Settimana Santa


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In cammino verso la Pasqua

Meditazioni quotidiane ispirate alla liturgia di ogni giorno
di fr. Tarcisio Luigi Colombotti ofm


Settimana Santa


Introduzione
L'Ora di Gesù è venuta. Con questa settimana è giunto il tempo della salvezza. Essa si compie sulla Croce: il Cristo crocifisso sul quale avevamo fissato i nostri occhi all'inizio della Quaresima, ora lo contempliamo nelle ore della Passione - morte e risurrezione, offerta sacrificale d'amore per la quale l'intera umanità è attratta a Lui, perdonata e restituita alla comunione piena con Dio.
Tutto è orientato al Cristo Crocifisso, a colui che disse: "Quando sarò innalzato da terra, attirerò a me ogni creatura". Con questo versetto si passa dalla salmodia alle letture per i primi quattro giorni della settimana santa


     Domenica delle Palme
     Lunedì Santo
     Martedì Santo
     Mercoledì Santo
     Giovedì Santo
     Venerdì Santo
     Sabato Santo

     Inno della Notte Pasquale



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Settimana Santa: Domenica delle Palme

Questo giorno santo unisce in se due aspetti della persona di Gesù che è al centro delle celebrazioni: la condizione di Dio e la umiliante morte di croce. La commemorazione dell'ingresso solenne di Gesù in Gerusalemme accoglie il Messia al canto degli osanna al Figlio di David, osanna al Redentor. Qui l'accento è posto sulla sua condizione di Dio. La liturgia della parola della messa con il canto del servo sofferente di Jahvè e la Passione portano l'attenzione sulla sua morte di croce. Due aspetti ben sintetizzati nella lettera ai Filippesi 2: "Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio … diventando simile agli uomini ... umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò". La parabola dell'esperienza di Gesù inizia con la condizione di Dio, passa attraverso l'umiliazione dell'incarnazione e morte e si conclude con l'esaltazione pasquale.
Il grande scandalo sta proprio in un Dio che muore. Nessuno comprende l'annuncio anche della risurrezione come dice il vangelo: "Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea»".
La croce e la gloria sono strettamente congiunti e su ambedue i momenti si fonda la salvezza dell'uomo. La croce è l'altare sul quale si consuma il sacrificio del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre; la gloria è l'accettazione dell'offerta santa e pura che il Padre gradisce e che consiste nella volontà di Cristo di pagare il prezzo della nostra redenzione. "Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati".
Entrare festosi nel cammino della processione delle palme e cantare "Osanna al Figlio di David" significa riconoscere Gesù quale Messia e Figlio di Dio. Accompagnarlo sulla via della croce significa riconoscerci sia tra gli ipocriti giudei che rifiutano la divinità di Cristo e lo condannano a morte dal momento che più volte lo abbiamo rinnegato con il nostro peccato, sia tra i discepoli fedeli che lo seguono come Maria e Giovanni fino al Calvario perché abbiamo dato anche testimonianze coraggiose di fedeltà.
Al termine di questa Quaresima dove ci troviamo? Forse ancora con il piede in due scarpe. Sant'Andrea di Creta ci esorta con un ultimo invito: "Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da Betània e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza".
Chi di noi non deve fare i conti con la croce e la passione? Può essere un'esperienza sprecata. Diceva san Giovanni Paolo II: "Quanta sofferenza è sprecata perché non è offerta!" La nostra conversione ci chiede di cambiare modo di pensare e di agire. Pertanto, da una situazione di sofferenza che abbiamo incontrato sul nostro cammino, che non abbiamo cercato e che non possiamo eludere, proviamo a passare ad una sua accoglienza spontanea ed offriamola con Cristo per la salvezza del mondo. Con Lui avremo collaborato alla costruzione di un mondo più giusto e perciò più ricco di gioia.

Preghiamo. O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa' che abbiamo sempre presente l'insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.


