La Misericordia di Dio nell'Anno Liturgico
Tempo di Quaresima


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Giubileo della Misericordia
Misericordiosi come il Padre


La Misericordia di Dio nell'Anno Liturgico
Tempo di Quaresima

di fr. Tarcisio Luigi Colombotti ofm

Alla scoperta della Misericordia di Dio nel cammino dell'Anno Liturgico,
meditando i testi della Messa Romana e della Liturgia delle Ore.



Settimana delle Ceneri
1a settimana di Quaresima
2a settimana di Quaresima
3a settimana di Quaresima
4a settimana di Quaresima
5a settimana di Quaresima


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Settimana delle Ceneri

IL PADRE MISERICORDIOSO, CI ACCOMPAGNA NEL CAMMINO QUARESIMALE

     La Comunità cristiana inizia la Santa Quaresima prostrandosi in adorazione di Cristo Signore che per noi ha sofferto tentazione e morte, cioè davanti al modello sommo della misericordia di Dio, di Colui che avendo amato i suoi li amò fino alla fine (Gv 13,1). L'adorazione proposta dall'Invitatorio, la sviluppa nel canto del salmo 102 (Mer IV sett/UL), l'inno alla misericordia di Dio riletto alla luce di Lc 1,78: Grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, venne a visitarci dall'alto un sole che sorge. Questo versetto contempla il Verbo Incarnato come un dono della misericordia di Dio che è Padre, ha pietà di chi lo teme (UL 2 ant.) e si muove a compassione del suo popolo (Mer, Messa Gl 2,18) e come canta l'Introito delle Ceneri, Tu ami tutte le creature dimentichi i peccati di quanti si convertono e li perdoni, perché tu sei Dio! Dio e Padre che nei confronti di Colui che non aveva conosciuto peccato, lo fece peccato in nostro favore (Mer, Messa 2Cor 5,20-6,2). San Clemente I ci esorta: Teniamo fissi gli occhi sul sangue di Cristo, per comprendere quanto sia prezioso davanti a Dio suo Padre: fu versato per la nostra salvezza e portò al mondo intero la grazia della penitenza. Passiamo in rassegna tutte le epoche del mondo e constateremo come in ogni generazione il Signore abbia concesso modo e tempo di pentirsi a tutti coloro che furono disposti a ritornare a lui (Mer/UL, 2 Lett.).
     Se ritorni a Lui con tutto il cuore e ti rinnovi col digiuno, l'elemosina e la preghiera, il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà (Mer, Messa Mt 6,1-6.16-18). Specifica san Leone Magno: A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell'elemosina, la quale sotto il nome unico di «misericordia» abbraccia molte opere buone. Immenso è il campo delle opere di misericordia. Non solo i ricchi e i facoltosi possono beneficare gli altri con l'elemosina, ma anche quelli di condizione modesta o povera.
Così disuguali nei beni di fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà dell'anima
(Gio/UL 2 Lett.).
     Animato da questi sentimenti il popolo peccatore può pregare il Padre nella certezza di essere esaudito e perdonato perché è misericordia e continua a prediligerlo come un tempo e dire: Siamo il tuo popolo e la tua eredità, Signore. Ci hai fatti uscire dall'Egitto, da una fornace per fondere il ferro. Siano attenti i tuoi occhi alla preghiera del tuo servo e del tuo popolo Israele e ascoltali in quanto ti chiedono, perché tu li hai separati da tutti i popoli del paese come tua proprietà (Gio/L Lett. br.).
     La preghiera si pone quale mediatrice tra Dio e l'uomo e quando è autentica, è ricca di un amore ineffabile che non proviene dagli uomini, ma è prodotto dalla grazia divina. Dice infatti san Giovanni Crisostomo: La preghiera funge da augusta messaggera dinanzi a Dio, e nel medesimo tempo rende felice l'anima perché appaga le sue aspirazioni. Parlo, però, della preghiera autentica e non delle sole parole. Essa è un desiderare Dio, un amore ineffabile che non proviene dagli uomini, ma è prodotto dalla grazia divina (Ven/UL 2 Lett.).
     Quando il cristiano prega incendiato da quell'amore che viene dalla grazia passa alla preghiera esistenziale che si traduce nella misericordia con i fratelli che vale ben più anche della pratica esteriore del digiuno e la preghiera sarà certamente esaudita, come insegna Isaia (58,1-9): Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!" (Ven/Messa).
     Per attuare questi comandamenti che la Parola annuncia il discepolo del Signore fa appello alla misericordia del Padre perché accompagni i suoi primi passi dell'iniziato cammino quaresimale: Accompagna con la tua benevolenza, Padre misericordioso, i primi passi del nostro cammino penitenziale, perché all'osservanza esteriore corrisponda un profondo rinnovamento dello spirito (Ven/Colletta). Esso avviane anche attraverso la partecipazione dei Divini Misteri: La partecipazione a questo sacramento, Dio onnipotente, ci liberi da ogni colpa e ci ottenga dalla tua misericordia la conversione del nostro spinto (Ven/Dp Com.).
     Ma l'uomo deve collaborare con Dio e passare con perseveranza da azioni cattive ad opere di bene come il ricercare la giustizia, soccorrere l'oppresso, rendere giustizia all'orfano, difendere la causa della vedova. Allora anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana (Sab/L Lett. br.).

     Levi alla chiamata di Gesù decise di seguirlo. Ha creduto in Gesù Messia e la misericordia di Dio lo ha trasformato da peccatore in giusto, pronto per essere apostolo del Signore (Sab/Messa/Lc 5,27-32). Egli infatti si è consegnato totalmente a Gesù e si è messo al servizio del regno di Dio. Dice sant'Ireneo: Dio ricerca il servizio degli uomini per avere la possibilità, lui che è buono e misericordioso, di riversare i suoi benefici su quelli che perseverano nel suo servizio. Mentre Dio non ha bisogno di nulla, l'uomo ha bisogno della comunione con Dio. La gloria dell'uomo consiste nel perseverare al servizio di Dio (Sab/UL 2 Lett.).

Misericordias Domini in aeternum cantabo
Canterò in eterno l'amore del Signore, Padre misericordioso che accompagna i primi passi del nostro cammino penitenziale.


