Avvento e Natale (B) 2017/2018


Parola che si fa vita

Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)

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1a domenica di Avvento (3 dicembre 2017)
Fate attenzione, vegliate (Mc 13,33)

2a domenica di Avvento (10 dicembre 2017)
Preparate la via del Signore (Mc 13,3)

3a domenica di Avvento (17 dicembre 2017)
Venne un uomo mandato da Dio (Gv 1,6)

4a domenica di Avvento (24 dicembre 2017)
Concepirai un figlio e lo darai alla luce (Lc 1,31)

Natale del Signore (25 dicembre 2017)
Oggi è nato per voi un Salvatore (Lc 2,11)

Maria Madre di Dio (1 gennaio 2018)
I pastori riferirono ciò che era stato detto loro (Lc 2,17)

Epifania del Signore (6 gennaio 2018)
Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? (Mt 2,2)

Battesimo del Signore (7 gennaio 2018)
Tu sei il Figlio mio, l'amato (Mc 1,11)


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1a domenica di Avvento (3 dicembre 2017)
Fate attenzione, vegliate (Mc 13,33)

La liturgia di questa prima domenica di Avvento proclama e celebra un grande annuncio: "Il Signore viene". La venuta del Signore, annunciata dai profeti, amorosamente attesa e preparata da Maria, testimoniata con parole forti da Giovanni Battista, oggi è celebrata e rivissuta nella fede come dono di salvezza per chi si prepara ad accoglierlo. Per questo il vangelo ci suggerisce di non preoccuparci di indagare sul tempo e l'ora della venuta del Signore. Ci esorta alla vigilanza perché il Signore giunge all'improvviso. Così è stata la sua venuta nel tempo, così sarà alla fine.
Essere desti, con gli occhi aperti, perché la venuta del Signore è certa, ma sarà senza preavviso. L'atteggiamento più responsabile è perciò quello di essere pronti in ogni momento. Il cristiano deve vegliare in ogni momento come se il Signore fosse vicino e il suo arrivo imminente, e insieme attendere a lungo come se il Signore fosse lontano. In entrambi i casi, vigilare significa assumersi le proprie responsabilità nella vita personale e comunitaria. Vigilare è prestare attenzione, ma a che cosa? Per esempio a non farsi ingannare da promesse religiose illusorie. Vegliare è restare fermi sulla parola del Signore; vegliare è non allarmarsi, non preoccuparsi; è pregare. La vigilanza può così assumere tanti volti, compreso quello di non farsi incantare dalla grandezza delle costruzioni e delle conquiste dell'uomo. Tutto passa, Uno resta. A chi attacco il mio cuore? E sappiamo che solo la forza di Dio può trasformare un uomo assopito in un uomo desto e vigilante.

Testimonianza di Parola vissuta

"DAMMI LA FORZA DI ESSERE PRONTO"

«Ero lì»: in queste due parole si racchiude già tutto. Cerco una via di fuga, vedo a metri e metri di distanza solo un fiume in cui due autobus stanno quasi sprofondando, mi giro, ancora acqua, dove vado? Passo sotto una galleria, come guadando un fiume e, appena uscito da lì vedo gente che piange, sento le urla dal palazzo vicino in cui agli ultimi piani le persone gridano a noi in basso : "Sta arrivando, sta arrivando!" Era l'onda o era ancora acqua che stava raggiungendo altri punti arrivando verso di noi…
In quei momenti, col respiro corto dalla fatica e con le immagini quasi apocalittiche, penso: "Qui forse morirò. Signore dammi la forza di essere pronto, portaci a Te qualora sia davvero la fine. Se invece non è ancora l'ora, aiutami ad amare, fammi portare Te agli altri in questi momenti, porta serenità!".
Così passo dopo passo ho cominciato, nonostante la situazione, a cercare di dire a quelli che incontravo: "Forza che ce la facciamo!" e cercare di avere in volto uno sguardo sereno, per trasmettere tranquillità, forte del fatto che Gesù era lì, anche in quella triste circostanza; passavo, vedevo scarpe qua e là (probabilmente anche delle persone che si è saputo solo dopo essere mancate…) e ogni pochi metri mi fermavo per aiutare gente, a tirar fuori insieme ad altre persone mai viste, motorini che erano rimasti incastrati tra i cassonetti, e intanto notavo come tante persone facevano quello che facevo io, senza che questo sembrasse un "peso": quanta solidarietà che ho trovato! Quanto Amore ho visto tra gli uomini proprio in situazioni così disperate! Così riflettevo e pensavo a Gesù, che mi confermava la Sua Presenza! Anzi che ci confermava la Sua Presenza, anche se molti non credono!

