Igino Giordani

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da Come il Padre ha amato me...
365 pensieri per l'anno sacerdotale
(Raccolta per autore)


Igino Giordani


Nella famiglia "totale"
Paradosso sociale
Un solo Maestro
Matrimonio, verginità, sacerdozio
Sacerdozio e famiglia solidali
Servizio sociale per eccellenza
La Messa: più cuori... un cuore
Era entrato il fuoco


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Nella famiglia "totale"

L'uomo che è ordinato prete, (...) lascia la casa, e gli diviene casa il mondo: suo padre, sua madre, i fratelli non son più soltanto, o non sono tanto quelli con cui ha comune il sangue, ma quelli con cui ha meno comune la condizione (...): diseredati, ignoti, miseri che nessuno scorge. Si scioglie dalla famiglia particolare per divenire il ministro della famiglia totale.

Cattolicità, Morcelliana, Brescia 1938, pp. 215-216
Come il Padre…, vol. I, Donati a Dio, in ascolto di Lui

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Paradosso sociale

A differenza degli altri, il sacerdote sta tra gli uomini come l'immolato, che appartiene a tutti: uno schiavo pubblico, a uso della comunità.
(...)
Incarna il paradosso sociale del cristianesimo, nel quale il più umile è il più alto e chi più comanda più serve.

Cattolicità, Morcelliana, Brescia 1938, p. 216
Come il Padre…, vol. II, Servi per amore

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Un solo Maestro

La sapienza del Vangelo non comporta caste: un'umile ancella ne può sapere più di un teologo; il curato d'Ars più di Lamennais. «Uno solo è il vostro Maestro, e voi siete tutti fratelli», ha detto Gesù: e per essere tutti fratelli uno solo deve essere il Maestro, come unico è il Padre. E il suo magistero è questo: che si è tutti fratelli. A buon conto, chi ha funzioni più alte è posto più in basso: i criteri verso il mondo sono capovolti perché il livello dell' amore resta quello della fraternità.
Sotto questa grazia, questa generosità opera un'ascesi radicale: o tutto o niente. Chi accetta (...), accetta il Vangelo: lascia padre, madre, campi, l'anima stessa, per empire il vuoto con lo Spirito di Dio; e prende la croce, per domare l'Io.

Memorie di un cristiano ingenuo, Città Nuova, Roma 2005 4, p. 159
Come il Padre…, vol. II, Fratelli tra i fratelli

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Matrimonio, verginità, sacerdozio

Sacerdozio e verginità e matrimonio sono i tre lati d'un triangolo isoscele: due che s'alzano al cielo, puntando su Dio e in Lui incontrandosi; il terzo, che si stende sulla terra e generando sacerdoti e vergini, per loro, comunica col cielo. Gli uni trasportano grazie da Dio; l'altro le incarna nell'umanità; e reciprocamente aduna dalla umanità le istanze che per quei due tramiti fa salire al cielo. Triade di smistamento del divino nell'umano e dell'umano nel divino.
Se vi passa l'amore, sono tre e sono uno: sono il viadotto di Dio, per continuare l'Incarnazione del Figlio. E nell'amore, sono uniti e distinti: tutti apparteniamo al sacerdozio; tutti, come Chiesa che è vergine, partecipiamo la verginità spirituale; tutti siamo anime spose di Cristo.

Diario di fuoco, Città Nuova, Roma 2005 10, p. 120
Come il Padre…, vol. II, Fratelli tra i fratelli

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Sacerdozio e famiglia solidali

Il sacerdozio deve santificare la famiglia; la famiglia deve alimentare il sacerdozio. E i due si corrispondono in bene e in male: di tanto si eleva la famiglia di quanto è degno il sacerdozio; e di tanto il sacerdozio decade di quanto scadente è il rifornimento di reclute dalle famiglie.
Togliete l'azione del sacerdozio, e avrete la scomposizione delle famiglie per adulterio, divorzio e aborto; togliete la castità familiare, e non avrete più soggetti degni da mandare in seminari o in case religiose. O si sostengono a vicenda o cadono insieme: vige tra i due una solidarietà umana e divina.
Se noi laici torniamo a rivedere il sacerdozio e lo stato religioso in questa luce, riapriamo i battenti delle nostre case all'intimo afflato della Chiesa, che è lo Spirito di Dio. Togliamo sbarramenti interposti al flusso della vita morale e spirituale e riviviamo della Chiesa non soltanto energie marginali, ma l'interezza.