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I settimana di Quaresima

DIO PADRE MISERICORDIOSO E BENIGNO VUOLE FIGLI MISERICORDIOSI

     I vari testi che compongono la Liturgia sia delle Ore che eucaristica, guidano la Comunità cristiana alla contemplazione del Padre misericordioso e benigno che forma i suoi figli alla sua stessa misericordia. Diversi sono i modi ed i momenti nei quali Dio mette in atto il suo sguardo di misericordia. Innanzitutto esortandoci a ritornare a Lui che
     = è ricco di benevolenza e si impietosisce: Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all'ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura (Mar/L Lett. br.).
     Gesù chiede un atteggiamento veramente convertito per celebrare un culto che sia gradito al Padre; donare la pace ad un fratello che ha qualcosa contro di me è un dono e un segno della misericordia stessa di Dio perché anche Dio mi è venuto incontro offrendomi la salvezza prima ancora che io lo cercassi. Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono (Ven/Mt 5,20-26). Questi gesti commuovono Dio il quale si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece (Mer/Gn 3,1-10).
     = elegge Israele come suo popolo particolare: Il Signore ti ha fatto dichiarare oggi che tu sarai il suo popolo particolare, come egli ti ha detto, ma solo se osserverai tutti i suoi comandi (Sab/Deut 26,16-19).
     =  concede quanto Gli chiediamo nel Nome di Gesù. Dice San Cipriano nel commento al Padre nostro: Preghiamo, dunque, fratelli, come Dio, nostro Maestro, ci ha insegnato. Se egli ha detto che qualunque cosa chiederemo al Padre nel suo nome ci sarà data, impetreremo più efficacemente quel che domandiamo in nome di Cristo, se lo domanderemo con la sua preghiera (Mar/UL 2 Lett.).
     Gesù Cristo Figlio di Dio e vero Uomo è misericordioso come il Padre. Egli offre la sua vita per la nostra salvezza, dall'alto della Croce prega il Padre perché conceda il suo perdono all'umanità e aggiunge la motivazione per scagionarci, cioè dice al Padre che non siamo capaci di intendere e di volere: Gesù diceva: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno (Ven/UL Resp. 2 Lett.). Davanti a tanto amore del Dio Santo per noi Mosè invita ad imitare la santità di Dio che si attua nella pratica della giustizia e della misericordia verso il prossimo: Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: "Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Non opprimerai il tuo prossimo..."» (Lun/Lv 19,1-2.11-18).
     Con Gesù ed i Santi Padri la vita santa si costruisce nella carità attraverso uno sguardo misericordioso verso il povero. San Gregorio Nazianzeno ci dice che in questo modo i cristiani imitano la bontà divina. Egli, che è Dio e Signore, si fa chiamare nostro Padre, e noi vorremmo rinnegare i nostri fratelli? Guardiamoci, cari amici, dal diventare cattivi amministratori di quanto ci è stato dato in dono (Lun/UL 2 Lett.).
     I poveri sono i prediletti di Dio. Gesù si identifica con loro ed ogni gesto misericordioso verso un povero affamato o carcerato o nudo, lo sente fatto direttamente a Sé. Infatti ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,... In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me (Lun/Mt 25,31-46). Ma c'è una categoria verso la quale il discepolo di Gesù deve estendere la sua misericordia che accoglie e ama, e sono i nemici. Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla; siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro (Lun/UL Resp. 2 Lett.).
     Sant'Aelredo ci insegna il modo per essere in grado di amare i nemici e cioè la dolce considerazione dell'ammirabile pazienza del Cristo sofferente, di Gesù nella sua Passione. Non c'è niente che ci spinga ad amare i nemici, cosa in cui consiste la perfezione dell'amore fraterno, quanto la dolce considerazione di quella ammirabile pazienza per cui egli, «il più bello tra i figli dell'uomo» (Sal 44,3), offrì il suo bel viso agli sputi dei malvagi... e per riposare più perfettamente e soavemente nella gioia della carità fraterna, abbracci di vero amore anche i nemici (Ven/UL 2 Lett.).
     Asterio di Amasea ci esorta a vivere la dignità di essere cristiani imitando la ricchezza della bontà di Cristo e dice: Siete cristiani, e col vostro stesso nome dichiarate la vostra dignità umana, perciò siate imitatori dell'amore di Cristo che si fece uomo. Imitiamo l'esempio che ci ha dato il Signore, il buon Pastore... e cerchiamo di assimilarlo bene (Gio/UL 2 Lett.).
     L'imitazione del Signore Gesù è lo stile nuovo di vita che richiede il nostro essere circoncisi nell'intimo del cuore che nel battesimo ci ha donato la remissione dei peccati. Dice infatti il vescovo Afraate: Essi riceveranno l'eredità con Abramo, capostipite fedele e padre di tutte le genti, perché la sua fede gli fu computata a giustizia (Mer/UL 2 Lett.). Questo stile di vita mentre ripresenta nella storia la giustizia e la misericordia del Padre ottiene continuamente da Lui il perdono dei nostri peccati. Perciò praticate la giustizia e la fedeltà. Esercitate pietà e misericordia ciascuno verso il suo prossimo. Se voi perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi le vostre (Gio/UL Resp. 2 Lett.). Ma soprattutto impegna i cristiani ad essere un capolavoro di carità, di amore fraterno, reciproca stima e degno servizio al Signore. La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda (Gio/Vesp. Lett. br.).
Per camminare fedeli allo stile di vita battesimale il discepolo del Signore ha sempre il cuore rivolto a Dio nella preghiera perché nella sua misericordia il Padre:
     = lo purifichi dai peccati: Lavami da tutte le mie colpe nella tua misericordia. Cancella, Signore, il mio peccato (Mar/L Resp. br.).
     =  lo rivesta di misericordia: Rivestici, Signore, di misericordia e donaci la carità. Fa' regnare nei nostri cuori la tua pace (Gio/Vesp. Resp.).
     =  abbia il cuore grande come quello di Dio che è Padre: Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto (Gio/Mt 7,7-12).
     = e per la misericordia di Dio offra il proprio corpo in sacrificio vivente gradito a Dio (Lun/Vesp. Lett. br.).
     La Chiesa consapevole delle sue fragilità e bisognosa di convertirsi sempre, prega e dice: O Dio, Padre di eterna misericordia, fa' che si convertano a te i nostri cuori, perché nella ricerca dell'unico bene necessario e nelle opere di carità fraterna siamo sempre consacrati alla tua lode (Sab/Colletta).
     La forza di questa preghiera poggia sulla fede in Cristo morto e risorto, centro e fine della storia e, che è sempre lo stesso: ieri, oggi e nei secoli, come proclama il Concilio Vaticano II in GS 9-10: Ecco, la Chiesa crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dà all'uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza perché l'uomo possa rispondere alla suprema sua vocazione (Sab/UL 2 Lett.). È la fede che la Chiesa professa apertamente e che nella santa Liturgia canta dicendo: Il Signore veglia sul cammino dei giusti. Fa splendere la sua misericordia e la sua pace (Mer/L Resp. br.); è la fede che la Chiesa celebra nei Divini Misteri che il Padre nella sua grande misericordia, in Cristo suo Figlio istituisce per noi affinché la salvezza sia perennemente presente nel cammino della storia e che esprime in questa preghiera della Liturgia: Accogli, o Dio, questo sacrificio, che nella tua grande misericordia hai istituito perché abbiamo pace con te e otteniamo il dono della salvezza eterna (Ven/Sulle off.).

