Battesimo del Signore (B)
Lectio divina



Lectio divina
Abbazia di Santa Maria di Pulsano (FG)
(2 gennaio 2018)


DOMENICA DEL «BATTESIMO DEL SIGNORE»

Isaia 55,1-11 • Salmo Is 12,2.4-6 • 1 Giovanni 5,1-9 • Marco 1,7-11
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La festa del battesimo del Signore fa parte delle «feste epifaniche», cioè delle feste che celebrano la manifestazione del Signore. Tutti gli evangeli descrivono la missione di Cristo a partire dal battesimo. Con questo avvenimento Gesù inaugura la sua vita pubblica.
Il fatto che Gesù chieda di ricevere il battesimo di Giovanni dona a questo rito un significato completamente nuovo. Gesù si umilia, si confonde coi peccatori; ma lui è l'innocente, il santo e, come tale, risponde all'iniziativa di Dio con un'obbedienza perfetta: questa sua fedeltà compie la nostra salvezza.
Nel battesimo al Giordano Gesù risponde ufficialmente alla elezione del Padre e alla missione che dal Padre gli viene affidata. Questo fatto contiene tutto l'itinerario che Gesù dovrà percorrere: è la vocazione alla croce. Inizia in senso pieno per Gesù la sua storia di salvezza che vivrà in perfetta fedeltà fino al «tutto è compiuto» del Calvario. La sua missione è tutta protesa verso il battesimo della croce: «Devo ricevere un battesimo, e quale non è la mia angoscia fino a quando non sia compiuto» (Lc 12, 50).
La sua opera sarà allora quella del «servo», quella dell'«agnello di Dio che toglie i peccati del mondo». Sotto questo aspetto è quanto mai indicativo che gli evangelisti sinottici mettano il battesimo del Giordano in connessione diretta con le tentazioni del deserto: «Gesù, pieno dello Spirito santo, tornò dal Giordano e fu spinto dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni, per essere tentato dal diavolo» (Lc 4, 1-2).
In questa prova Gesù rivive in fedeltà assoluta l'elezione e l'esperienza del popolo di Dio, elezione ed esperienza che ricapitola in sé e porta a compimento sulla via del servizio, della povertà e dell'amore.
Inoltre Gesù, accettando il battesimo di Giovanni, riceve ufficialmente l'investitura messianica. Lui è il profeta che non solo annuncia la salvezza in nome di Dio, ma è l'uomo-Dio, che la realizza. Lo Spirito santo scende su di lui e lo consacra con unzione sacerdotale, profetica e regale, per la sua azione di salvezza. Gesù è dunque l'eletto di Dio, il Figlio prediletto nel quale il Padre trova la sua compiacenza. In quel «servo» gli uomini devono riconoscere il vero messia.
La celebrazione pertanto del battesimo di Gesù è celebrazione di un mistero di salvezza. Il formulario liturgico di questa parte permette una approfondita catechesi sul contenuto del mistero in relazione al sacramento del battesimo e alla missione profetica del cristiano.
Il mistero che oggi viene celebrato dalla Chiesa richiama alla memoria il nostro Battesimo per mezzo del quale siamo stati purificati e siamo spiritualmente rinati, divenendo figli di Dio. In questo giorno di festa, eleviamo suppliche affinché viviamo come figli di Dio, cresciamo nell`amore e ci trasformiamo spiritualmente ad immagine di Cristo.

Oggi, il nostro Dio ci ha manifestato la sua
indivisa natura in tre Persone;
il Padre dà infatti chiara testimonianza al Figlio;
lo Spirito scende dal cielo in forma di colomba;
il Figlio chinò il capo immacolato dinanzi al Precursore;
e battezzato, scioglie il genere umano dalla schiavitù,
perché amante degli uomini.


(Liturgia Bizantina, EE n. 3038)

Il Battesimo del Signore è una festa cristologica di solennità pari alla Trasfigurazione, alla Resurrezione, alla Pentecoste, alla Venuta ultima. Questa Domenica è un vero capo dell'Anno liturgico, che si ha quando si comincia la lettura delle Sante Scritture come accade per gli altri 3 capidanno liturgici, ossia la Domenica I d'Avvento, la Domenica I di Quaresima, soprattutto la Notte del Sabato santo.
Questa festa del Signore conduce la lettura divina di 34 Domeniche su circa 52/53 dell'anno, ossia circa 2/3 di esso, questo giorno chiede il massimo della concentrazione, che deve valere per l'intero Ciclo liturgico, di cui dà la motivazione e la spiegazione: qui sta l'inizio della Vita del Signore tra gli uomini e la consacrazione a questo ministero messianico.
Il Signore presenta al mondo come un prodigio finale il suo "Eletto", nel quale si compiace, sul quale ormai fa riposare il suo Spirito. E lo invia in missione. Anzitutto missione regale, per portare la divina Giustizia alle nazioni (Is 42,1). La giustizia è l'intervento misericordioso e soccorritore, con cui il Signore ristabilisce la pace e la prosperità secondo il suo immutabile Disegno.
L'Evangelo della festa è ripreso proprio dove lo interrompe la Domenica II d'Avvento (Mc 1,1-8; in questo Ciclo B), con la predicazione di Giovanni, Precursore e Profeta.


