Avvento e Natale (C) 2015/2016


Parola che si fa vita

Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)

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1a domenica di Avvento (29 novembre 2015)
State attenti... che i vostri cuori non si appesantiscano (Lc 21,34)

2a domenica di Avvento (6 dicembre 2015)
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio! (Lc 3,6)

Immacolata concezione della B.V. Maria (8 dicembre 2015)
Lo Spirito Santo scenderà su di te (Lc 1,35)

3a domenica di Avvento (13 dicembre 2015)
Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (Lc 3,16)

4a domenica di Avvento (20 dicembre 2015)
Benedetta tu fra le donne (Lc 1,42)

Natale del Signore (25 dicembre 2015)
Andiamo dunque fino a Betlemme... (Lc 2,15)

Santa Famiglia (27 dicembre 2015)
Gesù cresceva in sapienza, età e grazia (Lc 2,52)

Maria Madre di Dio (1° gennaio 2016)
Giornata mondiale della pace
Vinci l'indifferenza e conquista la pace

2a domenica dopo Natale (3 gennaio 2016)
Il Figlio unigenito: è lui che ha rivelato Dio (cf Gv 1,18)

Epifania del Signore (6 gennaio 2016)
Videro il bambino… si prostrarono e lo adorarono (Mt 2,11)

Battesimo del Signore (10 gennaio 2016)
In te ho posto il mio compiacimento (Lc 3,22)


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1a domenica di Avvento (29 novembre 2015)
State attenti... che i vostri cuori non si appesantiscano (Lc 21,34)

Il Signore ci dona di vivere un nuovo Avvento. Ci prepariamo da vicino al Natale. È importante che il cuore del cristiano rimanga aperto, sgombro da ogni zavorra e sobrio. "L'unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente", cantava Jovanotti.
Oggi Gesù denuncia tre elementi che anestetizzano il cuore. Le dissipazioni: il "di tutto e di più" porta ad una vita dis-ordinata, dis-persa, s-regolata, s-centrata; le ubriachezze: la ricerca della giustificazione immediata e della felicità individuale sostituisce i grandi ideali; gli affanni della vita, che aumentano fretta e tensione, stress e depressione. Attenti quindi al cuore: non sia pesante, ma leggero, pronto ad amare. Solo l'amore ci porta ad essere attenti in maniera continua, ad avere quella delicatezza d'animo che ci permette di cogliere i segni di bene in noi e attorno a noi.
I Santi sono stati in ascolto di Dio, di sé e del proprio tempo: per questo sono stati creativi e operosi. State attenti: significa rimanere desti, non lasciarsi prendere dal sonno; significa mantenere le capacità di valutare gli avvenimenti della propria esistenza e della storia; vuol dire tenere sveglio il nostro cuore all'ascolto della parola di Dio.

Testimonianza di Parola vissuta

SAPER LEGGERE I SEGNI

Leonardo è un professionista affermato. I suoi genitori sono morti nel giro di un anno, senza aver provato la gioia di vedere sistemato il loro unico amato figlio.
Il suo dramma è che non riesce a capire il senso di quello che accade, il senso della vita, del dolore. Neanche l'amore della sua donna schiarisce le tenebre. Si chiede come mai il mondo si regga e vada avanti su sistemi di egoismo raffinati. Confida la sua inquietudine a un amico, il quale gli suggerisce, per capire il senso della vita, di imparare a leggere i segni che ogni giorno presenta.
Gli sottolinea, però, la necessità di perdere le convinzioni acquisite o comunque di essere aperto a ciò che la vita dice. Non passa molto tempo e Leonardo sente di aver trovato la pace. "Non è un bene che io posseggo, ma la certezza di stare davanti a Qualcuno, una Persona che mi guarda con tale amore da assicurare la mia crescita. Si è trattato di conquistare nuove conoscenze, ma di perdere tutto ciò che sapevo e che era la mia roccaforte. La fede è adesione al mistero, è un rapporto con Qualcuno che c'è sempre".

