'oggetto primo dell'annuncio evangelico. Gesù, infatti, annuncia che l'attesa del suo popolo è in lui compiuta; in lui Dio rende vicino il suo Regno, il suo amore, e tu ne puoi fare esperienza.
Gesù nella parabola del tesoro nascosto e quella simile della perla preziosa, vuole mettere in luce il fascino del regno e la sua bellezza. Egli vuole portare noi, che cerchiamo di essere suoi discepoli, a capire che il Regno è l'affare della vita che non si può assolutamente perdere. Il Regno è un evento sorprendente, gratuito, che sopraggiunge all'improvviso nella vita. La sua è una scoperta inaspettata. I protagonisti dopo la scoperta non restano inerti, ma si danno da fare, inventano soluzioni nuove. Tutti e due vendono quanto possiedono con determinazione, mossi dal fascino di quanto stanno per acquistare.
Quanto è bella questa figura di discepolo non ricurvo su se stesso, ma proteso verso la realtà dell'Amore di Dio che ha ammaliato il suo cuore e interamente assorbito dal fascino della scoperta! È la gioia del Vangelo.

Testimonianza di Parola vissuta

Si avvicina l'estate e mi viene chiesto di dare una mano in un centro di vacanze per persone povere della mia città. Non capivo bene cosa avrei dovuto fare, ma ho detto subito di sì. Così sono partita un po' timorosa, non pensando di avere tante capacità. Però mi sono resa disponibile: a volte si trattava di aiutare nelle pulizie, oppure in cucina con la cuoca, altre volte di portare i bambini più piccoli a passeggio nel bosco, oppure stare insieme ad alcune ragazze-madri e parlare con loro su temi delicati e impegnativi, come la mancanza di mezzi, la fede in Dio, le difficoltà con le famiglie.
Che ricchezza mi sono portata via! Ho capito ancora una volta che l'amore sa andare oltre i limiti personali. Quando avevo aderito vedevo solo ciò che non sapevo fare, ma il bisogno degli altri mi ha aiutato a tirare fuori da me stessa ciò che non sapevo neanche di avere. Veramente il fratello è una grande occasione per scoprire chi siamo.

M.J., Francia

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18a domenica del tempo ordinario (3 agosto 2014)
Voi stessi date loro da mangiare (Mt 14,16)

Dio prepara un banchetto per coloro che ha amato e redento. Egli sempre nutre e si prende a cuore le sorti dei suoi figli. Così oggi la liturgia ci presenta la moltiplicazione dei pani. Gesù si allontana alla notizia della morte di Giovanni Battista e va verso un luogo deserto seguito dalla folla. Insieme con questo spostamento l'evangelista Matteo annota la compassione di Gesù, sentimento che lo spinge a soccorrere il popolo guarendone i malati e moltiplicando dei pani e dei pesci.
Collocando l'episodio nel deserto, l'evangelista ci presenta Gesù come il Dio misericordioso che ha accompagnato il cammino del popolo liberato dall'Egitto verso la terra promessa; un Dio che nutre e fa crescere il suo popolo. Possiamo cogliere come il centro del brano sia occupato dal dialogo di Gesù con i discepoli.
Le preoccupazioni degli apostoli per la folla sono buone, ma Gesù ha un pensiero molto più profondo, che li pone di fronte ad una nuova responsabilità: Voi stessi date loro da mangiare. È sufficiente che i discepoli obbediscano a Cristo e pongano se stessi e il poco che hanno a disposizione del Maestro. E quel poco nelle mani di Gesù diventa molto. Il nostro poco diventa l'abbondanza di Dio, la nostra povertà se donata diventa nel Figlio ricchezza.

Testimonianza di Parola vissuta

Con alcuni ragazzi amici ci siamo impegnati a vivere il Vangelo. Tutto è iniziato quando siamo andati a consegnare una stufa ad una famiglia con notevoli difficoltà economiche. Mentre intorno altri ragazzi si affrettavano verso i divertimenti del sabato sera, a noi niente poteva dare più gioia che correre per far felice qualcuno.
Da questa esperienza l'idea di un'azione continuativa: l'Operazione sacchetto. Abbiamo consegnato dei sacchetti della spesa vuoti ad amici e parenti, chiedendo di restituirceli con viveri da distribuire ai poveri. Dopo una settimana le borse sono tornate piene zeppe. Da allora l'operazione si ripete con successo.

M.S.G., Sicilia

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19a domenica del tempo ordinario (10 agosto 2014)
Uomo di poca fede, perché hai dubitato? (Mt 14,31)

Come nella storia della Chiesa, anche nella vita di ogni credente sono tante le occasioni in cui si sperimentano incapacità e inefficienza. Le letture di questa domenica ci richiamano alla necessità di riconoscere la presenza del Signore. Si tratta di riconoscerci discepoli in ascolto di quella parola che segna la vita. Si tratta di tornare a fidarsi e ad affidarsi al Signore. La sua presenza si manifesta oggi nella Comunità e Pietro diviene un esempio di che cosa significa essere discepoli nella barca della Chiesa. Pietro chiamato dal Signore va verso di Lui. Il suo cuore è abitato dal comando del Signore e dalla paura della tempesta ed è incerto se mantenersi fisso nel primo o se ascoltare la forza del terrore.
Ma, lo sappiamo per esperienza, la forza del discepolo sta tutta nella fede in Gesù. Questi chiama Pietro uomo di poca fede. E sappiamo che Pietro rappresenta ciascuno di noi e tutta la Chiesa: quando volgiamo gli occhi al Signore e alla sua chiamata, abbiamo fiducia e riusciamo ad avanzare, quando guardiamo le nostre difficoltà ci impauriamo e affondiamo. Credere allora diventa osare e obbedire. La Parola infatti ci assicura che in ogni difficoltà c'è Gesù, anche quando non lo si vede, pronto a tendere la mano, a placare la tempesta, ad accompagnare nelle bufere, sino a salire sulla Barca.

Testimonianza di Parola vissuta

Ero risentita nei riguardi di mia suocera perché aveva iniziato un lavoro che forse sarebbe stato meglio rimandare ad altro momento. Sono uscita e le ho comprato un paio di pantofole nuove proprio per cancellare dal mio cuore quell'ombra.
Lei è stata veramente contenta e si è dedicata con più pazienza e dolcezza alla bambina più piccola. Questo ha dato vita ad un altro piccolo anello di questa catena d'amore. La piccola, infatti, ha cominciato a ricercare la nonna mentre fino a qualche tempo fa la rifiutava.