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Settimana Santa: Lunedì

Spesse volte mi ritrovo a volere un Dio che si manifesta con la potenza e lo splendore delle grandi teofanie dell'AT perché l'uomo si scuota e creda. Lui al contrario percorre sempre la via del nascondimento e del silenzio. Nasce a Betlemme nella povertà più assoluta, sconosciuto a tutti; è condotto al macello come un mite agnello e non si lamenta; risorge all'alba senza che nessuno sia presente al suo trionfo sulla morte. E quando dovrà portare il giudizio di Dio all'uomo "Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità". Questo comportamento era proprio del banditore che portava l'annuncio della condanna ai malfattori. Il Figlio di Dio "non è venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori" per cui non alza la voce per condannarli, non spegne la speranza della salvezza, ma nella sua pazienza lascia un tempo adeguato perché giunga alla conversione. Gesù lavora nell'intimo dei cuori e tutto nel silenzio perché è la voce dell'Amore che parla all'amato. E l'Amore conquista, l'Amore lascia fare, dà tempo, apprezza i gesti dell'amato. Quanta comprensione e tenerezza ha Gesù nei confronti di Maria, a Betania! E quanto rispetto, amore, accoglienza da parte di Maria a Gesù: "Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, … Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli …". Alcuni presenti pensano a tanto spreco che potrebbe invece essere dato ai poveri; ma Gesù dice: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Nell'amare si è sempre in debito; e poi Maria profuma Gesù! Chi è più povero di Lui? Ricordiamo: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo". Dove c'è Gesù c'è sempre spreco: pensiamo a quanta acqua è cambiata in vino (circa 600 litri!); a quanti pani avanzano dopo la moltiplicazione, a quanto olio profumato (30 Kg!) per la sepoltura. Di fatto però non si tratta di spreco bensì di sovrabbondanza, segno che Dio è qui con tutta la sua ricchezza divina. Con l'unzione di Betania avviene un ultimo annuncio della morte del Signore: "Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura". Sovrabbondanza segno che Dio è qui, unzione segno di morte del Signore. Come può un Dio, morire? La fede vacilla, ma s. Agostino ci dice: "Confessiamo perciò, o fratelli, senza timore, anzi proclamiamo che Cristo fu crocifisso per noi. Diciamolo, non già con timore, ma con gioia, non con rossore, ma con fierezza". E proclamiamo con gioia questa verità perché "Noi non siamo di quelli che indietreggiano a loro perdizione, bensì uomini di fede per la salvezza della nostra anima".

Preghiamo. Guarda, Dio onnipotente, l'umanità sfinita per la sua debolezza mortale, e fa' che riprenda vita per la passione del tuo unico Figlio. Per Cristo nostro Signore.


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Settimana Santa: Martedì

Ogni volta che Gesù dice: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà», mi sento ferire nel cuore. Perché fare tanto male al Maestro buono? In questi momenti vorrei essere al posto di Giovanni, il discepolo che egli amava, che, "chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?»". Vorrei essere ma non oso perché so bene che non posso occupare il posto di un apostolo fedele come Giovanni che ha il coraggio di seguire Gesù fino ai piedi della croce. Io "non ho ancora resistito fino al sangue nella mia lotta contro il peccato". Come potrei fare quella domanda a Gesù? Ma nel mio stato di peccatore mi confortano le parole di San Basilio quando insegna che "L'economia di salvezza di Dio, nostro salvatore, consiste nel rialzare l'uomo dalle sue cadute e nel farlo ritornare alla intimità divina, liberandolo dall'alienazione a cui l'aveva portato la disobbedienza".
La Quaresima mi ha proposto un saggio e spesso faticoso cammino di rinnovamento spirituale , pratiche penitenziali per farmi rialzare dalle cadute, per liberarmi dal peccato. Sono nella Settimana Santa e mi interrogo ancora: fino a che punto sono convinto che il peccato è un'alienazione perché scelta di una falsa libertà?
Il mio ritorno all'intimità divina è avvenuto nel Battesimo. Battezzati in Cristo Gesù, canta la liturgia, siamo stati immersi nella sua morte. Uniti a lui nell'immagine della morte, lo saremo anche nella risurrezione. Una comunione davvero totale che non solo mi coinvolge in una morte radicale al peccato, ma che durerà per tutta l'eternità con la mia risurrezione. Purtroppo dopo il Battesimo ho peccato ancora. In questi ultimi giorni di Quaresima dove mi trovo?
Ritornare all'intimità divina è il desiderio più profondo del mio cuore o rimane un sogno che non mi decido a realizzare, visto che dipende tutto e solo da me?
Quanti miei fratelli hanno condiviso con me il cammino penitenziale e si sono lasciati trasformare dalla Parola, l'hanno accolta, amata, vissuta! È tempo che anch'io mi decida e dica con san Paolo agli Ebrei: "circondati da un così gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede".
Isaia aveva detto del Messia, il Servo di Jahvè: "Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra". La salvezza è giunta anche a me, luce che brilla sul mio cammino. Essa mi avvolge come un manto, e sento tutta la tenerezza di un Dio che mi ama alla follia, sì, fino alla follia della croce. E mi vien naturale pregare con Francesco d'Assisi: "Signore, dammi un po' di quell'amore che ti spinse a patire tanto dolore!".

