I discepoli di Emmaus



Il diaconato in Italia n° 182/183
(settembre/dicembre 2013)

Atti del XXIV Convegno Nazionale
Napoli 21-24 Agosto 2014



I discepoli di Emmaus
di Vincenzo Mango

Sembrano tanti 50 anni. In realtà,. dall'esperienza fatta, dopo tanti secoli di silenzio, si deve riconoscere che il diaconato ha segnato un tempo davvero provvidenziale nella vita della Chiesa e un segno del soffio fecondo dello Spirito. È vero che finora esso ha compiuto ancora i primi passi anche se incerti, graduali o non ancora iniziati in alcuni luoghi; e più veloci in altri. Ma abbiamo già una varietà di esperienze a seconda di come, dove e quando si è introdotto nella vita delle diocesi. Un bilancio, pertanto, anche se solo approssimativo e non pienamente sufficiente, è necessario, per valutarne la sua incidenza e il suo sviluppo, nel desiderio comune di poter offrire, con questo convegno, una parola più chiara sulla sua identità e la sua funzione per il servizio nella Chiesa di oggi. Sarà questo, pertanto, il lavoro di questo convegno.

Premessa
Siamo lieti di ospitarlo proprio a Napoli in quest'anno che coincide con la celebrazione del quarantesimo del cammino del diaconato nella nostra diocesi, grazie al grande fervore del venerato Card. Corrado Ursi. Il mio compito di introdurre il convegno con questo tempo di preghiera sottolinea la volontà di consegnare i nostri lavori nelle mani di Dio, percorrendo insieme il cammino di conversione dei discepoli di Emmaus, rimasti frastornati dall'esperienza incredibile della morte di Gesù. Erano delusi, pensando che quella morte, poneva fine ai loro sogni di riscatto del popolo dall'oppressione romana. Decisero, pertanto, di allontanarsi da Gerusalemme per fare ritorno al loro passato: Emmaus. Invece, fu quel cammino a sconvolgere la loro vita e a scoprire proprio in quella borgata il senso vero della loro chiamata. "Tutto accadde in un cammino con la forza della Parola".
Ho voluto dare questo titolo alla mia riflessione, perché l'icona dei due discepoli possa situarci in atteggiamento di ascolto di una Parola capace di attirare anche noi al sorprendente mistero di Dio, spogliandoci di false certezze e preclusioni, quando siamo troppo attenti più al nostro progetto che al suo. Vogliamo pregare il Signore, discreto compagno anche del nostro viaggio, perché ci spalanchi gli occhi della fede, rinnovi il cuore, risani e rimargini ogni nostra ferita alla luce della sua risurrezione.
Alla notizia della morte di Gesù in croce i due discepoli decisero di tornare... a casa. Avevano tanto sperato nella "restaurazione del regno". Con Gesù sembravano giunti i tempi maturi; avevano sperato con tutto se stessi che qualcosa di grandioso si doveva verificare, invece... Con la morte di Gesù pensavano che si fosse posto fine all'attesa d'Israele e spento ogni loro sogno: come sarebbe stato possibile la risurrezione di Gesù? Il loro pensiero, però, non poteva distaccarsi dai ricordi. Restava solo un passato nostalgico, ma senza un futuro o, almeno, il loro futuro. Perciò, anche al pellegrino, accostatosi a loro e fintosi ignorante dei fatti, avevano confidato: «Gesù, il Nazareno, fu un profeta potente in opere e parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso» (Lc 25,19b). La morte di Gesù li aveva messi davanti alla realtà di un "fallimento totale e angosciante". Perciò avevano deciso che tanto valeva la pena di tornare al lavoro usato e da tempo lasciato: Emmaus.
Intanto, un misterioso viandante si era accodato ad essi lungo la strada. Tutto il loro smarrimento l'avevano confidato anche a lui. Perciò riuscirono a dirgli: «Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele» (v. 21). Avevano gli occhi bendati! Il Risorto, oggetto del loro tormento di coscienza, era con loro, parlava con loro, faceva il cammino con loro... ed essi non lo incontravano, non lo sapevano riconoscere. Pur camminando insieme per la stessa strada, era come se ognuno andasse verso direzioni diverse. Dovevano pure ricordare che Gesù aveva dato agli Apostoli l'appuntamento in Galilea. «Dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea» (Mc 14,28).
