Pasqua (B) - 2018


Parola che si fa vita

Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)

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"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


Domenica di Pasqua (B) (1° aprile 2018)
Egli doveva risorgere dai morti (Gv 20,9)

2a domenica di Pasqua (B) (8 aprile 2018)
Otto giorni dopo venne Gesù (Gv 20,26)

3a domenica di Pasqua (B) (15 aprile 2018)
Gesù in persona stette in mezzo a loro (Lc 24,36)

4a domenica di Pasqua (B) (22 aprile 2018)
Io sono il buon pastore (Gv 10,14)

5a domenica di Pasqua (B) (29 aprile 2018)
Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto (Gv 15,5)

6a domenica di Pasqua (B) (6 maggio 2018)
Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri (Gv 15,17)

Ascensione del Signore (B) (13 maggio 2018)
Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio (Mc 16,19)

Pentecoste (B) (20 maggio 2018)
Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità (Gv 16,13)


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Domenica di Pasqua (B) (1° aprile 2018)
Egli doveva risorgere dai morti (Gv 20,9)

Gesù è risorto, è vivo, è di nuovo con noi. La vittoria della morte su di lui è stata passeggera: questo il lieto annuncio che oggi ci è rivolto; annuncio che può correre il rischio di non sorprendere più, ma che pur sempre ha la forza di ridonare gioia e speranza a quanti stanno vivendo l'esperienza della sofferenza, della difficoltà e dell'insuccesso.
Il sepolcro vuoto e la testimonianza di Pietro sono i motivi proposti per rinnovare la nostra fede nel "Vivente", perché il nostro compor-tamento sia segnato dalle prospettive aperte dalla risurrezione. Tutta la vita di Gesù è stata una sorpresa continua: la sua nascita, la sua vita pubblica, la sua morte, in particolare la sua vita di Risorto.
Il vangelo odierno parla della sorpresa, dello sconcerto di Maria di Magdala, di Pietro e Giovanni, all'indomani della sepoltura di Gesù: il sepolcro, simbolo e dimora della morte, è vuoto, non custodisce alcun cadavere, ma solo "teli posati là" e il "sudario avvolto in un luogo a parte", come se fosse abitato da un vivente. È un segno: la morte non ha afferrato Gesù; la sua vittoria su Cristo è stata solo momentanea, passeggera: lui in effetti vive, perché Dio ha premiato la sua fedeltà risuscitandolo dai morti.
Gesù è entrato in una nuova condizione esistenziale, difficile da definire, ma di cui gli apostoli iniziano a fare una sicura esperienza. Per questo anche noi possiamo essere nella gioia, che ci impegna a ritrovare oggi il Risorto nei luoghi che egli ci ha indicato: la sua Comunità, i Sacramenti, la sua Parola, il prossimo, il nostro cuore, i fatti della vita quotidiana.

Testimonianza di Parola vissuta

LE HA CHIESTO PERDONO

Ogni volta che, nel college dove studio, la mia insegnante parla male dei cristiani, ne sono così addolorata che mi verrebbe voglia di scappare, ma sono costretta ad ascoltarla perché non è permesso disertare la lezione. Un giorno lei ha chiesto di farle delle domande sull'Islam. Quasi tutte le mie compagne si sono fatte avanti, tranne me; al che la mia compagna di banco mi ha chiesto come mai me ne stavo zitta. Appena ha saputo che credevo in Gesù Cristo, senza aggiungere altro mi ha guardata con disprezzo e ha cambiato posto.
Il giorno seguente il pulmino della scuola non è venuto a prenderci, a causa di un guasto; pertanto, se volevamo tornare a casa non c'era altra soluzione che ricorrere ai mezzi pubblici. Non avendo i soldi per pagare il biglietto, quella ragazza ha chiesto alle altre compagne musulmane di aiutarla, ma nessuna aveva soldi in più. Io però li avevo e così, senza pensarci su più di tanto, ho pagato anche il suo biglietto. Meravigliata, ha sentito il bisogno di chiedermi perdono.