Preghiamo. Concedi a questa tua famiglia, o Padre, di celebrare con fede i misteri della passione del tuo Figlio, per gustare la dolcezza del tuo perdono.. Per Cristo nostro Signore.


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Settimana Santa: Mercoledì

Sono qui davanti a Gesù, nudo così come sono e per quello che sono e Lui mi conosce nel più intimo di me stesso e nelle opere della mia vita. Non posso nascondermi. Quante volte nel vangelo si legge: "Gesù conoscendo i loro pensieri…". Alla dichiarazione chiara: uno di voi mi tradirà, non posso non dire: "Sono forse io, Signore?". E Lui certamente risponde: «Tu l'hai detto». Ma non mi toglie la speranza della salvezza perché è venuto proprio per salvarmi. Ha fatto di tutto anche con Giuda per salvarlo, quando gli "rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!»". Ma Giuda non ha ceduto!
Con me usa ancora pazienza, si prende tempo e ancora mi mette davanti all'icona scritta dal profeta Isaia quando dipinge il Servo sofferente: "Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso". Mi dice questo perché mi conosce e sa che prima poi ritornerò a Lui con tutto il cuore e che questa sua attesa non resterà delusa.
Del resto come resistere a lungo se il ritorno mi "accosta al monte Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione, al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele?".
Ecco dove conduce l'amore: al Paradiso dove c'è solo amore. L'ultima tappa del ritorno si consuma all'Eucaristia: lì incontri l'Amore che ama fino al culmine di dare la vita e ricevi l'impegno e la forza di essere anche tu un pane spezzato per amore.
Dice sant'Agostino: "Così hanno fatto con ardente amore i santi martiri e, se non vogliamo celebrare inutilmente la loro memoria, se non vogliamo accostarci infruttuosamente alla mensa del Signore, a quel banchetto in cui anch'essi si sono saziati, bisogna che anche noi, come loro, siamo pronti a ricambiare il dono ricevuto".
La sera dell'Ultima Cena aveva smascherato il Traditore e nell'intimità di quella festa pasquale aveva consegnato agli apostoli il comandamento dell'amore come a dire: tu uomo mio fratello mi tradisci ed io continuo ad amarti, sì ad amarti fino al culmine. Commenta sant'Agostino: "Cristo «ha dato la sua vita per noi, quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli», amandoci davvero gli uni gli altri, come egli ci ha amato, fino a dare la sua vita per noi".
Avevo iniziato l'incontro col mio Signore del tutto nudo davanti a Lui. Non mi ha rimproverato, non mi ha condannato. Con una pedagogia finissima mi ha riconquistato a Sé, al suo amore che sempre accoglie e perdona. E mi ritrovo avvolto dall'abito nuziale invitato alla Cena dell'Agnello. Meraviglie della Grazia, meraviglie dell'Amore!

Preghiamo. O Padre misericordioso, che hai voluto che il tuo Figlio subisse per noi il supplizio della croce per liberarci dal potere del nemico; donaci di giungere alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.


