II Domenica di Avvento (B)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 11/2017)



ANNO B – 10 dicembre 2017
II Domenica di Avvento

Isaia 40,1-5.9-11
2Pietro 3,8-14
Marco 1,1-8
(Visualizza i brani delle Letture)

DI INIZIO IN INIZIO

L'Avvento è il tempo dell'attesa, un tempo espressamente cristiano: solo noi cristiani attendiamo il ritorno di Cristo, e lo attendiamo perché lui stesso lo ha promesso. Ad-tendere significa vivere una tensione verso qualcosa, un desiderio forte che muove il cuore e la vita. Significa anche ascoltare attentamente, rivolgere la propria attenzione verso qualcosa o qualcuno. Proviamo allora a rivolgere la nostra attenzione al brano di questa domenica, che è l'inizio del Vangelo di Marco.

La prima parola, "inizio", ci dice che il Vangelo non è apparso improvvisamente come qualcosa di grandioso, ma che ha avuto una partenza piccola, umile, che richiede una crescita, come un seme che diventa albero. È una novità assoluta, che essendo "all'inizio" attende uno sviluppo, una progressione. Subito dopo ci sono due citazioni unite, prese dai libri profetici di Malachia e Isaia. Sono messaggi gioiosi, ma anche molto duri perché annunciano un giudizio: c'è dunque un monito per il popolo, un appello alla conversione. Giovanni Battista è l'incarnazione di questo appello, lui, con la sua vita, le sue scelte, le sue parole, è questo invito alla conversione.


L'invito alla conversione, che a noi appare sempre difficile, al tempo di Giovanni aveva provocato un grande movimento popolare, aveva riacceso la speranza nel popolo, perché la conversione, con questa sua idea di cambiamento e di novità, è sempre connessa alla speranza. Certamente ci sono anche aspetti di austerità e fatica, ma è proprio questo rigore che conferisce a Giovanni quell'autorità profetica che permetteva alla gente di ascoltarlo per poi iniziare un percorso di conversione.

Iniziare, appunto. La Bibbia racconta diversi inizi, ci sono stati eventi che ricominciavano una storia, eventi considerati come nuove partenze, eventi che segnavano una novità. Nella storia di salvezza, che è la nostra storia letta come la legge Dio, c'è un iniziare continuamente: quando Dio crea il cielo e la terra; quando la parola di Dio inizia il suo percorso di incarnazione; quando inizia la vicenda di Gesù tra di noi; quando verrà il Signore Gesù nella gloria per darci cieli nuovi e terra nuova... quando nella nostra vita c'è stato un evento, una rottura, un momento di passaggio o di crisi, che ci ha permesso di convertirci, di riscoprire la nostra fede. Leggendo questa dinamica, Gregorio di Nissa afferma che la vita cristiana «va di inizio in inizio, attraverso inizi che non hanno fine».

Oggi può esserci per noi un nuovo inizio, perché il Vangelo ricomincia sempre. Questa è la buona notizia: il Vangelo vissuto realmente nella Chiesa, il fuoco del Vangelo che a volte ci sembra spento ma che, conservato sotto la brace, ricomincia a divampare, a essere fuoco vivo. Convertirsi significa imparare a leggere la nostra storia con un altro sguardo per trovare il seme della buona notizia di Dio che è seminato nella nostra vita: nel nostro passato, in ciò che viviamo ora, nei desideri per il domani... trovando i fili di speranza che conducono all'incontro con il Signore. È tempo di riattivare i recettori della speranza.

Giovanni Battista è riuscito a riattivare la speranza del popolo predicando un battesimo di conversione per la remissione dei peccati: non è la coscienza del peccato che dà speranza, ma la coscienza che per noi peccatori c'è una possibilità nuova. Dio apre per noi un nuovo inizio.


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