Pasqua (B) - 2015


Parola che si fa vita

Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)

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"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


Domenica di Pasqua (B) (5 aprile 2015)
E vide e credette (Gv 20,8)

2adomenica di Pasqua (B) (12 aprile 2015)
Abbiamo visto il Signore! (Gv 20,25)

3a domenica di Pasqua (B) (19 aprile 2015)
Toccatemi e guardate (Lc 24,39)

4a domenica di Pasqua (B) (26 aprile 2015)
Ascolteranno la mia voce (Gv 10,16)

5a domenica di Pasqua (B) (3 maggio 2015)
Io sono la vite, voi i tralci (Gv 15,5)

6a domenica di Pasqua (B) (10 maggio 2015)
Io ho scelto voi (Gv 15,16)

Ascensione del Signore (B) (17 maggio 2015)
Essi partirono e predicarono dappertutto (Mc 16,20)

Pentecoste (B) (24 maggio 2015)
Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità (Gv 16,13)


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Domenica di Pasqua (B) (5 aprile 2015)
E vide e credette (Gv 20,8)

Il Signore è davvero risorto! Così si risponde nel mondo ortodosso al saluto pasquale. Si esprime in questo modo la convinzione che il Risorto guida la vita cristiana. Il vangelo di oggi racconta la fatica della fede davanti al sepolcro vuoto. Raggiunti dalla notizia portata da Maria di Magdala, due del gruppo dei Dodici vanno anch'essi di corsa alla tomba. Essi sono Pietro, il rappresentante dell'autorità dell'Istituzione e Giovanni, il discepolo amato, che indica la forza dell'amore. Tutti e due corrono a dirci il loro amore per il Maestro.
Pietro è più lento, quasi fosse fermato dal peso dell'incredulità. Infatti quando entra nel sepolcro costata la singolare disposizione dei teli e del sudario, ma non comprende, non si apre alla luce pasquale. Diversa invece è la reazione del discepolo che Gesù amava; già la sua corsa veloce al sepolcro lascia intravedere una forza che lo trascina, quasi lo cattura, allo stesso modo con cui l'amore afferra e conquista. Infatti quando entra nel sepolcro anch'egli vede quanto Pietro ha osservato, ma il suo vedere va ben più in profondità. Egli sa leggere in modo corretto i segni presenti nel sepolcro ed è disponibile a riconoscere che lì si è manifestata la novità di Dio.
Quanti segni della sua presenza anche nella nostra vita! Ci dicono la presenza del Risorto e ci rendono testimoni capaci di raccontare anche agli altri un'esperienza significativa.

Testimonianza di Parola vissuta

IL VANGELO È VERO!

Sto tornando a casa quando, dall'altro marciapiede, qualcuno mi chiama con insistenza. È Veronica, un'amica che pare abbia qualcosa di importante da dirmi. È stata lasciata dal marito, ha un bambino di due anni e, non essendoci ancora una separazione legale, riceve da lui un aiuto non sicuro e spesso insufficiente per le necessità del piccolo. Avvicinandosi l'inverno, gli aveva fatto presente che al figlio servivano nuovi indumenti, ma alla sua risposta negativa aveva pensato di rivolgersi a Dio Padre. La mattina seguente, da una vecchia amica di famiglia, Veronica s'era sentita offrire del vestiario di cui un suo nipotino non aveva più bisogno. Era tutto il necessario per la nuova stagione. La mia amica, stupita e commossa dalla puntualità della risposta di Dio alla sua accorata preghiera, conclude il suo racconto dicendo: "Il Vangelo è vero! Bisogna sapere chiedere e Dio non ci fa mancare nulla".