A.M., Bratislava

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2a domenica di Avvento (6 dicembre 2015)
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio! (Lc 3,6)

Nel nostro cammino di Avvento incontriamo oggi la figura del Battista. La Parola di Dio "scende" su di lui. A questa Parola egli presta la sua voce. Il suo messaggio è semplice, ma radicale. Egli "grida" non per imporre se stesso, non per rabbia o per spianarsi la strada del successo, ma per preparare i cuori all'accoglienza di Colui che è la Parola. Giovanni è una voce, Gesù è la Parola: rende cioè vera la Vita, le dà un senso più pieno, fa sperimentare che Dio è fedele e mantiene le sue promesse. Non è una parola magica, ma concreta e feconda perché quando entra nella storia, personale e comunitaria, la converte al bene.
Alcuni atteggiamenti diventano indispensabili perché l'incontro con la Parola possa essere fruttuoso: sapersi ritagliare del tempo e un luogo adatto; leggere; ascoltare e fare silenzio, realizzare quanto emerge dalla preghiera. E allora tu sperimenti la salvezza di Dio, che Dio è accanto a te e rende bella la tua vita, la rende piena di incontri veri e profondi.
"È in questa Parola che il nascere e il morire, l'amare e il donarsi, il lavoro e la società hanno un senso ultimo ed una speranza", diceva il cardinal Martini. Attraverso questa Parola noi leggiamo la nostra storia personale e collettiva con occhi diversi: "Nella tua luce vediamo la luce" (salmo 35,10). E sperimentiamo Dio, la salvezza, come presente nella nostra vita.

Testimonianza di Parola vissuta

IL RIFUGIO

Chiamata a dare la mia testimonianza in tribunale, ero tesa e preoccupata. Soprattutto mi sconvolgeva dover restare nella stessa aula con coloro che avevano reso la mia vita tanto difficile. Sarei scappata, ma mi è venuta in mente una frase della Bibbia: "Felici coloro che trovano rifugio in te". Ecco dove rifugiarmi: in Dio che è amore. Quando sono entrata in aula ho salutato quelle persone. Sono seguite sette ore di dichiarazioni estenuanti. Alla fine ero sfinita, ma avevo tanta pace dentro di me. Ero riuscita a rispondere a tutte le domande senza alcun astio, con serenità.

S.G., Usa

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Immacolata concezione della B.V. Maria (8 dicembre 2015)
Lo Spirito Santo scenderà su di te (Lc 1,35)

Maria: dalla sua prima reazione di sorpresa all'annunzio dell'angelo, alla domanda sulla modalità di quella gravidanza, fino alla sua totale e gioiosa accettazione della proposta divina, diventa "dimora di Dio", diventa come il tempio nel quale Dio pone la sua presenza, fa riposare la sua gloria. Maria appare come la dimora degna di Dio, tanto sospirata, come quel cuore in cui Dio può finalmente far riposare il suo nome, per essere vicino non solo a lei ma all'intero suo popolo.
Maria è per noi tutti un modello. Anche noi, come lei, siamo chiamati ad essere dimora dello Spirito. L'abbiamo ricevuto nel giorno del nostro battesimo. È bello pensare alla nostra vita come un cammino guidato dallo Spirito. Certo, sempre siamo impegnati a fargli spazio nel quotidiano; impariamo ad ascoltare la sua voce. Lui, che è l'amore di Dio riversato nei nostri cuore, ci aiuterà ad essere un dono per Dio e per tutte le persone che quotidianamente incontriamo.

Testimonianza di Parola vissuta

QUALCOSA DI BELLO

Madre Teresa di Calcutta, la santa della carità, è vissuta facendo sì che la sua vita fosse "qualcosa di bello" per Dio e per i fratelli.
Ascoltando la voce dello Spirito viviamo i nostri giorni cercando di essere per tutti un dono: un saluto, un sorriso, un ascolto, un'attenzione, un asciugare una lacrima, portino a loro il nostro amore, lo Spirito Santo che è in noi.