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Settimana Santa: Giovedì

All'alba di questo giorno la Chiesa medita sul più grande desiderio di Gesù: "Quanto ho desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima di patire!". Poi canta il cantico di Zaccaria: Benedetto il Signore Dio d'Israele. È il giorno in cui il cuore del Padre si apre ed in Cristo suo Figlio offre all'umanità tre tesori: il sacerdozio, l'Eucaristia ed il comandamento dell'amore.
Al centro di tutto si trova Cristo, il quale, "Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote alla maniera di Melchisedek".
Chi è questo sommo sacerdote che da oggi a Pasqua domina la storia e presiede ogni celebrazione della Chiesa?
Melitone di Sardi, un Padre del IV sec. in una commossa omelia pasquale risponde alla nostra domanda: "Fu perseguitato in Davide e nei profeti fu disonorato. Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, fu appeso alla croce, fu sepolto nella terra e, risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli. Egli è l'agnello che non apre bocca, egli è l'agnello ucciso, egli è nato da Maria, agnella senza macchia. Egli fu preso dal gregge, condotto all'uccisione, immolato verso sera, sepolto nella notte. Sulla croce non gli fu spezzato osso e sotto terra non fu soggetto alla decomposizione. Egli risuscitò dai morti e fece risorgere l'umanità dal profondo del sepolcro".
Sì, Gesù è sommo sacerdote e vittima dell'unico sacrificio gradito al Padre. E al tramonto di questo giorno istituisce il santo segno (sacramento) dell'Eucaristia. A questo mirabile sacramento, prima ancora che sia accaduto storicamente, consegna la sua Passione-Morte e Risurrezione affinché l'opera della nostra redenzione permanga nel decorrere del tempo e raggiunga ogni uomo e donna che bramano essere salvati. Proprio in questo giorno, la preghiera sulle offerte narra al Padre la propria fede e dice: "ogni volta che celebriamo questo memoriale del sacrificio del Signore, si compie l'opera della nostra redenzione".
L'Eucaristia dunque, è la salvezza nell'oggi della storia e va celebrata così come l'abbiamo ricevuta dagli apostoli. San Paolo è il primo testimone di una fedeltà indiscussa della trasmissione del mistero dell'Eucaristia, ed a soli venti anni dall'istituzione insegna ai cristiani di Corinto: "Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse… Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo…".
Ci potranno essere dubbi, contestazioni, critiche, altre interpretazioni della consegna di Gesù la sera dell'Ultima Cena, ma nulla deve turbare la nostra fedeltà. San Paolo ci dice con forza: "manteniamo ferma la professione della nostra fede… poiché abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio". Lui istitutore di questo mistero e primo suo ministro è il garante del compiersi della salvezza ogni volta che celebriamo questo memoriale del suo sacrificio". A noi suoi discepoli chiede un atteggiamento preciso: il servizio ai fratelli. "Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi".
Ecco perché Gesù, il Figlio del Dio vivente, "ha desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con noi, prima di patire!". Compresi i contenuti del desiderio non possiamo che cantare: Benedetto il Signore!

Preghiamo. Concedi a noi tuoi fedeli, Signore, di partecipare degnamente ai santi misteri, perché ogni volta che celebriamo questo memoriale del sacrificio del Signore, si compie l'opera della nostra redenzione. Per Cristo nostro Signore.