     Il Padre è misericordioso e benigno; il Figlio Gesù Cristo ci è modello di premura e di bontà; i cristiani costruiscono la vita santa nella carità attraverso uno sguardo misericordioso verso il povero. La fede in Cristo centro e fine della storia ci dona la forza di perseverare in questo nuovo stile di vita, consapevoli che il Signore veglia su di noi ed è sempre presente in mezzo a noi e ci nutre con il Pane Santo dell'Eucaristia che il Padre nella sua grande misericordia ha voluto donarci per l'Istituzione di suo Figlio la sera dell'Ultima Cena.

Misericordias Domini in aeternum cantabo
Canterò in eterno l'amore del Signore che dal Padre misericordioso per Cristo, passa nei figli che sono tutto premura per i poveri.


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II settimana di Quaresima

LA MISERICORDIA DI DIO DISPONE IL GENERE UMANO
IN VISTA DELLA GRANDE SINFONIA DELLA SALVEZZA

     La Domenica della Trasfigurazione ha suscitato nei credenti un fascino nuovo per Cristo, misericordia di Dio che sempre perdona, accoglie, serve e ci vuole salvi.
     Fin dagli inizi della storia il Signore Dio dispose il genere umano in vista della grande «sinfonia» della salvezza perché fin dalle origini l'uomo è peccatore ed ha bisogno di redenzione. Sant'Ireneo dice che Dio creò l'uomo fin dal principio allo scopo di colmarlo dei suoi doni. Egli, che non ha bisogno di nessuno, concesse la comunione con sé a coloro che avevano bisogno di lui. Per coloro che gli erano graditi disegnò l'edificio della salvezza, come farebbe un architetto. Infine, in favore di coloro che si convertono al Padre, uccise il vitello grasso e donò loro la veste più bella. Così, in varie maniere, dispose il genere umano in vista della grande «sinfonia» della salvezza (Mer/UL 2 Lett.).
     Questo disegno lo potremmo chiamare anche la grande sinfonia della misericordia perché ogni gesto che compie per l'uomo è frutto del suo amore. Già il suo parlare a Mosè ed al popolo è dono della sua misericordia. Sempre sant'Ireneo scrive: Mosè nel Deuteronomio dice al popolo: «Il Signore nostro Dio ha stabilito con noi un'alleanza sull'Oreb. Ma quando questa giustizia e amore verso Dio caddero in dimenticanza anzi si estinsero del tutto in Egitto, Dio per la sua grande misericordia verso gli uomini manifestò se stesso facendo sentire la sua voce. Con la sua potenza condusse fuori dall'Egitto il popolo perché l'uomo ridiventasse discepolo e seguace di Dio» (Ven/UL 2 Lett.).
     I profeti non cesseranno mai di ricondurre il popolo di Israele all'ascolto della Parola che insegna a fare il bene, a cercare la giustizia, ma soprattutto la perenne disponibilità di Dio al perdono se sarete docili e ascolterete. Dice Isaia: «Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada, perché la bocca del Signore ha parlato» (Mar/Is 1,10.16-20). Questa tenerissima attenzione di Dio con Israele si fonda sul giuramento fatto ai padri per il grande amore verso il popolo a Lui consacrato. Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele, che mantiene la sua alleanza e benevolenza per mille generazioni, con coloro che l'amano e osservano i suoi comandamenti (Mer/L Lett. br.).
     Sant'Ambrogio ci esorta a corrispondere con uno stesso amore a quel Bene, che è al di sopra di ogni nostro pensiero e di ogni considerazione e che elargisce pace e tranquillità senza fine, una pace che supera ogni nostra comprensione e sentimento (Sab/UL 2 Lett.). Non esiste nessun altro dio di fronte a Lui che sempre toglie l'iniquità e si compiace di manifestare il suo amore, Egli tornerà ad avere pietà di noi, calpesterà le nostre colpe. Conserverà a Giacobbe la sua fedeltà, ad Abramo il suo amore, come ha giurato ai nostri padri fin dai tempi antichi (Sab/Mi 7,14-15.18-20). L'uomo che crede in Lui e confida nel Signore è già beato e non rischia di avere un cuore infido, è come un albero piantato lungo un corso d'acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell'anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti (Gio/Ger 17,5-10).
     Purtroppo ogni giorno pur riponendo la sua fiducia nel Signore l'uomo deve fare i conti con la sua fragilità e si ritrova spesso nel peccato. Le prove e le tentazioni della vita sono molte ed insistenti, ma c'è un modo per vincerle: resistere al diavolo ed egli fuggirà ed il Signore vi esalterà (Gio/Vesp Lett. br.). Facciamo appello alla misericordia ed al perdono perché competono unicamente a Dio: solo Lui può perdonare. A noi spetta la vergogna sul volto perché abbiamo peccato, al Signore, nostro Dio, la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui (Lun/Dan 9,4-10).
     Dal profondo della nostra miseria di peccato gridiamo al Signore: Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati: presto ci venga incontro la tua misericordia, perché siamo così poveri! Perdonaci, Signore, nella tua misericordia (Lun/Sal 78). Crediamo nella liberazione di nemici e persecutori esteriori ma soprattutto interiori e facciamo appello confidente al Signore e lo preghiamo dicendo: Liberami dalla mano dei miei nemici e dai miei persecutori. Salvami, Signore, per la tua misericordia (Mer/Sal Resp 30). Ed il Signore che sa attendere nella pazienza e nella bontà ci viene in aiuto perché la sua misericordia si estende su ogni creatura (Sal 145,8-9), (Sab/lntr).