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3a domenica di Avvento (13 dicembre 2015)
Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (Lc 3,16)

L'annuncio del Battista, nel vangelo di questa domenica, si articola in tre paragoni tra sé e la persona del Cristo: essi riguardano il potere (è più forte di me), la dignità (non sono degno di slegare i legacci dei sandali) e il modo dell'attività (vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco). Giovanni Battista presenta Gesù che immerge nella realtà dello Spirito, cioè nel mondo di Dio.
È bello pensare alla nostra vita cristiana come un vivere immersi nella vita di Dio. Come siamo immersi nell'aria, come siamo immersi nella luce. Non vediamo l'aria eppure ci permette di vivere, non vediamo la luce eppure essa ci permette di vedere. Lo Spirito Santo è così ed è di più: perché è anche Colui che ci muove, che ci guida, che ci dà forza, che ci dona la vita di Dio. Immersi nel fuoco della sua luce Egli diventa anche Colui che dal di dentro trasforma la nostra vita e la rende sempre più simile alla sua, ci rende simili a sé. Proviamo in questi giorni a contemplare l'azione di Dio in noi e attorno a noi, a lasciarci guidare da questa Presenza e Forza in modo che possiamo dirci ed essere cristiani.

Testimonianza di Parola vissuta

LA FORZA DELLA PREGHIERA

Rosa doveva andare l'indomani a insegnare in un carcere militare fuorimano e non disponeva di auto. Mi sono offerto di farlo io, spostando diversi impegni. Il giorno dopo, durante il tragitto, ho cercato di tranquillizzare l'amica: il tempo in attesa fuori dal carcere l'avrei offerto come preghiera per lei.
Così ho fatto, mentre lei era dentro. Dopo un paio d'ore l'ho vista uscire raggiante per il rapporto stabilito con i nuovi alunni; aveva sentito il sostegno della mia preghiera. Adesso si reca in carcere autonomamente, ma le resta forte l'esperienza di condivisione vissuta.

C.D., Campania

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4a domenica di Avvento (20 dicembre 2015)
Benedetta tu fra le donne (Lc 1,42)

Il testo evangelico che fa seguito al brano dell'annunciazione ci racconta la prima missione di Maria. Chiamata da Dio, lei parte per portare il lieto annunzio che sta misteriosamente prendendo forma nel grembo. È la vera credente che non rifiuta il segno che il Signore le accorda e perciò sale la montagna per andare dall'anziana parente e aiutarla. Maria vuole contemplare il segno che Dio le ha donato in Elisabetta; per questo diventa un invito anche per noi. Ogni credente infatti è chiamato ad una fede "ad occhi aperti", una fede che cerca l'azione di Dio nella storia. Ed è proprio questo atteggiamento, che è anche di Elisabetta, a far sì che nel loro dialogo emerga l'agire di Dio. L'anziana parente inizia con una benedizione perché nella vita di Maria ha vinto la fede. Tale vittoria è ottenuta attraverso l'obbedienza pronta e fiduciosa al progetto di Dio.
L'incontro tra le due madri viene proposto a noi, che siamo nell'imminenza del Natale, per suggerirci l'atteggiamento giusto per viverlo intensamente. Ci viene suggerita una fede che ci fa tenere aperti gli occhi perché siano pronti a cogliere quello che il Signore sta operando in noi e attorno a noi. Pronti anche noi a benedire, dire bene, di tutta la vita del nostro prossimo e delle nostre comunità.

Testimonianza di Parola vissuta

GLI ANGIOLETTI

Il 24 dicembre tutta la famiglia si preparava a Natale; volevamo che fosse un giorno pieno d'amore, una vera attesa di Gesù Bambino. A uno di noi è venuta l'idea di fare qualcosa anche per i nostri vicini, per non pensare in questa festa solo a noi stessi e a quelli che ci sono più cari. Uno dei ragazzi sapeva fare degli angioletti di cartone. I più grandi hanno cominciato ad aiutarlo e a decorarli con delle stelline dorate. Hanno trovato anche delle cartoline sulle quali hanno scritto gli auguri e legato gli angioletti.
Alla sera, quando siamo andati alla Messa, le abbiamo appese sulle maniglie delle porte dei vicini. Il giorno seguente, uno di loro con tutta la famiglia è venuto a ringraziarci, un altro ha messo l'angioletto in casa, in un posto ben in vista e lo faceva vedere a tutti. È stato un piccolo gesto, ma ci siamo scoperti tutti più amici.