A.Y. – Pakistan

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2a domenica di Pasqua (B) (8 aprile 2018)
Otto giorni dopo venne Gesù (Gv 20,26)

Gesù risorto crea attorno a sé una comunità in cui i credenti sono "un cuor solo e un'anima sola", dona quella fede e quell'amore che rendono figli di Dio e vincono il mondo.
Se la morte del Maestro aveva portato sconforto e delusione, l'esperienza della sua risurrezione e della vitalità e verità delle sue parole, capovolsero decisamente la situazione. È il Risorto in persona che irrompe nel chiuso della loro paura, superando ogni ostacolo, frantumando ogni barriera. Il ritorno di Gesù risorto e l'incontro con lui, significano riconquistare la pace, la gioia e ricevere lo Spirito Santo. E con questi, i discepoli riscoprono il mandato missionario e il proprio compito di liberare il mondo dal peccato. La riscoperta di tutti questi valori, il ritorno all'entusiasmo: questo furono le apparizioni di Gesù risorto tra i suoi: risurrezione anche per i discepoli.
Il vangelo odierno ci dona anche una indicazione temporale della "venuta" del Risorto in mezzo ai suoi: "la sera di quel giorno" e "otto giorni dopo". È indicato il ritmo settimanale: quello di domenica in domenica.
Per la maggioranza dei cristiani è necessario che questo ritmo diventi una priorità, se vogliamo che la nostra fede, che pure è grazia, diventi significativa per la nostra vita. È urgente che l'incontro domenicale attorno alla duplice mensa della Parola e del Pane eucaristico diventi un'esigenza del cuore, capace di dare forma cristiana alla nostra vita, che talvolta tende al qualunquismo. L'incontro con il Risorto nella sua comunità darà uno stile che piano piano faremo nostro. E sarà lo stile della prima comunità cristiana che con semplicità, ma decisione, ha cambiato questo mondo.

Testimonianza di Parola vissuta

LA LAMPADA

Avevo sempre cercato un buon rapporto con mia suocera, persona molto difficile. Mio marito me lo aveva sempre detto e, se il rapporto con la madre era difficile per lui, figurarsi per me. Volevo ignorarla, Non ero in pace però: il Vangelo dice di "amare tutti" e in quel "tutti" è compresa anche la suocera. E allora, una telefonata per sentire come stava, portarla in giro in macchina, invitarla a pranzo una volta la settimana… Un po' alla volta sono cadute le barriere e sono diventata la sua confidente e accompagnatrice alle visite mediche, dove mi presentava come il suo angelo custode.
A quasi ottant'anni ha cominciato ad interes-sarsi a una vicina sola che aveva bisogno di compagnia e a preparare regolarmente dolci per la parrocchia. Mi diceva: "Da te ho capito quanto fa bene sentirsi ricordati". Un giorno mi ha confidato: "Questa lampada mi è molto cara perché me l'ha lasciata mio nonno. È uno dei pochi ricordi di famiglia: quando sarò morta sono contenta che resti a te…". Ora questa lampada è in casa nostra e ci ricorda che solo l'amore resta.

I.B. - Svizzera

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3a domenica di Pasqua (B) (15 aprile 2018)
Gesù in persona stette in mezzo a loro (Lc 24,36)