T.M., Sicilia

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2a domenica di Pasqua (B) (12 aprile 2015)
Abbiamo visto il Signore! (Gv 20,25)

L'esperienza dei primi cristiani è indicata come modello per tutte le comunità cristiane. La fede nel Risorto unisce, fa superare le distinzioni, crea fraternità e condivisione. Gesù, racconta in modo significativo il vangelo di oggi, "viene" in mezzo ai suoi. Il suo venire non è il risultato delle nostre attese, ma è l'irrompere della forza del Risorto in mezzo ai suoi. Egli ci apre e ci fa superare tutte le nostre chiusure, i nostri pregiudizi su un mondo immaginato solo come aggressivo e ostile. Se ci apriamo possiamo dire "Abbiamo visto il Signore!".
C'è un simpatico libretto per ragazzi, che ha come titolo una domanda: Dove sei Gesù? e sottotitolo "la mappa per incontrarlo". "Vi propongo un gioco. Guardate qui. Ho disegnato una mappa... che ci mostra dove poter incontrare Gesù". In questa mappa sono elencate nove possibilità di incontro: nel mio cuore, in ogni persona che mi sta accanto, nella sua Parola, tra le persone unite nel suo nome, nella gioia, in ogni dolore, nella Chiesa, in tutti i Sacramenti, nell'Eucaristia.
È bello pensare alla nostra vita come "terreno sacro", reso tale da una Presenza. E noi, nella fede, abbiamo la gioia di scoprire il Presente, il Signore, non per conservarlo ma per comunicarlo agli altri, per esserne testimoni.

Testimonianza di Parola vissuta

UN ANGELO IN FAMIGLIA

Una mia sorella mi ha raccontato che durante la mia assenza i nostri genitori avevano litigato fortemente con accuse piuttosto pesanti. Per tre giorni non si parlavano e il papà rifiutava di mangiare il cibo che la mamma preparava. Senza fare domande, mi sono messa a servire concretamente facendo tanti lavori in casa e, quando mi sono trovata sola con mio padre, ho cercato di sapere da lui cosa era successo. Inaspettatamente si è confidato con me e io ho potuto dirgli del mio impegno a cercare di vivere le parole di Gesù: "Amatevi come io vi ho amato… Perdona settanta volte sette…".
Papà mi ascoltava con serietà e commozione. Ero in cucina quando ho visto dalla finestra che la mamma stava per rientrare; ho poi sentito papà che la salutava e le chiedeva affettuosamente come era andato il lavoro. Sorpresa, la mamma è venuta in cucina e mi ha chiesto cosa era successo a papà. Poi, guardandomi negli occhi: "Mi sembra che un angelo sia venuto a ricomporre la nostra famiglia".

P.F., Camerun

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3a domenica di Pasqua (B) (19 aprile 2015)
Toccatemi e guardate (Lc 24,39)

Gesù si fa presente in mezzo ai suoi con il dono della pace, la gioia dei discepoli, l'annuncio del perdono: tutto questo costituisce la testimonianza cristiana. Le nostre comunità, che nell'Eucaristia celebrano la presenza del Risorto, sono chiamate a prolungare nel tempo e nello spazio il mistero e la vita della Pasqua.
Il vangelo di questa domenica ci fa conoscere un nuovo incontro della Comunità con il Risorto. I discepoli e i due pellegrini di Emmaus stanno scambiandosi reciprocamente la testimonianza della risurrezione di Gesù. In questo clima di comunione Gesù non solo appare, ma sta in mezzo a loro. È il centro della comunità dei discepoli che narrano di Lui, che rendono testimonianza del suo amore. Il Risorto li invita a guardare e a toccare le sue mani e i suoi piedi. Ad affermare che l'umanità di Gesù è sorgente perenne di salvezza, è segno che Dio si è fatto veramente vicino all'uomo.
Diceva Madre Teresa di Calcutta: tutti desideriamo amare Dio. Ma come si fa? Gesù si convertì in pane di vita per saziare la nostra fame. Quindi si fece ignudo, sfrattato, abbandonato, lebbroso, drogato, prostituta di modo che tutti noi, tanto voi che io, potessimo saziare la sua fame con il nostro amore.

Testimonianza di Parola vissuta

E SE FOSSE TUO PADRE?