M.S. - Francia

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Assunzione della Beata Vergine Maria (15 agosto 2014)
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente (Lc 1,49)

Nella solennità dell'Assunta il Vangelo ci racconta la Visitazione. Uno dei quadri evangelici più toccanti e densi di significato. È l'incontro di due donne abitate da un figlio che non appartiene a loro, ma soltanto a Dio. È l'incontro di due donne che hanno vissuto e vivono un'esperienza di forte intimità con Dio, capace di trasformare la loro carne in promessa di vita nuova. Sono una per l'altra proclamazione gioiosa, memoria vivente che nulla è impossibile a Dio.
È l'incontro di due alleanze. Nel loro abbraccio si rende visibile l'unità di un cammino che ha condotto Dio a farsi carne. Elisabetta proclama Maria benedetta per la sua fede che ha permesso l'incarnazione del Verbo. Maria si è fatta serva della Parola. E Maria da parte sua svela un Dio "potente" che opera grandi cose e un Dio misericordioso che guida ogni cosa. Questo capita anche a noi. Facciamo nostre, nella semplicità, e ripetiamo spesso le parole di Maria: Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente.

Testimonianza di Parola vissuta

"Mi chiamo Paula, ho la fibrosi cistica e perciò devo prendere tante medicine amare che non mi piacciono, però offro tutto a Gesù e le prendo. Devo sempre aspirare un 'fumo' che non ha un buon odore, ma mi ricordo degli atti d'amore che tu ci insegni a fare e lo respiro per amore".
Ha 6 anni Paula (o Paulinha) Fuad Bichara brasiliana, quando scrive la sua prima lettera comunicando le difficoltà a convivere con la grave malattia che la limita da quando è piccolissima e, allo stesso tempo, la sua determinazione a vivere da vera bambina che vuole seguire Gesù. La malattia segna profondamente fin da subito la vita di Paulinha, ma il Vangelo vissuto in famiglia la aiuta a impostare in un modo ben preciso la sua esistenza. Nel 2005, la malattia ha un brusco peggioramento. Paula ne è cosciente e ha paura. Spesso ripete: «Non voglio morire. Io voglio vivere!». È un periodo di prova, aggravato da un momento di crisi tra i suoi genitori. In quei frangenti, Paulinha arriva ad assumersi la colpa della situazione: se fosse una figlia sana, la famiglia sarebbe più unita? La risposta arriva quando sente parlare della "Via di Maria", cioè la strada percorsa, dall'Annunciazione all'Assunzione in Cielo, dalla Madonna dietro a Gesù. Tappa dopo tappa, Paulinha capisce che anche lei, sull'esempio di Maria, deve dire sempre il suo sì a Dio. Dopo 17 anni di vita e donazione, la partenza per il Cielo di Paulinha il 23 luglio 2008. Il suo funerale è una festa grandissima che lei aveva preparato da tempo (scegliendo, tra l'altro, l'abito e i canti) e che colpisce molti dei presenti. Uno di questi ricorda: «Lì abbiamo capito in modo nuovo com'è semplice la vita dei Santi!».

N. F.

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20a domenica del tempo ordinario (17 agosto 2014)
Donna, grande è la tua fede! (Mt 15,28)

Attraverso il racconto evangelico che ascoltiamo in questa domenica, Matteo illustra i rapporti che intercorrono tra i protagonisti del progetto di salvezza universale di Dio: Dio, Gesù, Israele e i pagani. All'interno di ciò emerge a modello l'atteggiamento della donna cananea: è la fede in Cristo che salva. Gesù è venuto a portare la salvezza a tutti i popoli. È la fede che dà il via libero all'intervento di Dio al di là di ogni barriera culturale e religiosa, allora come oggi.
A volte la fede "delle briciole" sa vedere meglio della fede "degli invitati della prima ora". Perché tutti sono chiamati alla salvezza. Per questo noi siamo chiamati a guardare con occhio benevolo ogni prossimo per scorgere in esso un fratello amato da Dio. Nello stesso tempo non aver paura della diversità che notiamo all'interno delle nostre comunità. La diversità se accolta può diventare la nostra ricchezza e la bellezza di una comunità: essa infatti è dono dello Spirito che suscita varietà di carismi e di modalità di incarnare la salvezza nella storia.

Testimonianza di Parola vissuta

In classe con me ho scoperto che c'è una mia amica che viene da una famiglia di non credenti, ma che vorrebbe battezzarsi e fare la comunione.
Io ne ho parlato con Marisa la mia catechista e con mia mamma ed abbiamo deciso di invitarla all'oratorio. Lei è stata contentissima di venire anche se un po' perplessa per il suo stato di non battezzata.
Gli ho detto che per noi non era importante questo, l'unica cosa cui tenevamo era se lei era contenta di venire. Si è inserita subito perché è stata accolta da Marisa con tanta gioia. Ha iniziato a vivere con entusiasmo tutto ciò che facevamo.
Era così contenta che durante un momento in cui ci comunicavamo le nostre impressioni mi ha detto che mi ringraziava tanto, perché l'avevo portata in un posto bellissimo dove si è sentita tanto amata.
Durante la messa ha pregato per i non credenti perché possano anche loro conoscere Dio come lo stava conoscendo lei.
E quando su un cartellone abbiamo messo le nostre impressioni, lei ha ringraziato e scritto che dopo questi tre giorni si sentiva legata a Gesù in maniera speciale.

Veronica

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21a domenica del tempo ordinario (24 agosto 2014)
Ma voi, chi dite che io sia? (Mt 16,15)

Con il gruppo dei suoi discepoli Gesù è giunto nella regione di Cesarea di Filippo. Lì egli ritorna sul tema della fede dei discepoli. Questa volta li provoca a pronunciarsi proprio in ordine alla relazione che stanno vivendo personalmente con lui. Per quale motivo continuano a seguirlo? Chi è per loro il profeta di Nazareth? Al di là dell'opinione circolante su di lui fra la gente, quale sguardo di fede riescono ad avere i suoi discepoli, più vicini a lui? Risponde personalmente Pietro, non quale voce di gruppo, ma per grazia e luce da parte di Dio Padre: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.
È una domanda importante quella che fa Gesù, e sempre siamo chiamati a riproporla a noi stessi. Anche perché la fede è un cammino. Talvolta senti di più Gesù come il Salvatore, altre come Amico, altre come Maestro o come Verità che tu cerchi; altre come Via che tu stai percorrendo. La fede che Gesù domanda a noi non può conformarsi ai luoghi comuni, ma deve rompere con il mondo del "si dice", della chiacchiera e prendere posizione personalmente, impegnando verso di Lui tutta la nostra vita. In questo momento della mia vita, chi è Gesù per me?