Il tema della conversione potrebbe sembrare un discorso da avvento o da quaresima: è invece una proposta eminentemente pasquale. In effetti caratterizza le tre letture odierne: risuona nelle parole del Risorto ai discepoli, rappresenta la conclusione del discorso di Pietro, è il nucleo della riflessione di Giovanni.
È una lieta novella questa che non va tenuta nascosta a nessuno, ma deve essere comunicata al mondo intero. Cioè che il male può e deve essere vinto, che dove giunge il Cristo, dove si segue il suo esempio e le sue proposte, ivi giunge la pace, ivi si vince la paura, come insegna l'esperienza dei discepoli narrata dal vangelo odierno. Dalla paura essi passano alla gioia più grande perché il Signore è in mezzo a loro con la sua presenza e il suo annuncio di pace. Gli apostoli lo possono vedere e toccare, possono comprendere il senso della sua esistenza.
Come è bella l'affermazione di Luca che Gesù "stette in mezzo a loro"! È diventato il centro della loro vita, è lui d'ora in poi a determinare le loro scelte: è questo incontro che "dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva" (Benedetto XVI, Deus caritas est,1). Così è anche per noi, cristiani del XXI secolo: la fede nel Risorto è la realtà più importante della nostra vita, più importante della potenza e dell'onore, della vita comoda e dei problemi quotidiani. Questa Presenza è un invito a fare attenzione a quali sono le cose preziose della vita. A questo ci esorta san Luca quando nel vangelo di oggi ci dice che nel suo nome si deve annunciare la conversione.

Testimonianza di Parola vissuta

INCIDENTE AL GINOCCHIO

Avevamo programmato bellissime escursioni, ma dopo pochi giorni Pino si è fatto male ad un ginocchio ed è dovuto rimanere immobile per tutto il periodo delle vacanze.
Abbiamo cercato comunque di creare con l'occasione rapporti nuovi con i vicini attraverso i loro figli. Infatti, dovendo rimanere seduto, Pino ha inventato giochi per i bambini, i quali hanno improvvisato un mercatino, vendendoli ad amici, parenti e villeggianti, e consegnando poi il ricavato per i poveri del paese.
Al termine delle vacanze, ci siamo sentiti veramente riposati, sereni… Vale la pena accogliere positivamente quello che ci accade, anche se può sembrare a prima vista un male.

C.F. - Italia

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4a domenica di Pasqua (B) (22 aprile 2018)
Io sono il buon pastore (Gv 10,14)

La liturgia odierna presenta Gesù come "buon pastore" che spontaneamente offre la sua vita per le pecore, a differenza di tutti gli altri, semplici "mercenari" che badano a sé. Per questo "non vi è, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati". Grazie a lui, già fin d'ora siamo figli di Dio, anche se la realtà apparirà tale nel giorno dell'incontro definitivo col Signore.
L'evangelista Giovanni mette al centro di questa immagine il dono della vita. Gesù, diversamente da quanti pretendono chiamarsi guide, ha come fondamentale obiettivo non la salvezza della propria vita, ma quella degli altri: per la loro redenzione impegna tutto se stesso. Pone così il criterio per distinguere i veri dai falsi pastori: la disponibilità agli altri. Il pastore buono assume liberamente il suo destino, non condizionato da mode o entusiasmi momentanei. La sua attività non si limita ai vicini o alle persone gradite: vuole raggiungere tutti.
Noi siamo chiamati, per grazia, a diventare partecipi della realtà di Gesù, buon Pastore. Lo saremo nella misura in cui anche la nostra vita diventa "sacrificata", "offerta", "data". Cerchiamo nella settimana, che oggi inizia, di essere dono per chi incontriamo. Santa Madre Teresa di Calcutta ci ricordava che tutto il nostro essere cristiani si riassume in cinque paroline: Lo-avete-fatto-a-me. Essere dono perché l'altro è una presenza di Gesù e quello che io, consapevolmente o meno, faccio al prossimo, Gesù lo ritiene fatto a sé.

Testimonianza di Parola vissuta

LA RISPOSTA DEL SIGNORE ARRIVA

Un giorno mi arriva in confessionale un pacco con l'indicazione di un destinatario. Il pacco è aperto, non desta sospetti di sorta. Appena possibile vado alla consegna. All'arrivo mi viene in mente da chi sono arrivato: tanto tempo fa c'era stata una 'robusta discussione' con la signora che mi accusava di aver negato un sacramento ad un congiunto. Lì per lì non avevo nemmeno capito a cosa si riferisse e quando mi è venuto in mente non avevo avuto spazio per chiarire.
Comunque entro per la consegna: meraviglia e gioia: era la restituzione di un furto al padre di questa signora, furto avvenuto circa 15 anni fa. Sono stato invitato in casa per prendere qualcosa, c'è stato il modo di chiarire tutto. La signora si è scusata per quella vicenda e mi ha invitato a cena: non potevo fermarmi, ma l'invito è solo rimandato.
Avevo pregato per quella riconciliazione… quando meno te l'aspetti il Signore arriva.

