Card. François-Xavier Van Thuan

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da Come il Padre ha amato me...
365 pensieri per l'anno sacerdotale
(Raccolta per autore)


Card. François-Xavier Van Thuan


Il mondo è di chi lo ama
Per amarti non ho che oggi
Dio e non le opere di Dio
Santità nella propria condizione
La mia più bella cattedrale
"Eucaristia" per gli altri
Farsi "uno" con tutti
Far "vedere" il Cristo
Gesù per le strade del nostro Paese
Formare persone responsabili
Successi e fallimenti: sempre "grazie"
Quale il centro?
Un "fiat" sempre rinnovato
Attorno a noi il mondo intero
Eredità per il XXI secolo
Le priorità di Gesù


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Il mondo è di chi lo ama

Alle volte, ci si lamenta che il cristianesimo nella società di oggi è una presenza sempre più marginale, che è diventato difficile trasmettere la fede ai giovani, che le vocazioni diminuiscono. E si potrebbe continuare ad elencare motividi preoccupazione...
Non di rado, in effetti, nel mondo odierno, noi ci sentiamo perdenti. Ma l'avventura della speranza ci porta oltre. Un giorno ho trovato scritto su un calendario queste parole: «Il mondo è di chi lo ama e sa meglio dargliene prova». Quanto sono vere queste parole! Nel cuore di ogni persona c'è un'infinita sete d'amore e noi, con quell'amore che Dio ha effuso nei nostri cuori, possiamo saziarla. Ma occorre che il nostro amore sia "arte", un'arte che supera la capacità d'amare semplicemente umana. Molto, per non dire tutto, dipende da questo.
Ho visto quest'arte, ad esempio, in Madre Teresa di Calcutta. Chi la vedeva la amava. O ancora in Giovanni XXIII. A tanti anni dalla sua morte, la memoria di lui è vivissima nella gente.

Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 2008(10), p. 92
Come il Padre…, vol. I, Uomini di Dio per il tempo d'oggi

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Per amarti non ho che oggi

Tutti i santi e i grandi testimoni concordano sull'importanza del presente. Essi vivono uniti a Gesù ciascun momento della loro vita, secondo il proprio ideale incarnato nel loro essere. Per Ignazio di Loyola è Ad maiorem Dei gloriam, per Elisabetta della Trinità In laudem gloriae, per Giovanni Bosco Da mihi animas, per Madre Teresa è Misericordia. Per Raul Follereau è Gesù nei lebbrosi, per Jean Vanier Gesù negli handicappati mentali...
Impersonando, nell'attimo presente, il loro ideale, i santi vivono una vita che si realizza nella sua essenza. Scrive san Paolo della Croce: «Fortunata l'anima che riposa in sinu Dei, senza pensare al futuro, ma procura di vivere momento per momento in Dio, senz'altra sollecitudine che di far bene la sua volontà in ogni evento».
E Teresa di Lisieux afferma: «La mia vita è un baleno, un'ora che passa, è un momento che presto mi sfugge e se ne va. Tu lo sai, mio Dio, che per amarti sulla terra non ho altro che l'oggi».

Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 2008[10], p. 75
Come il Padre…, vol. I, Donati a Dio, in ascolto di Lui

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Dio e non le opere di Dio

Durante la mia lunga tribolazione di nove anni di isolamento, in una cella senza finestre, a volte sotto la luce elettrica per molti giorni, a volte nell'oscurità, mi sentivo soffocare per il caldo e l'umidità, al limite della pazzia. (...) Non riuscivo a dormire, ero tormentato al pensiero di dover abbandonare la diocesi, di lasciar andare in rovina tante opere che avevo avviato per Dio. (...)
Una notte, dal profondo del cuore una voce mi disse: «Perché ti tormenti così? Tu devi distinguere tra Dio e le opere di Dio. Tutto ciò che hai compiuto e desideri continuare a fare: visite pastorali, formazione dei seminaristi, religiosi, religiose, laici, giovani, costruzioni di scuole, di foyers per studenti, missioni per l'evangelizzazione dei non cristiani... tutto questo è un' opera eccellente, sono opere di Dio, ma non sono Dio! Dio (...) affiderà le sue opere ad altri che sono molto più capaci di te. Tu hai scelto Dio solo, non le sue opere!». Questa luce mi ha portato una pace nuova...