Una gelida mattina di dicembre a Budapest. Alla stazione attendevo qualcuno da Monaco di Baviera che sarebbe arrivato con l'Orient Express. C'era un certo ritardo e guardavo in giro cercando dove comprare una bevanda calda. Da destra vidi avvicinarsi un barbone. Fu automatico cercare di ritrarmi immaginando la scia di fetore che gli aleggiava attorno. Poi una domanda da chissà quale angolo della mente: "E se fosse tuo padre?". Se fosse stato mio padre gli sarei andato incontro, certamente non mi sarei allontanato. Rimasi fermo al mio posto e seguii il faticoso trascinarsi di quell'uomo. Non so quale età avrei potuto dargli. Malvestito, le labbra screpolate. Nella mano destra un grosso sacchetto di plastica pieno di bottiglie vuote. Con l'altra cercava di tenere insieme i brandelli neri di un ombrello. Le pupille degli occhi erano azzurre come due perle in un mare rosso di tempesta. Gli sorrisi. Rispose consapevolmente con un elegante segno di gratitudine. Quell'uomo passò. Mi sorpresi di non aver sentito nessun fetore, anzi quel passaggio lasciò in me qualcosa di gradevole. Fui grato che il treno avesse avuto ritardo.

G.M., Ungheria

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4a domenica di Pasqua (B) (26 aprile 2015)
Ascolteranno la mia voce (Gv 10,16)

Il vangelo di questa domenica presenta la figura di Gesù Pastore e il suo compito di tenere unito il gregge dando la propria vita. Come il pastore considera il gregge la sua ricchezza, così noi siamo talmente importanti per Lui e per il Padre al punto da ritenerci il suo tesoro e la sua eredità, una ricchezza tanto preziosa che per difenderla egli è pronto a rischiare la sua vita. Di fronte a tanta preziosità, al valore infinito che noi abbiamo per Dio, che cosa possiamo fare? L'evangelista ci sug-gerisce l'atteggiamento dell'ascolto: ascolteranno la sua voce.
Ma come riconoscere la sua voce? È questione di amore. Ascolto e conoscenza del Signore sono azioni anzitutto personali che introducono nella vita spirituale. È chiaro che c'è una condizione base richiesta da Gesù: è la buona volontà, la disposizione ad accogliere la Verità. Chiunque ama la verità, chiunque ama il vero bene accoglierà Gesù. Di qui scaturisce la nostra grande responsabilità: corrispondere alle sue attese facendo vedere che Lui è l'unico buon Pastore; farlo vedere con i fatti concreti, attraverso i frutti immancabili delle sue parole vissute, che sono la pienezza della vita, della gioia, la vera libertà, beni a cui tutti aspiriamo.

Testimonianza di Parola vissuta

VIVERE LA PAROLA

La parola che mi ero impegnato a vivere quel giorno diceva: "Ma è tutto necessario quello che possiedo?".
Sono ormai le sei, e ormai è tutto buio intorno. Bussa alla porta della nostra casa Salesiana di El Houssoun (Libano) un giovane rifugiato siriano di Aleppo, che io conoscevo. Mi racconta che aveva ricevuto il permesso di entrata in Austria, e che all'indomani mattina doveva partire in aereo. Cercava una valigia per mettere le sue robe, e mi domandò se per caso ne avessi una di quelle vecchie che non mi serviva più. Io vado a vedere in camera. Di valigie ne avevo tre: una valigetta che ormai da anni porto sempre con me a bordo quando viaggio, una grande che non adopero mai, e una terza di medie dimensioni, ma molto carina e comoda, che mi era stata regalata. La tiro giù dallo scaffale per portargliela, ma mi viene un pensiero... Ma forse un domani potresti averne bisogno... Non si sa mai... E quasi quasi mi trovo pentito di quello che stavo facendo. Speriamo che non gli serva, mi diceva il mio uomo vecchio... Ma il giovane appena ci mise gli occhi addosso era sorpreso e contento: era proprio quello che faceva per lui.
Immediatamente, come per osmosi, la sua gioia era diventata la mia. Una gioia inconfondibile, che non è di questa terra, era già dentro di me. Gli sorrisi, davvero contento anch'io. E la Parola dentro mi ripeteva: "Ma è tutto necessario quello che possiedo?"