Davide Z., Genova

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2a domenica di Avvento (10 dicembre 2017)
Preparate la via del Signore (Mc 13,3)

Talvolta ci chiediamo che cosa noi cristiani siamo chiamati a donare al nostro mondo contemporaneo spesso ingarbugliato e indifferente. Noi siamo chiamati ad annunciare, coi fatti più che con le parole, che la vita nonostante tutto, ha un senso; che Dio non è lontano da ciascuno di noi; che anzi si fa incontro ad ogni uomo che lo cerchi con cuore sincero e si manifesta nel "quotidiano" di ogni giorno. La sua gloria percorre le nostre strade piene di miracolo e di sofferenza. Basta saper cercare. Basta saper vedere: nell'innocenza di un bambino; nell'istinto di un animale; nella festa di un amore; nel gemito di chi muore sperando. La voce, che ci mostra il Signore vicino, chiede a noi di disporci all'incontro. Il Signore viene; ma solo se appianeremo la strada e gli raddrizzeremo i sentieri, la sua venuta sarà un incontro di salvezza.
"Preparate la via al Signore", ci dice l'inizio del vangelo di Marco. Che significato può avere oggi il monito del Battista? Innanzitutto è un invito al raccoglimento e all'ascolto: è importante uscire dalla dispersione e inoltrarci nel deserto, soli a tu per tu con Dio. Poi significa rinuncia ad ogni egoismo, distacco e abnegazione perché la salvezza viene dall'alto: solo chi ha saputo staccarsi dall'umano, incontra la Vita, scopre l'Amore. Ancora, significa sentirci cittadini di questo mondo. Anche noi cristiani siamo impegnati a farci carico di tutti i grossi problemi degli uomini e dei popoli. Da quando il Figlio di Dio ha assunto un volto umano, vuole essere cercato e servito soprattutto nei più poveri e sofferenti dei nostri fratelli. L'impegno a preparare la via al Signore implica l'impegno personale e comunitario per la giustizia, per la fraternità e per la libertà.

Testimonianza di Parola vissuta

LA VERA NOVITÀ È NELLA VITA DI COMUNIONE

Proveniamo entrambi da famiglie cristiane e col matrimonio volevamo costruire una bella famiglia. Dopo qualche anno l'entusiasmo era un po' calato e i problemi quotidiani rischiavano di appesantire il nostro rapporto. Tutto era diventato una routine. In quel periodo abbiamo conosciuto delle persone che, pur avendo gli stessi problemi, erano nella gioia. Abbiamo desiderato scoprirne il motivo: la grande novità è stato scoprire che il Vangelo, che fino ad allora era qualcosa di intellettuale, poteva essere compreso in un modo nuovo: vivendolo in tutti gli aspetti della vita. Cercando di metterlo in pratica, si imparava a vedere con occhi nuovi tutta la realtà. Noi credevamo di fare la nostra parte perché ci sacrificavamo per la famiglia, invece abbiamo scoperto che tante volte eravamo noi e i nostri problemi al centro dell'attenzione. Ora abbiamo sperimentato che fare la volontà di Dio è la cosa migliore. Il comprenderla però comporta una ginnastica continua. Un grande aiuto è vivere il momento presente: essere cioè staccati da quello che abbiamo fatto e dal pensiero di quello che dovremo fare, per lasciarci interrogare dalla situazione che viviamo in quel momento. Se cerchiamo di avere questa disponibilità d'anima, impareremo sempre di più a discernere quello che dobbiamo fare in quel momento, come una voce che sale dall'anima.
Nella nostra famiglia, come in tutte le famiglie, ci sono mo-menti in cui l'armonia che cerchiamo di vivere si rompe: stanchezza, punti di vista diversi… In tutti questi momenti sperimentiamo, ogni volta, come non sia importante ricercare da che parte stia la ragione ma ricostruire il rapporto, cercando di accettare i nostri limiti e di perdonarci. Ci aiuta in questo l'esperienza di comunione con altre famiglie, nel ritrovarci in gruppi per approfondire la Parola di Dio, per condividere esperienza, gioie, dolori, difficoltà anche materiali. Ognuno sente che quanto riceve non può tenerlo gelosamente per sé, ma serve per portarlo in mezzo al mondo come testimonianza personale e di famiglia.