Un sacerdote

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5a domenica di Pasqua (B) (29 aprile 2018)
Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto (Gv 15,5)

Il nostro rapporto con Gesù rappresenta il tema di fondo dell'odierna liturgia. Gesù, presentandosi come "vera vite", si pone come centro significativo della vita cristiana e come condizione essenziale per "portare frutto". Ma occorre "rimanere in lui". Ciò avviene mediante l'osservanza dei comandamenti, in particolare quelli riguardanti la fede e l'amore fraterno. Un esempio di ciò che può significare un vitale rapporto con il Cristo, è dato dall'entusiasmo con cui Paolo testimonia la sua fede.
L'immagine della vite con i tralci esprime bene l'essenziale e il vitale legame tra Gesù e i credenti. La vita di questi ultimi dipende dall'intensità del loro rapporto con lui; non solo perché egli ne è il modello, ma perché costituisce la stessa forza interiore del cristiano. Egli è la vera vigna del Signore: si diventa popolo di Dio mediante l'inserimento in lui. Il "rimanere in lui" non è una realtà statica, avvenuta una volta per sempre nel battesimo. È una realtà dinamica: occorre lasciarsi potare dal Padre e la preghiera diviene efficace. Diversamente il tralcio infruttuoso è tagliato e gettato nel fuoco; c'è il rischio di diventare cristiani senza mordente e insignificanti.
È bene chiedersi: cosa significa per me rimanere in Gesù. È lui la sorgente del mio agire? Cerco di pensare come Gesù? Di fare come lui? Di incontrare gli altri come li incontrava lui? Di lavorare con il suo stile? Di servire come lui serviva?...

Testimonianza di Parola vissuta

DALLA TRISTEZZA ALLA SERENITÀ

Qualche tempo fa c'erano state alcune involontarie incomprensioni con alcune persone impegnate in parrocchia. La cosa mi faceva alquanto soffrire. Anche perché sentivo che questa cosa rischiava di minare il clima di famiglia che si sta costruendo in questi mesi, specie con i giovani. La tentazione di prendere da parte queste persone e dire loro le cose come stanno era molto forte: tuttavia sentivo che quella non era la strada giusta. Non avrebbe costruito nulla di buono. Bisognava attendere, pregare, sperare e ancora attendere.
Questo mio continuo "perdere" ha giovato: le persone interessate da sole sono arrivate a riconoscere gli errori fatti e a ricominciare. È stata una esperienza forte e significativa perché il "rimanere nel silenzio e nell'attesa" mi costava tantissimo perché mi sembrava di non fare proprio nulla. E quando la tentazione di tornare con loro sui fatti accaduti era forte, cercavo di amarle con un supplemento di amore, a volte molto piccolo come dire loro un "grazie" in più , "sei proprio in gamba", "hai avuto una bella idea".
L'amore paziente ha sciolto ogni resistenza. E tutto è tornato come prima. Anzi: meglio! E così sono passato lentamente dalla tristezza alla serenità.

S.M.

