Giovanni Paolo II

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da Come il Padre ha amato me...
365 pensieri per l'anno sacerdotale
(Raccolta per autore)


Giovanni Paolo II


Meraviglioso scambio
Una ricca trama di rapporti
Stati di vita ordinati l'uno all'altro
Con lo slancio delle origini
Casa e scuola di comunione
"Crearsi" nella preghiera
Prova d'amore
Come madre e sorella
Far "vedere" Gesù
Santificarsi per santificare
"Pavimento" per i fratelli
Solidarietà universale
Capo, cioè Servo
Non più padrone di sé
Il fratello "parte" di me
Per la vita del mondo
Un programma pastorale "nuovo"
Mutuo ascolto tra Pastori e fedeli
Trasparenza di Gesù
La forma comunitaria del ministero
Notti oscure collettive
"Volto" di peccato
La Cattedra
Esistenza ''donata''
Dono a cui non rinunciare
Rapporto filiale
Vivere e conoscere la Parola
Per la Chiesa intera
Dimensione carismatica della Chiesa


_______________





Meraviglioso scambio

La vocazione sacerdotale è un mistero. È il mistero di un "meraviglioso scambio" - admirabile commercium - tra Dio e l'uomo. Questi dona a Cristo la sua umanità, perché Egli se ne possa servire come strumento di salvezza, quasi facendo di quest'uomo un altro se stesso.
Se non si coglie il mistero di questo "scambio", non si riesce a capire come possa avvenire che un giovane, ascoltando la parola "Seguimi!", giunga a rinunciare a tutto per Cristo, nella certezza che per questa strada la sua personalità umana si realizzerà pienamente.

Dono e mistero, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1996, p. 84
Come il Padre…, vol. I, Uomini di Dio per il tempo d'oggi

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Una ricca trama di rapporti

È all'interno del mistero della Chiesa, come mistero di comunione trinitaria in tensione missionaria, che si rivela ogni identità cristiana, e quindi anche la specifica identità del sacerdote e del suo ministero. (...)
Si può così comprendere la connotazione essenzialmente "relazionale" dell'identità del presbitero: mediante il sacerdozio, che scaturisce dalle profondità dell'ineffabile mistero di Dio, (...) il presbitero è inserito sacramentalmente nella comunione con il vescovo e con gli altri presbiteri, per servire il Popolo di Dio che è la Chiesa e attrarre tutti a Cristo, secondo la preghiera del Signore: «(...) perché siano una cosa sola, come noi (…)».
Non si può allora definire la natura e la missione del sacerdozio ministeriale, se non in questa molteplice e ricca trama di rapporti, che sgorgano dalla Santissima Trinità e si prolungano nella comunione della Chiesa, come segno e strumento, in Cristo, dell'unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano.

Pastores dabo vobis 12
Come il Padre…, vol. I, Uomini di Dio per il tempo d'oggi

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Stati di vita ordinati l'uno all'altro

Ciascuna [modalità di vivere l'universale vocazione alla santità] ha una sua originale e inconfondibile fisionomia e nello stesso tempo ciascuna di esse si pone in relazione alle altre e alloro servizio.
Così lo stato di vita laicale ha nell'indole secolare la sua specificità e realizza un servizio ecclesiale nel testimoniare e nel richiamare, a suo modo, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose il significato che le realtà terrene e temporali hanno nel disegno salvifico di Dio.
A sua volta il sacerdozio ministeriale rappresenta la permanente garanzia della presenza sacramentale, nei diversi tempi e luoghi, di Cristo redentore.
Lo stato religioso testimonia l'indole escatologica della Chiesa, ossia la sua tensione verso il regno di Dio, che viene prefigurato e in qualche modo anticipato e pregustato dai voti di castità, povertà e obbedienza.
Tutti gli stati di vita, sia nel loro insieme sia ciascuno di essi in rapporto agli altri, sono al servizio della crescita della Chiesa, sono modalità diverse che si unificano profondamente nel "mistero di comunione" della Chiesa e che si coordinano dinamicamente nella sua unica missione.