     Abbiamo già fatto la scelta di una vita santa che si schiude alla lode del Signore ma abbiamo pur sempre bisogno di essere salvati per cui preghiamo: Salvami, o Signore, e abbi misericordia. Il mio piede è sul retto sentiero; nelle assemblee benedirò ti Signore (Sal 26,11-12), (Lun/Intr).
     Fin che siamo in vita è sempre possibile ritornare a Dio con tutto il cuore, ma varcata la soglia dell'aldilà la situazione spirituale rimane fissata per sempre. È il monito di Gesù con la parabola dell'uomo ricco e del povero Lazzaro. I peccatori - dice Abramo - «Se non ascoltano Mosè e i Profeti non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti» (Gio/Lc 16,19-31). Ma quando nell'esperienza di ogni giorno siamo sinceramente impegnati a camminare sulla via del bene, Egli che è un Dio potente, nella sua misericordia ci allontana dalle nostre colpe, perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; quanto dista l'oriente dall'occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe. Misericordioso e pietoso è il Signore (Sab/Sal 102).
     Per questo ci insegna san Giovanni Crisostomo, accostiamoci con cuore sincero e coscienza pura per ottenere grazia e perdono nel tempo opportuno. Per la grazia e la misericordia del Figlio unigenito di Dio, il Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale al Padre e allo Spirito Santo sia gloria, onore, potere ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen (Lun/UL 2 Lett.).
     Tra la misericordia di Dio ed il nostro peccato c'è il sacrificio vespertino: la passione del Signore, la croce del Signore, l'offerta della vittima di salvezza, l'olocausto gradito a Dio. Il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato (Rm 6, 6), (Mar/UL 2 Lett.).
     Gesù ricorda ai farisei che già la Sacra Scrittura aveva predetto il rifiuto del Messia da parte del popolo eletto. Eppure in questa esclusione c'è la meraviglia della salvezza pasquale come dice Gesù: «Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi"?» (Ven/Mt 33,43-45). E sempre Gesù presentava la sua Pasqua come il grande servizio all'umanità e lo proponeva al discepolo come stile di vita quando diceva: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mer/Mt 20,17-28).
     Lo stile del servizio sarà anche la caratteristica dei Capi della Comunità cristiana nella quale tutti sono fratelli. Voi non fatevi chiamare rabbì, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato (Mar/Mt 23,1-12).
     Al servizio si deve accompagnare la misericordia che esclude il giudicare ed il condannare ed è sempre aperta al perdono. Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati» (Lun/Lc 6,36-38). La misericordia tende comunque alla salvezza del fratello perché si identifica con l'amore. È la scelta di Ruben con il fratello Giuseppe ma anche una sincera pietà filiale perché lo voleva ricondurre al padre. Ma Ruben sentì e, volendo salvarlo dalle loro mani, disse: «Non togliamogli la vita». Poi disse loro: «Non spargete il sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano»: egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre (Ven/Gen 37,3-4.12-13.17-28).
     È anche l'esempio del padre della parabola che gioisce per il ritorno del figlio perduto, ma vuole anche liberare il figlio maggiore dalla sua durezza di cuore perché sia salvo e si ricomponga l'unità della famiglia nell'amore. Suo padre allora uscì a supplicarlo. E disse: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato» (Sab/Lc 15,1-3.11-32).
     Con una decisa volontà di resistere al Maligno noi ci impegniamo ad essere veramente figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa (Mer/Vesp Lett. br.).
     Siamo così luminosi quando viviamo nel timore del Signore e vivificati dall'amore come ci insegna sant'Ilario. Il timore del Signore lo si comincia ad apprendere con l'osservanza dei comandamenti, con le opere di una vita innocente, e con la conoscenza della verità. Per conto nostro il timore di Dio è tutto nell'amore, e l'amore perfetto perfeziona questo timore (Gio /UL 2 Lett.).
     Diventiamo sempre più luminosi attraverso la frequente partecipazione all'Eucaristia, il mistero che la misericordia di Dio ci prepara a vivere con la fede e con le opere. La tua misericordia, o Dio, ci prepari a celebrare i santi misteri e a viverli con la fede e con le opere (Ven/Sulle off.).
     L'itinerario quaresimale proposto dalla Liturgia è un cammino veramente impegnativo ma si vive con gioia perché conduce alla Pasqua e là si vuole giungere seriamente rinnovati, come dice una Colletta: Dio onnipotente e misericordioso, concedi ai tuoi fedeli di essere intimamente purificati dall'impegno penitenziale della Quaresima, per giungere con spirito nuovo alle prossime feste di Pasqua (Ven/Colletta).

     Per l'uomo peccatore Dio predispone un disegno stupendo di salvezza. Per farlo conoscere parla al suo popolo tramite Mosè, i profeti e suo Figlio-Uomo il quale riconcilia tutti nel suo sangue versato per noi. Questo è il più grande servizio che offre all'umanità e chiede ai suoi discepoli di assumere il servizio come stile di vita, insieme alla misericordia ed al perdono. Egli è il sommo Bene che non nega nulla a chi lo prega, soprattutto il perdono. La partecipazione all'Eucaristia e la lotta contro il Maligno preparano il popolo di Dio alla celebrazione della Pasqua.

Misericordias Domini in Aeternum cantabo
Canterò in eterno l'amore del Signore, Padre misericordioso che dispone il genere umano in vista della grande «sinfonia» della salvezza.