Testimoni di speranza, Città Nuova, Roma 2008[10], pp. 61-62
Come il Padre…, vol. I, Donati a Dio, in ascolto di Lui

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Santità nella propria condizione

I laici ritengono che la santità consista in ferventi preghiere, nel fare prediche o nel ritirarsi dal mondo: essi si ispirano alle figure di preti o di religiosi dei tempi passati. I preti e i religiosi concepiscono la santità in termini di attività sociale o politica: vorrebbero competere con i laici. Eccoci piombati nel regno del caos!
Il mondo non si rinnova quando le persone concepiscono la santità come qualcosa di diverso dal compiere i doveri del proprio stato.
L'operaio si santificherà sul posto di lavoro, il soldato diventerà santo nell'esercito; il paziente si santificherà nell'ospedale, lo studente attraverso lo studio, l'agricoltore nella fattoria, il sacerdote attraverso il suo ministero, il funzionario nel proprio ufficio. Ogni passo in più sulla strada della santità è un passo nel sacrificio del compimento del proprio dovere.

Card. François-Xavier Van Thuan
Spera in Dio!, Città Nuova, Roma 2008, p. 25
Come il Padre…, vol. I, Donati a Dio, in ascolto di Lui

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La mia più bella cattedrale

Durante il viaggio verso il Nord del Vietnam, per tre volte sono stato incatenato con un non cattolico, parlamentare, conosciuto come fondamentalista buddista. La vicinanza nella stessa sorte ha inciso nel suo cuore (...); siamo diventati amici.
Sulla nave, ho avuto l'occasione di instaurare il dialogo con le persone più varie: ministri, parlamentari, alte autorità militari e civili, religiose (...).
Nel campo, sono stato eletto come economo, per servire tutti, servire il cibo, procurare l'acqua calda e portare sulle spalle il carbone per il riscaldamento durante la notte, perché gli altri mi consideravano un uomo di fiducia.
Gesù crocefisso fuori delle mura di Gerusalemme, alla partenza da Saigon mi aveva fatto capire di dovermi ingaggiare in una nuova forma di evangelizzazione, non più come vescovo di una diocesi, ma extra muros, come missionario ad extra... Nell'oscurità della fede, nel servizio, nell'umiliazione, la luce della speranza ha cambiato la mia visione: ormai questa nave, questa prigione, era la mia più bella cattedrale.

Card. François-Xavier Van Thuan
Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 200810, pp. 106-107
Come il Padre…, vol. II, Servi per amore

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"Eucaristia" per gli altri

Per la grandissima maggioranza dei casi, quel "dare la vita" che ci chiede Gesù, non si compie con l'effusione del sangue, ma nel quotidiano, in tanti piccoli gesti, nel porci al servizio degli altri, anche di coloro che, per qualche motivo, possono apparire "inferiori" a noi. (…)
Servire significa diventare "eucaristia" per gli altri, immedesimarci con loro, condividere le loro gioie, i loro dolori, imparare a pensare con la loro testa, a sentire con il loro cuore, a vivere in loro: "camminare nei loro mocassini", come dice un proverbio indiano

Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 200810, pp. 96-97
Come il Padre…, vol. II, Servi per amore

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Farsi "uno" con tutti

Soltanto con la radicalità del sacrificio possiamo essere testimoni della speranza, ispirati - come ha scritto Giovanni Paolo II nella Lettera enciclica Redemptoris missio - «dalla carità stessa di Cristo, fatta di attenzione, tenerezza, compassione, accoglienza, disponibilità, interessamento ai problemi della gente» (n. 89).
Gesù crocifisso, nella sua solidarietà con l'ultimo, con il più lontano, il senza-Dio, ha aperto la via all'apostolo delle genti di "farsi tutto a tutti". E Paolo, a sua volta, comunica a noi cristiani qual è il vero apostolato: rivelare ad ogni persona, senza nessuna discriminazione, che Dio le è vicino e la ama immensamente.
Nel farsi "uno" con tutti, nel coraggio di considerare ogni essere umano, anche l'apparentemente più disprezzabile o nemico, come "prossimo" e come fratello, noi attuiamo il contenuto centrale del lieto annuncio: nella croce di Gesù, Dio si avvicina ad ogni uomo lontano da lui e gli offre perdono e redenzione.

Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 200810, pp. 109-110
Come il Padre…, vol. II, Servi per amore

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Far "vedere" il Cristo

Sappiamo come molti nostri contemporanei dicano: «Cristo sì, la Chiesa no». Non vedono il legame fra Gesù e la Chiesa. Non si rendono conto della sua presenza in essa. Eppure, che cosa è, che cosa vorrebbe essere la Chiesa, se non colei che manifesta il volto del Signore in mezzo al mondo? Viene da pensare al Curato d'Ars, pastore umile e semplicissimo. Chiamato a testimoniare su di lui, un contadino disse: «Ho visto Dio in un uomo».
E viene da pensare a Madre Teresa di Calcutta, alla sterminata folla che nel giorno del suo funerale ne seguì il corpo mortale. Cristiani e indù e musulmani, tutti hanno avvertito in lei il fascino di Gesù. Sono così preziosi questi grandi testimoni della presenza di Cristo. E ne dobbiamo ringraziare il Signore.
Ma nel nostro tempo così complesso e così bisognoso di salvezza, urge che nella Chiesa intera si veda Cristo, che essa tutta quanta irraggi la presenza di lui.

Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 200810, pp. 177-178
Come il Padre…, vol. III, Testimoni di Gesù vivo

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Gesù per le strade del nostro Paese

Nel mio Paese, prima della Perestroika (Dõi mói), in ciascuna delle due diocesi Langson e Bac Ninh nel nord del Vietnam, sono rimasti soltanto due preti che non potevano uscire liberamente dalla loro residenza. Racconta il cardinale Giuseppe Trinh Nhu Khuê: «Piccoli gruppi di due o più vivevano il Vangelo nel quotidiano e si aiutavano in ogni modo; e nel dono reciproco sperimentavano la presenza di Colui che ha detto: "Abbiate fiducia! lo ho vinto il mondo" (Gv 16,33)». È soprattutto grazie a questi piccoli gruppi (...) che la Chiesa nel mio Paese è sopravvissuta. Ovunque, infatti, si poteva verificare questa presenza di Cristo. Anche fra due cristiani che si incontravano al mercato o fra due uomini che lavoravano fianco a fianco nel campo di rieducazione. Non occorreva parlarsi. Non occorreva un particolare contesto. Bastava unirsi "nel suo nome", vale a dire nel suo amore. E si sperimentava la presenza del Risorto che illuminava e confortava. (...)
Proprio quando veniva meno tutto, Gesù ha ripreso a camminare per le strade del nostro Paese. È uscito dai tabernacoli e si è fatto presente nelle scuole e nelle fabbriche, negli uffici e nelle prigioni.

Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 200810, pp. 183-184
Come il Padre…, vol. III, Testimoni di Gesù vivo



Formare persone responsabili

Sarebbe troppo facile prendere con te solo persone che amano prendersela comoda, che vogliono solo "andare a rimorchio", essere aiutate o soccorse, o solo ricevere. Tu potrai così giocare a fare il fratello maggiore, a essere indispensabile.
Il tuo compito è piuttosto quello di formare persone responsabili, che vogliano stare ritte sulle proprie gambe, uomini degni di questo nome.
È molto difficile, ma devi prendere la decisione di aiutare gli altri a destarsi dal loro torpore, a pensare da sé, a organizzarsi da sé, a combattere da sé e, se necessario, ad andare anche contro le tue idee. Sarai allora veramente felice di vederli crescere insieme a te.

Spera in Dio!, Città Nuova, Roma 2008, p. 42
Come il Padre…, vol. III, Testimoni di Gesù vivo

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Successi e fallimenti: sempre "grazie"

Poiché lavori per Dio, come mai ti senti scoraggiato? Più le cose sono difficili, più felice dovresti essere, proprio come Giovanni e Pietro quando furono consegnati nelle mani del Sinedrio: «Ma essi se ne andarono dal Sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù»; o come Paolo: «Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione». Ringrazia Dio dei successi e, con cuore gioioso, ringrazialo ugualmente dei fallimenti, perché Dio vuole provarti per vedere se lavori per lui o per volontà tua.
La gioia e il coraggio sono più difficili nel momento del fallimento che in tempi fortunati. Coloro che ne sono capaci sono veramente degli eroi che puoi contare sulle dita di una mano.

Il cammino della speranza, Città Nuova, Roma 2004, pp. 105-106
Come il Padre…, vol. III, Sacerdoti e… vittime

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Quale il centro?

La comunione è un combattimento
di ogni istante.
La negligenza di un solo momento
può frantumarla;
basta un niente;
un solo pensiero senza carità,
un giudizio ostinatamente conservato,
un attaccamento sentimentale,
un orientamento sbagliato,
un' ambizione o un interesse personale,
un'azione compiuta per se stessi
e non per il Signore. (...)
Aiutami, Signore, a esaminarmi così:
qual è il centro della mia vita?
Tu oppure io?
Se sei Tu, ci raccoglierai nell'unità.
Ma se vedo che intorno a me
pian piano tutti si allontanano e si disperdono,
questo è il segno che ho messo al centro me stesso.