M. R., Romania

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Natale del Signore (25 dicembre 2015)
Andiamo dunque fino a Betlemme... (Lc 2,15)

Eccoci a Natale! La parola di Dio che ascoltiamo oggi ci racconta una fatto accaduto poco più di duemila anni fa, in modo tale che diventi vero anche per noi, che cioè anche noi possiamo far Natale. L'annuncio degli angeli ha indicato ai pastori il segno del bambino giacente in fasce nella mangiatoia, ma non ha imposto l'ordine di andare a Betlemme. La decisione matura nel cuore dei pastori. Il loro recarsi a Betlemme esprime l'atteggiamento della fede, di quella fede che non pretende segni, ma quando il Signore li dona, li sa accogliere e contemplare.
Come Maria dopo l'annunciazione era andata da Elisabetta per accogliere il segno datole dall'angelo Gabriele, allo stesso modo i pastori ora vanno a Betlemme, lasciandosi guidare dalla povertà del segno. Vanno per vedere, cioè per essere testimoni oculari delle meraviglie del Signore e vanno in fretta, senza indugio.
Quante volte anche a noi il Signore dona dei segni della sua presenza e del suo amore. A volte sono piccoli segni, altre volte più grandi; alcune volte sono chiari, altre volte richiedono una maggiore attenzione e disponibilità da parte nostra. Certi dell'amore infinito del Signore per ciascuno di noi, chiediamogli quella fede che ci permette di cogliere e leggere i segni della sua presenza e del suo amore nel nostro quotidiano.

Testimonianza di Parola vissuta

IN VIAGGIO VERSO CIÒ CHE VALE

Viaggio a Firenze per andare a trovare Silvia, un'amica molto malata. Credevo di andare per donare qualcosa, ma quello che ho ricevuto è di un valore inestimabile.
Silvia mi dice: «La malattia mi ha aperto gli occhi. Non è che avessi una vita sbagliata, eppure solo ora mi sembra di vedere chiaramente. È la storia del mercante che trovata la perla, vende tutto quello che ha per comprarla. Se potessi vivere, vivrei in modo del tutto diverso. I gioielli di mia madre, le case comprate con sacrifici sono dei beni perché ti danno una sicurezza economica anche per i figli… ma la malattia ha azzerato tutto, ha tolto il valore ai beni e mi ha mostrato il bene che è la persona. Vedo con altri occhi non solo mio marito, i figli, ma ogni altra persona, chiunque sia. L'ospedale può sembrare un luogo di maledizione, invece è un'inattesa, necessaria "lezione di vita". La gente qui non vale per il vestito, per la macchina, per il nome che porta. Siamo messi tutti nella condizione di mettere in moto una parte di noi che spesso è atrofizzata: la capacità di amare. E qui si vede che basta un sorriso, un'attenzione, basta veramente poco. Sento che questo amore vince la morte. La perla preziosa è l'amore».

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Santa Famiglia (27 dicembre 2015)
Gesù cresceva in sapienza, età e grazia (Lc 2,52)

Nella festa della Santa Famiglia di Nazaret ci viene presentato dal vangelo l'episodio di Gesù dodicenne smarrito e ritrovato nel tempio. Esso conclude il vangelo lucano dell'infanzia e apre al racconto della vita pubblica di Gesù. In questo episodio c'è un velato accenno al mistero pasquale prefigurato nei tre giorni di ricerca angosciata da parte di Maria e di Giuseppe.
Il testo che ascoltiamo ci aiuta fin da subito a conoscere chi è Gesù; questa conoscenza raggiunge il culmine nella risposta di Gesù ai genitori: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Gesù, ormai ragazzo, sale a Gerusalemme con Maria e Giuseppe per la festa di Pasqua: è un pellegrinaggio fatto obbedendo ai dettami della parola di Dio (Es 23, 14-17).
Intravediamo in questo episodio, con la risposta finale, l'immagine di una famiglia come culla in cui ha potuto prendere forma una disponibilità del figlio ad accogliere la chiamata di Dio a lui rivolta. Anche le nostre famiglie possono essere luoghi in cui ogni componente viene aiutato a realizzare la propria vita come risposta alle proposte del Signore.
L'episodio evangelico termina con il ritorno di Gesù a Nazaret: quasi un paradosso per Chi aveva rivendicato libertà di cercare con tutto se stesso il Padre. Gesù sceglie la vita quotidiana nella sottomissione ai suoi genitori. L'obbedienza vissuta a Nazaret è il banco di prova per imparare quell'obbedienza a Dio che diventerà dono totale di sé. È questo che contribuisce a far sì che Gesù cresca in sapienza, età e grazia, davanti a Dio e agli uomini, cioè dono a Dio e agli uomini.