Ma come avrebbero potuto incontrarlo - ci chiediamo noi ora - se non riuscivano a riconoscerlo, proprio mentre egli stesso stava con loro? Stranamente, però, dopo aver ascoltato i loro ricordi, il viandante si era introdotto in modo forte e, quasi in forma di rimprovero, disse loro: «"Stolti e tardi di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,25-27). Quel «cuore tardo» dei due discepoli, incominciava a sciogliersi man mano che Egli parlava. I raffronti con la Parola, che lo sconosciuto dimostrava di possedere abbastanza bene, incominciavano a scalfire i loro cuori.
Quella Parola incominciava ad avere un senso e un sapore diverso dalle loro ragioni. Perciò decisero di andare fino in fondo. Intanto erano quasi giunti ad Emmaus. «Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano» (Lc 24,28). Cosa fare? Non potevano lasciare il discorso in sospeso! Gesù li aveva accompagnati lì dove incominciavano a sentire una forte attrazione per quel viandante: parlava in modo affascinante e, quindi, il bisogno di restare ancora con Lui era forte. Allora si fecero coraggio e «insistettero: "Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto". Egli entrò per rimanere con loro» (Lc 24,28-29). Era l'ultimo, ma necessario tentativo perché una luce nuova ormai stava penetrando nella loro esistenza.
Ad Emmaus si accorsero che quel cammino che li aveva portati lontano dal luogo della vita (Gerusalemme) era proprio per entrare in quella locanda, ove dovevano scorgere che il Signore ha i suoi tempi, i suoi modi, e anche i suoi luoghi imprevedibili per farsi scoprire come un Dio... misterioso, non facilmente comprensibile, ma che è capace di scompigliare i piani umani. In così poco tempo, stavano per riscoprire proprio quello che per tre anni non erano riusciti a capire. E proprio lì avvenne qualcosa di straordinario: quei segni che egli stava compiendo sul tavolo di quella locanda sembravano noti: stavano scorgendo che, nello spezzare il pane, quel personaggio sconosciuto e misterioso stava compiendo qualcosa di già visto.
Che forse quel viandante poteva essere proprio Gesù? Stavano rendendosi conto della ragione per cui la sua Parola li aveva tanto affascinati lungo la strada! Perciò le Parole pronunciate su quel Pane facevano ricordare quanto aveva detto e fatto Gesù nel Cenacolo la sera prima di morire. Solo in tale momento si aprirono i loro occhi e il loro cuore, comprendendo che l'ardore vivo che essi sentivano nel loro petto, mentre egli parlava lungo la strada, era la conseguenza di un ascolto che pian piano stava sciogliendo i loro dubbi e le loro resistenze. Il mistero finalmente si definiva: quel Pellegrino era Gesù Risorto! «Allora egli sparì dalla loro vista» (Lc 24,31 b), ma non dal loro cuore! Ora avevano la certezza che, con quel Pane che avevano mangiato, continuava la sua nuova presenza.
Nutriti di quel Cibo e della sua Parola sarebbero stati per sempre accompagnati insieme alla nuova comunità dei discepoli. Dovevano testimoniarlo vivo con il dono della loro vita, come aveva fatto Lui. «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19b), era la consegna che Gesù aveva fatto loro. Così i due discepoli si accorsero che quel cammino fatto con Lui non li aveva portati solo ad Emmaus, ma alla riscoperta di tutta l'esperienza fatta con il Risorto, da allora presente in ogni viandante della terra. Era, pertanto, necessario rifare la strada di ritorno a Gerusalemme, da cui avevano creduto necessario distaccarsi.
La luce del Cristo morto e risorto, aveva illuminato loro gli occhi e il loro cuore. Si sentivano ora come posseduti da Lui, e non solo loro: l'umanità intera non sarebbe stata più sola. Tutto fu più chiaro, finalmente! La vita da quel momento avrà un vero senso e un nuovo valore: la loro arma sarà l'amore di Gesù. Sarà Gerusalemme allora il luogo da cui dovrà iniziare il cammino della Chiesa. Perciò dovevano riunirsi con la comunità, nell'attesa della Pentecoste. «Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!". Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane» (Lc 24,33-35).