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III settimana di Quaresima

BRAMOSI DI TROVARE MISERICORDIA PER ESSERE MISERICORDIA

     La Quaresima avanza ed il contatto con la Parola ed i Santi Padri mentre fanno crescere nei credenti il desiderio di giungere alla Pasqua rinnovati profondamente nello spirito, aumenta anche la consapevolezza della distanza enorme che c'è tra la proposta della Liturgia e la situazione reale della vita. Ci sentiamo quasi smarriti e con il profeta Daniele preghiamo: «Non ci abbandonare fino in fondo, per amore del tuo nome, non infrangere la tua alleanza; non ritirare da noi la tua misericordia, per amore di Abramo, tuo amico,... Ora non abbiamo più né principe, né profeta né capo né olocàusto né sacrificio né oblazione né incenso né luogo per presentarti le primizie e trovare misericordia... Fa' con noi secondo la tua clemenza, secondo la tua grande misericordia» (Mar/Dn 3,25.34-43).
     Perché la preghiera sia accolta la Comunità si appella al memoriale della misericordia di Dio ed anche degli oranti: Ricòrdati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre. Ricòrdati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore (Mar/Sal 24).
     Ricordati per purificarci con la tua continua misericordia, supplica la Chiesa, ricordati perché abbiamo bisogno di essere in comunione con Te perché senza di te non possiamo vivere. Con la tua continua misericordia, Signore, purifica e rafforza la tua Chiesa, e, poiché non può sostenersi senza di te, non privarla mai della tua guida (Lun/Colletta).
     La Chiesa sa che la purificazione la può donare solo Dio in suo Figlio Gesù: per ottenerla è indispensabile credere che Gesù è il Messia, non rifiutarlo come i Nazaretani. Infatti si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino (Lun/Lc 4,24-30).
     La fede in Gesù Messia conduce alla salvezza ed alla giustizia-santità, alla giustizia che viene da Dio per mezzo di Gesù Cristo e quando si è giusti si glorifica Dio. Il grande Basilio ci guida in questa meditazione. Il sapiente non si glori della sua sapienza, né il forte della sua forza, né il ricco delle sue ricchezze (cfr. Ger 9,22-23). Il perfetto e pieno gloriarsi in Dio si verifica quando uno non si esalta per la sua giustizia, ma sa di essere destituito della vera giustizia e comprende di essere stato giustificato nella sola fede in Cristo (Lun/UL 2 Lett.).
     La Comunità Cristiana consapevole di dover fare un cammino di rinnovamento nella fede e di purificazione dei peccati per diventare gloria vivente del Dio Vivente, si raduna in santa assemblea, offre il santo sacrificio e prega: L'offerta di questo sacrificio, Signore, ci salvi dai nostri peccati e ci ottenga il dono del tuo amore misericordioso (Mar/Sulle off.). Con l'offerta rituale ci deve essere quella esistenziale che consiste soprattutto nell'offerta dei propri corpi, della propria vita. Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale (Lun/Vesp. Lett. br.).
     A questo punto tutta la vita cristiana è un atto di culto spirituale e i cristiani possono dire nella verità: Noi siamo i veri adoratori e i veri sacerdoti che, pregando in spirito, in spirito offriamo il sacrificio della preghiera, ostia a Dio appropriata e gradita, ostia che egli richiese e si provvide. Questa vittima, dobbiamo accompagnare all'altare di Dio con il decoro delle opere buone tra salmi e inni, ed essa ci impetrerà tutto da Dio (Gio/UL 2 Lett./Tertulliano).
     Lì all'altare la Chiesta mentre offre il sacrificio sta in misericordiosa intercessione come è stata anche l'offerta di Cristo. Che cosa si può dire, che cosa si può immaginare di più puro della propria misericordiosa intercessione in favore di coloro che ci fanno soffrire? Avvenne perciò che il sangue del nostro Redentore, versato con crudeltà dai persecutori, fu poi da loro assunto con fede e il Cristo fu da essi annunziato quale Figlio di Dio (Ven/UL 2 Lett./S. Gregorio Magno). E proprio li all'altare la Chiesa vive una meravigliosa sintesi tra culto, preghiera e vita come insegna san Pietro Crisologo. Tre sono le cose, tre, o fratelli, per cui sta salda la fede, perdura la devozione, resta la virtù: la preghiera, il digiuno, la misericordia. Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericordia. Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola e ricevono vita l'una dall'altra. Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuoi trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica. Chi digiuna comprenda bene cosa significhi per gli altri non aver da mangiare. Ascolti chi ha fame, se vuole che Dio gradisca il suo digiuno. Abbia compassione, chi spera compassione. Chi domanda pietà, la eserciti. Chi vuole che gli sia concesso un dono, apra la sua mano agli altri. È un cattivo richiedente colui che nega agli altri quello che domanda per sé. O uomo, sii tu stesso per te la regola della misericordia. Il modo con cui vuoi che si usi misericordia a te, usalo tu con gli altri. La larghezza di misericordia che vuoi per te, abbila per gli altri. Offri agli altri quella stessa pronta misericordia, che desideri per te. Perciò preghiera, digiuno, misericordia siano per noi un'unica forza mediatrice presso Dio, siano per noi un'unica difesa, un'unica preghiera sotto tre aspetti (Mar/UL 2 Lett.).
     Purtroppo nessun cristiano vive questa meravigliosa sintesi; infatti è ancora un malato che sa di dover guarire e vuole essere guarito come Naaman siro. Scrive san Teofilo di Antiochia: Ma se vuoi, puoi essere guarito. Affidati al medico ed egli opererà gli occhi della tua anima e del tuo cuore. Chi è questo medico? È Dio, il quale per mezzo del Verbo e della sapienza guarisce e dà la vita (Mer/UL 2 Lett.).
     Il desiderio e la volontà di guarire sono sinceri ed autentici; la Chiesa si rivolge al Dio grande e misericordioso per ottenere il suo profondo rinnovamento. Dio grande e misericordioso, quanto più si avvicina la festa della nostra redenzione, tanto più cresca in noi il fervore per celebrare santamente la Pasqua del tuo Figlio (Gio/Colletta). E con il fervore dello spirito la Chiesa chiede di essere rivestita della misericordia attraverso l'intensificarsi della carità. Rivestici di misericordia e donaci la carità. Fa' regnare nei nostri cuori la tua pace (Ven/L Resp. br.).
     La sintesi di tutto questo laborioso cammino che conduce alla vera pace ci è proposta dalla stupenda riflessione di san Gregorio Nazianzeno sulla beatitudine della misericordia. La trascrivo per intero lasciando a ciascuno il tempo di ruminarne la ricchezza.
     Afferma la Scrittura: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7). La misericordia non ha l'ultimo posto nelle beatitudini. Osserva ancora: Beato l'uomo che ha cura del misero e del povero (cfr. Sal 40,2) e parimenti: Buono è colui che è pietoso e dà in prestito (cfr. Sal 111,5). In un altro luogo si legge ancora: Tutto il giorno il giusto ha compassione e dà in prestito (cfr. Sal 36,26). Conquistiamoci la benedizione, facciamo in modo di essere chiamati comprensivi, cerchiamo di essere benevoli. Neppure la notte sospenda i tuoi doveri di misericordia. Non dire: «Ritornerò indietro e domani ti darò aiuto».
     Nessun intervallo si interponga fra il tuo proposito e l'opera di beneficenza. La beneficenza, infatti, non consente indugi. Spezza il tuo pane all'affamato e introduci i poveri e i senza tetto in casa tua (cfr. Is 58,7) e questo fallo con animo lieto e premuroso.
     Te lo dice l'Apostolo: Quando fai opere di misericordia, compile con gioia (cfr. Rm 12,8) e la grazia del beneficio che rechi ti sarà allora duplicata dalla sollecitudine e tempestività. Infatti ciò che si dona con animo triste e per costrizione non riesce gradito e non ha nulla di simpatico. Quando pratichiamo le opere di misericordia, dobbiamo essere lieti e non piangere: «Se allontanerai da te la meschinità e le preferenze», cioè la grettezza e la discriminazione come pure le esitazioni e le critiche, la tua ricompensa sarà grande. «Allora la tua luce sorgerà come l'aurora e la tua ferita si rimarginerà presto» (Is 58,8). E chi è che non desideri la luce e la sanità?
     Perciò, o servi di Cristo, suoi fratelli e coeredi, se ritenete che la mia parola meriti qualche attenzione, ascoltatemi: finché ci è dato di farlo, visitiamo Cristo, curiamo Cristo, alimentiamo Cristo, vestiamo Cristo, ospitiamo Cristo, onoriamo Cristo non solo con la nostra tavola, come alcuni hanno fatto, né solo con gli unguenti, come Maria Maddalena, né soltanto con il sepolcro, come Giuseppe d'Arimatea, né con le cose che servono alla sepoltura, come Nicodemo, che amava Cristo solo per metà, e neppure infine con l'oro, l'incenso e la mirra, come fecero, già prima di questi nominati, i Magi. Ma, poiché il Signore di tutti vuole la misericordia e non il sacrificio, e poiché la misericordia vale più di migliaia di grassi agnelli, offriamogli appunto questa nei poveri e in coloro che oggi sono avviliti fino a terra. Così quando ce ne andremo di qui, verremo accolti negli eterni tabernacoli, nella comunione con Cristo Signore, al quale sia gloria nei secoli. Amen
(Sab/UL 2 Lett.).