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6a domenica di Pasqua (B) (6 maggio 2018)
Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri (Gv 15,17)

Anche in questa domenica ritorna l'invito a rimanere nell'amore di Cristo mediante l'osservanza dei comandamenti e in particolare del comandamento dell'amore reciproco. La risposta dell'uomo infatti nei confronti di Dio e il suo atteggiamento verso i propri simili non possono non modellarsi se non sul comportamento di Dio stesso e di Gesù: possono cioè essere solo una risposta e un atteggiamento dettati dall'amore. È nato da Dio e conosce Dio, cioè si trova in comunione con Lui, solo chi ama.
Il comandamento di Cristo poi è questo: che vi amiate gli uni gli altri. Si può essere suoi amici solo se si fa quanto comanda; si resta nel suo amore quando si osservano i suoi comandamenti. Come Gesù si è dimostrato Figlio di Dio nel suo totale dono all'uomo, dono dettato dall'amore per il Padre e per noi, così noi ci accorgiamo di essere in un autentico rapporto con Dio e Gesù Cristo, non solo mediante la preghiera e le celebrazioni liturgiche, ma anche nell'impegno per i fratelli.
Certo quando usiamo la parola amore possiamo pensare a mille cose. La Parola di Dio di questa domenica ce ne parla in un modo molto concreto. Ce lo presenta come solidarietà, come fraternità, come dono, come conoscenza e ascolto. Tutti atteggiamenti molto precisi che rendono fattivo l'amore.
È bello pensare che l'evangelista Giovanni ha scoperto il vero volto di Dio nell'impegno di Cristo per l'uomo. Il mondo d'oggi saprà scoprire chi è Dio attraverso la testimonianza di amore e di dedizione che i cristiani sapranno dare.

Testimonianza di Parola vissuta


TESTIMONIANZA D'AMORE

Da qualche anno, con il nostro coro "La Goccia", si è concretizzata la bella attività di animare la S. Messa nella Residenza Assistenziale (Casa di Riposo) dove presto servizio come parrucchiera. La prima volta che l'ho proposto, sia la responsabile come pure gli animatori, hanno accolto questa offerta con una immensa gioia. Cosi è iniziato un susseguirsi di appuntamenti e di esperienze. Ogni Messa a cui possiamo essere presenti porta tra tutti una grandissima gioia; gli ospiti della casa sono visibilmente partecipi e cantano con noi; il sacerdote che celebra mette sempre in rilievo questo nostro servizio ed esalta la bellezza del canto durante la S. Messa.
Mi capita spesso di sentirmi chiedere sia da parte degli animatori come pure di alcuni anziani quando torniamo. Ad ogni appuntamento, ci diciamo che non conta quanto perfetti saremo... crediamo fermamente che sarà l'amore fra noi a raggiungere i cuori di tutti, in modo speciale gli anziani ospiti della casa che, pur tra le tante difficoltà, respirano e gioiscono dell'unità.

Rosa - Venezia

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Ascensione del Signore (B) (13 maggio 2018)
Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio (Mc 16,19)

L'intento della festa odierna è di presentare la fine della presenza visibile del Cristo nel nostro mondo e la sua nuova forma di presenza al mondo tramite la missione e la testimonianza affidate ai suoi. La conclusione della convivenza di Cristo con i suoi non significa né partenza dal mondo, né assenza dalla vita umana. È solo l'inizio di un nuovo modo di essere presente. Per Gesù Risorto l'ascensione è un traguardo raggiunto, per noi ancora un cammino da fare; un continuo cammino verso Dio, che attuiamo nell'incontro e nella disponibilità al fratello: la stessa strada di Gesù.
Gli undici vedono salire Gesù al cielo, ma questo non li rattrista. Infatti non lo perdono, ma egli diventa il Signore della storia, che li accompagna dovunque ed agisce in mezzo a loro attraverso il suo Spirito. Salire al cielo allora non vuol dire abbandonare la terra. Al contrario, solo ora Gesù può offrire la sua presenza e il suo amore veramente a tutti. Egli continua a visitare la nostra terra facendole dono della sua luce, della sua forza, della sua verità, continuando ad inviare lo Spirito Santo promesso agli apostoli.
Come possiamo tenere in cuore e mettere in pratica questa parola? Innanzitutto, se il fatto della glorificazione di Gesù apre alla speranza, la certezza della sua presenza dona il coraggio dell'impegno: nel luogo dove viviamo, con le persone che incontriamo. E il nostro impegno è a servizio del mondo intero: quindi cuore grande per orizzonti ampi. Attraverso le parole e le opere, nelle scelte di ogni giorno, con uno stile nuovo di vita.