E oggi?
Anche per noi può accadere qualcosa di simile, per cui ci si può accorgere gradualmente o essere quasi costretti a riconoscere che bisogna liberarsi di se stessi, diventare nudi delle proprie sicurezze, accorgersi di non poter fare a meno di un Dio che sa riempire di sé tutto il vuoto che si è fatto dentro di noi a cause delle nostre presunzioni. Quel "sentire"dei discepoli nel profondo di sé la Parola nuova di Gesù può aiutare oggi anche noi a saper ritornare sui nostri passi con umiltà, quando dobbiamo riconoscere che spesso anche i nostri occhi si lasciano annebbiare da una logica, che può appartenere alla pretesa di possedere la verità, senza accorgerei della necessità di lasciarci guardare più profondamente nel cuore, dove alberga il mistero dello Spirito di Dio, che, se coltivato, può farei liberi da noi stessi e purificarci dalla nostra logica cieca ed egoista! Pertanto, diventa necessario rileggere la nostra esperienza con Gesù, a volte anche per noi invisibile.
"La voce silenziosa" di Dio chiama ad una formazione permanente, affidata alla responsabilità di tutti. Nessuno ha delle certezze precostituite. La chiamata di Dio continua nel tempo per farei raggiungere mete sempre più alte e fare della nostra vita un servizio. Bisogna avere, però l'umiltà dell'ascolto e il coraggio della perseveranza; e non solo come impegno personale. Siamo al servizio della Chiesa come membra attive. Il Sacramento dell'Ordine ricevuto non ci ha resi immuni dalle difficoltà. Bisogna essere sempre alla ricerca e in salita, verso una meta alta. Il cammino non sempre è facile.
Guai a metterci sul ciglio della strada ad attendere che le cose cambino in modo automatico. Rimaniamo sempre fragili, se crediamo di farcela da soli. Nella Chiesa si vive in cordata, fidandoci della Grazia e della solidarietà fraterna. Affascinati dalla "voce silenziosa di Dio", continuiamo a camminare con Lui e renderlo visibile con una vita gioiosa. Il cammino dei due discepoli, possa aiutarci a trovare la giusta via. Anche se a volte possiamo illuderci di averla trovata, bisogna essere vigilanti e chiedere la Grazia, perché la nostra scelta potrebbe essere solo il frutto di quello che noi pretendiamo dalla vita e non di ciò che siamo chiamati a dare, come ha fatto Gesù.
È necessario che in noi abbia il giusto spazio la Parola. «La Parola ascoltata, meditata e custodita, quotidianamente costituisce una via di guarigione unica e indispensabile Essa si trasforma in forza risanante e rimarginante per le nostre ferite Si tratta di una conversione di fede nei confronti della Parola» (Marco Cosini), che ci permette di sentire il Signore vicino e dentro di noi. Avverrà questo al termine del cammino con Gesù. Lo stare in silenzio davanti a quel Pane «acquista il valore pacificante e terapeutico di una (nuova) presenza benefica che risana l'anima. Una sorta di cardio-terapia che mette in relazione il cuore dell'uomo con il cuore di Dio e per questa stessa relazione le ferite vengono allo scoperto e procedono sulla via della guarigione» (ib.). Auguro a tutti che questi giorni possano essere utili, portando ognuno il suo umile contributo per aggiungere, anche se piccolo, un nuovo tassello al grande mosaico della Chiesa. Poco conta dove noi crediamo necessario che sia, purché sia il posto che egli ha scelto per noi, perché serva a completare quel disegno che solo Lui come vero artista ha già presente nella sua mente da sempre. E ora direbbe il nostro Arcivescovo: «A Maronna c'accumpagne».

(V. Mango è delegato per il diaconato, diocesi di Napoli)


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