Paolo e Renata – Verona

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3a domenica di Avvento (17 dicembre 2017)
Venne un uomo mandato da Dio (Gv 1,6)

Il Vangelo è annuncio e dono di grazia; è invito alla gioia; e, cosa sorprendente la promette proprio a coloro che, umanamente parlando, sembrano negati alla gioia: i poveri, gli sfruttati, i prigionieri. È proprio così, perché un cristiano triste è un "non-senso". Spesso il mondo non conosce la vera gioia, né sa dove abiti. Il profeta, l' "uomo mandato da Dio", ci dice che il futuro Messia verrà proprio per portare la gioia agli infelici. Giovanni proclama pubblicamente che il salvatore promesso verrà, anzi che Egli è già in mezzo al popolo: questa è la sua testimonianza.
È bello vedere che Gesù stesso non farà mostra della propria dignità e del suo essere Figlio di Dio; per essere riconosciuto ha bisogno di testimoni, di una testimonianza. Oggi siamo noi cristiani chiamati ad essere testimoni. Il testimone non richiama l'attenzione su di sé, ma su un altro. Giovanni, dice il Vangelo odierno, è stato testimone e martire della Luce. E oggi ci fa strada nel nostro avvento e ci indica come ci si rapporta con Gesù. Certamente il nostro cuore è pieno di ombre; eppure siamo in grado di ricevere e testimoniare luce. Siamo chiamati a testimoniare che la storia vera inizia quando l'uomo sa fissare il suo cuore nella luce del mattino che sta sorgendo, nel piccolo bene che c'è in me e attorno a me e che anch'io posso contribuire ad aumentare; in quei germogli di grano buono, pur attorniati dalla zizzania, che con tutto il mio impegno e generosità custodisco e faccio crescere.

Testimonianza di Parola vissuta

UNA LUCE

Con Robert stavamo attraversando un periodo molto difficile. In lui, sovraccarico di lavoro, la stanchezza aveva sempre il sopravvento; io, in attesa del terzo bambino, con tanta paura e tensione, perché ne avevo perso uno l'anno precedente. Cercavo di comunicare a Robert questo stato d'animo, ma sembrava che a lui non importasse più niente.
Un giorno leggo: "L'amore ama per primo, senza aspettarsi nulla". È stata come una luce.
Lui sta per arrivare dal lavoro: apparecchio la tavola benissimo, preparo un piatto che a lui piace, lo accolgo con un gran sorriso, mi metto nell'atteggiamento di ascoltarlo fino in fondo. Parliamo tanto, ritroviamo l'armonia che credevamo ormai perduta, il nostro rapporto ci sembra più bello, più nuovo di prima.

L. P. – Belgio

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4a domenica di Avvento (24 dicembre 2017)
Concepirai un figlio e lo darai alla luce (Lc 1,31)

La liturgia di questa quarta domenica di Avvento è dominata dalla figura di Maria, la Vergine di Nazareth cui l'angelo Gabriele annuncia il compiersi delle promesse di Dio. Il vangelo odierno narra uno degli episodi più noti e più cari alla pietà cristiana: l'annunciazione. Con Maria emerge un nuovo inizio, straordinario, dovuto tutto e solo all'onnipotenza salvifica di Dio per il quale "nulla è impossibile". "Rallegrati" le dice l'angelo, invitandola alla gioia.
L'annuncio impersonale di Isaia ("Ecco una vergine concepirà") qui diventa "discorso diretto": "Tu concepirai un figlio e lo darai alla luce". Maria ascolta con stupore e umiltà. E adora. In questa fede, umile e adorante, di Maria, si esprime e si riconosce la fede della Chiesa, la nostra fede. Incarnandosi nel seno di Maria, il Figlio di Dio rese definitiva la sua presenza in mezzo al suo popolo.
Anche per noi, come Maria, è importante prepararci a riceverlo "nel cuore e nel corpo", con totale disponibilità, e così cooperare, con fede libera e incondizionata obbedienza, all'avvento del regno e alla salvezza dei fratelli. Piace pensare che queste parole sono rivolte a noi: "tu concepirai… tu darai alla luce". Tu, comunità cristiana, quando vivi il comandamento dell'amore a Dio e ai fratelli diventi luogo di una presenza. Ce l'ha assicurato Gesù quando ci ha detto: "Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro" (Mt 18,20). Quando siamo uniti nell'amore di Cristo Egli c'è e fa sentire la sua presenza nella gioia, serenità, pace ed entusiasmo.