Testimonianza di Parola vissuta

Sono rimasta vedova da giovane, con tre figli a carico e una situazione finanziaria precaria. Come domestica a ore guadagnavo poco. Un giorno mi sono recata in chiesa a pregare e lì ho notato un uomo sofferente, con i pantaloni tutti rattoppati. Ho chiesto a Dio di farmi capire se aveva bisogno di aiuto. Alzando gli occhi, ho notato un affresco raffigurante san Martino e il povero.
Allora ho capito che non occorreva aspettare altri segni e mi sono avvicinata a lui. "Sono appena uscito dall'ospedale - mi ha detto - e non posso più lavorare. Ora sono qui, ma veramente avrei voluto buttarmi sotto un treno. Non so come andare avanti".
Gli ho fatto coraggio: Lei è nel posto giusto. Venga sempre qui: Dio l'aiuterà. E gli ho dato tutto quanto avevo guadagnato quel giorno: 80 franchi svizzeri.
Il giorno seguente ho ricevuto inaspettatamente la visita di uno zio che non vedevo da dieci anni. Ad un certo punto lui mi ha messo in mano una busta. Aprendola, vi ho trovato la somma di 8.000 franchi svizzeri.

M.M., Svizzera

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22a domenica del tempo ordinario (31 agosto 2014)
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso (Mt 16,24)

La professione di fede è la premessa fondamentale di chi decide di seguire il Signore. Seguirlo, sia individualmente che comunitariamente, vuol dire abbandonare il modo di ragionare secondo gli uomini e orientarsi al modo di ragionare secondo Dio.
Pietro ha appena fatto la sua professione di fede in Gesù ricevendone un elogio e una promessa. Subito dopo si mette a rimproverare Gesù, che ha parlato della sua passione. Gesù allora gli chiede in maniera forte di rimettersi dietro a Lui, cioè di ritornare ad essere discepolo. E conclude il dialogo con due dichiarazioni: la prima riguarda l'essere discepoli; la seconda riguarda la venuta del Figlio dell'uomo nel suo Regno.
Gesù ora si rivolge a tutti i discepoli e propone tre esigenze: rinnegare sé stessi, prendere la propria croce e perdere la vita per ritrovarla. Quando si decide di vivere da discepolo di Gesù è necessario rinnegare sé stessi: non mettere sé stessi al centro delle proprie attenzioni, ma porre al centro del proprio cuore il Regno di Dio e la sua volontà. Proviamo!

Testimonianza di Parola vissuta

Mio marito ed io siamo titolari di un piccolo maglificio. Le ore di lavoro non si contavano e le macchine marciavano anche la domenica. Allora ho conosciuto delle persone che mi aiutarono a capire che anche il lavoro andava vissuto secondo il Vangelo. Cominciai a cercare di far tutto con perfezione, a rispettare le date di consegna. Un giorno ci arrivò una grossa ordinazione. Lavorammo sodo e spedimmo tutto come richiesto; ma la ditta che aveva fatto l'ordinazione fallì e non fummo pagati. Pur con fatica, riuscii a perdonare e a rimanere nella pace. È stato allora, quando ormai eravamo pronti al fallimento che Dio si manifestò come Padre. Arrivò un grosso ordine e riuscimmo a superare quel momento.
Ho capito poi che era sbagliato non rispettare il giorno di riposo. Ho proposto a mio marito di spegnere le macchine la domenica. Pian piano accettò. Con stupore vedemmo che alla fine del mese, nonostante i giorni di lavoro in meno, le entrate erano le stesse.

M. B.

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23a domenica del tempo ordinario (7 settembre 2014)
Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro (Mt 18,20)

La parola di Dio sollecita una presa di posizione vera e completa nei confronti dell'amore, premessa della Legge. Il cristiano è custode attento del fratello, non è l'uomo della competizione, ma della dedizione; si sente debitore, gioisce del bene altrui, lo promuove, lo difende e lo esalta; è chiamato ad immedesimarsi nel Samaritano.
Il cristiano è un appassionato dell'amore. E tutto questo perché? Perché il cristiano sa quanto sono vere le parole del Risorto che ha promesso di essere presente dove due o tre sono riuniti nel suo nome, cioè nel suo amore.
Tutti certamente abbiamo sperimentato in qualche incontro di comunità una serenità, una gioia, un calore particolari perché tutti i componenti erano nell'atteggiamento dell'amore reciproco. È la promessa di Gesù, che si manifesta quando trova le condizioni adatte. E la prima delle condizioni è l'amore reciproco, fatto di ascolto, di accoglienza, di simpatia, di condivisione... Quando i discepoli agiscono in tal modo, sperimentano la verità profonda che qualifica la comunità ecclesiale: nonostante la sua assenza fisica, Cristo è presente in mezzo ai suoi come il Signore, come l'Emmanuele, il Dio-con-noi.

Testimonianza di Parola vissuta

Da quattro anni nella nostra valle, sulle montagne svizzere, tre parrocchie lavorano insieme in una "unità pastorale". Abbiamo già portato avanti due iniziative comunitarie di un certo rilievo nel nostro ambiente. La prima volta, due anni fa, abbiamo fatto un viaggio a Padova e a Venezia. Con cento persone appartenenti a tutti i paesi della valle, dall'ottantenne fino al bambino di pochi anni. Abbiamo vissuto insieme quattro giornate. La seconda volta, lo scorso autunno, siamo andati in quaranta a Montet, una cittadella, nel cantone di Friburgo, dove vivono giovani provenienti da tutto il mondo che cercano di avere come regola di vita il Vangelo.
L'esperienza di stare insieme per quattro giorni e vedere la vita del Vangelo di questi giovani, ha avuto per i partecipanti conseguenze positive fino a suscitare una certa comunione di beni.
Quando nella parrocchia più ricca si è lanciata la proposta di aumentare il contributo a favore delle altre due meno abbienti, l'iniziativa è stata accettata e motivata con queste parole: "Non possiamo abbandonare gli altri!". Ciò è stato possibile grazie ai voti delle persone che avevano partecipato ai viaggi. Per i soldi di solito l'amore si spegne, qui invece un amore nuovo ha vinto.

d. Josef K.

