Intervista a Mons. Ivo Muser,
Vescovo di Bolzano-Bressanone




Intervista a Mons. Ivo Muser,
Vescovo di Bolzano-Bressanone


L'Amico del Clero, n. 5 Maggio 2015

Mons. Muser come giudica per la Chiesa in generale, e per la diocesi di Bolzano-Bressanone in particolare, il ripristino del diaconato permanente?

Il ripristino del diaconato permanente certamente è un dono dello Spirito Santo alla Chiesa. Abbiamo bisogno di questo ministero che ci permette di valorizzare maggiormente il servizio alla carità. La Chiesa in generale, grazie anche al Magistero di Papa Francesco, viene sollecitata a vivere la diaconia non come appendice del ministero presbiterale ed episcopale bensì come fondamento di ogni azione pastorale della Chiesa. Anche per la nostra diocesi di Bolzano-Bressanone, il ministero dei diaconi permanenti è certamente un valore aggiunto sia per le singole comunità in cui prestano servizio che per la comunità diocesana intera.

Quali requisiti ritiene siano indispensabili per un candidato al diaconato permanente?

La loro disponibilità a lasciarsi guidare dall'azione dello Spirito Santo in un atteggiamento di fede che si concretizza in una testimonianza concreta in famiglia, se sposati, e nella comunità di appartenenza. Non va sottovalutato poi l'aspetto di attenzione verso le povertà emergenti, le nuove "periferie" come sottolinea Papa Francesco. Non da ultimo una disponibilità a condividere la fraternità con il presbiterio diocesano. Questo per quanto riguarda l'aspetto umano-pastorale.
Ovviamente è fondamentale anche la preparazione teologica che i nostri candidati al diaconato permanente sono chiamati ad acquisire.

Quale cammino formativo (umano, spirituale, teologico, liturgico e pastorale) è attualmente previsto nella sua diocesi per chi diventa diacono?

La diocesi di Bolzano-Bressanone desidera promuovere e sostenere il servizio diaconale nelle singole parrocchie e in tutti gli ambiti della vita diocesana. A chi si candida per il ministero diaconale come presupposti generali chiediamo: una vita di fede personalizzata, esperienze nell'ambito pastorale-caritativo-diaconale attraverso la collaborazione parrocchiale nelle associazioni o in istituzioni, una fede vissuta associata ad un atteggiamento positivo verso la Chiesa. Riguardo la professione chiediamo un buon inserimento nell'ambito di lavoro, una salute fisica e psichica che sono fattori fondamentali. La formazione teologica che può essere sia accademica presso lo Studio Teologico Accademico di Bressanone, Facoltà teologica in Italia o all'estero o una formazione teologica non accademica presso l'Istituto di Scienze Religiose, o una formazione riconosciuta dalla Diocesi come equivalente.
Riguardo la formazione spirituale sono previsti ritiri ed esercizi spirituali annuali, oltre che incontri periodici con la fraternità diaconale. Nell'ambito caritativo i nostri candidati prima dell'ordinazione svolgono un anno di approfondimento, conoscenza e collaborazione presso la Caritas diocesana e una settimana residenziale al Cottolengo di Torino. Riguardo la liturgia viene loro proposto un approfondimento liturgico del ministero diaconale, i suoi compiti e le sue prerogative, inoltre cerchiamo di aiutare i candidati e i diaconi ad approfondire con competenza l'ambito omiletico, proponendo loro dei seminari di studio su questo tema. Per quanto riguarda la pastorale puntiamo molto ad una fattiva collaborazione con i presbiteri e con i laici, soprattutto anche in merito alla realtà delle Unità pastorali.

Come fare per superare eventuali resistenze da parte degli altri membri del clero nei confronti del diaconato permanente?

Devo positivamente affermare che non ci sono in diocesi particolari resistenze alla presenza del diaconato permanente. Anzi i diaconi attuali sono accolti e sostenuti dal presbiterio.

Quale tra i classici compiti diaconali (carità, catechesi/evangelizzazione e liturgia) le sembra necessiti di maggior valorizzazione rispetto a quanto avviene oggi nella diocesi di Bolzano-Bressanone?

Direi che l'aspetto primario è soprattutto quello della carità che contraddistingue in modo particolare il servizio diaconale. Certamente anche l'aspetto dell'evangelizzazione, soprattutto come formatori nella preparazione ai sacramenti (per esempio, battesimo e preparazione al sacramento del matrimonio) trova nei nostri diaconi un valido sostegno e aiuto.

Quanti sono e quale futuro immagina per i diaconi permanenti della sua diocesi?

I nostri diaconi sono in totale 24 appartenenti ad entrambi i gruppi linguistici. Il futuro che io auspico è che i nostri diaconi continuino con l'entusiasmo, la generosità e la testimonianza di fede che attualmente hanno arricchendo così la realtà ministeriale della nostra Chiesa locale.

Quali iniziative ritiene si possano intraprendere, a livello di pastorale vocazionale diocesana, per incrementare il numero di diaconi permanenti?

Credo che l'iniziativa migliore sia quella di una preghiera costante al Signore perché susciti una ministerialità capace di esprimere al meglio la bellezza e la gioia di sentirci Chiesa, "vigna del Signore". È solo attraverso comunità capaci di testimoniare con gioia ed umiltà la propria fede, che il Signore saprà far crescere quelle vocazioni di cui abbiamo bisogno.

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