Ascensione del Signore (B)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 5/2018)



ANNO B – 13 maggio 2018
Ascensione del Signore

At 1,1-11
Ef 4,1-13
Mc 16,15-20
(Visualizza i brani delle Letture)

LA FEDE E I SEGNI

Sicuramente sarà stato difficile per gli apostoli accettare il distacco da Gesù. È un po' come quando si è chiamati a diventare grandi e si deve assumere la responsabilità della vita. A volte, però, possiamo pensare che per loro sia stato tutto più facile: hanno conosciuto Gesù, sono stati con lui per anni, l'hanno addirittura visto risorto... Inoltre, il Vangelo di oggi parla di doni straordinari, cose che nessuno di noi potrà mai fare.
Eppure, proprio questo testo mi fa capire che per loro, come per noi, la sfida è sempre la stessa: accettare il rischio di credere. La promessa di Gesù è accompagnare con segni coloro che crederanno. Non un dono preventivo, un potere già dato, ma segni che avverranno nella misura dell'azione di ciascuno. Solo rischiando la propria testimonianza si può scoprire che il Signore agisce con noi. E ciò non vale unicamente peri Dodici, ma è per coloro che crederanno, ossia i credenti di tutti i tempi. Il Vangelo non fa un elenco di super-poteri per pochi eletti, ma parla dei doni che ognuno di noi può sperimentare nella propria vita. Ci soffermiamo su due di questi doni perché possiamo capire.

Cacciare i demoni. A volte pensiamo alle possessioni demoniache, ma ci sono demoni molto "ordinari", demoni interiori e spesso nascosti che la tradizione della Chiesa ha imparato a riconoscere e combattere fin dai primi secoli: sono le "passioni" annidate nel nostro cuore, che tante volte ci dilaniano e ci fanno scambiare i fratelli per nemici. Scacciare questi demoni è un compito faticoso, mai concluso e che non si può fare da soli; occorre qualcuno che ci aiuti a scendere nei meandri del cuore, a dare un nome alle passioni, a trovare una strategia di lotta. Questo è ciò che fa la direzione spirituale, un cammino faticoso ma insieme molto liberante. Ma è la stessa cosa anche nelle relazioni ecclesiali: quante volte il demone dell'invidia o del potere occupa il centro della scena nel tessuto comunitario! Smascherarli e vincerli è scacciare i demoni.

Parlare lingue nuove. È imparare la lingua dell'altro, accettare la fatica di capire cosa l'altro vive, quali messaggi comunica quando parla o tace. Tutti sperimentiamo il dramma della non comprensione reciproca, quando non capiamo e non siamo capiti. Sono i momenti in cui mi aspetto una parola, un gesto... e l'altro non riesce a sintonizzarsi, non coglie i miei silenzi. La sua è davvero un'altra lingua! Il segno che accompagna in questo caso è quando smetto di pretendere che l'altro venga sul mio terreno e accetto di fare io il passo, mettendomi dalla sua parte.
La prima lettura degli Atti racconterà proprio questo processo. Le lingue nuove sono quelle di cui facciamo esperienza quando abbiamo il coraggio di incontrare per davvero le persone, che per vari motivi (sacramenti, lutti...) si affacciano alla vita delle nostre comunità e non hanno più il nostro linguaggio. Annunciare loro il Vangelo è uscire da forme e parole ormai incomprensibili (le nostre!), verso forme e parole per loro comprensibili. Quando rischiamo questo passo, scopriamo che il Vangelo è una parola comprensibile, cercata, vitale. E scopriamo che queste lingue nuove sono un segno indicatore di futuro anche per noi. Coraggio, allora! È ora il tempo di affrontare il rischio della fede.


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