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Esaltazione della santa Croce (14 settembre 2014)
(24a domenica del tempo ordinario)
Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo (Gv 3,14)

Celebriamo oggi la Festa dell'Esaltazione della santa Croce. È un'occasione per fissare lo sguardo sul mistero dell'amore manifestatosi sulla Croce: amore del Padre che ha donato il Figlio per la vita del mondo e amore del Figlio che ha donato la sua vita per noi.
Per invitarci a contemplare questo mistero, la Chiesa ha scelto un breve brano del Vangelo di Giovanni, costituito da alcune parole rivolte da Gesù a Nicodemo: "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo". Essere innalzato significa certamente essere elevato da terra, ma anche essere innalzato da Dio, che prenderà Gesù nella sua gloria e lo farà Signore universale. Sono così unite in mirabile sintesi la Croce e la Gloria.
Gesù ha saputo trasformare anche la Croce in luogo glorioso, luogo in cui egli ha amato gli uomini "sino alla fine" (Gv 13,1). Gesù ha vissuto la sua esistenza nella libertà e per amore degli uomini, ai quali ha dato tutto se stesso; e solo l'amore di Dio narrato da Gesù può trasformare uno strumento di morte in una fonte di vita. Viviamo anche noi le nostre croci nell'amore e l'amore saprà trasformare in vita ogni dolore, ogni difficoltà.

Testimonianza di Parola vissuta

Sono stato operato di un tumore agli occhi e tante persone venivano a trovarmi in ospedale. Io mi sentivo come crocifisso, perché non mi potevo muovere. Non potevo neanche alzare la testa per bere un bicchiere d'acqua; dovevo stare sempre fermo, orizzontale, e bevevo e mangiavo con le cannucce. Eppure da quella posizione io potevo veramente parlare di Dio con i visitatori. Se stai bene in salute e all'angolo della strada trovi un cieco e vuoi consolarlo, non riesci perché qualunque cosa dici egli risponderà: "Tu parli bene, però tu ci vedi, tu cammini, tu vai e vieni; ma io sono qui e non mi posso muovere...". Ora invece il gioco era rovesciato. Ero io immobilizzato e crocifisso; e io potevo parlare e consolare tante persone che venivano da me sconsolate e tristi. Qualcuno diceva: "Che disgrazia... ma proprio a lei non ci voleva". E io: "Perché disgrazia? Disgrazia vuol dire mancanza di grazia: anche questa malattia potrebbe essere un dono di Dio". Non c'era la tristezza, ma la gioia attorno al mio letto. Ricordo che diversi amici, venuti a trovarmi per la prima volta, confessavano che avevano temuto di non poter resistere allo spettacolo di un povero uomo bendato, ridotto così male. Ma aggiungevano: "Se avessi saputo che eri così sereno, sarei venuto prima".

Matteo S.

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25a domenica del tempo ordinario (21 settembre 2014)
Sei invidioso perché io sono buono? (Mt 20,15)

La parabola dei lavoratori chiamati nella vigna a diverse ore del giorno, assume nel Vangelo di oggi, un preciso orientamento: intende far capire quali sono i criteri del regno di Dio che Gesù va annunciando, mostrando la distanza tra cielo e terra, tra criteri di Dio e i criteri degli uomini.
Durante il cammino verso Gerusalemme le istruzioni di Gesù impartite ai discepoli riguardano le situazioni quotidiane in cui deve manifestarsi la loro adesione al Regno in novità di vita. La parabola dei vignaioli che lavorano a giornata ricorda che chi è invitato per primo deve essere grato per essere stato chiamato al servizio di Dio e, nella consapevolezza dell'immeritata misericordia, è esortato a gioire della totale gratuità con cui Dio chiama misteriosamente a lavorare nella sua vigna. Il suo amore è pienamente gratuito e non può essere rivendicato da meriti umani.
La parabola offre così un prezioso insegnamento: la vita cristiana non si riduce ad uno scambio commerciale, di conteggio di meriti o demeriti, ma si fonda sulla grazia di Dio. Per questo non ci può essere spazio per l'invidia, ma solo per la gioia del bene del fratello.

Testimonianza di Parola vissuta

Un giorno un maestro pose sulla cattedra un grosso vaso e lo riempì di una dozzina di grossi sassi. Poi domandò agli scolari: "Secondo voi, il vaso è pieno?". Tutti risposero: "Sì". Allora tirò fuori da sotto la cattedra un recipiente con dei sassolini, li versò nel vaso e i sassolini si infilarono tra un grosso sasso e un altro. Domandò: "E adesso è pieno?". Uno scolaro rispose: "Forse no". Il maestro tirò fuori un sacchetto di sabbia e versò la sabbia nel vaso. La sabbia riempì gli spazi lasciati liberi dai sassi. Ancora domandò: "E adesso il vaso è pieno?". Tutti gli scolari risposero: "No!". Prese una bottiglia d'acqua e riempì il vaso fino all'orlo. Poi chiese: "Secondo voi, che cosa vi voglio dire?". Un ragazzo rispose: "Vuol dire che quando abbiamo tante cose da fare, si può sempre aggiungere qualche altra cosa". "No! -disse il maestro-. Voglio dire che se non infiliamo nel vaso i sassi grossi per primi, dopo non ci stanno più. I sassi grossi sono il tempo per Dio e per il Vangelo, dare una mano in famiglia e agli altri, leggere e studiare. Se date la precedenza alla sabbia cioè alle piccole cose (gioco, TV, sport, dormire, gite...) riempirete così la vita da non aver più tempo per le cose importanti. Non dimenticate di chiedervi: Quali sono i grandi sassi della mia vita? E metterli per primi nel vaso!".

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26a domenica del tempo ordinario (28 settembre 2014)
Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? (Mt 21,31)

Chi fa veramente la volontà di Dio? È questo l'interrogativo che emerge dalla pagina del Vangelo di oggi e che viene posto ad ognuno di noi. La parabola dei due figli che reagiscono in modo diverso alla richiesta del padre non vuole certo esaltare i peccatori e disprezzare i devoti. Annuncia invece la sorprendente vicinanza di Dio che dà sempre la possibilità di cambiare vita, di riorientare le proprie scelte.
Il racconto parabolico è molto semplice. Il primo figlio interpellato perché vada a lavorare nella vigna, dapprima sembra rispondere affermativamente, ma poi di fatto non mantiene la promessa. Il caso del secondo figlio è esattamente l'opposto: dopo il rifiuto prova rimorso e va a lavorare nella vigna. Questi incarna la possibilità della conversione, che Dio tiene sempre aperta al peccatore.
Spesso anche noi ci troviamo in contraddizione con noi stessi. Ci nascondiamo dietro una religiosità che è solo apparenza. La fede in Cristo non è il fiore all'occhiello che ci fa belli davanti agli altri, ma un'adesione alla volontà di Dio. La fede non è avere in casa l'immagine di uno o più santi, ma avere un cuore che ama, che accoglie, che aiuta il prossimo, che tende alla santità. È necessario essere cristiani nei fatti concreti di ogni giorno.