Testimonianza di Parola vissuta

LA VERA EREDITÀ

Dopo la morte del babbo, con mio fratello e mia cognata abbiamo dovuto svuotare la casa piena di mobili e oggetti. "Questo lo prendiamo noi... Questo ti interessa?.. Questo va bene qui, questo va bene là...".
Stavo per lasciarmi prendere dai giudizi, quando m'è venuta in mente una frase: "Spesso riduciamo l'anima nostra ad una piazza, dove ogni cosa del mondo s'affaccia, vi entra e conversa...". Con un pretesto mi sono raccolta in un'altra stanza: possibile che della nostra famiglia restassero solo mobili e scartoffie capaci di dividere e turbare i figli? Era forse questa l'eredità che contava? Non erano altri i valori?
Sono ritornata dai miei rinnovata.
La vera eredità del babbo, l'amore tra noi, era in salvo.

M.M., Italia

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Maria Madre di Dio (1° gennaio 2016)
Giornata mondiale della pace
Vinci l'indifferenza e conquista la pace

L'indifferenza nei confronti delle piaghe del nostro tempo è una delle cause principali della mancanza di pace nel mondo. L'indifferenza oggi è spesso legata a diverse forme di individualismo che producono isolamento, ignoranza, egoismo e, dunque, disimpegno.
La pace va conquistata: non è un bene che si ottiene senza sforzi, senza conversione, senza creatività e confronto. Si tratta di sensibilizzare e formare al senso di responsabilità riguardo a gravissime questioni che affliggono la famiglia umana, quali il fondamentalismo e i suoi massacri, le persecuzioni a causa della fede e dell'etnia, le violazioni della libertà e dei diritti dei popoli, lo sfruttamento e la schiavizzazione delle persone, la corruzione e il crimine organizzato, le guerre e il dramma dei rifugiati e dei migranti forzati. Tale opera di sensibilizzazione e formazione guarderà, nello stesso tempo, anche alle opportunità e possibilità per combattere questi mali: la maturazione di una cultura della legalità e l'educazione al dialogo e alla cooperazione sono, in questo contesto, forme fondamentali di reazione costruttiva.
La pace è possibile lì dove il diritto di ogni essere umano è riconosciuto e rispettato, secondo libertà e secondo giustizia, perché tutti gli uomini di buona volontà, in particolare coloro i quali operano nell'istruzione, nella cultura e nei media, agiscano ciascuno secondo le proprie possibilità e le proprie migliori aspirazioni per costruire insieme un mondo più consapevole e misericordioso, e quindi più libero e giusto.