Christifideles laici 55
Come il Padre…, vol. I, Uomini di Dio per il tempo d'oggi

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Con lo slancio delle origini

Nutrirci della Parola, per essere "servi della Parola" nell'impegno dell'evangelizzazione: questa è sicuramente una priorità per la Chiesa all'inizio del nuovo millennio. È ormai tramontata, anche nei Paesi di antica evangelizzazione, la situazione di una "società cristiana", che, pur tra le tante debolezze che sempre segnano l'umano, si rifaceva esplicitamente ai valori evangelici.
Oggi si deve affrontare con coraggio una situazione che si fa sempre più varia e impegnativa, nel contesto della globalizzazione e del nuovo e mutevole intreccio di popoli e culture che la caratterizza. Ho tante volte ripetuto in questi anni l'appello della nuova evangelizzazione. Lo ribadisco ora, soprattutto per indicare che occorre riaccendere in noi lo slancio delle origini, lasciandoci pervadere dall'ardore della predicazione apostolica seguita alla Pentecoste. Dobbiamo rivivere in noi il sentimento infuocato di Paolo, il quale esclamava: «Guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1Cor 9,16).

Novo millennio ineunte 40
Come il Padre…, vol. I, Uomini di Dio per il tempo d'oggi

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Casa e scuola di comunione

Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo. Che cosa significa questo in concreto? Anche qui il discorso potrebbe farsi immediatamente operativo, ma sarebbe sbagliato assecondare simile impulso. Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità della comunione, facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l'uomo e il cristiano, dove si educano i ministri dell'altare, i consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le comunità. (...)
Non ci facciamo illusioni: senza questo cammino spirituale, a ben poco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione. Diventerebbero apparati senz'anima, maschere di comunione più che sue vie di espressione e di crescita.

Novo millennio ineunte 43
Come il Padre…, vol. I, Uomini di Dio per il tempo d'oggi

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"Crearsi" nella preghiera

La preghiera sorge dalla santità di Dio e nello stesso tempo è la risposta a questa santità. Ho scritto una volta: «La preghiera crea il sacerdote e il sacerdote si crea attraverso la preghiera». Sì, il sacerdote dev'essere innanzitutto uomo di preghiera, convinto che il tempo dedicato all'incontro intimo con Dio è sempre il meglio impiegato, perché oltre che a lui giova anche al suo lavoro apostolico.

Dono e mistero, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1996, pp. 98-101
Come il Padre…, vol. I, Amati e chiamati

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Prova d'amore

Sull'esempio di Gesù, il sacerdote, "amministratore dei misteri di Dio", è se stesso, quando è "per gli altri". La preghiera gli dà una particolare sensibilità verso questi "altri", rendendolo attento ai loro bisogni, alla loro vita ed al loro destino. La preghiera permette al sacerdote anche di riconoscere coloro «che il Padre gli ha dato». Questi sono, anzitutto, coloro che dal buon Pastore vengpno posti per così dire sul cammino del suo servizio sacerdotale, della sua cura pastorale. (...) Sono coloro che sono spiritualmente vicini, disposti alla collaborazione apostolica, ma anche i lontani, gli assenti, gli indifferenti, in uno stato di riflessione e di ricerca.
Come essere "per" tutti costoro - e "per" ciascuno di essi - sul modello di Cristo? come essere "per" coloro, che «il Padre dà a noi», affidandoceli come un impegno? La nostra sarà sempre una prova d'amore, - una prova che dobbiamo accettare, prima di tutto, sul terreno della preghiera. (...) E quando sembrerà che tale prova superi le nostre forze, ricordiamo ciò che l'evangelista dice di Gesù al Getsemani: «In preda all'angoscia, pregava più intensamente» (Lc 22,44).

Lettera ai sacerdoti, Giovedì Santo 1987, nn. 11-12
Come il Padre…, vol. I, Amati e chiamati

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Come madre e sorella

Per vivere nel celibato in modo maturo e sereno, sembra essere particolarmente importante che il sacerdote sviluppi profondamente in sé l'immagine della donna come sorella (...).
Senza dubbio "la sorella" rappresenta una specifica manifestazione della bellezza spirituale della donna; ma essa è, al tempo stesso, rivelazione di una sua "intangibilità".
Se il sacerdote, con l'aiuto della grazia divina e sotto la speciale protezione di Maria Vergine e Madre, matura in questo senso il suo atteggiamento verso la donna, vedrà il suo ministero accompagnato da un sentimento di grande fiducia proprio da parte delle donne, guardate da lui, nelle diverse età e situazioni di vita, come sorelle e madri (...).
Così, dunque, quelle di madre e di sorella sono le due fondamentali dimensioni del rapporto tra donna e sacerdote. Se questo rapporto è elaborato in modo sereno e maturo, la donna non troverà particolari difficoltà nei suoi contatti con il sacerdote.