Testimonianza di Parola vissuta

Finita l'università, mi trovai di fronte alla difficoltà della disoccupazione. In quello stesso periodo morì mio padre e ciò accrebbe i problemi in famiglia. Un amico mi aveva prospettato facili guadagni, facendo da postino per consegnare una "certa merce" ad alcuni indirizzi. Non mi resi conto subito di cosa si trattasse. Mia madre mi aprì gli occhi, ricordandomi quello che ci diceva sempre mio padre, di non credere a guadagni che non comportano sacrificio. Dissi di no all'offerta del mio amico e iniziai il mio iter di ricerca di lavoro.
Ora sono passati molti anni e vedo che la lezione di mio padre è attualissima. Quando parlo con i miei figli sento tutto il valore di ciò che mi ha insegna mio padre. Ogni generazione deve fare le sue esperienze, ma non si può disprezzare la saggezza di chi ha capito le leggi della vita. In certi momenti, incontrando quell'amico e trovandomi in difficoltà, avevo sentito la tentazione di mettermi a fare quello che faceva lui. Ma prima o poi i nodi vengono al pettine: il mio amico ha due figli drogati e lui stesso, essendo scivolato nel vortice dell'alcol, sta morendo di cirrosi epatica.

M.M., Napoli

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27a domenica del tempo ordinario (5 ottobre 2014)
La pietra scartata è diventata la pietra d'angolo (Mt 21,42)

La Parola di Dio di questa domenica usa l'immagine della vigna per ricordare il rapporto tra Dio e il suo popolo, le attenzioni che vengono prodigate e anche il giudizio quando il popolo tradisce l'alleanza e si allontana. Nel Vangelo in particolare la parabola dei vignaioli assassini mette in risalto lo scontro tra Gesù e i capi religiosi, in cui matura la decisione di eliminarlo. E più il padrone si prende cura della sua vigna, più cresce l'ostilità di coloro che dovrebbero semplicemente collaborare con Lui alla raccolta dei frutti. Eppure il padrone non si scoraggia, ma continua nel suo amore gratuito, fino ad inviare addirittura il proprio figlio. Quei vignaioli tramano contro di Lui e passano all'azione: Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
È Gesù il Figlio che sarà crocifisso fuori dalle mura di Gerusalemme. A questo punto Gesù si limita a porre una domanda, lasciando che siano i suoi interlocutori a prendere coscienza della propria situazione. Poi li rimanda ancora una volta all'autorità delle Scritture, citando il Salmo 118: La pietra scartata è divenuta testata d'angolo. È il modo di fare di Dio che opera meraviglie attraverso ciò che è disprezzato dagli uomini, il suo salvare il mondo attraverso lo scandalo del Messia crocifisso. Questa parola interpella ciascuno di noi, personalmente e come comunità: anche noi siamo chiamati a fare di Gesù la Roccia su cui fondare la nostra vita.

Testimonianza di Parola vissuta

Tempo fa nell'ufficio in cui lavoravo entrò, come responsabile, una signora molto delusa dagli eventi della sua carriera. Fino allora si era occupata di problemi molto diversi da quelli che le venivano affidati. Era una donna molto bella e benestante che aveva puntato tutto sulla carriera. Odiava la Chiesa e quelli che la frequentavano. Spesso parlavamo della nostra vita privata; lei raccontava la sua e io la mia. Io sono credente e non l'ho mai nascosto. Negli anni seguenti ho sentito crescere la sua curiosità "sulle cose di Dio" come diceva; spesso mi faceva domande che somigliavano molto a critiche, io cercavo di risponderle, ma non ho mai pensato né cercato di convertirla.
Quando a Torino è stata esposta la Sacra Sindone ho pensato di andarci e lei, con sorpresa, mi ha chiesto se poteva venire con me e mio marito. Al ritorno, abbiamo colto sul suo volto una grande emo-zione. Ora è andata in pensione e qualche volta ci sentiamo al telefono. Lo scorso Natale mi ha fatto gli auguri dicendo che voleva ringraziarmi. "Ti osservavo - mi ha detto - e ti ho sempre vista convinta di quello che facevi, di come vivevi, per questo mi sono chiesta: ma ci sarà davvero questo Dio? Mi sono messa a cercarlo e ora l'ho trovato. È diventato il mio compagno di viaggio e la mia vita ha finalmente uno scopo".

M.S., Italia

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28a domenica del tempo ordinario (12 ottobre 2014)
Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze (Mt 22,9)

In tutte le culture troviamo l'immagine del banchetto per esprimere comunione, dialogo, intimità. Questo simbolo viene ripreso anche dai Vangeli per indicare la volontà di Dio nel fare di tutta l'umanità un popolo di salvati, un popolo che sperimenta il suo amore e la fratellanza universale.
La volontà del Re della parabola è quella di allestire a tutti i costi il banchetto e far partecipare tutti alla gioia per le nozze del Figlio e alla sua generosità. Inoltre guardando alla "qualità" degli invitati si coglie che essi sono la gente più disparata. Matteo parla di buoni e cattivi per dirci che l'invito non parte da criteri di dignità, di merito particolare.
In questo popolo che si raduna noi intravediamo la Chiesa che, proprio perché pellegrina nel tempo, è inevitabilmente composta di giusti e di peccatori; in essa coesiste spesso il bene col male. Questa pagina fa nascere in cuore la riconoscenza verso il Signore per il dono della fede, per il dono dell'invito rivoltoci da Lui a far parte del suo popolo. E nello stesso tempo mette in cuore una grande misericordia, che è quella del Signore, che ci fa accogliere tutti, perché tutti sono amati e invitati da Lui a far parte della sua famiglia.