† p. Armando Bortolaso,
Vicario Apostolico Emerito di Aleppo (Siria)

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5a domenica di Pasqua (B) (3 maggio 2015)
Io sono la vite, voi i tralci (Gv 15,5)

Il messaggio centrale del vangelo che ascoltiamo oggi è che tutti gli uomini sono chiamati ad essere una cosa sola in e con Gesù, ad essere a Lui uniti come i tralci alla vite. Nell'Antico Testamento si dice che Dio possiede una vigna; qui si afferma invece che Dio stesso è la vite. Quando siamo a Lui uniti, possiamo portare frutto secondo le sue attese e per questo possiamo dirgli grazie.
Scorgiamo poi anche il tema della prova: il Padre "pota" i tralci, atto indispensabile per poter essere fecondi. Giovanni sottolinea con questa immagine che tutti, quando sono in Cristo, sono protetti, salvati e fecondi, anche se rimane la possibilità del peccato.
Come possiamo vivere questa Parola? Innanzitutto riconoscendo la grandezza della nostra vita: se noi possiamo essere come i tralci uniti alla vite significa che il Signore ci ha fatti per Lui. E il modo migliore di essere riconoscenti è quello di portare frutti, che sono frutti di amore, così da prolungare nella nostra vita la vita di Gesù.

Testimonianza di Parola vissuta

SALTARE IL FOSSO

Mi sono sempre considerato a posto con gli altri, ma quando mia figlia ha cominciato a drogarsi, la mia sicurezza si è sgretolata. Ho capito che dovevo saltare il fosso del mio isolamento e andare verso gli altri. Ho avuto così occasione di avvicinare due amici di mia figlia, che erano appena usciti dal carcere, perché trovati in possesso di droga. Li ho avvicinati per amarli, privo di ogni giudizio. Si è stabilito così un rapporto di amicizia e, mentre mia figlia ritrovava un rapporto con me, anche questi ragazzi hanno avuto la forza di reinserirsi nella propria famiglia.

M.T. - Italia

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6a domenica di Pasqua (B) (10 maggio 2015)
Io ho scelto voi (Gv 15,16)

Gesù chiama i discepoli amici e ricorda loro che tale amicizia affonda le sue radici non in qualche particolare qualità, ma solo nella sua misteriosa scelta: non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi. L'amore di Dio è innanzitutto generosità: l'iniziativa è sempre sua. L'amore che viene da Dio non si risparmia, ma si dona fino all'estremo. Ed è un amore liberante, un amore che promuove, fa crescere, che strappa dal male e converte.
Dio ci ha scelto e generato ad una vita nuova: come un fiore che si apre al calore del sole e offre bellezza; come un terreno arido che irrigato dall'acqua ritrova fecondità, così la persona amata diventa capace di generosità, di perdono, di benevolenza. Siamo scelti da Dio: ecco l'immensità della nostra vita! E quando Dio ci chiama è sempre per qualcosa di grande e di bello. Viviamo in questa settimana con la riconoscenza in cuore e la gioia di essere cristiani. Facciamo sì che la nostra vita esprima nei fatti, nei gesti, nei pensieri e nelle parole il nostro essere collaboratori di Dio.

Testimonianza di Parola vissuta

ERA SERENA

Una mia anziana parente viveva sola. Valutava persone e avvenimenti in modo sempre negativo. Questo suo modo di essere le aveva provocato, nella cerchia familiare, una certa emarginazione. Quando per la salute non poté stare più sola, mio marito ed io decidemmo di invitarla a pranzo tutti i giorni e che io andassi la mattina a farle compagnia.
Quando andavo da lei si illuminava. A pranzo, quando cominciava con qualche critica, sviavamo il discorso e questo è diventato come un gioco anche per i nostri figli. Lentamente ha perso la sua asprezza ed è arrivata perfino a raccontare storielle ai bambini.
Quando è morta, era orma serena.

I.P. - Svizzera

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Ascensione del Signore (B) (17 maggio 2015)
Essi partirono e predicarono dappertutto (Mc 16,20)

