Anno A - 19 marzo – S. Giuseppe Sposo della B.V. Maria


Enzo Bianchi
GESÙ, DIO-CON-NOI, COMPIMENTO DELLE SCRITTURE
Il vangelo festivo (Anno A)
Edizioni San Paolo, 2010


Anno A - 19 marzo – S. Giuseppe Sposo della B.V. Maria

• 2 Samuele 7,4-5a.12-14a.16 • Romani 4,13.16-18.22 • Matteo 1,16.18-21.24 opp. Luca 2,41-51b

GIUSEPPE, PADRE DI GESÙ SECONDO LA LEGGE

Celebriamo la festa di san Giuseppe, definito nel primo capitolo del vangelo secondo Matteo con tre titoli che ce ne forniscono un ritratto essenziale: «lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo», «figlio di David» - ossia discendente della stirpe messianica e chiamato a sua volta a legare Gesù a questa discendenza -, «uomo giusto».

La giustizia di Giuseppe è quella dell'uomo dalla fede obbediente, disposto cioè a compiere la volontà di Dio anche quando essa sembra paradossale, enigmatica: come definire altrimenti la condizione in cui egli si trova quando, prima di andare a vivere insieme alla sua promessa sposa, scopre che essa è già incinta? Ma anche in questo frangente Giuseppe rimane saldo nella fede, capace di leggere la storia alla luce della parola di Dio, fino a che l'enigma si trasforma per lui in mistero: «Giuseppe, figlio di David, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito santo», gli viene rivelato in sogno da un angelo, un messaggero del Signore.

Mai una parola sulla bocca di Giuseppe: egli mostra l'eloquenza della sua fede attraverso il silenzio, il silenzio della contemplazione del mistero, quel silenzio definito da uno spirituale del secolo scorso come «il silenzio stesso di Dio, riempito dalla forza dell'amore» (Louis-Albert Lassus). Ma anche i vangeli parlano pochissimo di lui. Giuseppe è presentato come un soggetto attivo solo nel vangelo dell'infanzia secondo Matteo (cfr. Mt 1-2), nel quale fa ripercorrere al piccolo Gesù il cammino dell'esodo in Egitto, inserendolo pienamente nella storia di Israele per renderlo erede delle promesse. Nel vangelo dell'infanzia secondo Luca egli è nominato tre volte, e sempre accanto a Maria (cfr. Lc 1,27; 2,4-5.16). Infine, il suo nome appare soltanto in pochi altri passi che contengono la domanda o riportano l'opinione della gente riguardo a Gesù, «figlio di Giuseppe» (Lc 3,23; 4,22; Gv 1,45; 6,42).

Giuseppe sa che Gesù è il Figlio di Dio, eppure assume la paternità di chi non è carnalmente suo figlio: egli è padre di Gesù secondo la Legge, dà il nome come un padre a colui che ha già ricevuto da Dio stesso il Nome Jeshu'a, «il Signore salva». L'educazione e la crescita umana di Gesù sono descritte nei vangeli con grande discrezione, una discrezione che va da noi rispettata e accolta nella fede. Nello stesso tempo però, se si vuole prendere sul serio la realtà dell'incarnazione, va riconosciuto che Gesù deve essere giunto alla personalità adulta di uomo e di credente anche grazie a Maria e Giuseppe. In particolare, per quanto riguarda quest'ultimo, Gesù è passato progressivamente dal chiamare «padre» Giuseppe al chiamare Dio «Abbà» (Mc 14,36), «Papà caro, Papà amato». Di più, da Giuseppe padre umano a Dio suo Padre Gesù è passato anche grazie all'amore vissuto nella sua umanissima relazione filiale. Sì, Gesù ha avuto un padre non prima, ma dopo la nascita, un padre di cui ha avuto bisogno come tutti i bambini, un padre che gli ha insegnato l'obbedienza a Dio e la forza dell'amore...

Verrà però il giorno in cui Giuseppe si sentirà dire da Gesù dodicenne, perso per tre giorni e poi ritrovato nel tempio intento a dialogare con i maestri di Israele: «Non sapevate che io devo stare presso il Padre mio?» (Lc 2,49). Parole ancora una volta enigmatiche; parole che Giuseppe e Maria non comprendono fino in fondo. Ma anche in questo caso Giuseppe fa obbedienza e riporta Gesù a Nazaret, dove egli sarà sottomesso ai suoi genitori e crescerà in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini (cfr. Lc 2,50-52), fino al giorno in cui deciderà di lasciare la casa per iniziare una vita comune itinerante con alcuni discepoli.

Dall'ora di questo ritorno a Nazaret, Giuseppe «scompare» e di lui non sappiamo più nulla: non sappiamo né come né quando sia morto, ma l'unica morte che conta è quella che Giuseppe ha fatto a se stesso, accogliendo con piena obbedienza la parola del Signore, accogliendo Maria incinta, accogliendo Gesù, il Figlio che solo Dio ci poteva dare. Quel Figlio che resterà per sempre, nella storia degli uomini, anche «il figlio di Giuseppe».


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