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Settimana Santa: Venerdì

È un giorno di sangue! È il giorno del sangue, il sangue che ci ha redenti! La Comunità cristiana di buon mattino, inizia la sua lode adorante con queste parole: "Venite, adoriamo Cristo, il Figlio di Dio: con il suo sangue ci ha redenti". In ogni istante di questo giorno santo, il più santo dell'anno, il discepolo di Gesù adora il suo Signore. Alle tre del pomeriggio quando Gesù, dando un forte grido spirò, compirà un gesto straziante e dolcissimo: bacerà il Cristo crocifisso, in ginocchio, adorando l'Agnello immolato per nostri peccati.
Un sacrificio offerto una volta per sempre dove la vittima è anche il sacerdote, Cristo. Egli "venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione, entrò una volta per sempre nel santuario non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue, dopo averci ottenuto una redenzione eterna".
Nel cuore dell'Azione liturgica della morte del Signore la Croce è innalzata sull'assemblea; tutti sono in ginocchio e cantano: "Adoriamo la tua croce, Signore, acclamiamo la tua risurrezione: da questo albero di vita la gioia è venuta nel mondo".
Quanto amore irradia dal Cristo crocifisso. Egli mi guarda e mi sussurra: "Popolo mio, che male ti ho fatto, in che ti ho provocato? Dammi risposta! Io per te ho flagellato l'Egitto e i suoi primogeniti e tu mi hai consegnato per essere flagellato!". Il Centurione romano lo confessò Figlio di Dio. Io con lui, battendomi il petto lo adoro: "Dio santo, Dio forte, Dio immortale" e gli grido con sincero dolore: "abbi pietà di me!".
Davvero "Gesù Cristo ci ha amato, e ci ha lavato da ogni colpa nel suo sangue". Così l'albero del peccato è redento dall'albero della croce. Contemplo questo legno dove ogni goccia di sangue è gemma preziosa e con la Chiesa lo lodo: "O Croce di nostra salvezza, albero tanto glorioso. Per noi dolce legno che porti appeso il Signore del mondo!".
San Giovanni Crisostomo si interroga: "Se vuoi comprendere ancor più profondamente la forza di questo sangue, considera da dove cominciò a scorrere e da quale sorgente scaturì. Fu versato sulla croce e sgorgò dal costato del Signore: ne uscì acqua e sangue. L'una simbolo del Battesimo, l'altro dell'Eucaristia. La Chiesa è nata da questi due sacramenti".
La sera dell'Ultima Cena aveva consegnato se stesso nel sacramento dell'Eucaristia perché la sua Chiesa potesse sempre nutrirsi di Lui Pane vivo e abbeverarsi dal suo sangue, il sangue dell'Alleanza nuova: "chi mangia la mia carne e beve il mio sangue…"! Ora il Corpo di Cristo è lì sull'altare per "nutrire costantemente col suo sangue coloro che ha rigenerato".
È il Venerdì Santo, il giorno del sangue che ci ha redenti! Appeso alla Croce il Cristo è ormai morto, dopo averci perdonati. Ci ha perdonati perché l'abbiamo crocifisso senza sapere quello che facevamo. Fino all'ultimo cerca delle attenuanti pur di ottenere il perdono del Padre. Non voleva condannarci e non ci ha condannati, bensì salvati!
Quello stile regale che l'ha guidato in tutta la Passione, lo manifesta anche nella morte. Era giusto che sopra di Lui rimanesse il cartiglio scritto: "Sopra la sua testa era scritta l'accusa: Gesù Nazareno, re dei giudei". La fede della Chiesa comprende la meraviglia di questa regalità, stoltezza per i sapienti di questo mondo, ma sapienza per i credenti in Cristo e canta con fede e senza rossore: dal legno Cristo regna!
Sant'Ambrogio ci ammonisce: "Impara a stare sotto il dolce dominio regale di Cristo per saper camminare sopra le vicende del mondo". Certo il testo latino è più incisivo: "Disce esse sub Christo, ut possis esse supra mundum!" Sarà il progetto della mia vita?

Preghiamo. Ricordati, Padre, della tua misericordia; santifica e proteggi sempre questa tua famiglia, per la quale Cristo, tuo Figlio, inaugurò nel suo sangue il mistero pasquale. Per Cristo nostro Signore.