Lettera ai sacerdoti, Giovedì Santo 1995, nn. 4-5
Come il Padre…, vol. I, Donati a Dio, in ascolto di Lui

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Far "vedere" Gesù

«Vogliamo vedere Gesù» (Gv 12,21). Questa richiesta, fatta all'apostolo Filippo da alcuni Greci che si erano recati a Gerusalemme per il pellegrinaggio pasquale è riecheggiata spiritualmente anche alle nostre orecchie in questo Anno giubilare.
Come quei pellegrini di duemila anni fa, gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti di oggi non solo di "parlare" di Cristo, ma in certo senso di farlo loro "vedere". E non è forse compito della Chiesa riflettere la luce di Cristo in ogni epoca della storia, farne risplendere il volto anche davanti alle generazioni del nuovo millennio?

Novo millennio ineunte 16
Come il Padre…, vol. II, Testimoni prima che maestri

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Santificarsi per santificare

Giovanni Maria Vianney si santificava per essere più atto a santificare gli altri. Certo, la conversione resta il segreto dei cuori, liberi della loro decisione, e il segreto della grazia di Dio. Col suo ministero il sacerdote non può che illuminare le persone, guidarle al confessionale e donar loro i sacramenti. Questi sacramenti sono sì atti di Cristo, la cui efficacia non è diminuita dall'imperfezione o dall'indegnità del ministro, ma il risultato dipende anche dalle disposizioni di colui che li riceve, e queste sono grandemente favorite dalla santità personale del sacerdote, dalla sua comprovata testimonianza, come anche dal misterioso scambio di meriti nella comunione dei santi.
San Paolo diceva: «Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1,24). Giovanni Maria Vianney voleva in qualche modo strappare a Dio le grazie di conversione, non soltanto con la sua preghiera, ma col sacrificio di tutta la sua vita.

Lettera ai sacerdoti sul Santo Curato d'Ars, 16 marzo 1986
Come il Padre…, vol. II, Testimoni prima che maestri

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"Pavimento" per i fratelli

Chi s'appresta a ricevere la sacra Ordinazione si prostra con tutto il corpo e poggia la fronte sul pavimento del tempio, manifestando con ciò la sua completa disponibilità ad intraprendere il ministero che gli viene affidato. Quel rito ha segnato profondamente la mia esistenza sacerdotale. Anni più tardi, nella Basilica di San Pietro - si era all'inizio del Concilio - ripensando a quel momento dell'Ordinazione sacerdotale, scrissi una poesia di cui mi piace riportare qui un frammento: «Sei tu, Pietro. Vuoi essere qui il Pavimento su cui camminano gli altri... per giungere là dove guidi i loro passi... Vuoi essere Colui che sostiene i passi».
Scrivendo queste parole pensavo sia a Pietro che a tutta la realtà del sacerdozio ministeriale, cercando di sottolineare il profondo significato di questa prostrazione liturgica. In quel giacere per terra in forma di croce prima dell'Ordinazione, accogliendo nella propria vita - come Pietro - la croce di Cristo e facendosi con l'Apostolo "pavimento" per i fratelli, sta il senso più profondo di ogni spiritualità sacerdotale.

Dono e mistero, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1996, pp. 53-54
Come il Padre…, vol. II, Servi per amore

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Solidarietà universale

La chiamata di Cristo ad aprirsi "all'altro" (...) ha un raggio d'estensione sempre concreto e sempre universale. Riguarda ciascuno perché si riferisce a tutti. La misura di questo aprirsi non è soltanto - e non tanto - la vicinanza dell'altro, quanto proprio le sue necessità: avevo fame, avevo sete, ero nudo, in carcere, ammalato...
Rispondiamo a questa chiamata cercando l'uomo che soffre, seguendolo perfino oltre le frontiere degli stati e dei continenti. In questo modo si crea - attraverso il cuore di ciascuno di noi - quella dimensione universale della solidarietà umana.
La missione della Chiesa è di custodire questa dimensione: non limitarsi ad alcune frontiere, ad alcuni indirizzi politici, ad alcuni sistemi. Custodire l'universale solidarietà umana soprattutto con coloro che soffrono; conservarla con riguardo a Cristo che proprio tale dimensione di solidarietà con l'uomo ha formato una volta per sempre. «Poiché l'amore del Cristo ci spinge al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e resuscitato per loro» (2Cor 5,14s.).