ESAMINIAMO IL BRANO

v. 7 - «viene uno...»: Giovanni presenta un Personaggio abbastanza misterioso, dei quale non indica neppure il nome, ma di cui sarà anche il battezzatore. Lo chiama semplicemente "Colui che viene".
Per la folla che ascolta Giovanni questo titolo deve essere fortemente evocatore. Infatti, ho Erchómenos, "Colui che viene" è ormai diventato un vero nome, che rimanda alla grande promessa del"A. T., sulla venuta del Signore stesso:

     1.  Ad esempio, come il Re Buono del suo popolo amato, che viene di persona a riprendersi il suo popolo sofferente e in attesa di redenzione, sotto la figura del Pastore Buono che finalmente viene in mezzo al suo gregge (Ez 34,10) maltrattato e disperso dai pastori malvagi (Ez 34,1-9), per restituirgli la pace e la prosperità (Ez 34,11-30), e ristabilire con esso l'alleanza divina infinitamente fedele (Ez 34,31).
     2.  Viene mediante il suo Inviato, il David nuovo, "il Principe in mezzo al gregge" (Ez 34,24). E questo Principe, "Colui che viene" finalmente, sarà "il Benedetto nel Nome suo", come il popolo in attesa Lo acclamava e invocava (Sal 117,26, un'"Azione di grazie comunitaria").

Inoltre, "Colui che viene" ha una dignità trascendente. Sarà "il Forte", e questo appellativo riecheggia forse il titolo divino e liturgico dell'A. T., "Dio Forte", del Sal 23,8 (un Salmo "Liturgico") e della profezia sull'Emmanuele, in Is 9,5.

v. 8- «egli vi battezzerà...» : La sua caratteristica e il suo titolo di riconoscimento sarà il nuovo Evento, decisivo e finale, mai prima conosciuto: Egli "battezzerà di Spirito Santo".
Si sa che "battezzare" significa immergere, far affogare nella morte, ma qui l'operatore di questa morte è lo Spirito Santo, che è la Vita stessa di Dio in Dio.
I paralleli di Mt 3,11, e di Lc 3,16, riportano la lezione originale: "Spirito Santo e Fuoco", il che significa che "Colui che viene" con lo Spirito Santo "battezzerà" nella morte, e questa morte sarà totale, farà scomparire ogni traccia del vecchio come Fuoco distruttore, ma insieme farà rivivere come Vita divina e come Fuoco creatore.
Alla folla Giovanni insieme predica, tra l'altro, due note sul suo rapporto con questo Personaggio misterioso. Essendo Egli "più Forte", Giovanni non è degno di sciogliere i suoi vecchi calzari, per legargli i nuovi calzari, quelli dello Sposo pronto per le Nozze (Mc 1,7). In più, Giovanni battezza con semplice acqua, l'Altro porta invece lo Spirito Santo (Mc 1,8).

v. 9 «E avvenne, in quei giorni venne Gesù da Nazaret della Galilea»: L'inizio del Battesimo del Signore è in apparenza semplice.
Per la. migliore comprensione, questo versetto va riletto nelle redazioni evangeliche precedenti di Matteo e di Luca. In Matteo in realtà questo inizio è grandioso: "Allora paragínetai, si presenta Gesù", dove il verbo significa "si fa presente", ma nel senso di "apparire in tempo e in modo inaspettato", occupare lo spazio, imporsi all'attenzione.
Un parallelo altrettanto grandioso si trova nell'epistola agli Ebrei dove l'Autore ha di certo tenuto presente Mt 3,13 come prologo, e adesso ne traccia l'epilogo: Cristo, poi, fattosi presente (paragenómenos) quale Sommo Sacerdote dei futuri Beni... in forza del proprio Sangue entrò una volta per sempre nel Santuario divino, ottenendo così l'eterna redenzione (Eb 9,11-12).
Questa "venuta" è una tappa dell'itinerario teologico, tracciato più accuratamente da Matteo e da Luca: Nazaret, Betlemme, esodo dall'Egitto, Nazaret, Galilea, (Mt 1-2; Lc 1-2), e quindi la Giudea e il Giordano, con la meta assegnata che è la Croce e la Resurrezione, e quindi la redenzione nello Spirito Santo.
La stazione necessaria è presso Giovanni il Battista. Qui avviene un dialogo concitato tra il Battista, che si schermisce nella sua umiltà, spaventato dall'opera che gli si chiede adesso, da Colui che aveva additato come "il Veniente" divino (riportato solo da Mt 3,14), e il Signore, che taglia corto: è disposto (prépon, si conviene) dall'Alto che, a partire dal suo Battesimo, sia da Giovanni e sia da Cristo si deve "adempiere l'intera Giustizia", espressione biblica che significa l'intervento della divina Misericordia, che porta alla totale e finale redenzione degli uomini (Mt 3,15).