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Settimana Santa: Sabato

La drammatica vicenda di Gesù, il Figlio di Dio-Uomo si è conclusa con la sepoltura: "Deposero il Signore nella tomba, e rotolata una gran pietra sulla porta del sepolcro, la sigillarono, e misero guardie a custodire il sepolcro". Per i capi del popolo, per gli Scribi e i Farisei ormai tutto è finito; ma non sono del tutto sicuri che sia proprio così. A scanso di sorprese o eventuali dicerie misero guardie a custodire il sepolcro".
La Comunità cristiana sosta attorno al Cristo morto e medita la sua vicenda di fallimento e di esaltazione, dominata da un senso di grande attesa e contemplando il Cristo che "per noi si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte in croce. Per questo Dio lo ha innalzato, e gli ha dato il nome sopra ogni altro nome". Un'attesa risposante, preludio del riposo nel quale il Signore Gesù sta per condurre l'umanità redenta; un'attesa vigilante per non cedere ad eventuali infedeltà e rischiare l'esclusione dalla beata visione di pace. È bello perciò, riascoltare l'illuminata parola dell'apostolo agli Ebrei: "Fratelli, dobbiamo temere che, mentre ancora rimane in vigore la promessa di entrare nel riposo del Signore, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. Poiché anche a noi, al pari dei nostri padri, è stata annunziata una buona novella: purtroppo però a quelli la parola udita non giovò in nulla, non essendo rimasti uniti grazie alla fede con coloro che avevano ascoltato. Infatti possiamo entrare in quel riposo, [solo] noi che abbiamo creduto…. Affrettiamoci dunque ad entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza".
In questo giorno santo non c'è culto o liturgia, non c'è assemblea del popolo di Dio, non c'è sacerdozio. Tutto è silenzio e attesa. Solo la fede vigila e ricordando le parole del Pastore buono: "il terzo giorno risorgerò!", attende in silenzio.
Un'antica omelia del sabato santo si domanda: "Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi".
Sembrerebbe un giorno inoperoso e invece il Dio che è morto nella carne si reca da coloro che hanno atteso fin dall'inizio, hanno creduto nel giorno della salvezza, sono stati fedeli alle promesse continuando a sognare e desiderare di vedere questo giorno. Ed è arrivato perché "oggi il nostro Salvatore ha abbattuto le porte e le sbarre della morte", il Dio Vivente è sceso negli inferi, "ha distrutto la prigione dell'inferno, ha rovesciato la potenza del diavolo" e preso per mano Adamo, "lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà»". Ed anche per i giusti dell'Antica Alleanza era giunta la salvezza.
Ora la missione di Cristo è compiuta e tutto è pronto per il trionfo pasquale. Avrò davvero anch'io camminato al passo della liturgia quaresimale così da poter celebrare la solennità più grande tra le solennità e cantare con i fratelli di fede l'alleluia pasquale?

Preghiamo. O Dio eterno e onnipotente, che ci concedi di celebrare il mistero del Figlio tuo Unigenito disceso nelle viscere della terra, fa' che sepolti con lui nel battesimo, risorgiamo con lui nella gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore.


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Inno della Notte Pasquale

Ed è giunta la Notte del luminoso candore pasquale,
notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro.
O immensità del tuo amore per noi!
O inestimabile segno di bontà: per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!
Gioisca la madre Chiesa, splendente della gloria del suo Signore,
e questo tempio tutto risuoni per le acclamazioni del popolo in festa. che canta:



CRISTO È RISORTO, È VERAMENTE RISORTO

O notte più chiara del giorno,
notte più luminosa del sole,
Cristo che ha sofferto è risuscitato.

O notte più bianca della neve,
più brillante delle nostre fiaccole,
notte più dolce del paradiso.

O notte che non conosce tenebre,
tu il sonno allontani dagli occhi
e ci fai vegliare con gli angeli.

O notte terrore dei demoni,
notte pasquale attesa per un anno,
quando l'Agnello ci purifica col sangue.

O notte nuziale della Chiesa,
che fai nascere i nuovi battezzati,
spogli il demonio addormentato.

I templi di Cristo accolgono i battezzati,
la tirannia di Satana si avvicina alla fine,
mentre gli altari di Cristo trionfano.


(INNO DELLA NOTTE PASQUALE
dalle Omelie di Asterio Vescovo di Amasea),
da Salmi e Canti per l'anno liturgico, Queriniana Bs. 1965



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