IV Domenica di Quaresima (B)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 3/2018)



ANNO B – 11 marzo 2018
IV Domenica di Quaresima

2 Cronache 36,14-16.19-23
Efesini 2,4-10
Giovanni 3,14-21
(Visualizza i brani delle Letture)

LA VERA GLORIA

Per noi uomini la gloria di una persona si misura dalla sua ricchezza o dal suo potere, dai patrimoni posseduti o dai successi raggiunti. Il Vangelo ragiona diversamente: Per l'evangelista Giovanni la gloria, il peso specifico di un uomo non dipende da ciò che possiede o dal ruolo che ricopre; si misura dalla sua capacità di amare fino alla fine, fino alla morte.
È molto interessante osservare, infatti, il modo con cui Giovanni parla della morte di Gesù, che è molto diverso da Matteo, Marco e Luca. Nei vangeli sinottici, quando Gesù annuncia ai discepoli la sua passione, per tre volte dice che sarà schernito e dovrà soffrire. Anche nel vangelo di Giovanni Gesù parla per tre volte ai suoi amici della sua morte, ma utilizzando un'espressione molto particolare: «Bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato». Ciò che nei sinottici è infamia e supplizio in croce, nel quarto Vangelo diventa invece un "innalzamento".
Per Giovanni "essere innalzato" significa "essere glorificato", tanto che Gesù dice: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo), ossia lo avrete materialmente messo in croce, «allora conoscerete che Io Sono» (Gv 8,28). Proprio sulla croce Gesù rivela la sua gloria: è uomo che non pensa al proprio interesse, ma è capace di fare della propria vita una pro-esistenza, un'esistenza donata e deposta per gli altri. La croce di Gesù, per Giovanni, prima che sofferenza, è amore, è gloria, perché rivela Gesù come uomo pronto a seguire la propria coscienza fino alla fine, senza scendere a compromesso con il potere e gli interessi di parte.
Sulla croce Gesù rivela non solo la vera gloria, ma anche il vero volto di Dio: un Dio che non viene per condannare e punire, ma per salvare. Un Dio che in Gesù ci ha aperto e indicato una via di salvezza percorribile da tutti: la via del bene, la via dell'amore fino all'estremo; un amore che già ora ci fa passare dalla morte alla vita. Gesù rivela l'amore sorprendente di un Dio che non obbliga, non si impone con la forza e ci lascia liberi: anche di rifiutare. Di fronte a questo amore, noi siamo chiamati a scegliere. Questo ci rivela una profonda, ma anche amara verità: l'amore, il dono di Dio può essere misconosciuto e rigettato. La salvezza è destinata a tutti, ma solo alcuni l'accolgono.

Anche di fronte al nostro rifiuto, Dio continua a sorprenderci: lui non si arrender lui testardamente continua a offrirci il suo amore, la sua tenerezza. Dio «non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (Gv 3,17). Giovanni nel Vangelo utilizza un'altra espressione molto particolare "fare la verità". Accogliere la salvezza di Dio e credere significa viverlo concretamente. La verità dell'amore non va solo detta e proclamata con le parole, ma va soprattutto fatta e praticata.
Chiediamo al Signore il coraggio di lasciarci stupire e conquistare dal suo amore glorioso. Come scrive papa Francesco questo è il momento per dire a Gesù: «Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un'altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te» (GS 3). E sarà ancora una volta sorprendente scoprire che Dio non si stanca di perdonarci: lui rivela la sua gloria soprattutto nella grazia del perdono!


--------------------
torna su
torna all'indice
home