«fu battezzato»: Giovanni allora lo battezza. E avviene "subito" la Teofania trinitaria, narrata ai vv. 10-11, da tradurre alla lettera così: «E subito Battezzato, risalito dall'acqua, vide i Cieli squarciati e lo Spirito di Dio come colomba discendente verso Lui, e venne la Voce dai Cieli, parlante:"Tu sei il Figlio mio, il Diletto, in Te Io Mi compiacqui!».
Il testo è di densità estrema, che sfugge spesso all'analisi, se non si entra dentro le sue pieghe assai complesse, che occorre analizzare con devota pazienza.

v. 10 - «I Cieli squarciati»: Quando Gesù è battezzato, avviene la prima scena divina della Teofania: In Matteo è introdotta dalla prima "formula del prodigio", usuale nell'A. T., come nel N. T.: Ecco (Mt 3,16b). Essa introduce la prima iniziativa del Padre: "i Cieli si squarciano", la divina Trascendenza paterna, il Seno paterno (cf. Gv 1,18a) si apre, per manifestare la totale Presenza d'Amore "a Gesù", all'Uomo vero, "manifestando" a Lui, ma anche su Lui per tutti gli uomini.
Nella narrazione biblica i Cieli divini si squarciano per la Teofania. Questo avviene il primo giorno della settimana, il lunedì ebraico, la Domenica cristiana, come in Ez 1,1; il sabato infatti il Signore riposa (Gen 2,1-4). Inoltre, i Cieli si aprono solo per la Manifestazione escatologica, decidendo in senso positivo della storia che segue, adesso rivelata e spinta verso la sua attuazione.

«Lo Spirito di Dio»: Gesù con i Cieli squarciati "vede" (óráo) lo Spirito di Dio. Sembra che i presenti non se ne accorgano, e del resto le Parole esplicative del Padre sembrano rivolte solo al Figlio (v. 11). Lo Spirito di Dio è la divina Sapienza d'Amore, che si comunica in modo unitivo paterno.

«discendere»: Al Giordano lo Spirito Santo "viene verso Gesù". Nella narrazione parallela, benché in altra direzione, Giovanni da parte sua completa e annota: lo Spirito del Signore viene per "dimorare in Lui" (Gv 1,32-33).
Marco descrive questa dimora in forma simbolica, ossia come una colomba ha il costume di planare sul nido per coprire del suo calore i pulcini. Qui non si annota il "principio materno" della colomba, che non sta affatto nella prospettiva biblica, ma invece si rileva la delicatezza del contatto dello Spirito Santo con l'Umanità del Figlio di Dio.
Va qui ribadito che Cristo Signore in quanto Dio possiede lo spirito del Padre da tutta l'eternità. In quanto Uomo vero, è nato «dallo Spirito Santo e da Maria Vergine», realtà che viene da Mt 1,20, ed è di continuo professata nel simbolo battesimale. Non riceve lo Spirito Santo per la prima volta al Giordano, come sostiene l'arianesimo di tutti i tempi. Al Giordano avviene la Teofania trinitaria, ossia la "Manifestazione" che "dichiara" quello che Cristo già é.
In realtà, Cristo Signore possiede lo Spirito Santo in modo molteplice:
     -  in eterno, come Comunione indicibile con il Padre;
     -  nel tempo, dalla sua immacolata Concezione dalla Semprevergine Maria, poiché nasce "dallo Spirito Santo e da Maria Vergine", Mt 1,20; Lc 1,35; il "Credo".
Perché allora il Dono al Giordano? Ascoltiamo la Voce del Padre.