Misericordias Domini in aeternum cantabo
Canterò in eterno l'amore del Signore, che mi spinge ad essere misericordia con animo lieto e premuroso.


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IV settimana di Quaresima

LA MISERICORDIA PREMUROSA DI DIO VERSO I POVERI È SEGNO DELLA SUA BONTÀ NELLA STORIA

     Conoscendo la Storia della salvezza possiamo affermare con certezza che Dio prova una grande passione d'amore per l'uomo ed è disposto a fare cose straordinarie per ricondurlo a sé dopo il peccato. Il dono più sorprendente è il Verbo Incarnato che prese su di sé le nostre infermità, pagò il nostro debito e ci comandò di essere misericordiosi come il Padre celeste (Mer/UL 2 Lett./S. Massimo Confessore).
     La pasqua del Verbo divino è il centro e culmine della storia di salvezza, ma fin dagli inizi Dio si mostra misericordioso, ascolta l'intercessione degli uomini giusti, si pente e non attua il male minacciato. Infatti Mosè supplicò il Signore, suo Dio, e il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo (Gio/Es 32,7-14).
     Ma il grande intercessore è Gesù che si pone davanti al Padre per renderlo propizio al genere umano. Scrive Origene: Ora se considero che il mio vero Pontefice, il Signore Gesù Cristo, nel giorno cioè dell'espiazione, entra nel santo dei santi, il che significa che, eseguito il suo compito, penetra nei cieli e si pone davanti al Padre per renderlo propizio al genere umano, e per pregare per tutti coloro che credono in lui (cfr. 1Gv 2, 1) (Lun/UL 2 Lett.).
     La passione d'amore del Padre per gli uomini è anche in Cristo suo Figlio Gesù Cristo il quale con la sua mediazione soccorso a tutti. Dice San Leone Magno che il sacro sangue di Cristo ha spento il fuoco di quella spada, che sbarrava l'accesso al regno della vita. Le tenebre dell'antica notte hanno ceduto il posto alla vera luce. Il popolo cristiano è invitato alle ricchezze del paradiso. Per tutti i battezzati si apre il passaggio per il ritorno alla patria perduta, a meno che qualcuno non voglia precludersi da se stesso quella via, che pure si apri alla fede del ladrone (Gio /UL 2 Lett.).
     La Comunità orante è stupita da tante meraviglie di grazia che il Figlio e Verbo Incarnato opera a favore dell'uomo e indulge su passaggi del vangelo che ce lo fanno conoscere più da vicino. Siamo nel cuore della Quaresima, i Giudei fanno muro contro Gesù di Nazaret ed Egli ne approfitta di questa loro resistenza per rivelare la sua identità. «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercarono allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora (Ven/Gv 7.1-2.10.25-30).
     Il suo parlare è così affascinante e straordinario che anche le guardie mandate per arrestarlo furono conquistate tanto che davanti ai capi dei sacerdoti testimoniano stupite: «Mai un uomo ha parlato così». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? (Sab/Gv 7,40-53).
     Gesù è Figlio del Signore della vita ed anche Lui come il Padre da la vita a coloro che lo ascoltano, la vita eterna. In verità, in verità io vi dico: viene l'ora - ed è questa - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno (Mer/Gv 5,17-30).
     Il Padre è Dio di misericordia, guarda con bontà la miseria dell'uomo, viene in suo soccorso e lo restituisce alla gioia per cui di nuovo canta: Io confido nel Signore. Esulterò e mi rallegrerò per la tua misericordia, perché hai guardato con bontà alla mia miseria (Sal 30,7-8) (Lun/Sal 30). Egli è Padre buono del suo popolo, lo consola ed ha misericordia dei suoi poveri. Per questo il profeta invita l'intero cosmo alla gioia: Giubilate, o cieli, rallégrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri (Mer/Is 49,8-15).
     La sera dell'Ultima Cena Gesù dice a Filippo che gli aveva chiesto di mostrargli il volto del Padre: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre! Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse» (Gv 14,9-11). Per questo anche Gesù, come il Padre è tutto misericordia. La manifesta col paralitico alla piscina di Betzatà, quando gli disse: «Alzati, prendi la tua barella e cammina». E all'istante quell'uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare (Mar/Gv 5,1-16).
     Quando trova la fede non esita a manifestare la sua potenza taumaturgica che va incontro con misericordia a chi lo supplica e porta conforto ad un padre disperato per la malattia mortale del figlio. Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive». e credette lui con tutta la sua famiglia (Lun/Gv 4,43-54).
     Anche i cristiani sono figli di Dio e come tali devono essere segno della misericordia di Dio. San Leone Magno dice che la misericordia premurosa verso i poveri è il segno della bontà di Dio ed esorta all'esercizio della carità perché al Signore nessun'altra devozione dei fedeli piace più di quella rivolta ai suoi poveri, e dove trova una misericordia premurosa là riconosce il segno della sua bontà (Mar/UL 2 Lett.).
     Canta un commovente responsorio della Liturgia delle Ore di questa settimana che la salvezza è viva esperienza della misericordia di Dio. Sarei perduto, se non avessi sperimentato la tua misericordia, Signore. Tu hai detto: Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Tu hai donato la tua grazia alla cananea e al pubblicano, e hai detto: Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Mer/UL Resp. 2 Lett.).
     Ma dove oggi trovo la salvezza? Dove trovo il Cristo che mi salva? Sant'Ambrogio risponde: Signore, quando ti cerco ti trovo nei tuoi sacramenti (S. Ambrogio, Apologia Prof. David 5,8). La stessa fede la canta il vescovo sant'Atanasio quando dice che nella celebrazione liturgica Dio ci accorda la gioia della salvezza che accresce la fraternità. È un miracolo della bontà di Dio quello di far sentire solidali nella celebrazione e fondere nell'unità della fede lontani e vicini, presenti e assenti (Ven/UL 2 Lett.).
     Ciò che celebriamo nei Divini Misteri è dono di salvezza per i presenti ma anche offerta di purificazione di tutte le attività umane perché il centro della celebrazione è la Pasqua del Signore che santifica il cosmo e mette nel cuore dell'uomo un rinnovato amore per le cose che Dio ha creato. Da Dio le riceve, e le guarda e le onora come se al presente uscissero dalle mani di Dio. Di esse ringrazia il Benefattore e, usando e godendo delle creature in povertà e libertà di spirito, viene introdotto nel vero possesso del mondo, quasi al tempo stesso niente abbia e tutto possegga: «Tutto», infatti, «è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (1Cor 3, 22-23) (Sab/UL 2 Lett./Gaudium et spes ai nn. 37-38).
     Ora proprio perché le attività umane sono messe in pericolo quotidianamente dalla superbia e dall'amore disordinato di se stessi, la Chiesa prega perché il Padre misericordioso, per lo Spirito Santo, liberi l'uomo dal male (Sab/Dp Com), attiri a Sé i cuori (Sab/Colletta) e per la sua misericordia disponga i suoi figli a vivere degnamente il mistero pasquale (Mar/Colletta).
     All'inizio della settimana l'Assemblea Liturgica aveva sentito l'annuncio del profeta Isaia che proclamava per Gerusalemme cieli nuovi e terra nuova (Lun/Is 65,17-21). Al temine della settimana e dopo aver contemplato le cose straordinarie che ha compiuto per ricondurci a sé dopo il peccato, non possiamo che cantare:

Misericordias Domini in aeternum cantabo
Canterò in eterno l'amore del Signore, che nella sua misericordia compie cose straordinarie per condurci a vivere degnamente il mistero pasquale.