Gesù scompare fisicamente agli occhi dei discepoli. Questo non significa abbandono, ma presenza in modi diversi. Il racconto che l'evangelista Marco fa dell'Ascensione di Gesù è un invito alla testimonianza: la comunità cristiana è chiamata continuamente ad essere testimone del Risorto. Il cammino della comunità ripropone quello di Gesù, con un'apertura universale in tutto il mondo, ad ogni creatura, dappertutto, con lo stesso annuncio: il Vangelo.
Partirono: è un verbo di movimento, a ricordarci che la Chiesa è chiamata a farsi prossima ad ogni creatura. La parola poi è accompagnata dai fatti: la generosità di uscire da sé stessi, il coraggio di affrontare ogni rischio. La predica più bella? Sarà quella che chi ci incontra possa incontrare innamorati di Dio. Come quella volta che san Francesco invitò fra' Ginepro a predicare. Girarono per tutta la città di Assisi pregando in silenzio per tutti coloro che lavoravano nelle botteghe e negli orti. Sorrisero ai bambini specialmente a quelli più poveri. Scambiarono qualche parola con i più anziani. Accarezzarono i malati. Aiutarono una donna a portare un pesante recipiente pieno d'acqua. Dopo aver attraversato più volte la città, san Francesco disse: "Fra' Ginepro è ora di tornare al convento". "E la nostra predica?". "L'abbiamo fatta... l'abbiamo fatta" rispose sorridendo il santo.

Testimonianza di Parola vissuta

INVIATI DI DIO

Lungo la strada abbiamo incontrato un povero. Siccome i passanti lo ignoravano, uno di noi ha avuto l'idea di chiedere l'elemosina al suo posto, superando il rispetto umano. Abbiamo fatto anche dei giochi di prestigio per richiamare l'attenzione su di lui. Ma non avendo ottenuto risultati, abbiamo capito che Gesù chiedeva a noi di dare per primi. Così abbiamo messo in comune quel poco che ci era rimasto da mangiare ed alcuni vestiti. Io ho dato la mia camicia più bella, un altro un giubbotto. E con i soldi raccolti abbiamo comprato le medicine di cui quel povero aveva bisogno. Per finire gli abbiamo cantato una canzone. Raggiante, ci ha ringraziato dicendo: "Siete stati inviati da Dio!".

Arthur, Brasile

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Pentecoste (B) (24 maggio 2015)
Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità (Gv 16,13)

Con la Pentecoste la Chiesa inizia il suo cammino nella storia per accogliere e diffondere la nuova ed eterna alleanza tra Dio e il suo popolo. Lo Spirito infatti rende attuale per noi l'evento di Gesù per ogni tempo e luogo. Altro "compito" dello Spirito è di trasformare il discepolo in testimone così che la nostra vita possa diventare annuncio di Gesù a tutto il mondo. Altro compito poi dello Spirito è quello di guidarci a tutta la verità; infatti interiorizza e presenta la rivelazione di Gesù in tutta la sua pienezza.
Conoscendo un po' i grandi Santi, a partire dai Padri della Chiesa per arrivare a quelli dei nostri giorni, vediamo che lo Spirito ha illuminato e condotto verso tutta la verità. I Santi, in particolare i fondatori, non hanno inventato niente della vita cristiana, ma attingendo dal vangelo e lasciandosi guidare dallo Spirito hanno avuto una comprensione nuova e attuale delle parole di Gesù. Pensiamo a santa Madre Teresa di Calcutta. Guidata dall' "avete fatto a me", ci ha ricordato quanto è essenziale la carità concreta per essere cristiani. Ascoltiamo allora la voce dello Spirito che parla al nostro cuore e lasciamoci condurre ad una esperienza personale e interiorizzata di Gesù.

Testimonianza di Parola vissuta


UNA MADRE ONESTA

Alla notizia che aspettavo un bambino, nonostante le promesse ricevute, l'azienda nella quale lavoravo non è stata più disposta a darmi permessi, indennità, garanzie per il futuro. Al che ho dovuto licenziarmi. A questo punto un amico mi ha offerto un posto nel suo studio professionale. Sarebbe stata un'assunzione fittizia: non avrei potuto lavorare, ma mi sarebbero stati riconosciuti i diritti delle madri lavoratrici. Stavo già preparando i documenti quando la mia coscienza si è ribellata: uscita dalla legalità, stavo organizzando un furto nei confronti dello Stato, mentre io volevo essere una madre onesta per il figlio che attendevo. Ho dunque rifiutato quella proposta, affrontando il parere contrario dei parenti. Anche loro però, giorni dopo, sono rimasti stupiti da come Dio ha risposto con la sua provvidenza: un nuovo corso professionale per mio marito, lettino, carrozzina e vestitini per il bambino, e un nuovo lavoro per me.

M.L. – Sicilia



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