Udienza generale, 4 aprile 1979
Come il Padre…, vol. II, Servi per amore

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Capo, cioè Servo

Gesù Cristo è Capo della Chiesa, suo Corpo. È "Capo" nel senso nuovo e originale dell'essere servo, secondo le sue stesse parole: «Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10, 45).
Il servizio di Gesù giunge a pienezza con la morte in croce, ossia con il dono totale di sé, nell'umiltà e nell' amore: «Apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce... » (Fil 2, 7-8).
L'autorità di Gesù Cristo Capo coincide dunque con il suo servizio, con il suo dono, con la sua dedizione totale, umile e amorosa nei riguardi della Chiesa. E questo in perfetta obbedienza al Padre: egli è l'unico vero Servo sofferente del Signore, insieme Sacerdote e Vittima.
Da questo preciso tipo di autorità, ossia dal servizio verso la Chiesa, viene animata e vivificata l'esistenza spirituale di ogni sacerdote. (...)
In questo modo i ministri (...) potranno essere "modello" del gregge, che, a sua volta, è chiamato ad assumere nei confronti del mondo intero questo atteggiamento sacerdotale di servizio.

Pastores dabo vobis 21
Come il Padre…, vol. II, Servi per amore

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Non più padrone di sé

Poiché Dio è amore, il sacerdote non potrà mai separare il servizio di Dio dall'amore dei fratelli, impegnandosi nella via della carità. Del resto, egli è incaricato d'insegnare una dottrina in cui il duplice comandamento dell'amore riassume tutta la legge: amore di Dio e amore del prossimo. Il sacerdote non può inculcare e diffondere questa dottrina, se egli stesso non è un autentico testimone dell'amore.
Quale pastore del gregge di Cristo, egli non può dimenticare che il suo Maestro è giunto a donare la propria vita per amore. Alla luce di un simile esempio, il sacerdote sa di non essere più padrone di se stesso, ma di doversi fare tutto a tutti, accettando ogni sacrificio connesso con l'amore. Ciò suppone un cuore generoso ed aperto alla comprensione e alla simpatia di tutti.

Angelus, 18 febbraio 1990
Come il Padre…, vol. II, Servi per amore

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Il fratello "parte" di me

Spiritualità della comunione significa innanzitutto sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi e la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci stanno accanto. Spiritualità della comunione significa inoltre capacità di sentire il fratello di fede nell'unità profonda del Corpo mistico, dunque, come "uno che mi appartiene", per saper condividere le sue gioie e le sue sofferenze, per intuire i suoi desideri e prendersi cura dei suoi bisogni, per offrirgli una vera e profonda amicizia.
Spiritualità della comunione è pure capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c'è nell'altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio: un "dono per me", oltre che per il fratello che lo ha direttamente ricevuto.
Spiritualità della comunione è infine saper "fare spazio" al fratello, portando «i pesi gli uni degli altri» (Gal 6,2) e respingendo le tentazioni egoistiche che continuamente ci insidiano e generano competizione, carrierismo, diffidenza, gelosie.

Novo millennio ineunte 43
Come il Padre…, vol. II, Fratelli tra i fratelli

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Per la vita del mondo

Vergine coraggiosa,
ispiraci forza d'animo e fiducia in Dio,
perché sappiamo superare
tutti gli ostacoli che incontriamo
nel compimento della nostra missione.
Insegnaci a trattare le realtà del mondo
con vivo senso di responsabilità cristiana
e nella gioiosa speranza
della venuta del Regno di Dio,
dei nuovi cieli e della terra nuova.

Tu che insieme agli Apostoli in preghiera
sei stata nel Cenacolo
in attesa della venuta dello Spirito di Pentecoste,
invoca la sua rinnovata effusione
su tutti i fedeli (...)
perché corrispondano pienamente
alla loro vocazione e missione,
come tralci della vera vite,
chiamati a portare molto frutto
per la vita del mondo.

