Anno A - 25 marzo – Annunciazione del Signore


Enzo Bianchi
GESÙ, DIO-CON-NOI, COMPIMENTO DELLE SCRITTURE
Il vangelo festivo (Anno A)
Edizioni San Paolo, 2010


Anno A - 25 marzo – Annunciazione del Signore

• Isaia 7,10-14;8,10c • Ebrei 10,4-10 • Luca 1,26-38

NULLA È IMPOSSIBILE A DIO

Le chiese d'oriente e d'occidente celebrano oggi la festa dell'Annunciazione del Signore, in cui si ricorda l'evento dell' annuncio dell'incarnazione recato dall'angelo a Maria. La giovane vergine di Nazaret è colei che, accogliendo mediante l'ascolto la Parola del Signore, concepisce nel proprio grembo per opera dello Spirito santo il Figlio di Dio, la Parola dell'Altissimo fatta carne. Giustamente questo brano è spesso commentato alla luce dei numerosi riferimenti all'Antico Testamento attraverso i quali Luca lo ha costruito. È questo infatti il modo proprio dell'evangelista di fare teologia, di mostrare che in Maria, personificazione della figlia di Sion in attesa del Messia (cfr. Sof 3,14-17), tale attesa si compie e la storia della salvezza riceve un definitivo ri-orientamento: grazie al «sì» di Maria, Dio diventa l'Emmanuele, il Dio-con-noi (cfr. Is 7,14), in Gesù.

Ma è proprio lo spessore umano dell'incarnazione, dell'umanizzazione, cioè dell'inaudita decisione presa da Dio di diventare uomo, che ci autorizza anche a fare un'altra lettura di questa famosa pagina. In essa, Maria è intenta a pensare davanti a Dio e con Dio, un'attività che per una donna credente come lei si accompagna al pregare la Parola contenuta nelle Scritture, anzi è connessa a questo esercizio in modo inestricabile. E questo pensare con Dio, questo vivere con Dio diventa un fare esperienza del Dio che vive in lei, che vuole prendere dimora in lei. «Il Signore è con te», si sente dire dall'angelo: la consapevolezza di questa comunione sulle prime è fonte di una gioia indescrivibile («Rallegrati!»), la gioia di chi si sente «trasformata dall'azione della grazia» - questo il senso del termine greco normalmente tradotto con «piena di grazia» -, cioè dallo Spirito santo, che con le sue energie compie ciò che lei con le sue sole forze non può compiere.

Subito però si fa strada in Maria il turbamento, che nasce dal percepire la propria inadeguatezza nei confronti del dono di Dio, il dono della sua Presenza trasfigurante: com'è possibile, che senso ha che il Signore sia proprio con me, in me? Sono domande che chi ha un minimo di fede e di adesione alla realtà dovrebbe porsi con una certa frequenza... Allo smarrimento stupito segue poi in Maria un altro atteggiamento umanissimo, un articolato dialogo interiore che approfondisce lo sconcerto del suo cuore. Il credente infatti non è al riparo dall'incertezza, anzi è costantemente esposto a essa da quel Dio che è sempre Altro da come egli lo immagina o vorrebbe cristallizzarlo.

Ebbene, in questa condizione la grandezza di Maria sta nel credere che «nulla è impossibile a Dio» (cfr. Gen 18,14), neppure l'inconcepibile per eccellenza: Dio che diventa uomo, ovvero ciò che egli per definizione non è, e che fa questo attraverso una vergine. Grazie alla sua fede, Maria non teme di offrire a Dio la propria piccolezza e impossibilità umana, pronunciando quelle sintetiche parole che da quel giorno ne fanno la madre dei credenti: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la sua Parola». Maria è una serva consapevole che all'amore di Dio si risponde senza guardare troppo a sé, ma facendo di sé uno spazio aperto alla venuta di quel Figlio donato da Dio solo, Gesù.

Conosciamo bene il commento di Origene a questa pagina evangelica: «A che mi giova confessare il Cristo che viene nella carne, se non viene nella mia carne?». Questa festa è dunque memoria anche della chiamata riservata dal Signore Dio a ciascuno di noi, certo con gradi e modalità diverse: generare Cristo in noi, dare la nostra carne a lui che è la Parola, pronunciata nella forza dello Spirito santo. Davvero il mistero di Maria è anche il mistero di ogni cristiano e di ogni cristiana: guardando a Maria impariamo che la nostra fedeltà alla vocazione ricevuta riposa solo sulla grazia del Signore. Sì, ogni giorno siamo chiamati a credere maggiormente alla promessa di Dio che alla miseria e all'impotenza delle nostre vite e delle nostre storie. Questa è infatti la fede: il saper aderire nella propria umanità alla promessa di Dio, al di là di ogni evidenza umana.


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