Epifania del Signore (B)


ANNO B – 6 gennaio 2015
Epifania del Signore

Is 60,1-6
Ef 3,2-3a.5-6
Mt 2,1-12
(Visualizza i brani delle Letture)


ATTRATTI
DALLA LUCE DI CRISTO

La descrizione di Isaia coglie Gerusalemme all'alba, così come nell'immaginario poetico appare agli esuli che ritornano e che, ancora nella valle, sono avvolti dal buio e dalla nebbia della notte che finisce. La città che comincia a essere illuminata dalla luce del sole diventa un faro che orienta quelli che camminano. Anche Gerusalemme, abituata a tante albe e giorni che hanno illuminato la sua desolazione, deve scuotersi dal torpore per accorgersi di quello che sta accadendo, essere felice per i figli che stanno tornando e prepararsi a una condizione più importante di quella di prima, una specie di capitale del mondo dove vengono tutti i popoli per dare lode a Dio. Particolarmente intensa, oltre all'immagine dominante della luce, l'evocazione del mare, che crea l'effetto d'un ritorno impetuoso come le onde del mare.
La Chiesa è la città illuminata costruita per rischiarare il cammino dell'uomo; qualche volta ci si deve chiedere se questa consapevolezza abiti in quelli che ne fanno parte. La consapevolezza di essere illuminati da Cristo ha come conseguenza prima quella di scuotersi da un certo torpore che nasce dall'abitudine a problemi e difficoltà. È Gerusalemme che si abitua alle case crollate e alle vie deserte. Scuotersi per accorgersi che il Vangelo cammina, che è un'onda cui non si può resistere. La seconda conseguenza è la gioia, il cuore che si allarga quando si accorge di quanti camminano attratti dalla luce di Cristo. Stare in piedi, sveglia e con il cuore allargato, è il segno della Chiesa.

La Chiesa, nella lettera agli Efesini, è descritta come il cuore del disegno di Dio a favore dell'uomo, il centro del mistero. L'autore della lettera, riferendosi al ministero di Paolo, che apre le porte della comunità ecclesiale anche ai gentili, come a un dono particolare che gli è stato dato da Dio, una rivelazione speciale, sottolinea la straordinarietà della Chiesa. La Chiesa è più delle profezie, la nuova Gerusalemme è più di Gerusalemme, perché in essa si abita per grazia di Dio, indipendentemente da condizioni e appartenenze di qualunque tipo. La condizione per essere nella Chiesa è quella di essere chiamati in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità; a formare lo stesso corpo, a essere partecipi della stessa promessa, dovendo fedeltà soltanto a Cristo e al suo Vangelo. Nella lettera agli Efesini si sottolinea, proprio con la categoria di mistero, che questo disegno è di Dio e che tutte le generazioni hanno potuto intuirlo, ma nessuna immaginario, fino ad ora. Si può pensare che la Chiesa illumina il cammino dell'uomo con i suoi insegnamenti, le sue norme. Qualcuno che non si trova d'accordo con un orientamento o l'altro, si sente lontano dalla Chiesa, e, in un mondo così plurale e provvisorio, pensare a una vocazione universale fermandosi all'indicazione di orientamenti, è veramente arduo. La Chiesa, però, come grande famiglia di Dio, centro del desiderio di unità che è nel cuore dell'umanità, la Chiesa dove si fa esperienza di esercizio di fedeltà a Cristo e al suo Vangelo e ci si impegna perché tutti possano condividere l'esperienza di essere illuminati da Dio; questa Chiesa è affascinante e straordinaria, e non confinata nella dimensione del sogno, anche se non sempre evidente nelle contraddizioni della vita.

Il vangelo di Matteo mostra la realtà della Chiesa come punto di arrivo del lungo viaggio che l'uomo intraprende, anche partendo, come i Magi, da molto lontano. Il brano che è parte dei vangeli dell'infanzia, è costruito da Matteo, che vi introduce numerosi motivi. È come un quadro che può essere letto secondo tanti punti di vista, a seconda che si voglia sottolineare la sua dimensione cristologica, ecclesiologica, morale (i Magi come modello del discepolo), politica, storica (Dio guida la storia). Tutte le letture possibili sono ben testimoniate e non sono in contraddizione, e testimoniano la ricchezza di questo racconto. La trama di Matteo è determinata da Erode e dai suoi tentativi contro il bambino; il racconto dei Magi fa da contorno, si accenna ad essi, più che determinarli, si accenna alla stella, ma senza volerne fare un motivo principale. Erode, con la complicità di tutti, vuole eliminare il re bambino, soprattutto il Messia.
Questa cupezza fa da contrasto con il viaggio pieno di speranza di questi Magi, rappresentanti dell'umanità, che viaggiano seguendo una stella, fino alla scoperta del Messia. La scoperta li colma di gioia, portano regali preziosi, ma soprattutto prosekunesan, lo adorano. Il lettore capisce che essi riconoscono il Messia e comprende che questi personaggi strani e lontani sono adoratori come lui di Cristo.
Il brano è ricchissimo e non può essere se non accennato in alcune sue caratteristiche. Volendo restare centrati sulla propria esperienza di Chiesa, questo dei Magi è un episodio che conferma come far parte della comunità: è possibile per tutti quelli che hanno il desiderio di conoscere Dio e di incontrarlo nella storia di ogni giorno. Il desiderio di Dio trova una guida in ogni persona che lo porta in sé. Ognuno diventa stella che guida verso l'incontro con Cristo. La trama della storia non sembra confermare questa speranza, perché Erode vuole togliere Dio dall'orizzonte. La fiducia nasce quando ci si accorge che, inginocchiati insieme a sé, ci sono uomini e donne del mondo intero.

VITA PASTORALE N. 1/2015
(commento di Luigi Vari, biblista)

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