Laicato e sacerdozio, Città Nuova, Roma 1964, p. 149
Come il Padre…, vol. III, Testimoni di Gesù vivo

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Servizio sociale per eccellenza

Vescovi, presbiteri e diaconi (...) sono superiori per il ministero, per l'età, ma con la coscienza ben viva d'essere uguali agli altri, che sono e restano fratelli, anzi d'essere, appunto perché superiori, null'altro che servitori.
Il loro compito è ministero, cioè servizio: servizio sociale, per eccellenza, per il quale hanno spesso abbandonato averi e famiglia propria donandosi a Cristo, vivo e agente nella più grande famiglia che è la Chiesa.

Il messaggio sociale del cristianesimo (1960), Città Nuova, Roma 20019, p. 379
Come il Padre…, vol. IV, Con Gesù crocifisso e risorto

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La Messa: più cuori... un cuore

La Messa è l'atto centrale, originale, della società cristiana; quello per cui i singoli battezzati compaginati dal battesimo in "ecclesia", agendo come corpo, si presentano dinanzi all'altare come massa organica - sacerdotalmente - a rendere il tributo sacrificale massimo; e in esso compiono l'effettiva comunicazione col capo: la comunione - la comune unione - tra di loro e tra loro e Dio. Alla Messa più cuori formano un cuore, più persone si unificano misticamente, sentendo la propria con vitalità e solidarietà sino alla radice divina; vivono la loro società col divino; sono la compagine - il corpo cristiano - che, per l'azione d'un suo ministro, compie l'atto che porta Dio all'uomo e innalza l'uomo a Dio; immette nella massa migrante sulla terra forze divine, sacramentali, insieme con richiami didattici, dell'evangelo, e dissolve, nel fuoco sull'altare, le proprie accidie e insidie.

Noi e i preti, San Paolo, Roma 1942, p. 36
Come il Padre…, vol. IV, Con Gesù crocifisso e risorto

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Era entrato il fuoco

Avvenne che quei pezzi di cultura, giustapposti, presero a muoversi e animarsi, ingranandosi a formare un corpo vivo (…). Era penetrato l'amore e aveva investito le idee, traendole in un'orbita di gioia. Era successo che l'idea di Dio aveva ceduto il posto all'amore di Dio, l'immagine ideale al Dio vivo (...).
Lo Spirito Santo che, nel mio bagaglio dottrinale aveva occupato un posto secondario, (...) s'era animato e di colpo era divenuto anima dell'anima mia: calore del mio amore: nesso connettivo tra me e Dio. (…)
Avendo trovato l'Amore, mi trovai, quasi di colpo, nel circuito della Trinità. Tutti i dogmi, tutte le nozioni uscivano dal casellario della memoria e divenivano materia viva: sangue del mio sangue. Movevo dalla biblioteca intasata di libri, verso la Chiesa abitata da cristiani. (...)
Capii allora che cosa volesse significare il Signore, nel Vangelo di Giovanni, con le sue immagini di luce, di amore, di rinascita e di Spirito. Era entrato il fuoco. Lo Spirito Santo, vento impetuoso, aveva spazzato via nebbie e schermi; sotto il suo soffio, l'incendio divampava: nella luce nuova, si scoprivano Dio e il fratello.

Memorie di un cristiano ingenuo, Città Nuova, Roma 20054, pp. 149-150
Come il Padre…, vol. IV, Missione senza confini


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