Testimonianza di Parola vissuta

Avevamo raggiunto il traguardo di 30 anni di matrimonio superando, con la forza dell'amore fra noi e verso Dio, i dolori e le difficoltà che avevamo incontrato. Nulla faceva pensare a quello che poi è successo. Forse in quel periodo era cominciato a mancare il dialogo fra noi, forse il rapporto con Dio si era allentato… Dopo un incontro casuale con una persona per la quale in gioventù avevo avuto una certa simpatia, pian piano si è insinuata in me un'attrazione, della quale non so dare una spiegazione, che mi ha portato a sconvolgere la vita della nostra famiglia. È iniziato così un periodo tormentato: ho fatto del male a mia moglie, a mio figlio e a me, ma era come se vivessi staccato dalla realtà.
Nonostante questo periodo di "annebbiamento" sentivo la scelta coraggiosa di mia moglie che, pur consapevole della mia "sbandata", cercava di ricostruire il nostro rapporto, la nostra famiglia. Finalmente il suo amore e quello di nostro figlio, mi hanno fatto vedere chiaro in me stesso e, pian piano, ho ritrovato quell'intesa sulla quale ci eravamo sposati e avevamo fondato tutta la nostra vita insieme. Lei è riuscita a perdonarmi e, grazie a lei che non mi fa pesare i miei errori, sono riuscito a non sentirmi più oppresso dal rimorso. Ho capito che dovevo perdonare me stesso evitando così di rinchiudermi nel mio senso di colpa per poter essere libero di ricostruire la nostra famiglia.

U.G., Italia

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29a domenica del tempo ordinario (19 ottobre 2014)
A Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio (Mt 22,21)

Il tema proposto dalla Parola di questa domenica è un invito a soffermarci su uno degli aspetti di vita più importanti per i cristiani di oggi. Noi siamo consapevoli di avere un compito da svolgere: quello di costruire attraverso il nostro agire quotidiano, nei diversi ambienti della vita, una comunità umana secondo il volere di Dio, secondo lo spirito del Vangelo. La nostra fede, vissuta pienamente e con responsabilità, non comporta evasione dai compiti terreni, ma testimonianza "guidata" dallo Spirito di Cristo.
Il testo del Vangelo ruota attorno alla domanda posta a Gesù circa la liceità del tributo a Cesare. Gesù riporta la questione al centro: l'annuncio che Dio viene ogni giorno a noi e ci chiama, ogni giorno, a prendere posizione. Gesù non dà ricette sul comportamento politico, ma lo trascende: occorre rendere a Cesare ciò che egli ha diritto di esigere.
Ma di fronte all'autorità civile c'è un "ordine" più alto, quello di Dio, cui occorre rendere ciò che Gli appartiene, cioè tutto, essendo "sua la terra e quanto contiene" (Salmo 24,1). A Dio è necessario offrire tutta la propria persona. Gesù afferma una distinzione essenziale tra politica e religione. Sì, il credente in Gesù è colui che "sta nel mondo senza essere del mondo" (Gv 17,11-16), che abita con piena lealtà la città degli uomini, ma la cui vera cittadinanza è nei cieli (Fil 3,20).

Testimonianza di Parola vissuta

Alla notizia della mia gravidanza, l'azienda nella quale lavoro mi ha assicurato che avrebbe regolato la mia posizione lavorativa. Invece, dopo qualche mese, nulla di fatto. Questo significava: niente permessi, nessuna indennità di gravidanza, nessuna garanzia per il futuro. Ho dato le dimissioni e nel frattempo un amico di famiglia mi ha offerto di assumermi nel suo studio professionale. Si trattava di un'assunzione fittizia, poiché non avrei di fatto lavorato, ma mi sarebbero stati riconosciuti i diritti delle madri lavoratrici.
Ho preparato i documenti necessari, ma la mia coscienza non mi lasciava tranquilla: ero uscita dalla legalità ed ora stavo organizzando un furto nei confronti dello Stato. No, un "figlio di Dio" non poteva comportarsi così: dovevo affidare a lui questa intricata situazione. Mi sono trovata a combattere una battaglia per la giustizia anche con i miei parenti, che non accettavano la mia decisione di mollare tutto. E invece la Provvidenza è intervenuta puntuale e "giusta": un corso professionale per mio marito, un lettino e la carrozzina per il bimbo in arrivo, persino un nuovo lavoro per me.

M.L., Sicilia

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30a domenica del tempo ordinario (26 ottobre 2014)
Maestro, qual è il grande comandamento? (Mt 22,36)

Il grande comandamento è il centro del Vangelo di oggi. Anche noi abbiamo bisogno di trovare un'indicazione su cosa sia capace di raccogliere in unità tutti i comandamenti, perché il nostro agire da discepoli non si disperda nell'affanno dell'osservanza della Legge. La risposta di Gesù ci indica una priorità di importanza nei vari precetti. La grandezza del comandamento consiste nel fatto che il "compito" di amare il Signore è inesauribile e che l'amore a Dio è la radice dell'amore al prossimo.
Pur accorgendosi della doppiezza del suo interlocutore ("lo interrogò per metterlo alla prova"), Gesù non lo ripaga con la stessa moneta, ma gli rivolge una parola leale e libera: ecco la grande libertà di Gesù, il suo amore con cui cerca di abbattere le barriere erette dagli uomini, offrendo a tutti la bella notizia del Vangelo. Il grande comandamento è proprio quello dell'amore: è l'anima e l'essenza di tutta la rivelazione. Gesù unisce l'amore a Dio e l'amore al prossimo facendo dei due un solo comandamento; è questo il vertice che unifica tutta la nostra vita cristiana. Tutto viene unificato dall'amore: verso Dio e verso il prossimo. Dio amato e servito in ogni fratello e sorella che ci passano accanto. Con Gesù tutta la vita si illumina, tutto si ravviva e si rinnova.