Testimonianza di Parola vissuta

OSPEDALIZZATI

La nostra città è sede di importanti centri ospedalieri che richiamano pazienti dall'Italia e dall'estero. Abbiamo pensato di creare una specie di agenzia per le famiglie che, dovendo accompagnare i propri malati, non hanno un punto di appoggio. Si è creata così una rete di sostegno e di solidarietà che coinvolge ormai tante famiglie: c'è chi va quotidianamente a fare volontariato in ospedale, chi cerca un alloggio per i parenti, chi uno specialista… Per molti siamo diventati un riferimento sicuro. Questa iniziativa è molto utile anche per noi: ci sentiamo sostenuti e incoraggiati a continuare.

E.R. - Italia

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Pentecoste (B) (20 maggio 2018)
Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità (Gv 16,13)

Pentecoste: festa dello Spirito Santo, dono per eccellenza di Gesù Risorto. Lo Spirito viene abbondantemente effuso sulla comunità dei primi credenti, viene donato a tutto il Corpo della Chiesa e ai singoli perché siano sostenuti nel loro impegnativo mandato di liberare il mondo dal male e rinnovare il volto dell'umanità. Lo Spirito non si comunica come possesso egoistico, come gioia e fede strettamente personali: esso è dato per "l'utilità comune".
San Giovanni ci suggerisce che la missione dello Spirito è quella di rendere testimonianza a Gesù, al punto di essere chiamato Spirito di verità. Dato che Gesù è la Verità, è bello pensare che lo Spirito porta il cristiano ad assomigliare sempre più a Gesù. Lo Spirito ci fa comprendere che in Gesù la rivelazione di Dio ha raggiunto la sua pienezza. È lo Spirito la nuova legge del popolo di Dio, del cristiano; è Lui che ci sa trasformare in uomini nuovi, in donne nuove, donati al regno di Dio, donati ai fratelli. Ci dona il coraggio e la libertà della testimonianza e dell'annuncio. È lo Spirito che sostiene e difende dalle insidie. È lo Spirito che ci rende consapevoli della nostra fragile grandezza; per questo ci libera dall'orgoglio e dalla presunzione: c'è un Altro che agisce attraverso di noi, anche nonostante i nostri limiti.
A noi lasciarci guidare verso un amore vero e profondo. Non un amore che si nutre di parole, di dichiarazioni o di promesse, ma di concretezza, di fatti; un amore riconoscibile dai frutti che produce. Presenza discreta ma sicura, lo Spirito produrrà cambiamenti inspiegabili. Lo testimoniano i santi, anche nostri contemporanei.

Testimonianza di Parola vissuta

RICOMINCIARE DA ZERO

Quando ero ancora piccolo mio padre ci ha lasciati. Mia madre è caduta in una forte depressione e ha cominciato a bere. Sono stato educato dalla nonna materna. Quando mia madre è morta, ero nel periodo dell'adolescenza e covavo in me un desiderio di vendetta. In seguito ho conosciuto una ragazza che mi ha introdotto nella sua comunità parrocchiale. Attraverso queste persone, piano piano ho scoperto Dio, la vita interiore, ritrovando pace ed equilibrio. Quando ci siamo sposati, potevo dire che quella comunità era la mia famiglia.
Un giorno, nel posto dove lavoro, è arrivato un uomo e si è presentato come mio padre. Era desolato e temeva la mia reazione. Nonostante la sorpresa, l'ho accolto con calore, gli ho parlato della bambina che era nata e l'ho invitato a casa. Dopo una settimana è venuto insieme alla sua compagna. Io e mia moglie li abbiamo accolti con grande festa e affetto. Più che nonni, ci sembravano due figli adottivi. Da allora la vita della nostra famiglia è cambiata, e anche la loro. Il passato è come se non esistesse, esiste solo la volontà di ricominciare da zero.

P.P. – Serbia


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