Santa Famiglia (B)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 11/2017)



ANNO B – 31 dicembre 2017
Santa Famiglia

Genesi 15,1-6; 21,1-3
Ebrei 11,8.11-12.17-19
Luca 2,22-40
(Visualizza i brani delle Letture)

FIGLI, OVVERO LIBERI

Nel racconto del Vangelo la madre di Gesù, Maria, compie il gesto di ogni mamma, di ogni genitore. Chiede al figlio: «Perché ci hai fatto così?». Com'è "umana" Maria! Come è "umana" la santa famiglia! Così come fa ogni altro genitore deluso dal comportamento del figlio, Maria interroga e un po' rimprovera. Il racconto, con tutta sincerità, ci dice che i suoi genitori «non compresero le sue parole». Proprio loro, i più santi di tutti, non comprendono le azioni di Gesù. Ed è "parola di Dio"! Com'è difficile comprendere il figlio. Ogni figlio. Figuriamoci se questo figlio è "Il Figlio". Forse, essere i genitori di Gesù è stato perfino più difficile del compito che abbiamo noi oggi!

Sembra facile immaginare questa famiglia "santa", come se la santità sia un dato di partenza che esime da ogni fatica... facciamo presto a pensare che Gesù, essendo senza peccato, non avrà mai dato problemi a Maria e a Giuseppe. Ma chiediamoci: che problemi dà un figlio che è talmente al di là di te che non lo capisci mai? Maria, certo, serba ogni cosa nel cuore e medita: ma non sarà stato facile questo pensare per entrare nel mondo di Dio, che è il mondo del Figlio.


Così, quando è difficile comprendere nostro figlio, così simile a noi e così diverso da noi, possiamo sentirci in buona compagnia: anche Maria e Giuseppe hanno faticato. Forse diversamente da noi, ma non meno di noi. In quel momento non siamo soli. Il mistero di mio figlio è condiviso da chi ha dovuto sforzarsi di comprendere il mistero di quel Figlio. E il più grosso grattacapo che riguarda la vita del figlio consiste proprio in questo: cosa significa custodirlo, guidarlo, accompagnarlo, senza soffocarne la libertà?

Anche Maria e Giuseppe sembrano per un momento aver vacillato in questo difficile snodo. Questo, infatti, è il compito decisivo di un genitore: generare un figlio alla libertà, consegnarlo alla sua libertà; prima occorre averlo amato, educato, instradato, rimproverato... ma poi occorre cogliere il momento in cui va fatto questo passo.

Maria lascerà libero in tutto il Figlio, perché intuisce che le cose di Dio non sono quelle dell'uomo. In questo la santa famiglia è "santa", perché "santo" significa "altro, diverso". Ha capito in pienezza, non senza fatica, che compito della famiglia è far volare via il figlio. Un figlio non appartiene mai alla famiglia che lo ha generato, ma solo a Dio. E appartenere a Dio significa appartenere a Colui che mi libera e mi dona di vivere.

Come ci ha annunciato la seconda lettura: «Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente». Quando accediamo alla vera libertà, entriamo nel mondo dell'amore e di quell'amore che testimonia che Dio dimora in noi: l'amore reciproco. Quando ci amiamo gli uni gli altri, allora siamo liberi, allora siamo figli. Ecco la Chiesa: una famiglia "santa" perché fatta di uomini liberi che si amano reciprocamente. Una comunità diversa, dove circola quell'amore che nasce dalla libertà.


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