Christifideles laici 64
Come il Padre…, vol. III, Testimoni di Gesù vivo

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Un programma pastorale "nuovo"

Se abbiamo veramente contemplato il volto di Cristo, carissimi Fratelli e Sorelle, la nostra programmazione pastorale non potrà non ispirarsi al "comandamento nuovo" che egli ci ha dato: «Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34) (...).
La comunione è il frutto e la manifestazione di quell'amore che, sgorgando dal cuore dell'eterno Padre, si riversa in noi attraverso lo Spirito che Gesù ci dona (cf Rm 5,5), per fare di tutti noi «un cuore solo e un'anima sola» (At 4,32).
È realizzando questa comunione di amore che la Chiesa si manifesta come "sacramento", ossia «segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano» (...). Tante cose, anche nel nuovo secolo, saranno necessarie per il cammino storico della Chiesa; ma se mancherà la carità (agape), tutto sarà inutile.

Novo millennio ineunte 42
Come il Padre…, vol. III, Testimoni di Gesù vivo

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Mutuo ascolto tra Pastori e fedeli

Gli spazi della comunione vanno coltivati e dilatati giorno per giorno, ad ogni livello, nel tessuto della vita di ciascuna Chiesa. La comunione deve qui rifulgere nei rapporti tra Vescovi, presbiteri e diaconi, tra Pastori e intero Popolo di Dio, tra clero e religiosi, tra associazioni e movimenti ecclesiali. A tale scopo devono essere sempre meglio valorizzati gli organismi di partecipazione previsti dal Diritto canonico, come i Consigli presbiterali e pastorali (...).
La teologia e la spiritualità della comunione, infatti, ispirano un reciproco ed efficace ascolto tra Pastori e fedeli (...).
Significativo ciò che san Benedetto ricorda all'Abate del monastero, nell'invitarlo a consultare anche i più giovani: «Spesso ad uno più giovane il Signore ispira un parere migliore». E san Paolino di Nola esorta: «Pendiamo dalla bocca di tutti i fedeli, perché in ogni fedele soffia lo Spirito di Dio».

Novo millennio ineunte 45
Come il Padre…, vol. III, Testimoni di Gesù vivo

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Trasparenza di Gesù

I presbiteri sono chiamati a prolungare la presenza di Cristo, unico e sommo pastore, attualizzando il suo stile di vita e facendosi quasi sua trasparenza in mezzo al gregge loro affidato. (...) I presbiteri sono, nella Chiesa e per la Chiesa, una ripresentazione sacramentale di Gesù Cristo Capo e Pastore, ne proclamano autorevolmente la parola, ne ripetono i gesti di perdono e di offerta della salvezza, soprattutto col Battesimo, la Penitenza e l'Eucaristia, ne esercitano l'amorevole sollecitudine, fino al dono totale di sé per il gregge, che raccolgono nell'unità e conducono al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito.
In una parola, i presbiteri esistono ed agiscono per l'annuncio del Vangelo al mondo e per l'edificazione della Chiesa in nome e in persona di Cristo Capo e Pastore.

Pastores dabo vobis 15
Come il Padre…, vol. III, Icone dell'unitrinità

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La forma comunitaria del ministero

Il ministero ordinato ha una radicale "forma comunitaria" e può essere assolto solo come "un'opera collettiva". (...)
Il ministero dei presbiteri è innanzi tutto comunione e collaborazione responsabile e necessaria al ministero del vescovo, nella sollecitudine per la Chiesa universale e per le singole Chiese particolari, a servizio delle quali essi costituiscono con il vescovo un unico presbiterio.
Ciascun sacerdote, sia diocesano che religioso, è unito agli altri membri di questo presbiterio, sulla base del sacramento dell'ordine, da particolari vincoli di carità apostolica, di ministero e di fraternità.
Tutti i presbiteri infatti, sia diocesani sia religiosi, partecipano all'unico sacerdozio di Cristo Capo e Pastore, «lavorano per la stessa causa, cioè per l'edificazione del corpo di Cristo, la quale esige molteplici funzioni e nuovi adattamenti, soprattutto in questi tempi», e si arricchisce nel corso dei secoli di sempre nuovi carismi.