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V settimana di Quaresima

PER CRISTO, LA MISERICORDIA DIO SPEZZA LE CATENE DELLA COLPA E CI DONA LA PERFETTA COMUNIONE

     Con il primo peccato l'uomo è stato escluso dalla comunione con Dio ma nella condanna c'era già la promessa della salvezza.(Cf Gen 3,15). Con la chiamata di Abramo la misericordia di Dio inizia a farsi storia e parte proprio da un ritorno alla comunione tramite l'offerta di un'alleanza, ad Abramo chiede fedeltà: In quei giorni Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: «Quanto a me, ecco la mia alleanza è con te: diventerai padre di una moltitudine di nazioni. La terra di Canaan dove sei forestiero, la darò in possesso per sempre a te e alla tua discendenza dopo di te; sarò il loro Dio. Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione» (Gio/Gen 17,3-9).
     Lungo la travagliata storia del popolo di Israele sono molti gli interventi salvifici. Tra gli altri in questa settimana ci è proposto il passaggio del popolo nel luogo dei serpenti brucianti e velenosi dai quali Dio libera attraverso lo sguardo al serpente di bronzo innalzato da Mosè. Il popolo ha parlato contro il Signore, ma alla supplica di Mosè cede e mette in atto la sua misericordia che salva. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita (Mar/Num 21,4-9).
     Un re pagano rimane stupito dalla potenza salvifica del Dio di Israele, lo riconosce vero Dio e loda il Signore per il coraggio dei tre fanciulli che hanno esposto i loro corpi pur di restare a Lui fedeli (Mer/Dan 3,95).
     Dio è giusto, accompagna l'uomo giusto con la sua misericordia e salva coloro che sperano in Lui. Poi, insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di avere deposto il falso, fece loro subire la medesima pena che avevano tramato contro il prossimo e, applicando la legge di Mosè, li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente (Lun/Dan 13,41-62).
     Il Dio dei padri predilige gli ultimi, li ama con tenerezza materna, sta a fianco e libera la vita dei poveri. Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori (Ven/Ger 20,10-13). Egli non rinnega le sue creature, anzi nella sua misericordia le purifica e libera da tutte le ribellioni con cui hanno peccato (Sab/Ez 37,21-28).
     Il Figlio di Dio Gesù di Nazaret agisce nello stesso modo. Infatti se gli uomini non condannano perché sono peccatori, può forse condannare Colui che è venuto per salvare? Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?" Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più" (Lun/Gv 8,1-11).
Gesù può perdonare perché è Io sono e perciò misericordia infinita. Rivela la sua identità e molti credettero in lui. Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che Io Sono. A queste sue parole, molti credettero in lui (Mar/Gv 8,21-30). Ma l'identità del Cristo viene anche rifiutata; la durezza di cuore dell'uomo superbo e chiuso nelle sue tradizioni preferisce ignorare la misericordia e la salvezza. Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio (Gio/Gv 8,51-59).
     La magnanimità misericordiosa di Dio non solo non si lascia condizionare dalle resistenze umane, ma già prima che il rifiuto diventi aperto e chiaro, ci ha riconciliati a Sé mediante la morte del Figlio suo. Infatti Dio dimostra il suo amore per noi, perché mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Lun/UL Resp. 2 Lett.). La decisione di Dio è senza equivoci: ha stabilito Cristo come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue (Ven/UL Resp. 2 Lett.). Ecco perché il Padre guardando il sacrificio di Cristo non può fare a meno di avere pietà di noi e di donare la sua misericordia a tutti quelli che veramente si pentono (Lun/UL 2 Lett./S. Giovanni Fisher).
     La misericordia di Dio verso di noi è meravigliosa perché san Leone Magno con stupore afferma: La misericordia di Dio verso di noi è davvero meravigliosa proprio perché Cristo non è morto solo per i giusti e i santi, ma anche per i cattivi e per gli empi (1Cor 15, 22) (Mar/UL 2 Lett.).
     La prima Alleanza stipulata da Dio con Abramo si compie nel sacrificio di Alleanza di Cristo, dove nel suo sangue viene costituito il nuovo popolo di Dio. Contemplando questa nuova realtà di stirpe eletta, sacerdozio regale, gente santa, popolo tratto in salvo, non si può che magnificare il Dio ricco di misericordia che ha riversato incredibili ricchezze in coloro che suo Figlio ha redenti (Gio/UL 2 Lett./LG 9).
     E la Chiesa è questa gente che rende sacra la città perché il Cristo ha offerto misericordiosamente se stesso per noi. Egli, infatti, secondo l'insegnamento dell'Apostolo, «ha dato se stesso per noi offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore» (Ef 5,2). Egli è vero Dio e vero pontefice, che è entrato per noi nel santuario non con il sangue di tori e di capri ma con il suo sangue (Ven/UL 2 Lett./S. Fulgenzio di Ruspe).
     L'offerta di questa Vittima santa era già iscritta nelle antiche profezie. Infatti Caifa ricorda che Gesù doveva morire per la nazione e anche per riunire insieme i figli di Dio dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo (Sab/Gv 11,45-56).
     Il sacrificio di Cristo coinvolge tutti i suoi discepoli. Infatti anche noi con Cristo offriamo a Dio un sacrificio di lode sull'altare celeste e con il nostro sangue onoriamo il sangue di Cristo. E allora saliamo anche noi di buon animo sulla sua croce. Dolci sono infatti i suoi chiodi, benché duri. Siamo pronti a patire con Cristo e per Cristo, piuttosto che desiderare le allegre compagnie mondane (Sab/UL 2 Lett./S. Gregorio Nazianzeno).
     La nostra delizia di discepoli di Gesù perché Gli abbiamo creduto, è quella di rimanere nella sua Parola: essa ci rende liberi (Mer/Gv 8,31-42). Liberi ed oranti per essere con Lui un solo capo e corpo. Perciò noi preghiamo lui, per mezzo di lui e in lui; diciamo con lui ed egli dice con noi come scrive sant'Agostino (Mer/UL 2 Lett.).
     Divenuti un solo uomo con Lui, come Lui sappiamo essere benevoli, misericordiosi, disposti al perdono. Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore (Mer/Vesp Lett. br.).
     Questa capacità di imitarlo in tanto amore e misericordia il discepolo l'attinge dall'assidua partecipazione ai divini misteri. È la Chiesa che nella santa Liturgia si rivolge al Dio grande e misericordioso e dice: Dio grande e misericordioso, l'assidua partecipazione ai tuoi misteri ci avvicini sempre più a te, che sei l'unico vero bene (Mar/Dp Com). È l'aiuto del Dio misericordioso che ci rende degni di accostarci al santo altare: Il tuo aiuto, Dio misericordioso, ci renda degni di accostarci al santo altare, perché l'assidua partecipazione al divino sacrificio ci ottenga la salvezza (Ven/Sulle off.).
     La forza dei sacramenti celebrati libera dal male: Padre di infinita misericordia, la forza redentrice dei tuoi sacramenti ci liberi da ogni male e ci avvii all'incontro con te come discepoli del Cristo (Lun/Dp Com); per essi porta a compimento l'opera di purificazione iniziata. Risplenda la tua luce, Dio misericordioso, sui tuoi figli purificati dalla penitenza; tu che ci hai ispirato la volontà di servirti, porta a compimento l'opera da te iniziata (Mer/Colletta); i sacramenti ci liberano dai peccati e ci guidano alla libertà di Cristo: Perdona, Signore, i nostri peccati, e nella tua misericordia spezza le catene che ci tengono prigionieri a causa delle nostre colpe, e guidati alla libertà che Cristo ci ha conquistata (Ven/Colletta).
     E ci predispongono alla perfetta comunione con Cristo nella vita eterna: Padre misericordioso, il pane eucaristico, che ci fa tuoi commensali in questo mondo, ci ottenga la perfetta comunione con te nella vita eterna (Gio/Dp Com).

Misericordias Domini in aeternum cantabo
Canterò in eterno l'amore del Signore, che per la sua misericordia per il sacrificio di Cristo mi purifica e prepara alla perfetta comunione con Dio.


E siamo giunti alle porte della Grande Settimana desiderosi e preparati a celebrare i Misteri della nostra salvezza. Per questi giorni non ho predisposto la ripresa meditata dei ricchissimi testi dell'eucologia e del lezionario: il loro commento più coinvolgente è offerto dalla forma celebrativa che tanto più è curata e vissuta nella fede, tanto meglio ripresenta l'opera della nostra redenzione.


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