Preghiere di speranza. Tredici anni in carcere, San Paolo, Cinisello Balsamo 1997, pp. 44-45
Come il Padre…, vol. IV, Con Gesù crocifisso e risorto

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Un "fiat" sempre rinnovato

Capisco ogni giorno più chiaramente le parole della Sacra Scrittura: «Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto... i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri» (Is 55,9). Capisco che la mia vita è una successione di scelte, in ogni momento, tra Dio e le opere di Dio. Una scelta sempre nuova che diviene conversione.
Maria ha scelto Dio, abbandonando i suoi progetti, senza comprendere appieno il mistero che si stava realizzando nel suo corpo e nel suo destino. Da quel momento la sua vita è un fiat sempre rinnovato, fino al presepe di Betlemme, fino all'esilio in Egitto, fino alla bottega del falegname a Nazareth, fino al Calvario.
Sempre di nuovo si attualizza una medesima scelta: "Dio e non le opere di Dio". Ed è proprio così che Maria vede compiersi tutte le promesse: vede risorgere il Figlio che ha portato esangue tra le braccia; vede ricomporsi il gruppo dei discepoli e portare l'annuncio del Vangelo a tutte le genti; vede che la si acclama beata e "Madre di Dio" in tutte le generazioni, lei che sotto la croce si è vista sostituire il Figlio divino con uno di noi, un semplice uomo.

Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 200810, p. 63
Come il Padre…, vol. IV, Con Gesù crocifisso e risorto

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Attorno a noi il mondo intero

Perché i pellegrini ad Ars si stringevano, come un cuor solo ed un'anima sola, intorno all' altare sul quale celebrava l'eucaristia san Giovanni Maria Vianney? E perché quelli che assistevano alla Messa di p. Pio a S. Giovanni Rotondo erano affascinati dal mistero che si attuava davanti a loro, al punto da non accorgersi più del tempo che passava?
Perché vedevano davanti a loro un sacerdote talmente identificato con Gesù sulla croce da poter dire, come san Paolo: «Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1,24)!
In ogni nostra Messa, come il Curato d'Ars, come Padre Pio, abbiamo intorno a noi il mondo intero con tutti quei luoghi in cui «Dio piange», con tutti i peccati e con tutte le sofferenze dell'umanità. Tutto possiamo unire a Gesù crocifisso che è lì sull'altare.

Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 200810, p. 125
Come il Padre…, vol. IV, Con Gesù crocifisso e risorto

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Eredità per il XXI secolo

Quanti martiri! Una folla di martiri: martiri della purezza, martiri della giustizia, martiri bambini, donne e uomini martiri, popoli martiri. È un grande affresco che si stende sotto i nostri occhi: quello di un'umanità cristiana, mite, umile, non violenta, resistente al male, debole e allo stesso tempo forte nella fede, che ha amato e creduto oltre la morte. Questa umanità martirizzata è la speranza per il secolo che stiamo cominciando a vivere.
È un'eredità per noi cristiani del XXI secolo: da abbracciare e da scegliere. È un'eredità da abbracciare nella vita di ogni giorno, nelle piccole e grandi difficoltà, nella spoliazione da ogni aggressività, da ogni odio, da ogni violenza. L'eredità dei martiri si accetta ogni giorno in una vita piena di amore, di mitezza, di fedeltà. Scriveva Isacco il Siro: «Lasciati perseguitare, ma tu non perseguitare. Lasciati crocifiggere, ma tu non crocifiggere. Lasciati oltraggiare, ma tu non oltraggiare».

Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 200810, pp. 147-148
Come il Padre…, vol. IV, Con Gesù crocifisso e risorto

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Le priorità di Gesù

Nella Sacra Scrittura Mosè figura come l'uomo delle grandi cifre. (...) Gesù, a confronto, appare come l'uomo dei piccoli numeri. La sua attenzione è rivolta soprattutto ai "piccoli", ai peccatori (…). Nel suo insegnamento (…) non emergono figure grandiose o appariscenti: «il regno di Dio... è simile a un granellino di senapa che un uomo ha preso e gettato nell'orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami» (Lc 13,18-19). (...)
Gesù non paragona il drappello dei suoi discepoli ad una schiera pronta per il combattimento od esultante nelle vittorie, ma dice: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno» (Lc 12,32). E ancora: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato?» (Mt 5, 13 ). (...) «Vi mando come agnelli in mezzo a lupi» (Lc 10,3), dice ai suoi e li esorta ad andare senza denaro e senza potere. (...) Gli sono bastati cinque pani e due pesci per sfamare una folla.
La Chiesa come "minoranza" è chiamata a vivere secondo questo stile del Vangelo, a far sue le priorità e le preferenze di Gesù.

Testimoni della speranza, Città Nuova, Roma 200810, pp. 221-223
Come il Padre…, vol. IV, Missione senza confini


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