Testimonianza di Parola vissuta

Nella mia stessa camera d'ospedale era stato ricoverato un giovane rumeno gravemente ferito: mentre attraversava i binari a bordo di un motorino nei pressi di un passaggio a livello incustodito era stato investito da un treno. Pur nella disgrazia, poteva ritenersi fortunato in quanto nel violento impatto era stato scaraventato lontano dai binari e quindi non investito, pur subendo la frattura del bacino e di altre parti del corpo. A meravigliarmi fortemente era il fatto che non si lamentava tanto per il dolore quanto per non poter più raccogliere pomodori ed aiutare così la famiglia rimasta in Romania.
Intanto la stampa locale lo aveva dato per morto e lui era disperato perché non aveva nessuna possibilità di contattare e rassicurare i suoi familiari. Ciò che più mi addolorava era costatare come nessuno si curasse di quel giovane arrivato sporco e privo d'indumenti. Non potendo starmene indifferente, ho sollecitato gli infermieri a chiamare un'assistente sociale e a contattare la famiglia. Ma la risposta è stata: È un clandestino, la sua situazione non è regolare... Allora ho chiesto a mia moglie di portare qualche indumento, sapone, succhi di frutta; intanto cercavo il modo di aiutare il ragazzo a contattare la famiglia. Bloccato com'ero in ospedale, non era facile, però pregavo, fiducioso che Dio non avrebbe abbandonato questo suo figlio nel bisognoso.
L'indomani alcune volontarie dell'Avo, passando tra le corsie, si sono informate se avevamo bisogno di qualcosa. Per me, ho detto loro, non occorreva nulla; piuttosto si dessero da fare per quel ragazzo. Nel pomeriggio, mandato da loro, si è presentato, guarda caso, un mio ex collega (vigile urbano in pensione come me), il quale nel giro di poco tempo è riuscito a procurarsi il numero di telefono di un amico del rumeno il quale aveva sempre fatto da tramite con i suoi familiari privi di telefono. Il giovane ha potuto così avere un commovente colloquio con la madre che ormai lo credeva morto.
Ma la cosa per me più bella è stata il risvegliarsi attorno a lui della solidarietà: infatti un signore ricoverato nella nostra stessa camera, alquanto scontroso e chiuso in sé stesso, rendendosi conto durante la notte che quel giovane impossibilitato a muoversi aveva un bisogno, si è alzato e gli è andato vicino per aiutarlo. E anche fra il personale e i medici ho cominciato a notare un atteggiamento di maggiore attenzione verso di lui.

T.B.

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Tutti i Santi (1° novembre 2014)
Commemorazione dei fedeli defunti (2 novembre 2014)
(31a domenica del tempo ordinario)
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia (Mt 5,7)

In questa solennità di Tutti i Santi la Chiesa pellegrinante è in comunione con la Chiesa celeste. Questa comunione è memoria del fatto che la Chiesa è Una e Santa, come professiamo nel Credo. I credenti partecipano e comunicano con Colui che è la fonte della Santità. Ma qual è l'annuncio evangelico della Santità? Sono le beatitudini. Esse aprono il grande discorso della montagna, che inizia con la proclamazione di una Buona Notizia: sarete beati! È una promessa di gioia piena, che Gesù fa nel nome di Dio.
Protagonista delle beatitudini è Dio, che realizza in noi il suo Regno. Esse ci ricordano che per noi la beatitudine non viene da condizioni esterne, ma nasce da alcuni comportamenti vissuti nel cuore e tradotti in vita ogni giorno. Per esempio, praticare la misericordia e fare azioni di pace significa essere capaci di dimenticare il male che ci viene fatto, a immagine di Dio che non ricorda i nostri peccati (Isaia 43,25). Significa, in fondo, imparare ad avere un cuore come è il cuore di Dio. Non è possibile essere misericordiosi se non accogliendo prima il perdono e la misericordia divina.

Testimonianza di Parola vissuta

"Amate i vostri nemici"… Strane queste parole, e poi io non ho nemici… Una sera una telefonata inattesa: un nostro lontano parente, dopo tanti anni, tornava a farsi vivo. Per lavoro veniva nel nostro paese e sarebbe passato a salutarci. Non avevo nessuna voglia di incontrarlo, purtroppo, anche se avevo cercato di dimenticare i torti che ci aveva fatto. Non c'ero proprio riuscita, ogni tanto mi ritornavano alla mente. Ero confusa. Allora… non è vero che non ho nemici! Non basterà sopportare la sua presenza. Dovrò amarlo. Ho riordinato bene la casa perché fosse accogliente, ho finalmente appeso un quadro che da tempo aspettava di trovare il suo posto, ho comprato a poco prezzo alcune piante fiorite che ho sistemato sul davanzale della finestra del soggiorno… Tutto era pronto per ricevere una persona alla quale volevo far festa. E così è stato il giorno del suo arrivo. Quando è ripartito la vecchia ferita era risanata, la casa era più bella… Quando Dio ci chiede qualcosa, è per darci qualcosa di più.

V.Z., Francia

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Dedicazione della Basilica Lateranense (9 novembre 2014)
(32a domenica del tempo ordinario)
Parlava del tempio del suo corpo (Gv 2,21)

Oggi facciamo memoria della Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano, la chiesa più antica dell'Occidente, sede del Vescovo di Roma. Il brano evangelico scelto per questa celebrazione narra di Gesù che, entrato nel tempio di Gerusalemme, non solo lo purifica dai mercanti che ne approfittavano, ma sconvolge ancor più la mentalità dei suoi avversari parlando di un nuovo tempio che Egli avrebbe ricostruito in tre giorni. L'evangelista Giovanni annota che Gesù parlava del tempio del suo corpo. È Lui ormai il "luogo" della presenza di Dio tra gli uomini; è Lui l'unica dimora dell'incontro autentico con Dio.
Gesù di Nazareth, il Figlio amato da Dio, la sua Parola fatta carne, il suo corpo morto e risorto, è il luogo di incontro, alleanza e comunione tra Dio e gli uomini.
Come vivere questa Parola? L'apostolo Paolo ci ricorda che il luogo del culto cristiano è la nostra persona, corpo di Cristo (2Cor 13,5) e tempio dello Spirito Santo (1Cor 6,19). È nel nostro corpo che siamo chiamati ad offrire a Dio il vero sacrificio, quello della nostra vita cristiana. Non solo. Anche il prossimo è luogo della presenza di Dio. Allora tutta la nostra vita personale e di relazione è "luogo sacro" e noi siamo chiamati a vivere l'amore per Dio e per il prossimo che è stato la ragione profonda della vita di Gesù.