Pastores dabo vobis 17
Come il Padre…, vol. III, Icone dell'unitrinità

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Notti oscure collettive

Anche l'uomo moderno, nonostante le sue conquiste, sfiora nella sua esperienza personale e collettiva l'abisso dell'abbandono, la tentazione del nichilismo, l'assurdità. di tante sofferenze fisiche, morali e spirituali.
La notte oscura, la prova che fa toccare il mistero del male ed esige l'apertura della fede, acquisisce a volte dimensioni di epoca e proporzioni collettive (...). Giovanni della Croce, con la sua esperienza, ci invita alla fiducia, a lasciarci purificare da Dio; nella fede intessuta di speranza e di amore, la notte comincia a conoscere "le luci dell'aurora"; si fa luminosa come una notte di Pasqua (...). Magari le notti oscure che si addensano sulle coscienze individuali e sulle collettività del nostro tempo fossero vissute nella fede pura; nella speranza "che tanto ottiene quanto spera"; nell'amore ardente della forza dello Spirito, affinché si convertano in giornate luminose per la nostra umanità addolorata, in vittoria del Risorto che libera col potere della sua croce!

Celebrazione in onore di San Giovanni della Croce, Segovia, 4 novembre 1982
Come il Padre…, vol. III, Icone dell'unitrinità

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"Volto" di peccato

Per riportare all'uomo il volto del Padre, Gesù ha dovuto non soltanto assumere il volto dell'uomo, ma caricarsi persino del "volto" del peccato. «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio» (2Cor 5,21).
Non finiremo mai di indagare l'abisso di questo mistero. È tutta l'asprezza di questo paradosso che emerge nel grido di dolore, apparentemente disperato, che Gesù leva sulla croce: «Eloì: Eloì: lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mc 15, 34).
È possibile immaginare uno strazio più grande, un'oscurità più densa?

Novo millennio ineunte 25
Come il Padre…, vol. III, Icone dell'unitrinità

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La Cattedra

Cristo è Colui che ha accettato tutta la realtà del morire umano. E proprio perciò Egli è Colui che ha compiuto un rivolgimento fondamentale nel modo di capire la vita. Ha mostrato che la vita è un passaggio, non solamente al limite della morte, ma a una vita nuova.
Così la Croce per noi è diventata suprema Cattedra della verità di Dio e dell'uomo. Tutti dobbiamo essere alunni - "in corso o fuori corso" - di questa Cattedra. Allora comprenderemo che la Croce è anche la culla dell'uomo nuovo.

Udienza generale, 4 aprile 1979
Come il Padre…, vol. IV, Con Gesù crocifisso e risorto

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Esistenza ''donata''

«Accipite et manducate... Accipite et bibite...». L'auto-donazione di Cristo, che ha la sua scaturigine nella vita trinitaria del Dio-Amore, raggiunge la sua espressione più alta nel sacrificio della Croce, di cui l'Ultima Cena è l'anticipazione sacramentale.
Non è possibile ripetere le parole della consacrazione senza sentirsi coinvolti in questo movimento spirituale. In certo senso, è anche di sé che il sacerdote deve imparare a dire, con verità e generosità: «prendete e mangiate». La sua vita, infatti, ha senso se egli sa farsi dono, mettendosi a disposizione della comunità e a servizio di chiunque sia nel bisogno.
Questo, appunto, Gesù si aspettava dai suoi Apostoli, come l'evangelista Giovanni sottolinea raccontando della lavanda dei piedi. Questo anche il Popolo di Dio si attende dal sacerdote (...).
Il sacerdote attua nella propria carne quel «prendete e mangiate» con cui Cristo, nell'Ultima Cena, affidò se stesso alla Chiesa.

Lettera ai sacerdoti, Giovedì Santo 2005, n. 3
Come il Padre…, vol. IV, Con Gesù crocifisso e risorto

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Dono a cui non rinunciare

Il sacerdozio richiede una particolare integrità di vita e di servizio, e appunto una tale integrità si addice sommamente alla nostra identità sacerdotale. In essa si esprime, in pari tempo, la grandezza della nostra dignità e la "disponibilità" ad essa proporzionata: si tratta dell'umile prontezza ad accettare i doni dello Spirito Santo e ad elargire agli altri i frutti dell'amore e della pace, a donare a loro quella certezza della fede, dalla quale derivano la profonda comprensione del senso dell'esistenza umana e la capacità di introdurre l'ordine morale nella vita degli individui e degli ambienti umani.
Poiché il sacerdozio è dato a noi per servire incessantemente gli altri, come faceva Cristo Signore, non si può ad esso rinunciare a causa delle difficoltà che incontriamo e dei sacrifici che ci sono richiesti. Allo stesso modo degli Apostoli, «noi abbiamo lasciato tutto per seguire Cristo» (cf Mt 19, 27); dobbiamo, perciò, perseverare accanto a lui anche attraverso la croce.