Testimonianza di Parola vissuta

LA DIVERSITÀ COME RICCHEZZA

Nella nostra parrocchia, da alcuni anni realizziamo una distribuzione di viveri e indumenti per famiglie bisognose. Qualche tempo fa abbiamo conosciuto una ventina di donne provenienti dal Marocco. Ci siamo rimboccati le maniche per venire incontro alle loro esigenze. Insieme ad alcune insegnanti in pensione abbiamo iniziato un corso di lingua italiana, mentre un'insegnante di educazione fisica ha messo a disposizione la sua palestra per un corso di ginnastica. Ci ritroviamo anche per cucinare insieme, imparando i piatti tipici.
Un giorno una famiglia marocchina ha avuto lo sfratto. Ci siamo messi a cercare un'altra casa, ma nessuno voleva affittare un'abitazione a extracomunitari.
Finalmente abbiamo trovato un appartamento con mobili e lavatrice. Un'altra volta, è nata l'idea di un doposcuola. Il numero dei bambini che lo segue continua a crescere. Abbiamo cercato aiuti e sono arrivati volontari da varie parti della città. "Mi ero rivolta a Dio – ha confidato Aisha – con queste parole: Tu che mi hai dato questa figlia aiutami a trovare una strada. Dio ha risposto alla mia preghiera".
A casa di una di queste famiglie, abbiamo letto una volta un brano del Vangelo e loro un passo del Corano. È stato un momento di comunione fraterna. In seguito abbiamo fatto conoscere anche la Parola di Vita che viviamo ogni mese. "Sono molto contento di avervi incontrato", ci ha poi detto uno di loro. E un altro: "Da quando vi conosco sono crollati dentro di me tanti pregiudizi. Ho capito che Dio è padre di tutti. Anche se apparteniamo a religioni diverse, siamo tutti fratelli".

Carmela, Italia

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2a domenica dopo Natale (3 gennaio 2016)
Il Figlio unigenito: è lui che ha rivelato Dio (cf Gv 1,18)

L'inizio del vangelo di Giovanni, esprime con forza il mistero dell'incarnazione. Dio si fa vicino fino a prendere dimora su questa terra, ma gli uomini non hanno occhi per vedere né cuore per accogliere.
L'evangelista ci dice che nessuno ha mai visto Dio. Solo Gesù ce l'ha rivelato, solo Gesù spiega e racconta Dio. L'ha fatto con la sua vita, vissuta per amore ed essendo amore. L'ha fatto con la sua parola, che è luce che illumina ogni uomo. L'ha fatto con le sue azioni, che mostrano l'appassionato amore per la creatura umana e per la nostra terra. Gesù ci ha fatto conoscere Dio diventando uno di noi; fin dall'inizio della sua vita pubblica ha fatto questo non da solo, ma formandosi una comunità alla quale ha insegnato il suo stile di vita. E adesso tocca quindi a noi continuare a rivelare, a mostrare, a far conoscere il volto di un Dio amore, di un Dio che è padre e servo di ogni uomo e donna di questa terra.

Testimonianza di Parola vissuta

PRONTI A FARE IL PRIMO PASSO PER IL PERDONO

È la domenica nella quale viviamo come comunità l'apertura dell'anno catechistico e pastorale: una Messa bella, animata e festosa. Si respira aria di famiglia e di cordialità. Finita la Messa, tanti si fermano in chiesa: è l'occasione per un saluto, una stretta di mano, due parole di condivisione. Si crea un po' di allegra confusione. La cosa a me piace molto: è segno di una comunità che ha il gusto di voler stare assieme.
Non è dello stesso parere una signora che collabora nel tenere in ordine e pulita la chiesa e la sacrestia. Tutta indispettita mi viene incontro: "Don Stefano, dica qualcosa: siamo in chiesa, non è un mercato!". Di getto le dico: "Ma non vede che bello... la gente non scappa finita la Messa ma sta insieme!". Mi rendo conto però che la mia risposta l'ha ferita. E se ne va via piuttosto sulle sue.
Il giorno dopo mi riprometto di andarla a trovare: mi pesa il fatto che qualcuno si arrabbi per queste cose. Lei però mi anticipa e me la trovo in chiesa a sistemare i fiori. Vado da lei per chiederle scusa se il mio atteggiamento l'ha ferita. Con mia grande sorpresa mi anticipa: "Don Stefano, porti pazienza per il mio carattere impulsivo. Non sono arrabbiata con lei. Tornando a casa ieri ho pensato a quella battuta che mi ha fatto. È proprio vero: la gente era contenta e aveva voglia di condividere la gioia".

d. Stefano M., Italia

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Epifania del Signore (6 gennaio 2016)
Videro il bambino… si prostrarono e lo adorarono (Mt 2,11)