Testimonianza di Parola vissuta

"Ho ritrovato la libertà: ora posso lavorare secondo la mia coscienza".
Per me essere libera significa anche avere il coraggio di andare controcorrente. In Brasile lavoravo in una TV locale, come giornalista politica. All'interno di questa TV si cercava di avere una audience alta per poi ottenere sovvenzioni da grandi multinazionali o da persone facoltose.
Nel periodo delle elezioni molti dei candidati politici pagavano, perché dessimo notizie favorevoli a loro e al loro partito. Così molte volte succedeva che la nostra équipe di giornalisti aveva già il materiale pronto ma non ci era permesso di mandarlo in onda, perché non era favorevole a questo o quel "politico amico". Per questo motivo sentivo che era limitata non solo la mia personale libertà, ma anche quella del pubblico, che era costretto a ricevere notizie tendenziose e parziali, anche se magari non proprio false. Quando ho deciso di parlarne con il mio capo, lui mi ha derisa, dicendomi che ero un'ingenua.
Qualche tempo dopo, il capo ha lasciato quel posto di lavoro per andare in una televisione più seria e importante e, proprio perché conosceva i miei principi, mi ha chiesto di andare a lavorare con lui. Lo stipendio sarebbe stato più basso, ma avrei potuto lavorare secondo la mia coscienza, così ho accettato.
Alle successive elezioni politiche ho cercato di fare il mio lavoro bene, pensando sempre che potevo in qualche modo aiutare le persone che seguivano le nostre notizie a farsi un'opinione il più possibile veritiera, per poter decidere liberamente a chi dare il proprio voto.

A. B., Brasile

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33a domenica del tempo ordinario (16 novembre 2014)
Consegnò loro i suoi beni (Mt 25,14)

Un uomo - racconta Gesù in questa parabola - partendo per un viaggio, consegna il proprio denaro ai servi affinché durante la sua assenza lo facciano fruttare.
Quell'uomo è figura di Dio, il quale, attraverso Gesù, dà fiducia all'uomo e trova gioia nell'offrire gratuitamente a ciascuno di noi i suoi doni. Fa questo in maniera personalizzata, tenendo conto di ciò che ciascuno è in grado di accogliere. Per questo è importante scoprire il disegno che Dio ha su di noi ed esercitare una fantasia creatrice per mettere i suoi doni a servizio di tutti, impegnandosi a rispondere di essi con tutta la propria vita, pensando che nessun altro può farlo al nostro posto.
Quello che abbiamo ricevuto non è di poco conto: il talento, per il suo grande valore, suggerisce simbolicamente l'importanza di quanto abbiamo ricevuto. Il dono più grande è il Vangelo: noi possiamo lasciarlo inerte, inattivo nella nostra vita. Siamo riconoscenti e operosamente attivi coi doni ricevuti!

Testimonianza di Parola vissuta

Dei nostri amici avevano bisogno di un prestito per poter arredare la nuova casa, altrimenti avrebbero dovuto ricorrere ad un mutuo bancario e, in quel momento, non se lo potevano permettere. Dopo qualche incertezza abbiamo deciso di offrirglielo noi. Avevamo già dato la nostra parola quando la nostra situazione mutò improvvisamente: mi venne a mancare l'assistenza a una persona anziana e, senza quel lavoro e il relativo guadagno, non sarebbe stato più possibile prestare la somma necessaria ai nostri amici. Come fare? Ne parlai con mia moglie ma non ci venne nessuna idea, concludemmo affidando tutto a Dio.
Qualche giorno dopo trovai un nuovo lavoro: pulire una mansarda. Pulendo trovai una grossa somma di denaro che il padrone di casa non sapeva di avere. Consegnando quei soldi mi sono sentito di chiedergli la cifra corrispondente al prestito che avevo promesso. Gli ho raccontato il fatto e mi ha prestato la somma che qualche mese dopo ho restituito. I nostri amici, poco tempo dopo, ci hanno reso quel denaro e volevano aggiungere gli interessi. Spiegai loro che, avendoli ricevuti dalla Provvidenza, non potevamo volere nessun interesse.

M. e V., Italia

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Cristo Re - 34a domenica del tempo ordinario (23 novembre 2014)
Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete il regno preparato per voi (Mt 25,34)

La liturgia odierna ci presenta in Cristo, Re dell'universo, la figura del pastore buono, re e giudice, la cui regalità si manifesta come cura del proprio gregge, che nel Vangelo di Matteo è tutta l'umanità. Il tema del giudizio in base al quale sarà giudicata la vita degli uomini, riassume in un certo modo tutto l'insegnamento di Gesù: sarà la carità, come amore per gli ultimi, a dare valore al nostro agire. L'amore è il valore in base al quale sarà giudicata la vita dell'uomo.
Il Re dichiara benedetti, coloro che ricevono l'eredità del Regno. La sua dichiarazione regale svela quello che noi da sempre siamo: figli. Questo è un dono, ma insieme un cammino da compiere; chiede di essere accolto attraverso il riconoscimento fattivo e operoso della propria fraternità con chi è nel bisogno, con il più piccolo. Il Re infatti svela l'insospettata relazione di fraternità che lo lega ai più piccoli; relazione che Egli estende anche a tutti coloro che, a loro volta, hanno mostrato cura verso i più piccoli.
Benedetti: detti bene. Una parola è detta bene quando esprime il pensiero e lo rende comprensibile. Noi siamo bene-detti quando la carità, essenza di Dio, esprime e realizza la nostra vita. E il nostro amore operoso diventa benedizione per chi lo riceve.

Testimonianza di Parola vissuta

Da due mesi non riceviamo più lo stipendio e con mia moglie cerchiamo di amministrare con molta attenzione quel poco che ci resta. Siamo preoccupati, non riesco a trovare un nuovo lavoro. Una sera, tornando a casa, ci siamo imbattuti in un tafferuglio, ci fermiamo per vedere cosa succede. È una che, come noi, da due mesi non riceve lo stipendio e non può pagare il suo creditore. Il creditore urlava: "Ora basta, vengo a casa tua e prendo la tua radio!" (che costa molto di più). E il debitore: "Ti prego aspetta, appena ricevo i soldi ti pago!". Ma l'altro non voleva sentire ragione. Noi avevamo in tasca i pochi soldi che il creditore voleva, li tenevamo per la nostra famiglia, ma quella lite continuava e stava per degenerare. Quella brutta scena ci rattristava. Insieme abbiamo allora deciso di aiutare quel creditore. Gli abbiamo dato tutto quello che avevamo con noi, quei soldi bastavano e in un attimo la pace fu fatta. Siamo tornati a casa, contenti di aver portato la pace. Dopo qualche giorno, arrivando a casa la sera abbiamo trovato quel "debitore", era venuto a renderci i soldi. Come aveva fatto a sapere dove abitiamo? Per noi è inspiegabile perché non ci conosceva. Questa ci sembra la risposta dell'Eterno Padre.

E.L., Man (Africa)



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