v. 11 - «E si senti una voce dai cieli»: Viene di nuovo in Mt 3,17 la "formula del prodigio", che Marco ha espunto, ma che si deve supporre: "Ed ecco", riferito alla Voce dai Cieli.
"I Cieli" indicano dunque il Padre Invisibile per definizione (Gv 1,18a), che adesso vuole comunicare la sua Volontà paterna sovrana. Il Padre infatti donando lo Spirito Santo si rende ormai visibile nell'Umanità del Figlio: chi vede Lui, vede il Padre (Gv 14,9); e si rende ascoltabile nella Parola del Figlio, che è il Verbo Dio incarnato (Gv 1,1-18).
Qui la Voce del Padre esprime due fatti: la Gioia divina per gli uomini, per quanto sta per accadere, la loro redenzione; e per così dire, la condanna del Figlio alla Croce per la redenzione.
Questa è la prima volta delle "Tre Parole" del Padre. Il Padre parla nel N. T. al Figlio solo 3 volte, ripetendo sempre la medesima realtà:
     I)  al Giordano,
     II)  alla Trasfigurazione,
     III)  alla Resurrezione (vedi At 13,32-33, citando Sal 2,7 sulla divina filiazione),
     IV)  a cui va aggiunto l'episodio narrato nell'evangelo di Gv 12,23-30 sulla glorificazione di Gesù.
Le Tre Parole. Occorre leggerle distinguendole bene tra esse.

«Tu sei il Figlio mio»: la Parola è rivolta a Gesù stesso, per indicare che come l'Unico Figlio il Padre adesso vuole investirlo di una missione. Il Padre nello Spirito Santo gli comunica solennemente che ha Lui come l'Unico Figlio e che Egli quindi è "Dio da Dio", ma il Medesimo è anche "Uomo da Uomo", perché è nato "dallo Spirito Santo e da Maria Vergine".

«Il Diletto»: si noti lo stacco, dovuto all'articolo. Non si tratta di formula banale come "figlio diletto, amato", o anche "prediletto", ossia uno tra i tanti amati, come traducono spesso e male traduttori ufficiali. Si tratta dell' "Unico Diletto" poiché "Figlio Unico".

«In Te Io Mi compiacqui!» : il verbo eudókèsa è un aoristo, che indica il tempo compiuto, e quindi il fatto indicato come adempiuto. Dal suo eterno presente, il Padre vede già adempiute le realtà indicate dalle formule "il Figlio mio" e "il Diletto". E di questo "già si compiacque": il suo Disegno è ormai perfetto, in profetica anticipazione.
Si deve rilevare l'immane massa di realtà che le 3 espressioni: "il Figlio", "il Diletto", "l'Eudokia" del Padre racchiudono e comportano.

Qui si possono solo sintetizzare.
     I)  "Il Figlio". Il rimando è al "figlio di Dio" nell'A. T., che nell'ordine indica: il popolo di Dio, Israele (Es 4,22-23); il Re messianico (Sal 2,7; 88,26-28), e il Personaggio di origine divina del Sal 109,3.
     II)  "Il Diletto". Il rimando è a Isacco mentre è richiesto in sacrificio (Gen 22,1-2.12.16), riletto poi in Rm 8,32; al Servo sofferente sul quale riposa lo Spirito del Signore (Is 42,1-2; poi 52,13-53,12); e al Re messianico come lo Sposo (Sal 44,1, nel titolo).
     III)  "Mi compiacqui". Il rimando è ancora al Servo, Is 42,1-2.

Per la missione. Con la sua Voce e con lo Spirito Santo il Padre conferisce al Figlio funzione" di consacrazione, per l'idoneità alla missione messianica. Qui si apre il capitolo della divina Leitourgia [1] del Padre, l' "opera per il popolo" che porta alla redenzione, alla santificazione e alla divinizzazione, e che consiste in 3 operazioni connesse, svolte dal Padre nel Figlio con lo Spirito Santo:

     I)  l'unzione profetica: per l'annuncio della Volontà paterna, l'Evangelo del Regno;
     II)  l'unzione regale: per le opere della Carità del Regno del Padre, che strappano il regno del male a satana, il Maligno (vedi 1 Gv 5,19), e lo restituiscono al Padre (vedi 1Cor 15,24 e 28);
     III)  l'unzione sacerdotale: per riportare tutto al culto al Padre "nello Spirito e nella Verità" (Gv 4,22-23).
     IV)  l'unzione nuziale: per l'unione nuziale dello Sposo con l'umanità redenta, redatta in unità nella Sposa diletta, la Chiesa.