L'Epifania celebra la rivelazione di Dio, nel Figlio Gesù, al mondo intero. L'annuncio di un nuovo popolo di Dio, di un popolo senza confini, è simbolicamente contenuto nell'adorazione dei Magi, venuti dall'Oriente per rendere omaggio al Bambino di Betlemme. L'unità del genere umano, la nuova storia di fraternità e di pace, è il senso profondo della festa dell'Epifania.
È un avvertimento alla vigilanza, perché non è scontato riconoscere il Signore quando si manifesta. Allo stesso tempo è un annuncio di speranza perché ci racconta di persone lontane che ricercano il Signore e lo trovano. Non ci sono distanze in grado di separare l'uomo da Dio. I Magi ci invitano ad adorare un Dio spesso diverso da quello che noi immaginiamo; un Dio non invidioso né geloso della felicità umana, ma venuto a condividere il dolore degli uomini per renderci partecipi della sua beatitudine. Anche noi troviamo Dio nel "giardino" della nostra vita; anche noi possiamo in ogni momento adorarlo e offrirgli in dono noi stessi.

Testimonianza di Parola vissuta

Stavo tornando dal lavoro, come al solito prendo il treno da Fiorenzuola verso Lodi, dopo una giornata stancante.
Il treno arriva a Lodi, e poco prima che le porte del treno si aprano c'è un ragazzo cieco al mio fianco: dapprima penso che prima arrivavo a casa quella sera e meglio era, ma subito dopo mi faccio avanti e aiuto il ragazzo a scendere dal treno e ad uscire dalla stazione.
La sua serenità, il fatto che poco prima di salutarmi mi avesse ringraziato come se con quel mio piccolo gesto fosse stato prezioso per lui, mi scuotono, provo sin da subito una grandissima gioia e un sorriso spontaneo si stam-pa sul mio viso.
È proprio vero che Gesù lo si incontra quotidianamente nelle altre persone, con gesti semplicissimi che hanno la forza e il potere di cambiare una giornata piuttosto pesante, di infonderci positività, di darci una gioia spontanea e vera e dare senso al tutto.
Da questa esperienza, realizzo come sicuramente sarebbe più bello il mondo se donassimo soltanto un minuto della nostra giornata al prossimo!

Daniele F.

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Battesimo del Signore (10 gennaio 2016)
In te ho posto il mio compiacimento (Lc 3,22)

Il Battesimo, che abbiamo ricevuto nel nome della Trinità, è la manifestazione dell'amore di Dio nei nostri confronti: Dio continua a guardare a noi come suoi figli e a comunicarci nuova vita nel suo Spirito. Tutti noi siamo così inseriti nella famiglia di Dio e siamo introdotti nella comunione con Lui.
Anche Gesù ha vissuto l'esperienza battesimale. Luca mostra Gesù che, dopo essere stato battezzato con tanta altra gente (solidale con i peccatori), si trova in preghiera (solidale con Dio). In quel momento il "cielo si aprì". È l'inizio di un'era nuova inaugurata da Gesù; in Lui c'è una rinnovata vicinanza del Signore che salva il suo popolo dal peccato. E udiamo anche una parola divina di conferma del Padre: "In te ho posto il mio compiacimento!". Certo, Gesù ha realizzato in pieno il progetto del Padre su di lui. Ma questo siamo chiamati a fare anche noi: siamo figli di Dio e con la nostra vita abbiamo la possibilità di mostrare il nostro essere più profondo. Gesù diceva: Chi vede me, vede il Padre. Chiediamo al Signore di poter con la nostra vita mostrare l'amore del Padre.

Testimonianza di Parola vissuta

PER ME ERA GESÙ

È accaduto durante la festa di una amica che compiva 15 anni. A un certo punto, ho sentito forti risate provenire dal balcone: ridevano di un signore ubriaco che in strada non riusciva a rimettersi in piedi. Subito io e il mio amico Daxel siamo scesi e, nonostante fosse un uomo grande e robusto, l'abbiamo aiutato a mettersi in piedi. Alcuni gridavano: "Lasciatelo lì, è sempre così ubriaco". Ma per me era Gesù e basta. Lui ci ha ringraziato ma io gli ho risposto: "Ringrazia Dio!". Quando siamo risaliti, tutti ci guardavano con stupore e ci hanno fatto un grande applauso.

Ernesto - Caraibi

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