Testimonianza di Parola vissuta

UN SEME DI UNITÀ

In ospedale per un piccolo intervento, ho letto un libro che la mia fidanzata mi aveva dato. Erano fatti di Vangelo vissuto, bellissimi, ma, dicevo tra me: "È impossibile vivere davvero così". Poi lei mi ha fatto conoscere qualcuna di queste persone e parlando con loro ho capito e ho visto che invece si poteva. Da lì si è aperta per noi una nuova via.
Ci siamo sposati per formare una famiglia aperta agli altri. Prima io non ero religioso, pur appartenendo alla Chiesa Evangelica, mentre Anna è cattolica.
Cominciando a riflettere, ho capito che per amare la mia Chiesa dovevo cercare di portare lì la mia testimonianza.
Così ho fatto.
Ho allacciato dei rapporti ed ora faccio parte del Consiglio Parrocchiale. Vorremmo mostrare ai nostri figli e a tutti, con la vita, la bellezza del cristianesimo, essendo come famiglia un seme di unità.

D. J. H. - Germania

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Natale del Signore (25 dicembre 2017)
Oggi è nato per voi un Salvatore (Lc 2,11)

La celebrazione di questa festa è dominata dal grande annuncio: "Oggi è nato per voi un Salvatore". Il racconto di Luca nella sua scarna e suggestiva semplicità, è come il perno attorno al quale gravita l'intera celebrazione: una coppia di giovani sposi in viaggio per il loro paese di origine; la difficoltà di trovare un alloggio; il momentaneo riparo in una grotta di pastori e qui, nel silenzio della notte, la nascita di un bimbo che viene chiamato Gesù.
Qui ogni umana attesa è superata: una luce improvvisa rischiara la notte; e schiere di angeli vedono in quel bambino un annuncio di gioia per gli uomini, di gloria per tutta la creazione e un augurio di pace per tutti gli uomini aperti all'amore. Il nome che porta quel bambino non è qualcosa di convenzionale: Gesù, cioè "Dio è salvezza". In Lui, veramente la salvezza è donata. Egli è il Figlio di Dio che nasce tra i figli degli uomini per essere il loro salvatore. Siamo amati da Dio e quindi testimoni gioiosi di questo amore. Poveri, ma pieni di Dio. Mandati senz'altra arma che il discorso della montagna; segno efficace di una pace sempre in cammino. Annuncio di pace e di fratellanza.
Così il Natale non è più solo un messaggio, ma anche un impegno che ci viene affidato. Il mondo d'oggi infatti attende e invoca un impegno collettivo d'amore, una testimonianza di solidarietà, una costruzione di fraternità. Oggi! Perché oggi è nato per noi un Salvatore.

Testimonianza di Parola vissuta

DIO AVREBBE PENSATO A ME

Mi era stato affidato il servizio sociale del campo profughi. In un gruppo di orfani c'era un bambino di 7 anni che era rimasto separato dalla sua famiglia. Sua madre, dopo giorni di marcia, è arrivata al campo e lo ha ritrovato, ma era debolissima, perché da tanti giorni non mangiava. A me rimanevano 300 franchi. Io ne avevo bisogno, ma lei più di me. Glieli ho dati e così ha potuto comprare cibo, acqua e una piccola capanna per ripararsi. Sono tornato a casa convinto che Dio avrebbe pensato a me.
Poco dopo è arrivata mia sorella, che da 3 giorni girava per il campo cercandomi. Mi ha portato 1000 franchi.

