Anno A - Domenica delle Palme


Enzo Bianchi
GESÙ, DIO-CON-NOI, COMPIMENTO DELLE SCRITTURE
Il vangelo festivo (Anno A)
Edizioni San Paolo, 2010


Anno A - Domenica delle Palme

• Isaia 50,4-7 • Filippesi 2,6-11 • Matteo 26,14 - 27,66

L'AUTOREVOLEZZA DELL'OBBEDIENTE

Come portale d'ingresso alla Settimana Santa, la grande settimana in cui noi cristiani celebriamo l'evento centrale della nostra fede, la chiesa ci fa meditare quest'anno il racconto della passione e morte di Gesù secondo Matteo.

Matteo segue molto da vicino la narrazione del vangelo più antico, quello di Marco, inserendo però qua e là alcune annotazioni proprie, che evidenziano la prospettiva con cui egli interpreta nella fede la passione del Signore e la consegna ai cristiani. Se lungo tutto il vangelo i gesti e le parole di Gesù sono letti come compimento delle Scritture, questo è vero a maggior ragione per la sua passione. Gesù dice espressamente: «Tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». E questo si manifesta anche in particolari che sembrerebbero trascurabili: le trenta monete d'argento pagate dai sommi sacerdoti a Giuda sono il prezzo dello schiavo, secondo il profeta Zaccaria (cfr. Zc 11,12-13); le frasi di scherno pronunciate dalle autorità religiose all'indirizzo di Gesù crocifisso sono tratte dal Salmo 22...

Si faccia però attenzione: il compimento delle Scritture non va inteso nel senso di un espediente letterario o, peggio, di un destino ineluttabile voluto da Dio, al quale Gesù sarebbe stato costretto a piegarsi. No, nella passione Gesù è più che mai signore degli eventi, domina tutto ciò che accade con una straordinaria libertà e consapevolezza. Gesù «sa» ciò che sta per avvenire e lo preannuncia ai suoi discepoli, parlando di sé alla terza persona: «Voi sapete che tra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso». Ovvero, Gesù capisce che il cerchio si sta stringendo intorno a lui, perché il suo modo di narrare Dio è insopportabile per il potere religioso e politico. Ma anche in questa situazione estrema ha l'autorevolezza di chi obbedisce pienamente a Dio e al suo disegno di salvezza, di chi è talmente privo di sguardi su di sé da vivere l'amore fino alla fine, a costo della propria vita: questa è la volontà del Padre che «fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni» (Mt 5,45), questa è «la giustizia cristiana» (cfr. Mt 5,20) insegnata da Gesù con l'autorevolezza di chi per primo l'ha vissuta.

Comprendiamo allora perché siano condensati in questi due capitoli tutti i titoli cristologici mediante i quali la chiesa nascente ha espresso la sua fede in Gesù: egli è chiamato «Signore» dai discepoli; è definito «Cristo, Re Messia» dai suoi avversari - il sinedrio, Pilato e i soldati romani - che, senza rendersene conto, proclamano la verità; è acclamato come «il Giusto» da una pagana, la moglie di Pilato; è riconosciuto «il Figlio di Dio» da un altro pagano, il centurione romano che sta presso la croce. E questi titoli sono mirabilmente riassunti dall'unico che Gesù si attribuisce, non esplicitamente, ma secondo quanto traspare dalle sue parole sul calice nell'ultima cena: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per le moltitudini - cioè per tutti - in remissione dei peccati». Egli è «il Servo del Signore» annunciato dal profeta Isaia (cfr. Is 53,11-12), l'uomo che si è caricato delle sofferenze dei fratelli, che non si è difeso rispondendo con violenza alla violenza che gli veniva inflitta, ma ha speso la vita per gli altri, offrendola liberamente e per amore. Va infine rilevata la maniera «teologica» con cui Matteo racconta la morte di Gesù: non appena egli ha emesso l'ultimo respiro «il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua resurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti». Sì, nella morte di Gesù è già annunciata la sua resurrezione. Anzi, i segni apocalittici che accompagnano questa morte anticipano profeticamente ciò che avverrà alla fine della storia: nella morte e resurrezione di Gesù il peccato e la morte sono già vinti, e questo sarà rivelato in pienezza quando nel suo amore tutti noi saremo richiamati alla vita eterna.

----------
torna su
torna all'indice
home