Il Signore è battezzato in eterno. Dovrà tuttavia ancora essere "confermato" in eterno dal Padre con lo Spirito Santo per l'esito della sua missione messianica. Questo avverrà nella divina Trasfigurazione, con la Nube dello Spirito Santo e le 3 Parole del Padre.
La Croce segnerà il culmine della Leitourgia terrena del Signore nello Spirito Santo, poiché con essa avverrà il massimo annuncio dell'Evangelo, la massima opera della Carità del Padre, il massimo atto di culto. E la creazione della Chiesa Sposa (Gv 19,34).
La Resurrezione, con l'entrata del Signore anche come Uomo vero nella Gloria del Padre, sancendo per l'eternità la Liturgia divina e le Nozze divino, inaugura le Nozze eterne.

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[1] All'origine era una parola composta dall'aggettivo léiton, derivato da laòs, popolo, e da érgon, opera. Essa indicava un'«opera popolare», nel senso preciso che interessava come soggetto passivo il popolo di una pòlis, una città. Ad es. dotare la città di acquedotti, giardini, edifici pubblici, donare elargizioni erano "liturgia", ma anche approntare spettacoli teatrali e giochi, costruire e mettere a disposizione della città una flotta a proprie spese, equipaggiandola in tempo di guerra, tutto questo era "liturgia", ossia «opera per il popolo», in favore del popolo. Opera assai pesante per l'esecutore, ed essenzialmente gratuita per i beneficiati.



Rileggiamo ora i testi eucologici:

Antifona d'Ingresso Cf Mt 3,16-17
Dopo il battesimo di Gesù si aprirono i cieli,
e come colomba
lo Spirito di Dio si fermò su di lui ,
e la voce del Padre disse:
«Questo è il Figlio mio prediletto,
nel quale mi sono compiaciuto».


Si menziona l'apertura dei cieli sul Signore battezzato, lo Spirito che "resta" su di Lui e la voce del Padre con le tre parole per il Figlio.
È la Teofania trinitaria, la prima Manifestazione su Gesù.

Canto all'Evangelo Cf Gv 1,29
Alleluia, alleluia.
Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse:
«Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!».
Alleluia.

Il grido del precursore orienta la lettura evangelica fermando l'attenzione dei fedeli sull'azione salvifica di Gesù, la missione messianica, la divina leitourgia del Padre nel Figlio con lo Spirito Santo.

Antifona alla Comunione Gv 1,32.34
Questa è la testimonianza di Giovanni:
«Io l'ho visto, e ho attestato che egli è il Figlio di Dio».


Ancora si introduce la testimonianza di fede del Battista nel Figlio di Dio. "Oggi qui" i fedeli Lo contemplano Risorto nello Spirito Santo e battezzato nel medesimo Spirito Santo e qui ricevono da Lui la Parola vivente, il suo Corpo e la sua Coppa battesimale e la confermazione fedele di essere membra del suo Corpo. La Chiesa, la Sposa discepola fedele dello Sposo.

Dopo la Comunione
Dio misericordioso, che ci hai nutriti alla tua mensa,
concedi a noi tuoi fedeli di ascoltare come discepoli il tuo Cristo,
per chiamarci ed essere realmente tuoi figli.
Per Cristo nostro Signore.

I partecipanti ai Misteri chiedono che nutriti dai sacri Doni e ascoltando il Figlio di Dio siano realmente figli di Dio nella realtà, secondo l'effetto battesimale.

Colletta
Padre onnipotente ed eterno,
che dopo il battesimo nel fiume Giordano
proclamasti il Cristo tuo diletto Figlio,
mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo
concedi ai tuoi figli, rinati dall'acqua e dallo Spirito,
di vivere sempre nel tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...


Dopo l'anamnesi dello Spirito Santo che al Battesimo manifesta la filiazione divina del Signore, si chiede con epiclesi che i battezzati, figli veri di Dio ad opera dello Spirito Santo, vivano sempre nel compiacimento del Padre.
L'anno liturgico presenta questa Vita e questa attuazione con ordine e coerenza, in quel Lezionario domenicale che è la Parola evangelica normale nella vita della Chiesa.
Il battesimo segna l'inizio di questa lettura qualificata; nella mistagogia domenicale, lungo l'intero Tempo per l'anno occorre sempre richiamare il Battesimo del Signore, la sua missione nello Spirito Santo che opera la divina Liturgia del Padre sulla terra e si procura la Sposa con il suo Sangue prezioso.
Se non si opera così il Signore appare senza la consacrazione dello Spirito Santo, senza il continuo della sua missione tra gli uomini, senza spazio e senza tempo nella storia concreta.



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