C.E. - Ruanda

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Maria Madre di Dio (1 gennaio 2018)
I pastori riferirono ciò che era stato detto loro (Lc 2,17)

Le letture odierne ci riportano al clima del Natale, quasi a ricordarci che ogni istante è Natale, perché sempre possiamo accogliere il Signore che viene. Il brano evangelico, nel contesto della festa della divina maternità di Maria, mette in risalto soprattutto due cose: la verità e la profondità dei legami religiosi che intercorrono tra Madre e Figlio. E la profonda comunione di fede che legò costantemente Maria col suo Figlio Gesù.
Più volte l'evangelista Luca ci dice che "Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore". Quali cose? Per esempio, quando i pastori riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Maria sente il bisogno di conservarle nel suo cuore insieme a tante altre. Così andava componendo e scoprendo, particolare dopo particolare, il disegno di Dio su di lei.
Noi siamo così abituati a pensare alla grandezza di Maria (ed è vera grandezza!), che talvolta passa in secondo piano il cammino, certamente impegnativo, che lei ha compiuto per realizzare il disegno di Dio. Basterebbe confrontare alcune frasi di Maria riferite nel vangelo con l'intero messaggio di Gesù. Il Magnificat con il discorso delle beatitudini, l' "avvenga per me" con il sì di Gesù nel Getsemani per accorgersi del cammino di fede di Maria, e come lei, da buona mamma, ha cooperato a formare il bambino e l'uomo Gesù secondo il cuore di Dio.
I pastori, giunti al luogo indicato dagli angeli, raccontano quello che hanno visto, cioè la grandezza di Dio che si rivela nel suo amore con un segno piccolissimo: un bambino. Ma da quella grotta parte tutto perché c'è chi ha "raccontato". Che cosa racconta di Gesù la nostra vita?

Testimonianza di Parola vissuta

I MIEI CINQUE TALENTI

Nell'ottobre del 1964 avevo perduto mio marito ed ero rimasta a 37 anni vedova con cinque bambini, di cui il più grande aveva sette anni e la più piccola solo dieci mesi. Trovandomi, nell'estate successiva a Enna, mia città natale, ospite dei miei genitori, una mattina ero andata a messa nella mia parrocchia di quando ero ragazza e dopo la comunione chiedevo: «Gesù mio, mi hai lasciata sola fino a trent'anni, poi mi hai dato un marito e cinque figli e ora me lo hai tolto…. Io lo accetto, ma non lo capisco… perché?». Mi sembrava che il Signore mi rispondesse: «Pensa ai cinque figli che ti ho dato tramite lui: cinque "talenti" che ora devi far fruttificare».
In quello stesso momento il sacerdote stava leggendo l'antifona alla Comunione: «Servo buono e fedele, ti ho dato cinque talenti, prendi parte alla gioia del tuo Signore». Mi sono venuti i brividi: ma allora era proprio il Signore che mi parlava?
Subito dopo sono andata in sacrestia a raccontare al parroco quello che mi era accaduto. Mi ha risposto serenamente: «Perché ti meravigli, allora non ci credevi?».
Sono passati tanti anni, una vita intera; tutti i miei figli sono sistemati e mi hanno regalato otto nipoti: li ho cresciuti nell'amore di Dio, mettendo sempre lui al primo posto, anche perché nel dicembre di quel dolorosissimo anno 1964 ho conosciuto il Vangelo vissuto e da allora ho cercato di viverlo anch'io. I miei cinque talenti… Talvolta ancora mi chiedo: ma sarò stata capace di farli fruttificare secondo il cuore di Dio?

F.V.

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Epifania del Signore (6 gennaio 2018)
Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? (Mt 2,2)

L'Epifania è la festa della rivelazione, della manifestazione di Dio a tutti gli uomini. Tutti sono chiamati alla salvezza, a fare esperienza dell'infinito amore di Dio per ciascuno.
L'episodio narrato dal brano evangelico viene presentato come il "racconto dei Magi". In realtà è un racconto che intende esporre la storia della salvezza a partire da alcuni esempi tipici. Mentre i Giudei della capitale restano distratti e il re Erode trama segretamente di sopprimere il bambino, dei sapienti vengono dall'Oriente per rendere omaggio ("siamo venuti per adorarlo") al neonato re dei Giudei. Il contrasto è violento e chiaramente intenzionale. Di fronte al Signore che viene, ciò che conta non è più il far parte di un popolo, o la cultura, o la prudenza umana. Conta la disponibilità della fede e l'attenzione ai segni dei tempi. Ma questo cambiamento non avviene senza profonde e drammatiche tensioni. Così, mentre i pagani prostratisi, adorarono il bambino, i rappresentanti del popolo ebraico invece tramano di ucciderlo.
Fin dalla sua nascita, Gesù è pietra di scandalo; già nelle vicende della natività si profila l'ombra della croce. Per fortuna c'è stato, allora come oggi, chi si è messo in cammino, chi ha cercato, chi è andato per tentativi, chi non si è arreso di fronte alle difficoltà. E la loro perseveranza li ha portati alla meta, all'incontro. L'incontro con un bambino e sua madre. Gesù, Signore e servo ad un tempo; l'onnipotenza di Dio nella figura impotente di un bambino; Dio come "Dio-per-noi". Dio che si fa uomo perché noi uomini possiamo diventare come Dio. Tutto questo i Magi cercano in quella domanda: Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei?