Lettera ai sacerdoti, 12 aprile 1979, n. 14
Come il Padre…, vol. IV, Per una nuova umanità

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Rapporto filiale

Essendo stata proclamata da Gesù madre di un sacerdote, ed essendo, soprattutto, la madre di Gesù, sommo sacerdote, Maria è diventata in modo specialissimo la madre dei sacerdoti. Ella è incaricata di vigilare sullo sviluppo della vita sacerdotale nella Chiesa, sviluppo intimamente legato a quello della vita cristiana.
Gesù non si limitò ad affidare a Maria questa missione nei riguardi dei sacerdoti. Egli si rivolse anche a Giovanni per introdurlo in un rapporto filiale con Maria: «Ecco la tua madre!» (Gv 19, 27). Egli desiderava che il discepolo riconoscesse in Maria la propria madre e che le riservasse un profondo affetto.
A questo desiderio del Maestro crocifisso il discepolo prediletto rispose subito prendendo Maria con sé. Stando alla tradizione, Egli visse i primi anni del suo ministero apostolico in compagnia di Colei che gli era stata data per madre, trovando in lei un aiuto incomparabile.

Angelus, 11 febbraio 1990
Come il Padre…, vol. IV, Per una nuova umanità

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Vivere e conoscere la Parola

Per essere autentica guida della comunità, vero amministratore dei misteri di Dio, il sacerdote è chiamato ad essere anche uomo della Parola di Dio, generoso ed infaticabile evangelizzatore. Oggi se ne vede ancor più l'urgenza di fronte ai compiti immensi della "nuova evangelizzazione" (...).
Una dimensione esigente, giacché gli uomini di oggi si aspettano dal sacerdote, prima che la parola "annunciata", la parola "vissuta". Il presbitero deve "vivere della Parola".
Al tempo stesso, però, egli si sforzerà di essere anche preparato intellettualmente per conoscerla a fondo ed annunciarla efficacemente.
Nella nostra epoca caratterizzata da un alto grado di specializzazione in quasi tutti i settori della vita, la formazione intellettuale è quanto mai importante. Essa rende possibile intraprendere un dialogo intenso e creativo con il pensiero contemporaneo.

Dono e mistero, LEV, Città del Vaticano 1996, pp. 102-103
Come il Padre…, vol. IV, Per una nuova umanità

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Per la Chiesa intera

In quei due anni di soggiorno nella Città Eterna avevo "imparato" intensamente Roma: la Roma delle catacombe, la Roma dei martiri, la Roma di Pietro e Paolo, la Roma dei confessori (...). Partendo portavo con me non soltanto un accresciuto bagaglio di cultura teologica, ma anche il consolidamento del mio sacerdozio e l'approfondimento della mia visione della Chiesa. Quel periodo di studio intenso accanto alle Tombe degli Apostoli mi aveva dato molto da ogni punto di vista.
Certo potrei aggiungere molti altri dettagli circa tale decisiva esperienza. Preferisco riassumere tutto dicendo che attraverso Roma il mio giovane sacerdozio si era arricchito di una dimensione europea e universale. Tornavo da Roma a Cracovia con quel senso di universalità della missione sacerdotale che è stato magistralmente espresso dal Concilio Vaticano II, soprattutto nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium. Non soltanto il vescovo, ma anche ogni sacerdote deve vivere in sé la sollecitudine per la Chiesa intera e sentirsi di essa, in qualche modo, responsabile.

Dono e mistero, LEV, Città del Vaticano 1996, pp. 67-68
Come il Padre…, vol. IV, Missione senza confini

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Dimensione carismatica della Chiesa

Sempre, quando interviene, lo Spirito lascia stupefatti. Suscita eventi la cui novità sbalordisce; cambia radicalmente le persone e la storia.
Questa è stata l'esperienza indimenticabile del Concilio Ecumenico Vaticano II, durante il quale, sotto la guida del medesimo Spirito, la Chiesa ha riscoperto come costitutiva di se stessa la dimensione carismatica: «Lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di virtù, ma "distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui" (1Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali... utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa» (LG 12).
L'aspetto istituzionale e quello carismatico sono quasi co-essenziali alla costituzione della Chiesa e concorrono, anche se in modo diverso, alla sua vita, al suo rinnovamento ed alla santificazione del Popolo di Dio.

Veglia della Pentecoste, 30 maggio 1998
Come il Padre…, vol. IV, Missione senza confini


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