Testimonianza di Parola vissuta

UN SACCHETTO

Come tanti anziani pensionati, anche noi facciamo l'esperienza di come è difficile arrivare alla fine del mese. Quest'anno noi abbiamo dovuto sostenere spese abbastanza impegnative per poterci curare.
La sera dell'Epifania, in televisione, c'era un servizio sulle condizioni di vita dei bambini di alcuni paesi africani; non avevamo mai visto una povertà così. Ci siamo guardati e insieme ci siamo detti che la nostra piccola goccia doveva arrivare anche a loro. Così abbiamo messo da parte quel poco che potevamo e anche il corrispettivo di quanto ci era arrivato in regali. Dopo pochi giorni ci sono arrivati caffè e dolci… E poi, ora che mio marito non riesce più a coltivare il nostro orto, quasi ogni mattina troviamo appeso al cancello di casa un sacchetto pieno di verdura.
Poco per volta siamo riusciti a raggiungere una cifra sufficiente per avviare una "adozione a distanza" per un bambino di quei paesi.

F. V. - Italia

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Battesimo del Signore (7 gennaio 2018)
Tu sei il Figlio mio, l'amato (Mc 1,11)

Gesù si è presentato ai suoi contemporanei, e oggi si presenta a noi, con un messaggio straordinario: la felicità e la vita sono per tutti. Ma chi è questo Gesù? Le letture di questa domenica intendono rispondere a questa domanda. San Marco ci racconta l'episodio del battesimo con questa intenzione: è la manifestazione di Gesù alle folle; meglio è la manifestazione della sua divinità.
Se San Pietro nel libro Atti degli Apostoli dirà che Gesù di Nazareth è passato "beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui" (Atti 10,38), il vangelo di questa domenica ci dice e impegna immensamente di più. Nell'episodio del battesimo infatti, Dio non si limita ad accreditare Gesù come suo profeta e a sostenerlo con la potenza dello Spirito. Va oltre: manifesta qualcosa del suo ineffabile mistero, proclama solennemente che Egli è il suo stesso Figlio. Il volto umano di Gesù nasconde e rivela una realtà divina. Gesù è il Figlio di Dio, che anima di amore ogni suo gesto di servizio. E nel Figlio anche noi siamo figli per adozione. Anche la nostra vita quindi, come la sua, dev'essere un servizio… nella carità. Perché anche noi n Gesù siamo gli "amati".
Come per un papà e una mamma il loro amore non si divide ma si moltiplica per il numero dei figli, così è Dio per noi: ci ama, ciascuno, di un amore esclusivo, donando a noi il suo Spirito. Allora anche per noi i cieli si "squarciano", si aprono e possiamo camminare con la certezza dell'infinito amore di Dio. Quell'amore che ci porta ad aprirci e a fare della nostra vita un dono.

Testimonianza di Parola vissuta

CAMPO PROFUGHI

Verso la fine dell'anno scolastico è arrivato un afghano la cui famiglia era stata appena accolta dal nostro comune. Il suo problema più urgente: trovare un insegnante di tedesco per i suoi ragazzi. Essendo i miei colleghi tutti in partenza per le vacanze, mi sono offerto io ad aiutarli. E l'afghano, riconoscente, mi ha invitato a visitarlo nel suo campo profughi. Lì ho trovato un grande squallore. Tornato a casa, ho raccolto dall'armadio tutto ciò che era superfluo, caricato la macchina e consegnato ogni cosa a quella famiglia. Pochi giorni dopo Diana, la moglie, ci ha offerto una pietanza tipica. Nel ripartire, mi ha salutato chiamandomi (in inglese) "fratello mio".

R. H. – Germania

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